Descrizione
Località ponte degli Allocchi, Ravenna, Ravenna, Ravenna, Emilia-Romagna
Data 25 agosto 1944
Matrice strage Fascista
Numero vittime 12
Numero vittime uomini 11
Numero vittime uomini adulti 11
Numero vittime donne 1
Numero vittime donne adulte 1
Descrizione: In agosto la popolazione mostra chiarissimi segni di insofferenza per il protrarsi della guerra. L’8 del mese Buffarini mette al corrente il duce di un suo colloquio con l’ambasciatore Rahn sulla situazione agricola di Ravenna, facendogli presente che sul raccolto granario dell’annata che aveva raggiunto 1.600.000 q.li le truppe tedesche prelevano 1.000 q.li al giorno; che esiste una produzione eccezionale di barbabietole di 3.000. 000 di q.li che andrà per i due terzi perduta per mancanza di carbone; che anche la frutta andrà perduta per mancanza di mezzi di trasporto dato che la prefettura ha un solo camion a disposizione. Nella stessa circostanza Buffarini fa «poi presente all’ambasciatore Rahn quanto avv[iene] in Romagna ad opera delle truppe operanti (saccheggi, furti, violenze ecc.)». Buffarini prosegue nella sua relazione al duce in questo modo: «[Rahn] mi ha detto che farà tutto presente al maresciallo Kesselring e mi ha pregato di riferirvi che avendo voi probabilmente occasione di vedere quest’ultimo vi compiacciate di rappresentarlo anche direttamente allo stesso».
Il 1° settembre il capo della provincia Grazioli ravvisa un miglioramento nei rapporti con le truppe tedesche ma di fatto, nei confronti della popolazione, queste proseguono le razzie. Pur contraddicendosi Grazioli deve ammettere che «il comando militare germanico di Piazza praticamente non conta nulla perché i reparti fanno quello che vogliono. Mancando quindi un’autorità di indirizzo ogni comandante di presidio germanico si regola come meglio crede. Ad esempio si timbrano le carte di identità presso i comandi germanici, previo pagamento di una somma che va da 5 a 20 lire, a seconda delle disposizioni dei vari comandanti. Tale timbro non vale nulla perché poi nei rastrellamenti chi ne è in possesso viene ugualmente fermato e portato al lavoro obbligatorio».
Se in agosto è ormai inequivocabile che i tedeschi usano la popolazione italiana come strumento strategico per proseguire la guerra e non si fanno scrupoli ad attuare i terribili bandi di Kesselring, è altresì chiaro che i primi a farsi scudo di queste disposizioni sono gli stessi fascisti.
Da giugno a settembre si assiste ad un aumento dei casi di strage e omicidio mentre le azioni partigiane in luglio, agosto e settembre restano attorno alle 200 mensili, per dimezzarsi in ottobre.
In agosto, in seguito all’avvicinarsi del fronte, il CUMER ordina l’intensificazione delle azioni di sabotaggio soprattutto per quanto riguarda le vie di comunicazione stradali e ferroviarie. Per i tedeschi diviene quindi costante il problema delle retrovie sicure al fine non solo di garantire rifornimenti di ogni genere, ma anche allo scopo di assicurarsi una veloce via di fuga. Sempre all’inizio di agosto, il CUMER incita all’uccisione degli «invasori», evidenziando come esistano ancora reparti che «evitano sistematicamente il combattimento con i tedeschi» anche laddove è possibile arrecare loro molte più perdite di quelle che i partigiani potrebbero subire». In merito a quest’ultimo punto, il CUMER sostiene che è estremamente strategico generalizzare la lotta contro il tedesco, perché solo in questo modo il nemico si renderà conto che le rappresaglie producono effetti contrari e inaspriscono la popolazione più che terrorizzarla. Allo stesso tempo, colpire i tedeschi significa colpire anche i fascisti i quali compiono crimini efferati a seguito della protezione tedesca.
In questo contesto si inserisce la strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto.
Il 25 agosto 1944 l’ufficio politico investigativo del comando provinciale di Ravenna della GNR invia al comando generale un rapporto «riservatissimo» in cui si legge:
«la mattina del 25 agosto verso le 5, nello stesso luogo ove era stato ucciso Leonida Bedeschi è stato giustiziato con impiccagione Ricci Umberto, colpevole e Lina Vacchi, di circa 30 anni, sovversiva, più dieci elementi sovversivi tenuti in ostaggio e fucilati. Dopo la cattura del Ricci, appartenente alla 1° brigata “Garibaldi” distaccata nei pressi del monte Fumaiolo aveva avuto una complice in tale Ida Bonini da Ravenna, resasi irreperibile in seguito alla cattura del Ricci. Di conseguenza venne fermata la Vacchi Lina quale collaboratrice della Ida Bonini».
È il 18 agosto quando il ventiduenne Umberto, noto con il nome di battaglia di “Napoleone”, si incontra con una compagna sul ponte degli Allocchi di Ravenna. Mentre sono lì, la giovane indica ad Umberto il brigatista Leonida Bedeschi, detto “Cativeria”. Bedeschi è sulla lista di Umberto. Il giovane decide di ucciderlo subito e lo fredda con un colpo di pistola. Umberto non ha il tempo di fuggire. A fermarlo sono alcuni soldati tedeschi che informano immediatamente la brigata nera ravennate. I camerati di “Cativeria” accorrono sul luogo e picchiano Umberto fino a spaccargli sulla schiena i calci di due moschetti, dopodiché lo fanno inginocchiare davanti al cadavere di Leonida. Sergio Morigi, amico di quest’ultimo, prende Umberto per il petto e lo conduce alla Sacca, la caserma della brigata nera. Qui è sottoposto ad interrogatorio da parte di Andreani, Capanna ed Alboni. Umberto si spaccia per Luciano Belluzzi di Forlì della brigata Garibaldi. Ha con sé un biglietto scritto a matita con 3 nomi di noti fascisti repubblicani di Ravenna fra cui quelli di Bedeschi e di Capanna. É completamente privo di documenti. Durante un’interruzione Umberto riesce ad evadere, ma poi viene ripreso.
La rappresaglia è scontata ma non è semplice definirne i modi e la portata. Solo nel pomeriggio del 24 agosto, nel giardino del palazzo del governo, il capo della provincia Grazioli, il questore Neri, il segretario federale Montanari e il comandante effettivo della brigata nera, Andreani, decidono per l’uccisione di 12 persone.
Nei sei giorni trascorsi dall’arresto di Umberto la brigata nera, organizzatasi in varie squadre, ha compiuto moltissime perquisizioni e arresti. Quasi quattrocento persone finiscono in carcere. Morigi si vanta di averne arrestate da solo una trentina tra le quali: Rosa Bonini, Lidia Sangiorgi, Francesca Sangiorgi, Mario Brini, Enzo Brini, Giuseppe Fiammenghi, Aristodemo Sangiorgi, Pietro Zotti, Augusto Graziani, Giordano Vallicelli. Questi ultimi quattro saranno uccisi poi al ponte degli Allocchi mentre Fiammenghi sarà impiccato il 26 agosto a Savarna.
Morigi è realmente stato a casa di Luigi Bonini per catturare la figlia Ida che sembra aver indicato ad Umberto il fascista Bedeschi. Morigi minaccia d’uccidere tutti e di portare via tutto ciò che si trova in casa. Una violenza analoga manifesta a casa dei Sangiorgi. Col calcio del mitra percuote a sangue Aristodemo in presenza delle figlie, alle quali dichiara: che farà morire il padre facendogli ingoiare acqua salata, che già aveva ucciso il fratello, mentre in realtà era riuscito a fuggire, e che avrebbe ucciso tutta la famiglia perché «già ne aveva uccisi trecento e così sarebbero stati trecentonove».
Nella squadra di Morigi c’è anche Sante Buda quando ad essere presa di mira è la casa di Emilia Gattamorta. Morigi, con minacce, la costringe a mostrargli il rifugio del figlio Vallicelli che viene quindi catturato. Durante queste operazioni, Buda ruba agli arrestati Augusto Graziani e Giordano Vallicelli le biciclette per consegnarle, come di consueto, ad Andreani che si occupava in prima persona di affidarle al magazziniere della BN per tenerle a disposizione dei suoi uomini. Si tratta di una verità parziale. Il furto di biciclette rientra tra le varie estorsioni che accompagnano normalmente le stragi fasciste. Così, anche nel corso dell’organizzazione dell’episodio del ponte degli Allocchi i furti seguono gli arresti. Quando il brigatista Martino Scaioli si reca ad arrestare Giovanni Savelli ne perquisisce anche la casa e porta via una macchina da scrivere, le macchine fotografiche fino al materiale di cancelleria.
Le squadre non procedono a caso negli arresti. L’ordine è di catturare moltissime persone note come antifasciste o come tali sospettate. Una fra le prime è Stefano Miccoli che viene fermato sulla pubblica piazza da Capanna e Gamberini. È condotto in federazione, indi in carcere e poi consegnato ai tedeschi. Sarà fucilato il 26 agosto con altri cinque in località Camerlona.
Mentre le squadre continuano questo genere di arresti, nelle giornate successive si tracciano con sempre maggior chiarezza i profili delle vittime della rappresaglia. Leo Fenati è così chiamato in Federazione per dare informazioni circa il recapito di Natalina Vacchi e sul conto della famiglia Suzzi. Ad interrogare Fenati è Guido Guidi, ex comandante dell’81ª legione di Ravenna, che non disdegna di espletare funzioni investigative al servizio dell’ufficio politico della federazione ravennate. In quel periodo Guidi, oltre a fare l’inquirente, riveste pure la carica di commissario della provincia. Il mese precedente aveva sottoposto a un duro interrogatorio Walter Suzzi prima che fosse fucilato. Siccome le risposte di Fenati non lo soddisfano, Guidi ordina al brigatista Capanna di condurre il giovane in una camera dove viene legato a un tavolo e colpito da Capanna con una cinghia.
Il 20 agosto i brigatisti Adelmo Mazzotti e Luigi Casadio sono inviati alla cattura di Michele Pascoli in quanto antifascista. È pomeriggio e Pascoli sta rientrando dal lavoro insieme a Silvio Galli. Vedono i brigatisti ma Pascoli procede. Fermato, viene perquisito. Mentre ciò accade Galli cerca di tornare indietro ma viene raggiunto dal brigatista Casadio che gli ritira i documenti d’identificazione. Galli sarà poi rimesso in libertà per intermediazione di Mazzotti.
Andreani ordina anche a Felice Camerani e Antonio Porisini di eseguire alcuni arresti. Loro compito è trovare Edmondo Toschi, azione che puntualmente eseguono. Anch’egli, come Pascoli, sarà tra i condannati alla fucilazione.
È il brigatista Amato Alberto, invece, ad essere inviato insieme a suoi commilitoni alla ricerca del professor Montanari. Nel corso dell’operazione non si asterrà dal requisire l’autovettura di Orazio Amato. Alla ricerca di Montanari concorre anche Capanna che, «pervaso da livore politico», in passato lo ha più volte perseguitato cosi come ha fatto con Domenico Di Ianni. Tra coloro che lo cattureranno ci sarà anche il brigatista Agostino Morelli. Di Ianni sarà arrestato la notte prima dell’eccidio così come avverrà per Mario Zattoni, Antonio e Paolo Forestieri e Beniamino Bonini. Montanari, Di Iannni e Zattoni saranno selezionati per la fucilazione dell’indomani.
Di quanto sta accadendo ha una chiara percezione Umberto che dal carcere scrive alla madre il 24 agosto:
«[…] sono passati sei giorni dalla mia cattura. Io credo di essere vicino alla mia fine, se non oggi domani spero le forze non mi abbandoneranno. Vorrei tanto essere forte fino all’ultimo momento. Andreani, il capo dei fascisti di Ravenna ha voluto parlare con me a bando l’interrogatorio; abbiamo parlato della guerra fino a giungere alla politica postbellica. È stato inferiore in quanto che la Germania le sta prendendo su tutti i fronti a sentire lui ha ancora delle speranze. Io non lo credo sincero. Le carceri sono quasi piene per causa mia, di qui io denoto la grande ripercussione avuta negli ambienti fascisti. Il popolo, quello che è qui dentro, piagnucola. Ma se non si arriva a portare la massa sulla via della rivolta, su questa via per altra non ci si arriverà mai. Mi hanno ricondotto alla Sacca che sarebbe il luogo della tortura ma è sopraggiunto il prefetto ed hanno dovuto sospendere. Sono stato portato qui. […] spesse volte per la testa mi passa l’idea della salvezza, mi dico se per caso venisse stanotte, a liberarmi con qualche stratagemma un gruppo di Partigiani. Ma per essere più calmo mi faccio subito passare dalla testa tali idee»
Umberto è stato interrogato e torturato a più riprese. Il suo torturatore è Spero Bravetti. In uno dei suoi incontri con Ricci, Rosamburga Bonini vede Brevetti uscire dalla camera, ove è stato condotto Umberto, colle mani macchiate di sangue, minacciandola di farla «cantare» con quei metodi.
È la mattina del 23 agosto. Umberto scrive «appunti» alla madre usando una matita su un foglio quadrettato. La mano è ferma:
«[…] Se dovessi raccontare specificatamente tutte le forme di tortura usatemi durerei 6 mesi a scrivere. L’altro ieri in ultima analisi mi hanno iniettato 4 punture che mi hanno reso nella semi incoscienza. Queste punture non hanno fatto altro che diminuirmi la vista, di cui ancora ne risento. […] Ora mi tengono qui perché si rimarginino e si sgonfino tutte le ferite che ho per il corpo. Indi mi presenteranno alla presenza del pubblico appeso ad un pezzo di corda. “Io ho l'onore di rinnovare qui a Ravenna l’impiccagione”. Però non ho nessuna paura della morte. […]».
Ma già alle 14 aggiunge:
«Ho una febbre da cane. Faccio sforzi immensi per ragionare e scrivere. È venuto più volte il cappellano. Mi à detto se mi volessi confessare, ho risposto di no; comunque ho accettato la conversazione da uomo a uomo. […] Ripenso ancora alla forza del mio corpo e per simpatia penso alle ragazze che lo rifiutarono perché malaticcio!»
Sono le 20 del 24 agosto. Pietro Ballerini, capo della locale agenzia della società telefonica TIMO riceve la vista del brigatista Guido Bacchetta, armato di pistola e di mitra. Costui gli richiede due operai e due pali per le 21 della stessa sera. In quel momento arrivano gli operai Simonetti, Casotti e Pezzi, ai quali il Bacchetta ingiunge di farsi trovare con i pali, per quell’ora, nel cortile dell’agenzia, minacciandoli di impiccarli qualora avessero disobbedito. Gli operai si presentano secondo gli ordini e, seguiti da Bacchetta e da altri fascisti, trasportano i due pali al ponte degli Allocchi. Qui iniziano il lavoro per issarli, ma a un certo momento, avendo intuito che questi sono destinati all’impiccagione di qualcuno, trovano un pretesto per interrompere il lavoro. Bacchetta interviene e pianta i due pali di persona.
All’alba del 25 agosto sono Antonio Capanna e Giacomo Andreani a condurre i brigatisti che devono prelevare dal carcere le dodici vittime. Durante il tragitto Mario Montanari tenta di fuggire. Morigi e Scaioli lo inseguono e lo freddarono con raffiche di mitra.
I pali della sera prima sono per Umberto Ricci e Natalina Vacchi che porta ancora i segni dei maltrattamenti subiti in carcere. Gino Casalboni fa salire Umberto e Natalina su di un tavolino. Natalina non è aiutata a mettersi la corda al collo. Se la mette da sé, ma è fortemente emozionata. Il tavolino viene tolto improvvisamente. Gli altri condannati sono uccisi mediante colpi d’arma da fuoco.
Quando la madre di Natalina viene a sapere dell’episodio, corre al ponte degli Allocchi e reclama il corpo della figlia. I brigatisti le vietano di rimuoverlo, cosicché la madre trascorre tutto il giorno con le gambe di Natalina attaccate al petto.
Il plotone di esecuzione è comandato Andreani.
Il giorno stesso è affisso ai muri un manifesto intitolato «Legittima difesa» in cui l’ufficio stampa della prefettura repubblicana comunica:
«In quest’ultima quindicina, sette fascisti repubblicani appartenenti alla brigata nera “Ettore Muti” ed alla guardia nazionale repubblicana sono stati assassinati da criminali al soldo del nemico:
Leonilda Bedeschi, Vittorio Martelli, Domenico Sartori, Armando Sassi, Gustavo Soldati, Rolando Testoni, Sante Bassura. In seguito però all’uccisione di Leonilda Bedeschi, che à avuto luogo nel pomeriggio del giorno 18 corrente, l’immediato intervento di elementi delle brigata nera “Ettore Muti” hanno portato al pronto arresto dell’assassino, identificato in tale Ricci Umberto, figlio di ignoto, della classe 1921, da Massalombarda. La brigata nera, con la collaborazione della questura repubblicana, nel corso delle indagini ha potuto assicurare alla giustizia altri numerosi complici, fra i quali anche due donne, facenti parte dell’organizzazione a delinquere a carattere comunista ed antinazionale, che aveva il preciso scopo di eliminare con l’assassinio numerosi fascisti locali ed elementi che dànno la loro collaborazione al regime. […]
Numerosi altri arrestati, contro i quali non sono state accertate prove concrete, sono stati rimessi in libertà, mentre altri, non gravemente responsabili, sono stati destinati al lavoro obbligatorio. […]
Al momento dell’arresto al Ricci venne trovato un foglietto con scritti molti nominativi di fascisti destinati al macello. […]
Chi non ha perduto il senso morale deve rabbrividire innanzi a queste affermazioni di trionfo della delinquenza e deve necessariamente riconoscere la nostra legittima difesa, giacché è nostro intendimento vivere e far vivere la popolazione nel lavoro e in piena tranquillità. Politicamente si può pensare come si vuole, ma l’assassinio premeditato non può servire l’Idea e quindi non si può confondere come si tenta di fare il delinquente con l’idealista.
Gli italiani degni di questo nome devono disdegnare e condannare il comunismo come concezione materialista e bestiale che abbassa l’uomo al di sotto di ogni livello morale. La legittima difesa è, quindi, pienamente giustificata e continuerà finché esseri spregevoli al servizio della tirannia rossa continueranno ad insanguinare questa nostra sacra terra»
Modalità di uccisione: fucilazione,impiccagione
Violenze connesse: furto e-o saccheggio,sevizie-torture
Trattamento dei cadaveri: Esposizione dei cadaveri
Tipo di massacro: rappresaglia
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Estremi e note penali: Andreani Giacomo, imputato di aver collaborato col tedesco invasore [e oltretutto ] di aver ordinato e partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 18 febbraio 1947 la corte lo giudica colpevole di collaborazionismo sia politico che militare nonché di delitti di omicidio aggravati dalla premeditazione e da futili motivi, oggetto del capo d’imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena oltre alle conseguenze di legge. Dispone la confisca totale dei beni. Con declaratoria di questo tribunale in data 23/01/1954 all’Andreani Giacomo veniva commutata la pena di morte in quella della reclusione per anni 10 per il resto di cui alla stessa sentenza. Con declaratoria 29/09/1959 a favore di Andreani Giacomo il tribunale di Ravenna veduto il decreto del PR 11/07/1959 n. 460 (art. 1 lett. A) dichiara estinto il reato di cui sopra.
Troncossi Sebastiano, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui la strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 29/01/1946 la corte esclude la partecipazione all'eccidio ma accerta il fatto che Troncossi facesse servizio esterno alle carceri nella notte in cui furono prelevate dalle carceri stesse le dodici vittime. Pertanto lo giudica colpevole del delitto ascrittogli in concorso della diminuente di cui all’art. 114 up cp e di attenuanti generiche e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni quattro, mesi cinque e giorni dieci, ed al pagamento delle spese processuali. La Corte di Cassazione con sentenza 10.9.46 dichiarava estinto il reato per amnistia ed annullava, senza rinvio, la suestesa sentenza.
Arcieri Luigi, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui la strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 5/03/1946 la corte lo giudica colpevole dei reati ascrittigli nei limiti e nelle circostanze di cui alla sentenza e lo condanna ad anni trenta di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Ordina la confisca dei suoi beni.
Con sentenza in data 9.4.47 la Corte di Cassazione annulla la sentenza impugnata per difetto di motivazione sulla richiesta di applicazione della diminuente dell’art. 26 cpmg. E limitatamente a questo punto rinvia, per nuovo giudizio, alla Corte d’assise di Bologna- sezione speciale. Rigetta nel resto.
Con sentenza 9.9.47 la Corte d’assise di Bologna- sezione speciale, nega all’Arcieri le attenuanti di cui all’art. 26 cpmg e conferma conseguentemente la sua condanna ad anni trenta di reclusione, pene accessorie di legge e spese processuali. V° l’art. 9 DP 22.6.46 n.4, riduce ad anni venti di reclusione la pena come sopra inflitta. Con sentenza 13.4.48 la Corte di Cassazione rigetta il ricorso e dichiara condonati altri dieci anni della pena inflitta.
Bravetti Spero, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza dell'1/10/1946 la corte non ha potuto accertare la sua presenza alla strage, ma ha accertato il suo ruolo di torturatore di Umberto Ricci. Pertanto lo giudica colpevole dei reati ascrittigli nei limiti sopra indicati, in concorso dell’attenuante di cui l’art. 62 bis CP e lo condanna alla pena di anni trenta di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge, dichiarando condonato un terzo di detta pena a sensi del DL 22.6.46 n.4. Ordina la confisca di tutti i beni del condannato. Sentenza Corte Cassazione 23.5.47 annulla e rinvia a Corte assise speciale Firenze.
Bacchetta Guido, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza dell'29/05/1946 la corte ha accertato che quantomeno il Bacchetta partecipò ai preparativi e lo giudica colpevole del reato ascrittogli in concorso delle circostanze di cui all’art. 62 bis cp. Lo condanna ad anni 30 reclusione, ad anni 4 di libertà vigilata, alle spese processuali e altre conseguenze di legge. Ordina la confisca totale dei beni del condannato.
Con sentenza 14.2.1949 la Corte di cassazione dichiara inammissibile il ricorso. Determina la pena in anni 24 di reclusione e ne dichiara condonati 8. Con declaratoria 27.2.50 la corte d’appello ulteriormente condona un anno di reclusione pel decreto 23.12.49 n. 93. Con declaratoria di questo Tribunale in data 13.2.54 è stata ridotta ad anni due la pena della reclusione inflitta a Bacchetta Guido e poiché detta pena risulta scontata, ordina la definitiva liberazione del condannato se non detenuto per altra causa.
Porisini Antonio, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 18/06/1946 la corte ha accertato che Porisini ha arrestato Ricci Umberto e Toschi poi uccisi nell’episodio del 25 agosto. Pertanto lo giudica colpevole del reato di collaborazione ascrittogli nei limiti di cui alla sentenza ed in concorso delle circostanze di cui l’art. 62 bis cp e lo condanna alla pena di anni 30 di reclusione e quattro anni di libertà vigilata, spese processuali e altre conseguenze di legge. Ordina la confisca dei beni del Porisini.
Poletti Primo, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 2/10/1945 la corte lo giudica colpevole del delitto di collaborazione in concorso di circostanze attenuanti restando nello stesso assorbite le imputazioni di cui alle lettere b,c e g (escluse quelle di cui alle lettere d,f per non aver partecipato al fatto) e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni trenta, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. La Corte di Cassazione, con sentenza 16.12.46, ha annullato la suestesa sentenza rinviando la causa, per nuovo esame, alla Sezione speciale della Corte d’Assise di Perugia.
Marani Natale, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 4/10/1945 la corte lo giudica colpevole del delitto di collaborazione restando nello stesso assorbita l’altra imputazione di cui alla lettera b, commesso in concorso della diminuente di cui all’art. 114 up Cp e di attenuanti generiche e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni dieci, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. Declaratoria del 31.7.946 amnistia.
Camerani Felice, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 18/12/1945 la corte lo giudica colpevole del delitto ascrittogli con esclusione del fatto di cui alla lett.B) del capo di imputazione e restando assorbite dalla lett. A) le imputazioni di cui alle lett. C) e D), quali elementi costitutivi del delitto di collaborazione e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni dodici, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali.
Declaratoria 16.7.46 per amnistia
Bruni Aldo, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 20/12/1945 la corte ha accertato che il Bruni non partecipò al plotone di esecuzione, ma vi intervenne insieme a molti altri, per servizio d’ordine e di sbarramento degli accessi alla località in cui venne compiuto l’efferato eccidio. Lo giudica colpevole del delitto di collaborazione, restando nello stesso assorbite le altre imputazioni (escluse quelle di cui alle lett. D),E) per non aver commesso il fatto) e lo condanna alla pena della reclusione per anni quindici, entrambi all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena, nonché al pagamento delle spese processuali, restando in solido quelle comuni.
La Corte suprema di Cassazione con sent. 27.9.946, ha annullato la suestesa sentenza nei confronti di Savorini Alvaro e Bruni Aldo ed ha rinviato il nuovo giudizio alla Corte d’assise sez speciale di Firenze, limitatamente per il Bruni all’applicabilità dell’amnistia.
Mazzotti Delmo, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 5/03/46 la corte accerta la sua partecipazione al plotone d'esecuzione della suddetta strage, lo giudica colpevole dei reati ascrittigli escluso quello del presente capo di imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Ordina che la sentenza sia pubblicata per estratto e per una sola volta nel Giornale dell’Emilia di Bologna. Ordina infine la confisca dei beni del condannato. La Corte di Cassazione con sentenza 10.7.46 annulla la suestesa sentenza per difetto di motivazione in ordine alla dichiarazione di responsabilità dell’imputato per concorso nell’omicidio di Montanari Mario e sull’eccidio del Ponte degli Allocchi, nonché in ordine alle (…) esclusioni delle attenuanti generiche ed alla disposta confisca dei beni e rinvia il giudizio su tali punti alla Corte di Assise di Ancona sez. speciale; annulla senza rinvio la sentenza stessa in quanto ha ritenuto (…) per i reati di omicidio l’aggravante della premeditazione. Rigetta sul resto il ricorso del Mazzotti.
Morelli Agostino, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 23/04/46 la corte accerta che l'imputato stette di guardia al Ponte degli Allocchi, la notte che precedette l’eccidio, e che partecipò alla cattura del Di Ianni e all’arresto di Zattoni Mario, di Forestieri Antonio e Paolo e di Bonini Beniamino. Lo giudica colpevole del reato ascrittogli e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Ordina la pubblicazione della sentenza per estratto e per una volta nel Giornale dell’Emilia di Bologna e nella Voce di Romagna di Ravenna. Ordina la confisca dei beni del condannato. La Corte di Cassazione con sentenza 27.7.46 annullava la suestesa sentenza per difetto di motivazione sulla natura ed entità dell’opera di collaborazione svolta dall’imputato e rinviava la causa per nuovo esame alla sezione speciale della Corte d’Assise di Bologna.
Morigi Sergio, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 20/07/1945 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli e quindi lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena. Ordina che l’esito della presente sia affisso nel comune di Ravenna e pubblicato nel giornale ‘democrazia’ di Ravenna. Esecuzione avvenuta alle ore 6 del 12 ottobre 1945 nel recinto del tiro a segno Nazionale, via Dall’Aggio di Ravenna, giunta comunicazione del PM n. 24 CP in data 12.10.45.
Capanna Antonio, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 4/08/45 la corte lo giudica colpevole di collaborazione e lo condanna quindi alla pena di morte mediante la fucilazione alla schiena. Ordina che la presente sia, per estratto, affissa nel comune di Ravenna e pubblicata sui giornali locali ‘Democrazia’ e ‘Voce di Romagna’. Con sentenza 29.8.45 la Sezione speciale della Corte di Cassazione di Milano rigetta il ricorso interposto dall’imputato. Eseguita la sentenza alle ore 7 del giorno 23.12.45 mediante la fucilazione alla schiena del condannato, giunta comunicazione in data 26.12.45 in questa Procura.
Buda Sante, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 6/09/45 la corte accerta la partecipazione di Buda agli arresti di parte delle vittime dell’episodio del 25 agosto, lo giudica colpevole del delitto di collaborazione, restando nello stesso assorbite le altre imputazioni e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni trenta, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. La Corte di Cassazione con sentenza 23.7.46 annullava la suesposta sentenza e rinviava il processo per nuovo esame, alla Corte di Assise di Forlì.
Tribunale competente:
Tribunale di Ravenna - Corte d'Assise straordinaria fino alla sentenza del 15 gennaio 1946 e Sezione speciale della Corte d'Assise dalla sentenza del 17 gennaio 1946.
Annotazioni: L'accusa di aver partecipato alla strage del ponte degli Allocchi cadde per vari imputati poiché i testi ritrattarono in sede di deposizione giudiziale. I brigatisti che il 25 agosto avevano il compito di tenere traccia dei commilitoni che avevano partecipato alla strage e al plotone di esecuzione, al momento di confermare i nominativi di coloro che avevano inizialmente denunciato nell'interrogatorio di polizia, davanti al PM si dissero incerti e sconfessarono le loro stesse affermazioni. Di seguito riportiamo i nominativi di coloro che, certamente, presero in qualche modo parte alle varie fasi che condussero alla strage.
Scheda compilata da Enrica Cavina
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-06 12:31:18
Vittime
Elenco vittime
1. Di Janni Domenico, di anni 30, fornaio
2. Graziani Augusto, di anni 19, tipografo
3. Montanari Mario, di anni 29, professore
4. Pascoli Michele, di anni 39, barbiere
5. Ranieri Raniero,
6. Ricci Umberto (Napoleone), nato il 18/01/1923 a Massa Lombarda, risulta partigiano volontario nella 28ª Brigata Garibaldi dall\'8/09/1943.
7. Sangiorgi Aristodemo, colono
8. Sirilli Silvano, di anni 28, commerciante
9. Toschi Edmondo, di anni 40, industriale
10. Vacchi Natalina, nata il 20/05/1914 a Ravenna, operaia, capo servizio sanitario del Distaccamento \"Terzo Lori\" della 28ª Brigata Garibaldi.
11. Vallicelli Giordano, di anni 20, fattorino
12. Zotti Pietro, di anni 22, bracciante e tipografo
Elenco vittime civili 9
Di Janni Domenico,
Graziani Augusto,
Montanari Mario,
Pascoli Michele,
Sangiorgi Aristodemo,
Sirilli Silvano,
Toschi Edmondo,
Vallicelli Giordano,
Zotti Pietro
Elenco vittime partigiani 2
Ricci Umberto,
Vacchi Natalina
Elenco vittime indefinite 1
Ranieri Raniero
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Agostino Morelli
Nome Agostino
Cognome Morelli
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Morelli Agostino, imputato di procedimento.
Note procedimento Morelli Agostino, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 23/04/46 la corte accerta che l\'imputato stette di guardia al Ponte degli Allocchi, la notte che precedette l’eccidio, e che partecipò alla cattura del Di Ianni e all’arresto di Zattoni Mario, di Forestieri Antonio e Paolo e di Bonini Beniamino. Lo giudica colpevole del reato ascrittogli e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Ordina la pubblicazione della sentenza per estratto e per una volta nel Giornale dell’Emilia di Bologna e nella Voce di Romagna di Ravenna. Ordina la confisca dei beni del condannato. La Corte di Cassazione con sentenza 27.7.46 annullava la suestesa sentenza per difetto di motivazione sulla natura ed entità dell’opera di collaborazione svolta dall’imputato e rinviava la causa per nuovo esame alla sezione speciale della Corte d’Assise di Bologna.
Aldo Bruni
Nome Aldo
Cognome Bruni
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Bruni Aldo, imputato di procedimento.
Note procedimento Bruni Aldo, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 20/12/1945 la corte ha accertato che il Bruni non partecipò al plotone di esecuzione, ma vi intervenne insieme a molti altri, per servizio d’ordine e di sbarramento degli accessi alla località in cui venne compiuto l’efferato eccidio. Lo giudica colpevole del delitto di collaborazione, restando nello stesso assorbite le altre imputazioni (escluse quelle di cui alle lett. D),E) per non aver commesso il fatto) e lo condanna alla pena della reclusione per anni quindici, entrambi all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena, nonché al pagamento delle spese processuali, restando in solido quelle comuni. La Corte suprema di Cassazione con sent. 27.9.946, ha annullato la suestesa sentenza nei confronti di Savorini Alvaro e Bruni Aldo ed ha rinviato il nuovo giudizio alla Corte d’assise sez speciale di Firenze, limitatamente per il Bruni all’applicabilità dell’amnistia.
Antonio Capanna
Nome Antonio
Cognome Capanna
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Capanna Antonio, imputato di procedimento.
Note procedimento Capanna Antonio, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 4/08/45 la corte lo giudica colpevole di collaborazione e lo condanna quindi alla pena di morte mediante la fucilazione alla schiena. Ordina che la presente sia, per estratto, affissa nel comune di Ravenna e pubblicata sui giornali locali ‘Democrazia’ e ‘Voce di Romagna’. Con sentenza 29.8.45 la Sezione speciale della Corte di Cassazione di Milano rigetta il ricorso interposto dall’imputato. Eseguita la sentenza alle ore 7 del giorno 23.12.45 mediante la fucilazione alla schiena del condannato, giunta comunicazione in data 26.12.45 in questa Procura.
Antonio Porisini
Nome Antonio
Cognome Porisini
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Porisini Antonio, imputato di procedimento.
Note procedimento Porisini Antonio, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 18/06/1946 la corte ha accertato che Porisini ha arrestato Ricci Umberto e Toschi poi uccisi nell’episodio del 25 agosto. Pertanto lo giudica colpevole del reato di collaborazione ascrittogli nei limiti di cui alla sentenza ed in concorso delle circostanze di cui l’art. 62 bis cp e lo condanna alla pena di anni 30 di reclusione e quattro anni di libertà vigilata, spese processuali e altre conseguenze di legge. Ordina la confisca dei beni del Porisini.
Delmo Mazzotti
Nome Delmo
Cognome Mazzotti
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Mazzotti Delmo, imputato di procedimento.
Note procedimento Mazzotti Delmo, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 5/03/46 la corte accerta la sua partecipazione al plotone d\'esecuzione della suddetta strage, lo giudica colpevole dei reati ascrittigli escluso quello del presente capo di imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Ordina che la sentenza sia pubblicata per estratto e per una sola volta nel Giornale dell’Emilia di Bologna. Ordina infine la confisca dei beni del condannato. La Corte di Cassazione con sentenza 10.7.46 annulla la suestesa sentenza per difetto di motivazione in ordine alla dichiarazione di responsabilità dell’imputato per concorso nell’omicidio di Montanari Mario e sull’eccidio del Ponte degli Allocchi, nonché in ordine alle (…) esclusioni delle attenuanti generiche ed alla disposta confisca dei beni e rinvia il giudizio su tali punti alla Corte di Assise di Ancona sez. speciale; annulla senza rinvio la sentenza stessa in quanto ha ritenuto (…) per i reati di omicidio l’aggravante della premeditazione. Rigetta sul resto il ricorso del Mazzotti.
Felice Camerani
Nome Felice
Cognome Camerani
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Camerani Felice, imputato di procedimento.
Note procedimento Camerani Felice, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 18/12/1945 la corte lo giudica colpevole del delitto ascrittogli con esclusione del fatto di cui alla lett.B) del capo di imputazione e restando assorbite dalla lett. A) le imputazioni di cui alle lett. C) e D), quali elementi costitutivi del delitto di collaborazione e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni dodici, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. Declaratoria 16.7.46 per amnistia
Giacomo Andreani
Nome Giacomo
Cognome Andreani
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Iscritto al PNF dal 2 giugno 1926, Andreani entrò nel libro paga della federazione per i servizi forniti in qualità di direttore di una società di vigilanza, «società sorta sotto gli auspici della federazione con lo scopo di poter anche fornire delle informazioni di carattere politico». Quando Luciano Rambelli, continuatore della corrente di Giuseppe Frignani prima guida del fascismo ravennate, fu nominato federale nel 1934, lo assunse come guardia del corpo insieme a Leonida Bedeschi per la cui uccisione nell’estate del 1944 fu decisa la strage del ponte degli Allocchi. Il gruppo di cui Rambelli faceva parte resse le sorti della città fino al 1940 quando Ettore Muti, leader della corrente avversa, promosse, in qualità di segretario del PNF, un’ispezione che mise in rilievo le frodi perpetrate per quasi un ventennio da Frignani e i suoi uomini. Mentre Rambelli veniva allontanato dal capoluogo ravennate con una promozione alla presidenza di un consorzio agrario del Lazio e Frignani veniva «invitato a disinteressarsi della situazione politica di Ravenna e a dimettersi da consigliere della locale Cassa di Risparmio», Andreani veniva esonerato dall’ufficio che rivestiva presso la federazione. Da allora fino alla costituzione delle squadre d’azione della RSI si appartò completamente dedicandosi al commercio di vini e di acque minerali. Nel periodo in cui Andreani aveva lavorato per Rambelli era divenuto pratico della composizione politica della città e di varie forme di estorsione, tant’è che ancora nel giugno 1941 in una relazione riservata sulla situazione morale e politica della provincia si ricordavano quegli anni come un «fenomeno di gangsterismo politico». Andreani, che negli anni Trenta aveva provveduto alla schedatura di tutti gli iscritti al fascio ravennate, aveva contemporaneamente prodotto schedari, il cui impianto e aggiornamento era stato reso possibile mediante la collaborazione dell’ufficio anagrafe, «dei comunisti, degli antifascisti e dei non iscritti in genere con tutte le indicazioni concernenti l’attività, le vicende, le abitudini, le punizioni, i precedenti penali, ecc… Dato l’ascendente (chiamiamolo così) che Andreani aveva sulla popolazione di Ravenna e provincia non si può negare che la sua scelta nell’organizzazione dei veglioni e delle lotterie sia stata felice. Infatti tutti si premuravano di rispondere sollecitamente agli inviti e nessun biglietto rimaneva invenduto!». Montefusco, autore dell’ispezione del 1940 aveva riscontrato che Andreani aveva gestito al di fuori della federazione l’organizzazione di veglioni mascherati a favore delle opere assistenziali di cui la federazione si faceva promotrice. Andreani emetteva ricevute personali e solitamente registrava a fine operazione un avanzo tra incassi e spese di poco più di mille lire. Non era dunque possibile stabilire la correttezza delle operazioni ma di certo la procedura non era legale. Quando Grazioli fu nominato capo della provincia, Andreani, come molti altri della “vecchia guardia”, riguadagnò potere e con l’istituzione delle BN un ruolo di comando di fatto. La scelta di Andreani, alla luce di quanto ricostruito, non era dunque solo legata alla sua esperienza del tessuto sociale del capoluogo. Andreani era un uomo sicuro per chi avesse voluto compiere azioni illegali e abusi di potere. Dopo il trasferimento a Ferrara, Andreani portò con sé gran parte del “bottino” recuperato nei giorni precedenti la fuga. Si trasferì con la brigata in un primo momento a Nogara dove stazionò per circa due mesi. Nel gennaio 1945 si spostò a Orgiano e nel marzo 1945 un’ultima volta a Intra fino alla completa disfatta dell’esercito nazista e fascista. Prima della disfatta riuscì a fuggire tant’è che fu processato in contumacia e condannato alla pena di morte il 18 febbraio 1947. Con declaratoria del 23 gennaio 1954 il tribunale di Ravenna gli commutò la pena di morte in quella della reclusione per 10 anni e con declaratoria del 29 settembre 1959 il suo reato fu dichiarato estinto. Andreani fu espressione di una gruppo di brigatisti che aveva già espresso la sua propensione all’uso della violenza e della frode durante il regime. Nato nel 1906, Andreani aveva già quasi 40 anni quando fu posto al comando di fatto della BN ravennate, mentre completamente altra fu l’esperienza dei comandanti della BN di Lugo, Massa Lombarda e Faenza.
Note procedimento Andreani Giacomo, imputato di aver collaborato col tedesco invasore [e oltretutto ] di aver ordinato e partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 18 febbraio 1947 la corte lo giudica colpevole di collaborazionismo sia politico che militare nonché di delitti di omicidio aggravati dalla premeditazione e da futili motivi, oggetto del capo d’imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena oltre alle conseguenze di legge. Dispone la confisca totale dei beni. Con declaratoria di questo tribunale in data 23/01/1954 all’Andreani Giacomo veniva commutata la pena di morte in quella della reclusione per anni 10 per il resto di cui alla stessa sentenza. Con declaratoria 29/09/1959 a favore di Andreani Giacomo il tribunale di Ravenna veduto il decreto del PR 11/07/1959 n. 460 (art. 1 lett. A) dichiara estinto il reato di cui sopra.
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto 29. Brigata nera “Ettore Muti” di Ravenna
Guido Bacchetta
Nome Guido
Cognome Bacchetta
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Bacchetta Guido, imputato di procedimento.
Note procedimento Bacchetta Guido, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza dell\'29/05/1946 la corte ha accertato che quantomeno il Bacchetta partecipò ai preparativi e lo giudica colpevole del reato ascrittogli in concorso delle circostanze di cui all’art. 62 bis cp. Lo condanna ad anni 30 reclusione, ad anni 4 di libertà vigilata, alle spese processuali e altre conseguenze di legge. Ordina la confisca totale dei beni del condannato. Con sentenza 14.2.1949 la Corte di cassazione dichiara inammissibile il ricorso. Determina la pena in anni 24 di reclusione e ne dichiara condonati 8. Con declaratoria 27.2.50 la corte d’appello ulteriormente condona un anno di reclusione pel decreto 23.12.49 n. 93. Con declaratoria di questo Tribunale in data 13.2.54 è stata ridotta ad anni due la pena della reclusione inflitta a Bacchetta Guido e poiché detta pena risulta scontata, ordina la definitiva liberazione del condannato se non detenuto per altra causa.
Luigi Arcieri
Nome Luigi
Cognome Arcieri
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Arcieri Luigi, imputato di procedimento.
Note procedimento Arcieri Luigi, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui la strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 5/03/1946 la corte lo giudica colpevole dei reati ascrittigli nei limiti e nelle circostanze di cui alla sentenza e lo condanna ad anni trenta di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Ordina la confisca dei suoi beni. Con sentenza in data 9.4.47 la Corte di Cassazione annulla la sentenza impugnata per difetto di motivazione sulla richiesta di applicazione della diminuente dell’art. 26 cpmg. E limitatamente a questo punto rinvia, per nuovo giudizio, alla Corte d’assise di Bologna- sezione speciale. Rigetta nel resto. Con sentenza 9.9.47 la Corte d’assise di Bologna- sezione speciale, nega all’Arcieri le attenuanti di cui all’art. 26 cpmg e conferma conseguentemente la sua condanna ad anni trenta di reclusione, pene accessorie di legge e spese processuali. V° l’art. 9 DP 22.6.46 n.4, riduce ad anni venti di reclusione la pena come sopra inflitta. Con sentenza 13.4.48 la Corte di Cassazione rigetta il ricorso e dichiara condonati altri dieci anni della pena inflitta.
Natale Marani
Nome Natale
Cognome Marani
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Marani Natale, imputato di procedimento.
Note procedimento Marani Natale, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 4/10/1945 la corte lo giudica colpevole del delitto di collaborazione restando nello stesso assorbita l’altra imputazione di cui alla lettera b, commesso in concorso della diminuente di cui all’art. 114 up Cp e di attenuanti generiche e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni dieci, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. Declaratoria del 31.7.946 amnistia.
Primo Poletti
Nome Primo
Cognome Poletti
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Poletti Primo, imputato di procedimento.
Note procedimento Poletti Primo, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 2/10/1945 la corte lo giudica colpevole del delitto di collaborazione in concorso di circostanze attenuanti restando nello stesso assorbite le imputazioni di cui alle lettere b,c e g (escluse quelle di cui alle lettere d,f per non aver partecipato al fatto) e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni trenta, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. La Corte di Cassazione, con sentenza 16.12.46, ha annullato la suestesa sentenza rinviando la causa, per nuovo esame, alla Sezione speciale della Corte d’Assise di Perugia.
Sante Buda
Nome Sante
Cognome Buda
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Buda Sante, imputato di procedimento.
Note procedimento Buda Sante, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 6/09/45 la corte accerta la partecipazione di Buda agli arresti di parte delle vittime dell’episodio del 25 agosto, lo giudica colpevole del delitto di collaborazione, restando nello stesso assorbite le altre imputazioni e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni trenta, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. La Corte di Cassazione con sentenza 23.7.46 annullava la suesposta sentenza e rinviava il processo per nuovo esame, alla Corte di Assise di Forlì.
Sebastiano Troncossi
Nome Sebastiano
Cognome Troncossi
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Troncossi Sebastiano, imputato di procedimento.
Note procedimento Troncossi Sebastiano, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui la strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 29/01/1946 la corte esclude la partecipazione all\'eccidio ma accerta il fatto che Troncossi facesse servizio esterno alle carceri nella notte in cui furono prelevate dalle carceri stesse le dodici vittime. Pertanto lo giudica colpevole del delitto ascrittogli in concorso della diminuente di cui all’art. 114 up cp e di attenuanti generiche e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni quattro, mesi cinque e giorni dieci, ed al pagamento delle spese processuali. La Corte di Cassazione con sentenza 10.9.46 dichiarava estinto il reato per amnistia ed annullava, senza rinvio, la suestesa sentenza.
Sergio Morigi
Nome Sergio
Cognome Morigi
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Morigi Sergio, nato in Ravenna nel 1917 ed ivi cresciuto, avviato dapprima al mestiere paterno di barbiere, divenne poi fattorino ed infine impiegato privato, ma dimostratosi fin dall’adolescenza discolo, violento, dedito all’ozio, non trovò mai una stabile occupazione. Dopo il luglio 1943, mentre si trovava sottoposto a procedimento penale per diserzione militare, passò nelle formazioni partigiane svolgendo la propria attività, per oltre quattro mesi, nelle montagne del faentino e dimostrandosi uno dei più accaniti nella lotta contro i tedeschi e contro i fascisti. Ma nella primavera successiva, spinto unicamente da egoistico tornaconto personale, passò dalla parte opposta, mettendo la sua opera a disposizione delle organizzazioni politiche e militari della sedicente repubblica sociale e, suo primo atto, fu quello di approfittare ignobilmente, seguendo i suoi perversi sentimenti, delle stesse relazioni contratte durante la precedente attività per identificare e far catturare gli esponenti maggiori del Comitato di liberazione nazionale. Dal giugno al novembre 1944, l’attività del Morigi trovò un campo d’azione meglio adatto al suo temperamento. In detta epoca militò attivamente nelle squadre d’azione prima e nella brigata nera poi che agivano agli ordini della federazione fascista repubblicana e, pur nella veste di semplice gregario, tanto si distinse per ferocia in ogni azione da acquisire particolare ascendente sui compagni e triste notorietà nella popolazione.
Note procedimento Morigi Sergio, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 20/07/1945 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli e quindi lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena. Ordina che l’esito della presente sia affisso nel comune di Ravenna e pubblicato nel giornale ‘democrazia’ di Ravenna. Esecuzione avvenuta alle ore 6 del 12 ottobre 1945 nel recinto del tiro a segno Nazionale, via Dall’Aggio di Ravenna, giunta comunicazione del PM n. 24 CP in data 12.10.45.
Spero Bravetti
Nome Spero
Cognome Bravetti
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Bravetti Spero, imputato di procedimento.
Note procedimento Bravetti Spero, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza dell\'1/10/1946 la corte non ha potuto accertare la sua presenza alla strage, ma ha accertato il suo ruolo di torturatore di Umberto Ricci. Pertanto lo giudica colpevole dei reati ascrittigli nei limiti sopra indicati, in concorso dell’attenuante di cui l’art. 62 bis CP e lo condanna alla pena di anni trenta di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge, dichiarando condonato un terzo di detta pena a sensi del DL 22.6.46 n.4. Ordina la confisca di tutti i beni del condannato. Sentenza Corte Cassazione 23.5.47 annulla e rinvia a Corte assise speciale Firenze.
Memorie
Memorie legate a questa strage
monumento a via Circonvallazione alle Mura, Ravenna
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: via Circonvallazione alle Mura, Ravenna
Descrizione: Il complesso monumentale “Omaggio alla resistenza”, realizzato da Giò Pomodoro nel 1980, è sito in via Circonvallazione alle Mura a Ravenna.
onorificenza alla persona a Natalina Vacchi
Tipo di memoria: onorificenza alla persona
Ubicazione: Natalina Vacchi
Descrizione: Medaglia di bronzo al valor militare assegnata a Natalina Vacchi «Entrata nelle formazioni partigiane della città di Ravenna, partecipò attivamente alla lotta armata, contribuendo a portare a buon fine numerose azioni di disarmo di nuclei nazifascisti, di recuperi di armi e munizioni, di combattimenti. Arrestata dopo una azione partigiana in Ravenna, fu sottoposta a continui assillanti interrogatori: alle lusinghe le alternarono le minacce, alle parole i fatti, ma dalle labbra della Martire non uscì una sola parola che potesse in qualche modo nuocere ai compagni di lotta, che, fiduciosi nel suo silenzio, continuavano la lotta. All\'alba del 25 agosto, insieme ad altri 11 Martiri, fu impiccata nella città di ravenna, e il suo corpo fu lasciato appeso alcuni giorni perché servisse di monito e di terrore all\'intera popolazione. Ma prima che il capestro soffocasse definitivamente in lei la vita un grido scaturì spontaneo dalle sue labbra: \"Viva l\'Italia! Viva i partigiani!\"». Natalina lasciava la figlia di nove anni.
onorificenza alla persona a Umberto Ricci
Tipo di memoria: onorificenza alla persona
Ubicazione: Umberto Ricci
Anno di realizzazione: 1953
Descrizione: Medaglia di argento al valor militare assegnata a Umberto Ricci il 2 maggio 1953 «Giovane studente, ardito ed entusiasta nel combattere per la Liberazione della Patria, coraggioso anzi, temerario in numerose azioni di guerriglia, finiva col cadere in mani nemiche. Riusciva arditamente ad evadere, ma, subito ripreso, veniva lungamente e tormentosamente interrogato. Nulla però rivelava che potesse recare danno al movimento. Dinnanzi alla morte ormai certa e che gli veniva inflitta per impiccagione, manteneva per più giorni, contegno fiero e deciso dando bello esempio di esemplare fermezza.»
commemorazione a Ravenna
Tipo di memoria: commemorazione
Ubicazione: Ravenna
Descrizione: Commemorazioni annuali