Descrizione
Località Caserma Piave, Palmanova, Udine, Friuli-Venezia Giulia
Data 16 ottobre 1944
Matrice strage Nazista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Descrizione: Vittorio Tempo, attivista della “Montes”, gestiva a Gonars, dove svolgeva l'attività di oste e commerciante, una caraula, così come venivano chiamate le case dove i partigiani potevano trovare in caso di necessità una base d'appoggio e di aiuto. Secondo quanto riportato in un verbale redatto da Borsatti sulla cattura e la fuga di Tempo, il tenente venne a sapere di questa sua attività a seguito dell'arresto di un altro gappista della zona, il quale al momento della cattura aveva addosso un foglio con scritto «Lunedì 16 ottobre andare a prendere dal signor Tempo Vittorio 10.000 £». La sera del 16 ottobre 1944 Borsatti, vestito da partigiano e accompagnato dal gappista arrestato, si recò nell'osteria di Tempo il quale, tratto in inganno, rivelò di essere un vecchio partigiano pronto ad aiutare i compagni in difficoltà. Davanti a queste affermazioni Borsatti svelò la sua vera identità e lo arrestò. Da quel momento in poi Tempo non avrebbe più fatto ritorno a casa. Interrogato nell’immediato dopoguerra durante il processo a proprio carico Borsatti avrebbe dichiarato che Tempo era stato ferito da un colpo d’arma da fuoco sparato da terzi durante un tentativo di fuga e che di lui si erano perse le tracce. In sede processuale, mancando indizi e prove più precisi, la questione non sarebbe stata ulteriormente chiarita e l’accusa contro Borsatti in merito al capo d’imputazione che lo indicava come il responsabile della morte dell’oste venne a cadere. Altre fonti però, legate soprattutto alla memorialistica, affermano invece che in diverse sedi Borsatti avrebbe confessato pubblicamente di aver ucciso personalmente Vittorio Tempo.
Modalità di uccisione: fucilazione
Trattamento dei cadaveri: Occultamento dei cadaveri
Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Borsatti sarebbe stato giudicato e condannato a morte nei primi giorni del mese di maggio dal Tribunale del Popolo di Udine e fu a tutti gli effetti il primo processato per reati di collaborazionismo in Friuli e l’unico condannato ad essere stato giustiziato. Il Tribunale sarebbe stato soppresso e sostituito dalla Corte d’Assise Straordinaria pochi giorni dopo la fine del processo a carico di Borsatti.
Tribunale competente:
Corte d’Assise Straordinaria di Udine
Scheda compilata da Irene Bolzon
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-10-28 10:17:27
Vittime
Elenco vittime
Tempo Vittorio di Pietro e Ionico Alessandra, nato a Castions di Strada il 21.9.1902, residente a Gonars, collaboratore del Movimento di Liberazione in qualità di intendente.
Elenco vittime legate a partigiani 1
Tempo Vittorio
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Odorico Borsatti
Nome Odorico
Cognome Borsatti
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Odorico Borsatti, tenente responsabile di un plotone di cavalleria appartenente alla Waffen-Gebirs (Karstjäger)-Brigade der SS e/o suoi sottoposti. Le responsabilità sono accertate da un procedimento penale avviato dalla Corte d’Assise Straordinaria di Udine. Odorico Borsatti fu uno dei protagonisti fondamentali delle vicende legate alla Caserma “Piave” di Palmanova, che a partire dal settembre del 1944 fino all’aprile del 1945 fu sede di uno dei più grandi centri di repressione antipartigiana della regione. Il centro di repressione era stato concepito dai comandi della SIPO SD di Udine per intervenire sulla situazione della Bassa Friulana, che nella primavera del 1944 aveva vissuto un notevole incremento delle attività partigiane, con l’istituzione di numerose squadre GAP, di un comando unificato tra le formazioni “Garibaldi” e “Osoppo” e dell’Intendenza “Montes”. Si trattò, per l’ampiezza del suo raggio territoriale d’azione, per la sua posizione strategica e per l’imponente attività repressiva condotta sul territorio, del centro di repressione più importante del territorio, assieme all’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza di Trieste, dove fu attiva la “Banda Collotti”. Alla guida del centro venne chiamato nel mese di settembre il comandante Herbert Pakebusch, nazista della prima ora, il quale ne delegò l’organizzazione concreta al tenente Odorico Borsatti, ventiquattrenne originario di Pola, che si trovava al comando di un plotone a cavallo di volontari italiani e tedeschi delle SS. Nel giro di breve tempo il giovane tenente avrebbe messo in piedi un efficiente sistema di funzionamento, caratterizzato da una ramificata rete di informatori e dall’applicazione di feroci torture sui prigionieri catturati, che gli consentì di mettere a segno decine e decine di arresti. A seguito del trasferimento di Borsatti, avvenuto alla fine del mese di novembre, arrivò nel centro un altro reparto, ossia la II compagnia del I battaglione del VI reggimento di Milizia di Difesa Territoriale (ex 63 ª Legione MVSN), costituito da una quarantina di uomini, tutti italiani, e comandato dal capitano Ernesto Ruggiero. All’interno di questo gruppo si distinse ben presto un nucleo di una decina di uomini che per la particolare ferocia applicata nei metodi repressivi sia nei confronti delle bande partigiane che della popolazione civile, venne battezzata dalla voce popolare con l’epiteto di “Banda Ruggiero”. I mesi che seguirono avrebbero fatto registrare un incremento delle violenze sia all’interno della Caserma che in tutti i territori della Bassa Friulana compresi tra Codroipo e Monfalcone. Quotidiani i rastrellamenti a danno della popolazione, ai quali seguivano sparatorie, arresti arbitrari e continue razzie. Continue erano anche le fucilazioni arbitrarie dei prigionieri i cui corpi, dopo giorni di torture, venivano abbandonati in mezzo ai campi. Ininterrotte le urla provenienti dall’interno della Caserma, che impedivano all’intero vicinato di trovare tregua e riposo. A testimonianza della imponente attività svolta sul territorio, il centro avrebbe registrato dal novembre 1944 fino ai primi di aprile oltre 500 prigionieri, di cui 113 segnalati come “morti a seguito di tentata fuga” (dicitura dietro alla quale si nascondevano decessi a seguito di torture, maltrattamenti e fucilazioni arbitrarie). I numeri sono tratti da un registro ritrovato all’interno della Caserma nei giorni della Liberazione, ma sono da considerarsi parziali dal momento che non comprendono partigiani e civili seviziati e uccisi durante le operazioni di rastrellamento e che tengono conto degli arresti e dei decessi avvenuti solo a partire dal mese di novembre. Il centro avrebbe cessato la sua attività per volontà dei comandi tedeschi di Udine che, una volta avviata un’inchiesta su quanto stava accadendo nella Bassa Friulana, disposero l’arresto di Ernesto Ruggero e di alcuni dei suoi uomini. La loro responsabilità era quella di aver agito senza rispondere ai comandi superiori della SIPO, provocando un inasprimento dello scontro con le formazioni partigiane e l’atteggiamento ostile dei civili nei confronti dei nazifascisti.
Note procedimento Borsatti sarebbe stato giudicato e condannato a morte nei primi giorni del mese di maggio dal Tribunale del Popolo di Udine e fu a tutti gli effetti il primo processato per reati di collaborazionismo in Friuli e l’unico condannato ad essere stato giustiziato. Il Tribunale sarebbe stato soppresso e sostituito dalla Corte d’Assise Straordinaria pochi giorni dopo la fine del processo a carico di Borsatti. Tribunale competente: Corte d’Assise Straordinaria di Udine
Nome del reparto nazista Waffen-SS
Nome del reparto Waffen-Gebirgs (Karstjäger)-Brigade der SS italiane
Memorie
Memorie legate a questa strage
lapide a Caserma Piave di Palmanova
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Caserma Piave di Palmanova
Descrizione: Nella parte esterna della Caserma è stata apposta una lapide in ricordo dei caduti riportante l’iscrizione “Qui, entro la cerchia della caserma “Piave” divenuta nel 1944 fino alla liberazione / del 1945, triste strumento di repressione e di morte al servi
museo a Caserma Piave di Palmanova
Tipo di memoria: museo
Ubicazione: Caserma Piave di Palmanova
Descrizione: Presso la Caserma “Piave” di Palmanova, dove oggi sono ancora visibili quattro delle celle dove venivano eseguiti torture e interrogatori, per iniziativa del Comune, della Provincia di Udine e della Regione Friuli-Venezia Giulia è prevista la realizzazione del Museo Regionale della Resistenza. Nella parte esterna della Caserma è stata inoltre apposta una lapide in ricordo dei caduti riportante l’iscrizione “Qui, entro la cerchia della caserma “Piave” divenuta nel 1944 fino alla liberazione / del 1945, triste strumento di repressione e di morte al servizio dei nazifascisti, / centinaia di patrioti e di ostaggi furono costretti a immani sofferenze e supplizi / conclusisi per molti col martirio e con la morte. // Fra queste mura, uomini liberi e generosi in cospetto a torturatori e carnefici / seppero patire e morire affinché la prepotenza straniera e la oppressione interna / non dovessero più contaminare queste terre. // A monito e ammaestramento delle nuove generazioni // Il comune di Palmanova e l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione del Friuli Venezia Giulia.\"