Descrizione
Località Poggio Bustone, Poggio Bustone, Rieti, Lazio
Data 10 marzo 1944
Matrice strage Fascista
Numero vittime 2
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Numero vittime donne 1
Numero vittime donne adulte 1
Descrizione: All'alba del 10 marzo le sentinelle del battaglione “Calcagnetti” della brigata “Gramsci”, appostate al di sopra del paese sulla dorsale del monte Rosato, vedono giungere dalla frazione pianeggiante Borgo San Pietro circa duecento militi che, lasciati gli automezzi (si parla di cinque torpedoni, successivamente resi inservibili dalla squadra di Mario Filipponi “Fulmine”), salgono a piedi a cingere l'abitato chiudendone le vie di fuga. La precipitosa corsa ad avvisare i compagni più vicini, a Cepparo (Rivodutri), appena rientrati dopo il disarmo notturno del presidio GNR di Cantalice, coincide con la burrascosa sveglia che subiscono gli abitanti. Le case vengono percorse una ad una tirando fuori tutti i maschi in età di leva, bastonando le madri che provano a trattenerli, proseguendo poi con gli adulti e addirittura gli anziani. Il motivo della spedizione, condotta in prima persona dal questore di Rieti Antonio Pannaria, con l'ausilio del capitano Mario Tandurri della GNR e del vice commissario di PS Vincenzo Trotta, è duplice: stroncare la renitenza, pressoché totale nel Comune per le classi 1923-1924, e punire una popolazione rea del supporto ai partigiani; va tenuto conto anche della volontà di rappresaglia contro i continui disarmi di presidi e distaccamenti della GNR in questa parte del Reatino, in atto sin da fine febbraio (il presidio di Poggio Bustone è caduto il 4 marzo). Tutti vengono concentrati sulla piazzetta e il questore, lista alla mano, chiama cinquantotto di loro (non è dato sapere con certezza se si tratti solo dei renitenti, solo dei ricercati per motivi politici, o l'intero gruppo), obbligati a presentarsi entro dieci minuti pena la distruzione del paese. In questi frangenti si consuma l'uccisione di Supenio Mostarda, colpito mentre cerca di scappare, e della sorella (secondo alcune fonti cugina, secondo qualcuna addirittura fidanzata) Domenica, liberatasi dal blocco dei militi per correre a soccorrerlo.
Inizia a questo punto la seconda fase, la vera e propria battaglia, con l'arrivo dei partigiani del “Calcagnetti” guidati da “Lupo” e Vero Zagaglioni “Francesco”, venticinque al massimo, che sconvolge i piani del questore e fa sbandare i suoi uomini, che colti letteralmente di sorpresa iniziano anche a scappare. I partigiani, divisi in tre gruppi, hanno a loro volta sbarrato le vie d'uscita e ai fascisti non resta che concentrare il combattimento fra le vie del paese. La gente si arma alla meglio, anche con forconi e bastoni, e dà un contributo di straordinaria importanza che induce, dopo qualche ora, i militi a sgombrare il campo. Ad esempio il partigiano Giuseppe Desideri si Poggio Bustone (26/01/1924 – 27/05/2006) si salva proprio perché sua madre colpisce mortalmente con un forcone il milite che sta per scaricargli addosso una raffica di mitra. Lo scontro è duro, a tratti brutale e vendicativo da parte di tutti i protagonisti, sebbene l'incongruenza fra le testimonianze e le reticenze di molti non consentano ricostruzioni esaustive. Ciò soprattutto in relazione all'eliminazione dell'ultima sacca di resistenza, rappresentata dall'abitazione dove sono asserragliati il questore, i due funzionari e altri tre militi. Il merito principale viene unanimemente attribuito al ternano Enzo Cerroni “Uragano” e ad Emo Battisti, giovane studente di Poggio, partigiano della “Gramsci” rientrato in paese il giorno precedente per visitare i genitori. È sulle modalità dell'uccisione dei cinque fascisti che mancano sufficienti certezze, inducendo taluni anche a sollevare valutazioni di ordine morale in merito alla condotta dei partigiani in questa occasione.
In concomitanza con la cessazione del fuoco giungono anche i rinforzi, in un ritardo giustificabile con la distanza da coprire, circa cinquanta partigiani con in testa Armando Fossatelli “Gim” e Saturno Di Giuli “Miro”. Prevedendo correttamente il pronto arrivo dei tedeschi, tutti piegano rapidamente in direzione di Leonessa (dopo avere liberato alcuni dei ragazzi rastrellati la mattina e rinchiusi in un locale), facendo tuttavia in tempo a vedere arrivare verso le ore 16 una colonna della Wehrmacht, composta sia di mezzi blindati che bandiere della Croce Rossa, che non risulta avere compiuto ulteriori danni o ritorsioni contro la popolazione in quella giornata.
Alla fine i fascisti contano in totale sedici vittime fra le loro fila.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Violenze connesse: minamenti e esplosioni
Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Nel dopoguerra hanno subito processi sia il capo della provincia Ermanno Di Marsciano che il capitano Mario Tandurri, per questo ed altri delitti. Non si dispone di dettagli sull'esito, tranne che il secondo ha subito una condanna proprio per l'episodio del 10 marzo 1944.
Annotazioni: La figura del partigiano “Lupo” è senza dubbio la più enigmatica in tutta la vicenda resistenziale della “Gramsci”. Tuttora ignote le sue generalità, è il comandante del battaglione “Calcagnetti”. Scompare misteriosamente dalle scene meno di un mese dopo, durante il grande rastrellamento iniziato il 31 marzo. Come sempre in queste occasioni, si parla anche di un passaggio al nemico.
Scheda compilata da Tommaso Rossi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-10-10 10:12:28
Vittime
Elenco vittime
Mostarda Domenica, residente a Poggio Bustone, di anni 17, sorella di Supenio, civile; riconosciuta partigiana (erroneamente con il nome al maschile) della brigata “Gramsci” dal 1 gennaio al 10 marzo 1944, «fucilato[a] a Poggio Bustone».
Mostarda Supenio, residente a Poggio Bustone (Rieti), di anni 20, renitente alla leva; riconosciuto partigiano della brigata “Gramsci” dal 16 settembre 1943 al 10 marzo 1944, «caduto a Poggio Bustone».
Elenco vittime civili 1
Mostarda Domenica.
Elenco vittime renitenti 1
Mostarda Supenio.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Antonio Pannaria
Nome Antonio
Cognome Pannaria
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile Questore di Rieti. Ucciso negli scontri di Poggio Bustone.
Ermanno Di Marsciano
Nome Ermanno
Cognome Di Marsciano
Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano
Note responsabile capo della provincia di Rieti Ermanno Di Marsciano, umbro, già federale di Perugia.
Note procedimento Nel dopoguerra ha subito il processo il capo della provincia Ermanno Di Marsciano per questo ed altri delitti. Non si dispone di dettagli sull\'esito.
Mario Tandurri
Nome Mario
Cognome Tandurri
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile capitano della GNR. A volte riportato come Tanturri.
Note procedimento Subì un processo e una condanna.
Vincenzo Trotta
Nome Vincenzo
Cognome Trotta
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile Ucciso dai partigiani negli scontri di Poggio Bustone.
Memorie
Memorie legate a questa strage
onorificenza alla città a
Tipo di memoria: onorificenza alla città
Anno di realizzazione: 2005
Descrizione: Con decreto del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in data 31 marzo 2005, la provincia di Rieti è stata decorata di medaglia d\'argento al Merito civile: «La Comunità provinciale del Reatino resisteva, con fierissimo contegno, all\'accanita
lapide a Poggio Bustone
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Poggio Bustone
Descrizione: I nomi dei civili e partigiani caduti il 10 marzo sono riportati sulla lapide che a Poggio Bustone ricorda tutti i civili e militari caduti durante la Seconda guerra mondiale, compresi i civili e partigiani morti per mano nazifascista.
lapide a Terni, piazza della Repubblica.
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Terni, piazza della Repubblica.
Descrizione: I nomi ritornano sulla grande lapide che in piazza della Repubblica a Terni ricorda i 140 partigiani della “Gramsci” caduti durante la Resistenza e gli 8 volontari ternani caduti nel 1945 con il gruppo di combattimento “Cremona”.
lapide a Poggio Bustone
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Poggio Bustone
Anno di realizzazione: 1994
Descrizione: Lapide alla battaglia del 10 marzo 1944, posta sul luogo dove gli scontri si sono conclusi (scoperta il 12 marzo 1994 per volontà dell\'Amministrazione comunale).