Descrizione
Località Morro Reatino, Morro Reatino, Rieti, Lazio
Data 31 marzo 1944 - 2 aprile 1944
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 18
Numero vittime uomini 16
Numero vittime uomini anziani 1
Numero vittime uomini senza informazioni 15
Numero vittime donne 2
Numero vittime donne senza informazioni 2
Descrizione: Insieme a Labro e Rivodutri, Morro Reatino – uno dei nuclei della zona operativa della brigata “Gramsci”, facente parte della “zona libera” definitivamente proclamata il 16 marzo – è uno dei primi territori ad essere investito dall'operazione, a partire dalle prime ore del 31 marzo 1944. Lo spiegamento di forze è ingente, come in tutte le direttrici di accerchiamento, e a Morro è particolarmente martellante anche la preparazione di artiglieria, che prelude alla definitiva devastazione con le fiamme di numerose frazioni. La prima ad essere colpita è Pacce, pressoché rasa al suolo dai tiri protrattisi dall'alba a mezzogiorno. Mentre inizia la devastazione di altre frazioni (a Collatea si consuma uno dei delitti più infami con l'uccisione a sangue freddo della minorata mentale Sabatina Rosi), il pericolo investe anche l'abitato di Morro. L'anziano parroco don Mariano Labella è costretto ad interrompere la prima Messa giornaliera e spintonato in piazza insieme ad altri concittadini nel frattempo tirati fuori dalle case. Viene subito lasciato libero, vista l'età e la malferma salute, ma proprio in quei frangenti è condotto in piazza il segretario comunale Giovanni De Angelis, minacciato pistola alla tempia affinché riveli i nascondigli dei “banditi”; nel frattempo gli ostaggi radunati in piazza vengono chiusi nell'adiacente chiesa della Madonna della Torricella. Nella concitazione De Angelis, che nega qualunque legame con i “ribelli”, riesce a fuggire, ma è presto raggiunto da un ufficiale, che al suo ennesimo diniego gli spara, credendolo morto. Dopo un tempo indefinito, quando non sembrano più esservi tedeschi intorno, De Angelis si risveglia e riesce a trascinarsi verso il vicino confine con il comune di Labro, ritenendola erroneamente libera da pericoli. Lungo il tragitto trova inizialmente il soccorso di un ufficiale medico tedesco, poi si ferma in una casa colonica, dove il padrone lo sconsiglia di proseguire perché a quel punto il rastrellamento si è spostato proprio a Labro (dove a quanto risulta non vengono fatte vittime). Decide allora di portarsi verso Piediluco, ossia verso il confine con il comune (e la provincia) di Terni. La stesa strada percorsa da tanti che, proprio da quella località (fra le prime del settore settentrionale della zona operativa della “Gramsci” ad essere colpita dai tedeschi già il 31 marzo), hanno cercato rifugio verso Morro. Tra di loro – stando alla ricostruzione che lo vuole partito in direzione di Morro proprio quella mattina – il settantaduenne Stefano Di Giuli, padre di Saturno “Miro” comandante di un battaglione della “Gramsci”.
Nel frattempo nella martoriata Pacce hanno trovato la morte Paolo Armeni, Francesco e Giovanni Blasi (fratelli o comunque parenti stretti) e Alfredo Tarani, questi ultimi tre legati da vincoli familiari con il noto partigiano Igino Blasi, originario proprio del comune di Morro. A Pacce trova la morte anche Pietro Rossi, fuggito qualche ora prima insieme al fratello da una località vicina. Giunti in prossimità di questo paese, Pietro decide di fermarsi, convinto di non avere nulla da temere, presso una casa di amici, ma giunti i tedeschi fanno uscire tutti, fucilando lui ed altri (non è chiaro se si tratti di quelli sopra indicati come deceduti a Pacce). Sempre a Pacce avviene l'assassinio più brutale fra quelli documentati: Costantino Rossi è fuori dalla sua abitazione, che dopo i danni delle cannonate è ora avvolta dalle fiamme e i tedeschi, dopo averlo ripetutamente percosso e ridotto i fin di vita – ma comunque vivo e ben cosciente – ce lo spingono a forza.
In località Fornacchione viene fucilato Francesco Petrera, in qualche modo legato ai partigiani; l'esecuzione avviene sul muro di cinta del piccolo cimitero e le testimonianze parlano di altre due persone uccise con lui in quel modo (con certezza muore a Fornacchione Mentore Blasi). Luigi Blasi muore in frazione San Valentino, stessa sorte tocca a Carlo Comazzetto, padre di un partigiano, a Ripa Signora. Fra i morti di Collatea, oltre alla già citata Sabatina Rossi, si verifica un caso altrettanto infame, con l'uccisione dell'anziana Angela Molinari, freddata nel letto – da dove non riesce ad alzarsi – dai militari tedeschi entrati nella sua casa per saccheggiarla. Un'altra vittima di Collatea, ben più giovane della precedente, è Dario Procoli. Particolare è il caso di Mario Forlani, catturato insieme ad altri due a Costelignano: inizialmente risparmiati, vengono fatti incamminare verso Morro e giunti ad un certo punto viene però ucciso solo lui.
Non si hanno dati su luoghi e modalità dell'uccisione di Giuseppe Di Lorenzo e Camillo Marroni, mentre di Riccardo Toni si sa soltanto che viene ammazzato a Morro.
Dal giorno successivo è accertata la presenza in zona anche di reparti fascisti, compresi ufficiali e militi della GNR di Rieti e il capo della provincia Ermanno Di Marsciano. È lui in particolare a muovere pesanti accuse contro il podestà di Morro Giulio Fausti, rastrellato il giorno precedente insieme a decine di uomini dai tedeschi, cui tuttavia non aveva svelato la sua carica. Le testimonianze li ricordano come particolarmente dediti ad arresti e al depredamento del poco rimasto di bestiame e generi vari alla popolazione.
Modalità di uccisione: fucilazione,uccisione con armi da fuoco
Violenze connesse: furto e-o saccheggio,minamenti e esplosioni
Tipo di massacro: rastrellamento
--> Per saperne di più sulle tipologie
Estremi e note penali: Nel dopoguerra vengono istruiti diversi procedimenti per questo episodio (ed altri), tutti poi accorpati nel processo contro l'ex capo della provincia Ermanno Di Marsciano (già federale di Perugia negli anni della guerra). La conclusione, il 3 dicembre 1949, è «non doversi procedere in ordine ai delitti di concorso in omicidio e saccheggio e devastazione, per insufficienza di prove […] E in ordine ai delitti di collaborazionismo militare, furto, lesioni e rapina, per essere tali reati estinti per amnistia».
Annotazioni: La strategia messa in atto nel territorio di Morro Reatino, analogamente a quanto accaduto in tutte le aree investite dal rastrellamento, ha un duplice indirizzo: catture e successive uccisioni possono essere figlie di una brutale casualità, come di norma in operazioni di questo tipo (nonostante il significativo anticipo, rispetto al quadro nazionale, dato da un rastrellamento di tale portata), ma ad essere cercate e subito eliminate sono anche persone note per il loro impegno antifascista e per il loro legame di appoggio con la Resistenza armata, anche a livello familiare. Oltre a Stefano Di Giuli, padre di un commissario politico di un battaglione della “Gramsci”, ad esempio i Blasi e Tarani sono parenti stretti di Igino Blasi, altro noto combattente di quella brigata.
Relativamente alla vicenda di Stefano Di Giuli, genericamente ricordato come «sfollato a Morro Reatino», non è chiaro se si tratti di un vero e proprio sfollamento oppure di uno spostamento da Piediluco verso Morro avvenuto proprio il giorno dell'uccisione, vista la sua difficile posizione di padre di un noto partigiano, sicuramente conosciuto lui stesso come antifascista. Anche ammettendo che lo sfollamento sia precedente, come alcune testimonianze tendono ad far capire, è indubbio che questo elemento abbia influito considerando inoltre che Piediluco è stato sempre considerato un “covo” di partigiani e antifascisti sin dagli albori del regime.
Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): Come tutti gli episodi legati alla “Grossunternehnem gegen die Banden”, la memoria è ancora ben radicata, senza polemiche o recriminazioni reciproche, nelle singole comunità.
Scheda compilata da Tommaso Rossi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-10-10 23:05:16
Vittime
Elenco vittime
Armeni Paolo.
Blasi Francesco.
Blasi Giovanni.
Blasi Luigi.
Blasi Mentore.
Comazzetto Carlo.
Di Giuli Stefano, di anni 72, nato a Terni e ivi residente in frazione Piediluco, sfollato a Morro Reatino, padre di Saturno “Miro” commissario politico del battaglione “Paolo Calcagnetti” della brigata “Gramsci”.
Di Lorenzo Giuseppe.
Forlani Mario.
Marroni Camillo.
Molinari Angela.
Petrera Francesco, nato a Tornimparte (L’Aquila), trasferitosi a Morro Reatino per motivi di lavoro, operaio, riconosciuto partigiano della brigata “Gramsci” dal 13 gennaio al 1 aprile 1944, «caduto a Leonessa [sic]».
Procoli Dario.
Rossi Costantino, civile; riconosciuto partigiano della brigata “Gramsci” dal 23 settembre 1943 al 1 aprile 1944, «fucilato a Morro Reatino».
Rossi Pietro, riconosciuto patriota della brigata “Gramsci” [non è da escludere, vista la diffusione sia del cognome che del nome, che possa trattarsi di un caso di omonimia].
Rossi Sabatina.
Tarani Alfredo.
Tossi (o Toni) Riccardo.
Elenco vittime civili 18
Armeni Paolo.
Blasi Francesco.
Blasi Giovanni.
Blasi Luigi.
Blasi Mentore.
Comazzetto Carlo.
Di Giuli Stefano.
Di Lorenzo Giuseppe.
Forlani Mario.
Marroni Camillo.
Molinari Angela.
Petrera Francesco.
Procoli Dario.
Rossi Costantino.
Rossi Pietro.
Rossi Sabatina.
Tarani Alfredo.
Tossi (o Toni) Riccardo.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Alarmeinheiten/Platzkommandantur Rieti/14. Armee
Tipo di reparto: Wehrmacht
Appartenenza: Heer Wehrmacht
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Ermanno Di Marsciano
Nome Ermanno
Cognome Di Marsciano
Ruolo nella strage Autore
Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano
Note responsabile capo della Provincia di Rieti.
Note procedimento Nel dopoguerra vengono istruiti diversi procedimenti per questo episodio (ed altri), tutti poi accorpati nel processo contro l\'ex capo della provincia Ermanno Di Marsciano (già federale di Perugia negli anni della guerra). La conclusione, il 3 dicembre 1949, è «non doversi procedere in ordine ai delitti di concorso in omicidio e saccheggio e devastazione, per insufficienza di prove […] E in ordine ai delitti di collaborazionismo militare, furto, lesioni e rapina, per essere tali reati estinti per amnistia».
Jürgen von Kamptz
Nome Jürgen
Cognome von Kamptz
Ruolo nella strage Autore
Note procedimento SS Gruppenführer, comandante del Bandenbekämpfungsstab 14. Armee.
Nome del reparto nazista Polizei
Nome del reparto Banden-Bekämpfungs-Stab von Kamptz
Werner Wilcke
Nome Werner
Cognome Wilcke
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile SS Sturmbannführer (maggiore), comandante del 1./20 SS Polizei Regiment.
Nome del reparto nazista Polizei
Nome del reparto I./SS-Polizei-Regiment 20
Memorie
Memorie legate a questa strage
onorificenza alla città a
Tipo di memoria: onorificenza alla città
Anno di realizzazione: 2005
Descrizione: Con decreto del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in data 31 marzo 2005, la provincia di Rieti è stata decorata di medaglia d\'argento al Merito civile: «La Comunità provinciale del Reatino resisteva, con fierissimo contegno, all\'accanita
commemorazione a
Tipo di memoria: commemorazione
Descrizione: Annuali e molto partecipate come in tutti i territori colpiti dalla “Grossunternehmen gegen die Banden”.
lapide a Terni, piazza della Repubblica.
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Terni, piazza della Repubblica.
Descrizione: Stefano Di Giuli, Francesco Petrera e Costantino Rossi sono riportati anche sulla grande lapide che in piazza della Repubblica a Terni ricorda i Caduti della brigata Gramsci e i volontari morti nel 1945 con il gruppo di combattimento Cremona.
lapide a Terni, Piediluco
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Terni, Piediluco
Descrizione: Stefano Di Giuli è ricordato anche a Piediluco di Terni, dove era nato e risiedeva, da una lapide voluta (in data ignota) dalla cittadinanza della frazione. Gli fa compagnia il partigiano diciannovenne della Gramsci Orietto Bonanni, anche lui nato e resid