Descrizione
Località Cimitero civico, Perugia, Perugia, Umbria
Data 10 giugno 1944
Matrice strage Fascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini senza informazioni 1
Descrizione: Nella tarda mattinata del 10 giugno 1944, per ordine del capo della provincia di Perugia Armando Rocchi, Tomši? viene fatto prelevare dal carcere di Perugia, dove era detenuto da mesi essendo stato riconosciuto responsabile dell'uccisione di due fascisti di Spello (Pietro Olivieri e suo nipote Dante, figlio del fratello, che lui conosceva perché spesso lo ospitavano e lo sostenevano) il 20 febbraio 1944 e di due sacerdoti il giorno successivo (don Ferdinando Merli, parroco a Fiamenga di Foligno e don Angelo Merlini, parroco a Rivotorto di Assisi). Successivamente viene catturato armato durante un'operazione della GNR nei pressi di Scanzano (Foligno) e trasferito nel carcere di Perugia, dove la condanna a morte è sospesa in ossequio ad un chiarimento ministeriale di fine marzo 1944 che caldeggiava il differimento delle esecuzioni di coloro che erano stati catturati armati dai quali si presumeva potere avere informazioni utili ad altre operazioni di polizia.
Nelle prime ore del pomeriggio del 10 giugno viene portato poco fuori del Cimitero civico di Perugia, nei pressi dell'abitazione di Giovanni Palombini, colono dell'azienda agricola di Mario Bavicchi, e ucciso con due colpi di pistola dopo essere stato picchiato.
Lo stesso 10 giugno escono dal carcere un centinaio circa fra detenuti per reati comuni a sfondo politico, fra i quali otto catturati con le armi in pugno successivamente al “Bando Graziani”. L'ordine era venuto il giorno precedente dal capo della provincia e fra questi otto venne escluso Tomši?.
Modalità di uccisione: fucilazione
Tipo di massacro: punitivo
--> Per saperne di più sulle tipologie
Estremi e note penali: L'apertura di un primo fascicolo a carico di Rocchi, accusato di triplice omicidio e collaborazione militare con il nemico invasore, risale già al 30 giugno 1944, da parte della Procura di Perugia che trasmette gli atti all'Alto commissariato per le sanzioni contro il Fascismo, che lo incrimina ufficialmente nel dicembre successivo spiccando un mandato di cattura. A guerra finita è la Corte d'Assise di Bologna ad occuparsi del caso, emettendo il 29 agosto 1946 una sentenza di condanna, per cui viene presentato ricorso in Cassazione. La seconda sezione penale della Suprema Corte, il 9 febbraio 1948, annulla le precedenti disposizioni e rinvia gli atti alla Corte d'Assise di Roma, che a sua volta si pronuncia il 22 novembre 1948 confermando i trenta anni di reclusione già inflitti. Segue un nuovo rinvio alla Corte di Cassazione, che il 29 novembre 1949 rinvia gli atti di nuovo a Bologna. Quando questa emette una sentenza, l'8 gennaio 1953, l'imputato già da tre anni è ammesso alla libertà condizionale. Segue un condono di venti anni di pena, più altri due nel 1955 e declaratoria di amnistia pronunciata il 24 novembre 1959 dalla seconda sezione penale della Corte d'Assise di Roma. Il 30 ottobre 1961 la Corte d'Appello di Roma ne sancisce la riabilitazione civile. Da lì alla morte (a Perugia, l'8 marzo 1970) Rocchi mantenne in piedi soltanto una causa civile con il Comune di Perugia, “reo” di avergli revocato d'autorità la condotta veterinaria comunale.
Il 1 febbraio 1950 la sezione istruttoria del Tribunale di Perugia ordina il non doversi procedere contro Loredan in ordine al reato di violenza a pubblico ufficiale, relativamente alla vicenda Tomši?, per non avere commesso il fatto, ordinando la revoca del mandato di arresto.
Non si è attualmente a conoscenza di incriminazioni a carico di Matteucci (nato a Passignano sul Trasimeno-Perugia il 21 maggio 1921) anche per questo delitto. Per gli altri crimini commessi (cfr. scheda su Marcello Lisa) è colpito da mandato di cattura il 19 dicembre 1944, allorché è ancora latitante. In carcere a Perugia dal 6 aprile 1945, il 10 giugno successivo è rinviato a giudizio e riconosciuto colpevole di omicidio aggravato e collaborazione militare con il nemico invasore il 4 luglio; la Corte perugina lo condanna a morte tramite fucilazione alla schiena. Respinto il ricordo in Cassazione da parte del suo avvocato (Carlo Vischia, rappresentante democristiano del CLN provinciale di Perugia e presidente della Deputazione provinciale), viene fucilato a Perugia il 7 aprile 1946.
Annotazioni: La liberazione dal carcere di un centinaio circa di detenuti per reati comuni a sfondo politico, ordinata da Rocchi il 9 giugno 1944 ed eseguita il giorno successivo, decisione di cui avrebbe informato alcuni di loro fra cui l'ex pretore di Città di Castello, da mesi detenuto, è ampiamente confermata in sede processuale oltre che da numerose testimonianze di suoi oppositori. La questione è che fra questi ce n'erano otto (fra cui Tomši?) a suo tempo catturati con le armi in mano, quindi passibili di fucilazione ma fino allora risparmiati per i motivi sopra esposti. Rocchi fa capire di non essere stato particolarmente intenzionato a fucilarli, ma anche per evitare (presunti e a quel punto ben poco probabili) malcontenti e proteste da parte dell'ambiente fascista cittadino e dare così una decisa prova di autorità, decide di fare fucilare Tomši?, reo di una quadruplice uccisione, mentre degli altri quattro non era sicuro che avessero ucciso qualcuno, tre sicuramente non lo avevano fatto. Secondo Rocchi, dopo la cattura Tomši? aveva provato a negare le uccisioni, ma sarebbe poi successivamente crollato anche perché riconosciuto dai familiari delle vittime. La sua posizione si sarebbe inoltre aggravata, acquisendo ulteriori conferme della colpevolezza, allorché poco dopo la sua cattura vennero arrestati diciannove componenti del CLN di Spello (che è un'assurdità non solo perché in quella cittadina, durante la clandestinità, non esisteva un Comitato costituito, ma anche un informale consesso di antifascisti non poteva avere così tanti membri con tali responsabilità; sicuramente possono essere stati compiuti arresti – mentre tanti spellani erano in montagna con la IV Garibaldi – ed è altrettanto naturale che questi, o alcuni di loro, potessero conoscere Tomši?).
Scheda compilata da Tommaso Rossi
Scarica la scheda in formato .pdf
Le schede monografiche in formato .pdf sono coperte da diritto d'autore.
Ogni uso improprio o non consentito è punibile ai sensi di legge
Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-31 22:19:39
Vittime
Elenco vittime
Tomši? Marian, sloveno, già internato in Italia, celibe.
Elenco vittime partigiani 1
Tomši? Marian.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Adolfo Matteucci
Nome Adolfo
Cognome Matteucci
Ruolo nella strage Autore
Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano
Note responsabile sergente del plotone della Polizia provinciale di Perugia che avrebbe fucilato Tomši?.
Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana
Nome del reparto 102. legione GNR di Perugia
Antonio Loredan
Nome Antonio
Cognome Loredan
Ruolo nella strage Autore
Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano
Note responsabile fu Guido e di Toran Leonilde, nato ad Asolo (Treviso) il 01/05/1900, residente a Treviso, già comandante provinciale della GNR di Perugia.
Note procedimento Il 1 febbraio 1950 la sezione istruttoria del Tribunale di Perugia ordina il non doversi procedere contro Loredan in ordine al reato di violenza a pubblico ufficiale, relativamente alla vicenda Tomši?, per non avere commesso il fatto, ordinando la revoca del mandato di arresto.
Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana
Nome del reparto 102. legione GNR di Perugia
Armando Rocchi
Nome Armando
Cognome Rocchi
Ruolo nella strage Autore
Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano
Note responsabile capo della provincia di Perugia, emette l\'ordine di prelevamento dal carcere e passaggio per le armi.
Note procedimento L\'apertura di un primo fascicolo a carico di Rocchi, accusato di triplice omicidio e collaborazione militare con il nemico invasore, risale già al 30 giugno 1944, da parte della Procura di Perugia che trasmette gli atti all\'Alto commissariato per le sanzioni contro il Fascismo, che lo incrimina ufficialmente nel dicembre successivo spiccando un mandato di cattura. A guerra finita è la Corte d\'Assise di Bologna ad occuparsi del caso, emettendo il 29 agosto 1946 una sentenza di condanna, per cui viene presentato ricorso in Cassazione. La seconda sezione penale della Suprema Corte, il 9 febbraio 1948, annulla le precedenti disposizioni e rinvia gli atti alla Corte d\'Assise di Roma, che a sua volta si pronuncia il 22 novembre 1948 confermando i trenta anni di reclusione già inflitti. Segue un nuovo rinvio alla Corte di Cassazione, che il 29 novembre 1949 rinvia gli atti di nuovo a Bologna. Quando questa emette una sentenza, l\'8 gennaio 1953, l\'imputato già da tre anni è ammesso alla libertà condizionale. Segue un condono di venti anni di pena, più altri due nel 1955 e declaratoria di amnistia pronunciata il 24 novembre 1959 dalla seconda sezione penale della Corte d\'Assise di Roma. Il 30 ottobre 1961 la Corte d\'Appello di Roma ne sancisce la riabilitazione civile. Da lì alla morte (a Perugia, l\'8 marzo 1970) Rocchi mantenne in piedi soltanto una causa civile con il Comune di Perugia, “reo” di avergli revocato d\'autorità la condotta veterinaria comunale.
Ermanno Morucci
Nome Ermanno
Cognome Morucci
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile fu Tobia e di Bittoni Zena, nato a Perugia il 10/04/1911 e ivi residente.
Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana
Nome del reparto 102. legione GNR di Perugia
Italo Vigilanti
Nome Italo
Cognome Vigilanti
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile fu Francesco e di Bariletti Elvira, nato a Perugia il 12/03/1899 e ivi residente.
Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana
Nome del reparto 102. legione GNR di Perugia
Memorie
Memorie legate a questa strage
monumento a Deruta, Castelleone
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: Deruta, Castelleone
Descrizione: Il suo nome compare sul monumento che sopra Castelleone, nel Comune di Deruta (Perugia), ricorda i Caduti delle brigate “Leoni” e “Francesco Innamorati”, posto sul luogo più rappresentativo per il rastrellamento che ha colpito le due formazioni il 6 marz
altro a Sansepolcro
Tipo di memoria: altro
Ubicazione: Sansepolcro
Anno di realizzazione: 1973
Descrizione: La salma di Tomši?, inizialmente inumata del Cimitero civico di Perugia, è stata traslata al Sacrario degli Jugoslavi nel cimitero di Sansepolcro (Arezzo) nell\'agosto 1973.