Descrizione
Località Sarone di Caneva, Sacile, Pordenone, Friuli-Venezia Giulia
Data 24 aprile 1945
Matrice strage Nazista
Numero vittime 5
Numero vittime uomini 3
Numero vittime bambini 2
Numero vittime uomini anziani 1
Numero vittime donne 2
Numero vittime donne adulte 1
Numero vittime donne anziane 1
Descrizione: L’abitazione della famiglia Zaghet si trovava fra le sorgenti del Palù e del Livenza, in una zona pressoché disabitata e acquitrinosa. Il 24 aprile vennero rinvenuti nei pressi del Palù i cadaveri di due soldati tedeschi e per tale ragione un reparto nazista, probabilmente proveniente da Roveredo in Piano e guidato dal tenente medico Dörnenburg, a scopo di rappresaglia si abbatteva sull’unica abitazione presente nel circondario. Visto l’approssimarsi del reparto tedesco Dosolina Manfè intimò al marito Mario Zaghet di abbandonare l’abitazione, in quanto unico uomo adulto, confidando nel fatto che i nazisti non avrebbero fatto del male a lei, al figlio Ermenegildo di 8 mesi, al nipotino Enzo Carioti di 18 mesi e agli anziani suoceri Caterina Polo e Eugenio Zaghet. Mario si sarebbe recato su di un’altura nei pressi della casa, aspettando che le acque si calmassero. Il reparto, giunto a destinazione, colpì l’abitazione con bombe a mano e raffiche di mitra, uccidendo e ferendo gravemente le persone che vi si trovavano all’interno. Entrati successivamente nell’abitazione, dopo aver inferto il colpo di grazia ai feriti, i soldati si diedero al saccheggio e all’incendio della casa. Vedendo il fuoco da lontano, Mario decise di accorrere, senza immaginare la strage che si era da poco consumata. Qui giunto avrebbe trovato agonizzanti sia la moglie che il figlio, i quali morirono pochi minuti dopo. Poco dopo, sul teatro della strage, sarebbe giunta anche Norma Zaghet, madre di Enzo Carioti, che, oltre a raccogliere il cadavere del figlio, assistette agli ultimi istanti di vita della cognata e del nipotino.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Violenze connesse: incendio di abitazione
Tipo di massacro: rappresaglia
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Estremi e note penali: Nel 1997 Sergio Dini, Pm della Procura Militare di Padova, raccogliendo numerosi fascicoli aperti nell’immediato dopoguerra dalla Procura a seguito di denunce inerenti fatti di sangue avvenuti nel pordenonese ad opera di un non meglio specificato “Donnemburg”, “Dorrnemberg” o “Dornerberg”, meglio conosciuto come il “Foghin”, decise di riaprire le indagini per accertare le responsabilità circa i fatti accaduti tra l’agosto 1944 e l’aprile del 1945 in quella zona. L’istruttoria si sarebbe per lungo tempo arenata di fronte alle difficoltà incontrate nel ricostruire l’identità effettiva del tenente medico, ma grazie ai contatti presi tra il Consolato Generale d’Italia con la Deutsche Dienststelle (WASt), egli venne rintracciato a Speyer, dove risiedeva stabilmente dal 1965. Accolta nel 2004 la richiesta di rinvio a giudizio avanzata da Dini nei confronti di Dörnenburg per il reato di «violenza continuata contro privati nemici mediante omicidio», l’udienza venne fissata per il 19 aprile del 2005. L’ex tenente medico era chiamato a rispondere ad un capo di imputazione che lo accusava di 31 omicidi e di violenze varie avvenute nei territori del pordenonese. Il dibattimento non ebbe mai luogo perché il 31 marzo del 2005 Dörnenburg si sarebbe spento all’età di 89 anni presso l’ospedale di Speyer. Vedere procedimento penale n. 1465/97 della Procura Militare di Padova
Scheda compilata da Irene Bolzon
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-10-27 11:06:14
Vittime
Elenco vittime
1. Zaghet Eugenio, 64 anni, civile
2. Polo Caterina in Zaghet, 61 anni, civile
3. Manfè Dusolina in Zaghet, 34 anni, civile
4. Zaghet Ermenegildo, 8 mesi, civile
5. Enzo Carioti, 18 mesi, civile
Elenco vittime civili 5
1. Zaghet Eugenio, 64 anni, civile
2. Polo Caterina in Zaghet, 61 anni, civile
3. Manfè Dusolina in Zaghet, 34 anni, civile
4. Zaghet Ermenegildo, 8 mesi, civile
5. Enzo Carioti, 18 mesi, civile
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Alfred Dörnenburg
Nome Alfred
Cognome Dörnenburg
Note responsabile Luftwaffe-Sanitäts-Abteilung di stanza a Roveredo in Piano
Note procedimento Alfred Dörnenburg, più conosciuto con il soprannome di “Foghin” attribuitogli dalla popolazione locale per il suo frequente ricorso all’incendio delle abitazioni civili, rappresenta una delle figure chiave per comprendere la repressione operata da tedeschi e collaborazionisti nell’area del pordenonese. Nato il 22 gennaio del 1916 a Wuppertal, come sottotenente medico della Luftwaffe venne dislocato probabilmente prima ad Aviano e poi nell’agosto del 1944 presso il posto di comando di Roveredo in Piano. Il comando tedesco, situato presso le scuole elementari, l\'ex casa del Fascio e gli impianti militari nei pressi dell\'aeroporto di Aviano, divenne grazie alla sua iniziativa sede di uno dei principali Centri di repressione antipartigiana della regione e in quanto tale luogo di detenzione e tortura per coloro che erano ritenuti in collegamento con il Movimento di Liberazione. Il comando sarebbe ben presto divenuto un punto di riferimento per l’attività di numerose spie e informatori locali, per lo più aderenti al PFR e collaboratori delle Brigate Nere della zona, i quali intrattenevano con lui relazioni stabili al fine di fornire le informazioni necessarie a ricostruire l’identità dei partigiani attivi in quei territori. Responsabile della maggior parte delle operazioni contro le bande partigiane nella zona pedemontana avvenute tra l’agosto 1944 e la primavera del 1945 e mandante di numerose fucilazioni, rappresaglie, omicidi e atti di violenza contro la popolazione civile, egli venne catturato dagli Alleati il 1 maggio del 1945 a Maniago, riuscendo però nelle settimane seguenti a far perdere le proprie tracce. Il suo nominativo comparve successivamente con il numero 58/165 nella lista dei criminali di guerra ricercati dalla United Nations War Crimes Commission (UNWCC) per i fatti avvenuti nel pordenonese, ma di lui si sarebbero perse le tracce fino ai primi anni 2000, quando il Pm della Procura Militare di Padova Sergio Dini riuscì a ricostruire le sue generalità e ad avviare contro di lui un procedimento penale. Nel 1997 Sergio Dini, Pm della Procura Militare di Padova, raccogliendo numerosi fascicoli aperti nell’immediato dopoguerra dalla Procura a seguito di denunce inerenti fatti di sangue avvenuti nel pordenonese ad opera di un non meglio specificato “Donnemburg”, “Dorrnemberg” o “Dornerberg”, meglio conosciuto come il “Foghin”, decise di riaprire le indagini per accertare le responsabilità circa i fatti accaduti tra l’agosto 1944 e l’aprile del 1945 in quella zona. L’istruttoria si sarebbe per lungo tempo arenata di fronte alle difficoltà incontrate nel ricostruire l’identità effettiva del tenente medico, ma grazie ai contatti presi tra il Consolato Generale d’Italia con la Deutsche Dienststelle (WASt), egli venne rintracciato a Speyer, dove risiedeva stabilmente dal 1965. Accolta nel 2004 la richiesta di rinvio a giudizio avanzata da Dini nei confronti di Dörnenburg per il reato di «violenza continuata contro privati nemici mediante omicidio», l’udienza venne fissata per il 19 aprile del 2005. L’ex tenente medico era chiamato a rispondere ad un capo di imputazione che lo accusava di 31 omicidi e di violenze varie avvenute nei territori del pordenonese. Il dibattimento non ebbe mai luogo perché il 31 marzo del 2005 Dörnenburg si sarebbe spento all’età di 89 anni presso l’ospedale di Speyer. Vedere procedimento penale n. 1465/97 della Procura Militare di Padova
Memorie
Memorie legate a questa strage
cippo a Longòn
Tipo di memoria: cippo
Ubicazione: Longòn
Descrizione: Sul luogo dove è avvenuta la strage, sulla strada tra Sarone e Polcenigo, in località Longòn, è stato eretto un cippo in memoria delle cinque vittime.