Descrizione
Località Ponte di Corva, Pordenone, Pordenone, Friuli-Venezia Giulia
Data 25 marzo 1945
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 3
Numero vittime uomini 3
Numero vittime uomini adulti 3
Descrizione: La mattina del 25 marzo un gruppo di 12 partigiani aveva trovato rifugio presso una casa colonica a Corva di Pordenone. Il loro obiettivo era quello di far saltare il ponte di Corva per impedire il buon esito di un’operazione militare pianificata dai locali reparti tedeschi e collaborazionisti. In quella casa, di proprietà del mezzadro Pitton, aveva però trovato alloggio qualche tempo prima anche Enrico Cattaneo, vicecommissario politico del Fascio Repubblicano di Pordenone, che era sfollato dalla sua abitazione perché gravemente danneggiata in seguito a bombardamento. Verso le 5 del mattino i partigiani, ignari della presenza del Cattaneo, domandarono al mezzadro qualcosa da mangiare per rifocillarsi prima dell’azione, ma il loro rumoreggiare aveva attirato l’attenzione del vicecommissario del fascio, che, temendo azioni contro di lui, scappò dalla casa uscendo per la finestra. Raggiunse quindi le “Casermette” di Pordenone, denunciando il fatto direttamente al tenente Leschiutta. Alle ore 10 del mattino una ventina di soldati tedeschi e i componenti della “Banda Leschiutta” a bordo di un camion raggiunsero la casa colonica e ingaggiarono uno scontro a fuoco coi partigiani, i quali si difesero strenuamente dall’assedio. Nonostante il tentativo di resistenza, tre di essi vennero catturati. Dopo essere stati ripetutamente malmenati e torturati, così come testimoniò nel dopoguerra lo stesso Pitton, i tre vennero portati davanti a Villa Toffoli, appesi a dei tronchi d’albero con le mani legate dietro alla schiena e colpiti da raffiche di mitra. I loro corpi vennero lasciati sugli alberi per tre giorni.
Modalità di uccisione: fucilazione,impiccagione
Tipo di massacro: rappresaglia
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Estremi e note penali: Nel dopoguerra Enrico Cattaneo per questa vicenda venne processato dalla Corte d’Assise Straordinaria di Udine il 12 luglio 1945 e condannato in primo grado alla pena di morte mediante fucilazione, poi commutata in ergastolo e successivamente ridotta da vari decreti di amnistia e indulto.
Per quanto riguarda invece la “Banda Leschiutta” alcuni dei suoi componenti vennero processati a fine guerra sempre dalla stessa Corte nel 1946. Il procedimento si sarebbe concluso con una serie di condanne piuttosto lievi. Vedere Sentenza n. 10, procedimento n. 82/46 del Reg. Gen.
Scheda compilata da Irene Bolzon
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2017-07-24 15:30:37
Vittime
Elenco vittime
Bakhtiar Rana, ufficiale indiano dell’esercito britannico dal nome di battaglia “Nobile” di cui non sono note le indicazioni anagrafiche.
Fioretti Fulmine Maurico , di Pontedera (Pisa).
Truccolo Giovanni “Tom”, 20 anni, contadino di Prata di Pordenone.
Elenco vittime partigiani 3
Bakhtiar Rana.
Fioretti Fulmine Maurico.
Truccolo Giovanni.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Egisto Casadei
Nome Egisto
Cognome Casadei
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Casadei Egisto, nato a Cesena il 02/06/1907, fascista repubblicano, appartenente alle Brigate nere. Arrestato, detenuto a Forlì; imputato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì. Condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione e rinvio per nuovo esame a Corte d’Assise di Perugia.
Note procedimento - Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì contro Casadei Egisto (nato a Cesena il 02/06/1907), Valducci Colombo (nato a Cesena l’08/04/1903), Sandali Aderno (nato a Ferrara il 09/08/1912), Fiori Mario (nato a Cesena il 04/04/1899), Berardi Lino (nato a Cesena il 29/09/1923), tutti fascisti repubblicani, imputati per collaborazionismo e per vari reati, tra cui l’eccidio di Ponte Ruffio e l’eccidio di San Giorgio del 22/08/1944 (v. Episodio di San Giorgio (FC), 22 agosto 1944). Non a tutti gli imputati furono contestati i medesimi capi di imputazione, ma tutti furono accusati per Ponte Ruffio. Con sentenza del 07/02/1947, per l’episodio specifico di Ponte Ruffio, la Corte condannò Valducci e Casadei all’ergastolo, sostituendo la pena con trent’anni di reclusione; condannò inoltre Sandali a ventisette anni di reclusione condonando un terzo della pena. La Corte invece assolse Berardi e Fiori dalle accuse di omicidio per insufficienza di prove, pur condannando Fiori per devastazione e saccheggio. Casadei fu condannato anche per l’uccisione di Barbieri e Barducci (v. Episodio di San Giorgio (FC), 22 agosto 1944). La Cassazione il 17/01/1948 annullò la sentenza contro Casadei, Valducci e Sandali e quella del 20/03/1947 contro Aguzzoni e altri per mancanza di motivazione e rinviò gli atti alla Corte d’Assise di Perugia per nuovo esame. Annullò inoltre senza rinvio la parte della sentenza relativa alla condanna di Fiori.
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto Brigata nera reparto imprecisato
Enrico Cattaneo
Nome Enrico
Cognome Cattaneo
Ruolo nella strage Delatore
Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano
Note responsabile vicecommissario politico del Fascio Repubblicano di Pordenone.
Note procedimento Nel dopoguerra Enrico Cattaneo per questa vicenda venne processato dalla Corte d’Assise Straordinaria di Udine il 12 luglio 1945 e condannato in primo grado alla pena di morte mediante fucilazione, poi commutata in ergastolo e successivamente ridotta da vari decreti di amnistia e indulto.