Descrizione
Località Aviano, Aviano, Pordenone, Friuli-Venezia Giulia
Data 26 marzo 1945
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini anziani 1
Descrizione: Marco e Luigi Trevisan erano i proprietari del mulino di Aviano. Per tale ragione i due avevano avuto frequenti contatti con i partigiani, i quali diverse volte avevano requisito della farina per sostenere le formazioni in montagna. Denunciati molto probabilmente da Antonio Roman, informatore dei tedeschi, i due entrarono nel mirino delle autorità naziste. Nella mattinata del 26 marzo Marco Trevisan ricevette la visita di due finti partigiani, che si presentarono con i nomi di battaglia “Topolino” e “Sergio” e che esibirono un ordine firmato dal comandate “Maso” che intimava la requisizione di due quintali di farina. Essendo l’attività del mulino praticamente ferma, Marco si rifiutò di consegnare la farina, sostenendo di non averne. Dopo un breve alterco Marco avrebbe preso contatti con un partigiano della zona il quale lo informò che la firma del comandante “Maso” apposta sull’ordine di requisizione era contraffatta. Marco a quel punto, pensando che la situazione fosse risolta, si recò a Pordenone per ragioni di lavoro. Verso le ore 14.00 di quella stessa giornata “Topolino” e “Sergio” si recarono nuovamente presso il mulino, trovandovi questa volta Luigi Trevisan il quale, dopo durissime pressioni e minacce, decise di acconsentire alla consegna della farina. Due ore dopo sopraggiunse presso l’abitazione di Luigi una camionetta con a bordo militari tedeschi che, fatta irruzione, intimarono al proprietario e ai suoi dipendenti di riunirsi in una stanza, procedendo al saccheggio della casa. Dopo un’ora giunsero un autocarro carico di militi tedeschi e repubblicani e un’autovettura con a bordo il tenente medico Dörnenburg. Prelevato Luigi dalla stanza e condottolo in cucina, il tenente medico iniziò a picchiarlo e a torturarlo per indurlo a confessare i suoi rapporti con i partigiani. Ad essere picchiato dal tenente fu anche uno dei suoi dipendenti, Tesserin Eugenio. Poco più tardi Marco fece ritorno a casa dopo essere stato a Pordenone e qui Dörnenburg e alcuni militi repubblicani presero a picchiarlo di fronte ai familiari, facendolo sanguinare copiosamente. Terrorizzato dalla scena, il figlio di 16 anni decise di fermare il tenente, offrendo la propria vita in cambio di quella del padre. A quel punto Dörnenburg, probabilmente colpito, dispose l’arresto di Marco e di tutti i presenti, tra cui la nipote Luisa, successivamente trasportati presso le carceri di Roveredo in Piano. Mentre Marco veniva duramente picchiato, suo fratello Luigi venne invece ucciso da colpi di arma da fuoco all’esterno della propria casa. Marco, poi trasferito a Pordenone, sarebbe rimasto in prigione fino alla Liberazione, mentre gli altri fermati vennero tutti rilasciati pochi giorni dopo l’arresto. La villa dei Trevisan venne saccheggiata e il mobilio dato alle fiamme.
Modalità di uccisione: fucilazione
Tipo di massacro: punitivo
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Estremi e note penali: Alfred Dörnenburg, più conosciuto con il soprannome di “Foghin” attribuitogli dalla popolazione locale per il suo frequente ricorso all’incendio delle abitazioni civili, rappresenta una delle figure chiave per comprendere la repressione operata da tedeschi e collaborazionisti nell’area del pordenonese. Nato il 22 gennaio del 1916 a Wuppertal, come sottotenente medico della Luftwaffe venne dislocato probabilmente prima ad Aviano e poi nell’agosto del 1944 presso il posto di comando di Roveredo in Piano. Il comando tedesco, situato presso le scuole elementari, l'ex casa del Fascio e gli impianti militari nei pressi dell'aeroporto di Aviano, divenne grazie alla sua iniziativa sede di uno dei principali Centri di repressione antipartigiana della regione e in quanto tale luogo di detenzione e tortura per coloro che erano ritenuti in collegamento con il Movimento di Liberazione. Il comando sarebbe ben presto divenuto un punto di riferimento per l’attività di numerose spie e informatori locali, per lo più aderenti al PFR e collaboratori delle Bande Nere della zona, i quali intrattenevano con lui relazioni stabili al fine di fornire le informazioni necessarie a ricostruire l’identità dei partigiani attivi in quei territori. Responsabile della maggior parte delle operazioni contro le bande partigiane nella zona pedemontana avvenute tra l’agosto 1944 e la primavera del 1945 e mandante di numerose fucilazioni, rappresaglie, omicidi e atti di violenza contro la popolazione civile, egli venne catturato dagli Alleati il 1 maggio del 1945 a Maniago, riuscendo però nelle settimane seguenti a far perdere le proprie tracce. Il suo nominativo comparve successivamente con il numero 58/165 nella lista dei criminali di guerra ricercati dalla United Nations War Crimes Commission (UNWCC) per i fatti avvenuti nel pordenonese, ma di lui si sarebbero perse le tracce fino ai primi anni 2000, quando il Pm della Procura Militare di Padova Sergio Dini riuscì a ricostruire le sue generalità e ad avviare contro di lui un procedimento penale.
Nel 1997 Sergio Dini, Pm della Procura Militare di Padova, raccogliendo numerosi fascicoli aperti nell’immediato dopoguerra dalla Procura a seguito di denunce inerenti fatti di sangue avvenuti nel pordenonese ad opera di un non meglio specificato “Donnemburg”, “Dorrnemberg” o “Dornerberg”, meglio conosciuto come il “Foghin”, decise di riaprire le indagini per accertare le responsabilità circa i fatti accaduti tra l’agosto 1944 e l’aprile del 1945 in quella zona. L’istruttoria si sarebbe per lungo tempo arenata di fronte alle difficoltà incontrate nel ricostruire l’identità effettiva del tenente medico, ma grazie ai contatti presi tra il Consolato Generale d’Italia con la Deutsche Dienststelle (WASt), egli venne rintracciato a Speyer, dove risiedeva stabilmente dal 1965. Accolta nel 2004 la richiesta di rinvio a giudizio avanzata da Dini nei confronti di Dörnenburg per il reato di «violenza continuata contro privati nemici mediante omicidio», l’udienza venne fissata per il 19 aprile del 2005. L’ex tenente medico era chiamato a rispondere ad un capo di imputazione che lo accusava di 31 omicidi e di violenze varie avvenute nei territori del pordenonese. Il dibattimento non ebbe mai luogo perché il 31 marzo del 2005 Dörnenburg si sarebbe spento all’età di 89 anni presso l’ospedale di Speyer. Vedere procedimento penale n. 1465/97 della Procura Militare di Padova
Roman e i fratelli Tassan vennero processati dalla Corte Straordinaria d’Assise di Udine la quale, con sentenza del 1 luglio 1946, dichiarò di non doversi procedere a carico dei tre poiché i reati loro ascritti erano estinti per effetto dell’amnistia prevista dal D.P. 22.6.1946. Cfr. Sentenza n. 99, procedimento 47/46 del Reg. Gen.
Scheda compilata da Irene Bolzon
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-11-01 21:13:40
Vittime
Elenco vittime
Luigi Trevisan, 65 anni, imprenditore, civile
Elenco vittime civili 1
Luigi Trevisan, 65 anni, imprenditore, civile
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Alfred Dörnenburg
Nome Alfred
Cognome Dörnenburg
Nome del reparto Luftwaffen-Sicherungs-Regiment Italien
Antonio Roman
Nome Antonio
Cognome Roman
Ruolo nella strage Delatore