Descrizione
Località Opicina, Trieste, Trieste, Friuli-Venezia Giulia
Data 7 marzo 1944
Matrice strage Nazista
Numero vittime 1
Numero vittime donne 1
Numero vittime donne anziane 1
Descrizione: Opicina è una delle principali frazioni della città di Trieste sul Carso. Prima della Grande guerra era nota col nome triestino di Opcina o in sloveno Op?ine. Spesso viene chiamata tuttora Villa Opicina o Poggioreale del Carso che sarebbero ambedue denominazioni dell'importante stazione ferroviaria, ma non del paese stesso. La frazione è da sempre abitata prevalentemente da popolazione di lingua slovena. Nel 1944 contava circa 3.000 abitanti tra i quali 156 entrarono a far parte delle unità partigiane e 84 furono attivisti antifascisti. Opicina rappresentava l’anello di congiunzione tra le unità partigiane del Carso ed il movimento di liberazione di Trieste. I primi contatti con il Fronte di Liberazione Sloveno di Trieste risalgono già all’ottobre del 1941. I comitati clandestini operarono ininterrottamente dall’ottobre 1943 (quando si costituì il primo comitato del Fronte di Liberazione sloveno) sino alla liberazione. Il paese fu presidiato sin dal 1943 dalle forze tedesche, soprattutto per la sua posizione strategica nella difesa della città di Trieste. Durante le grandi operazioni a Gorizia e in Istria del settembre-ottobre 1943 fu sede del Comando del II SS.Panzer Korps. Una grande caserma si trovava a Banne e una seconda in via Prosecco. Unità erano state dislocate nelle ville di via Carsia e nel centro del paese. Carceri si trovavano alla stazione dei carabinieri di via Prosecco 1 (odierno ufficio postale) e all’Orfanotrofio Marianum sull’odierna strada per Vienna.
Uno dei fatti che più di altri impressionò la memoria della popolazione di Opicina, è quello legato al nome di Rosalia Kocjan, donna di quasi sessanta anni, madre di sei figli (due dei quali partigiani) staffetta partigiana. Venne arrestata dai tedeschi sul tram di Opicina, non si sa se a seguito di una delazione o perché caduta in una imboscata e successivamente impiccata ad un albero, davanti al numero civico 41 di Via Nazionale, all’alba del 7 marzo 1944. I molti testimoni ricordano il corpo appeso, i suoi calzettoni scuri, i piedi infilati in pantofole felpate, una sciarpa al collo, un cappotto o forse una giacca striminzita nascosta da un enorme cartellone appeso al collo con diverse scritte tra cui anche: Ich bin Bandit. Il corpo della partigiana rimase appeso all’albero per due giorni affinché tutti potessero vederlo. Fu il parroco don Zink a intercedere presso il comando tedesco affinché il corpo fosse sepolto.
Modalità di uccisione: impiccagione
Trattamento dei cadaveri: Esposizione dei cadaveri
Tipo di massacro: punitivo
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Scheda compilata da Giorgio Liuzzi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-11-03 09:50:16
Vittime
Elenco vittime
Kocjan Guli? Rosalia, nata a Vrhpolje il 27.02.1885, residente a Trieste, casalinga, partigiana dell’Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavia, Fronte di Liberazione di Trieste.
Elenco vittime partigiani 1
Kocjan Guli? Rosalia, nata a Vrhpolje il 27.02.1885, residente a Trieste, casalinga, partigiana dell’Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavia, Fronte di Liberazione di Trieste.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Memorie
Memorie legate a questa strage
lapide a via nazionale, Opicina
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: via nazionale, Opicina
Anno di realizzazione: 1994
Descrizione: Il 7 marzo 1994, nel cinquantesimo anniversario del martirio, la sezione ANPI-VZPI di Opicina pose una targa commemorativa sulla facciata dell’edificio di via Nazionale n. 28.
commemorazione a
Tipo di memoria: commemorazione
Descrizione: commemorazione del fatto a cura della sezione ANPI di Opicina nell’anniversario e in occasione del 25 aprile