Descrizione
Località Pietralunga, Pietralunga, Perugia, Umbria
Data 7 maggio 1944 - 11 maggio 1944
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 16
Numero vittime uomini 15
Numero vittime uomini adulti 13
Numero vittime uomini anziani 1
Numero vittime uomini senza informazioni 1
Numero vittime donne 1
Numero vittime donne adulte 1
Descrizione: All'alba del 7 maggio Pietralunga viene martellata di colpi, anche di artiglieria, prima che arrivino i soldati a completare l'opera. È un'ondata fulminea e devastante, che rapidamente si esaurisce e si avvia verso quello che è ritenuto il covo dei partigiani, la parrocchia del “prete bandito” don Marino Ceccarelli, dove – grazie alla tempestività del sacerdote – non vi sono miracolosamente vittime. La furia si scatena comunque contro le pochissime abitazioni intorno alla chiesa, distrutta essa stessa insieme alla canonica perché secondo i tedeschi (e i loro documenti) sono il deposito delle armi della brigata. Nulla di più falso stando alla totalità delle testimonianze disponibili, che ricordano come vi sia nella canonica solo un certo quantitativo di grano, raccolto dai partigiani per soddisfare le proprie necessità e quelle della popolazione. Questo perché i partigiani si aspettavano il rastrellamento ormai da qualche giorno e avevano provveduto a spostare lontano da Morena armi, materiali e documentazione compromettente.
Soltanto a sera la gente può tornare in quel che resta delle proprie case, quando le truppe sono ormai in gran parte ai margini del territorio di Pietralunga per proseguire l'operazione ad Apecchio, Cagli e Cantiano. Non tutti però sono partiti e, mentre i fascisti reinsediano la caserma e altri loro organismi, i pietralunghesi notano la permanenza in città di un ufficiale tedesco alla testa di una piccola pattuglia. Questi hanno un incarico ben preciso, ritrovare due commilitoni mandati da Apecchio qualche giorno prima, uno in divisa russa l'altro inglese, per battere tutto il territorio in cerca di informazioni sulla reale consistenza delle forze partigiane. Un altro elemento, quindi, che presenta il rastrellamento come un'operazione in preparazione da giorni o settimane e non scatenata (semmai soltanto accelerata) dallo scontro di Montone del 6 maggio. Anche perché l'ordine per i due in missione è di ritrovarsi sulla piazza di Pietralunga il 7 maggio, all'arrivo del grosso delle truppe. Non si hanno però notizie di loro, che hanno mancato all'appuntamento, e così, dopo vane ricerche fra la gente terrorizzata, si decide di interpellare le diocesi di Città di Castello, Gubbio e Cagli affinché investano con la massima urgenza tutti i parroci del compito di fornire informazioni. Trascorre ancora una settimana, finché giunge un uomo da Aggiglioni riferendo che il parroco di lì ha notizie dei due militari, ma chiede un salvacondotto per spostarsi nottetempo ed assumere ulteriori informazioni. I tedeschi hanno fretta e acconsentono, programmando l'incontro già per la mattina successiva in una casa colonica isolata. Durante la discussione, don Ivo Andreani si mostra irremovibile nella volontà di dare informazioni solo a seguito dell'assicurazione che non saranno perpetrate rappresaglie sulla popolazione. Avutala con non poche difficoltà, toglie dalla tasca una carta e indica un punto non lontano da Colle Antico, dove sotto una catasta di legna sono stati composti i due cadaveri. I due erano stati infatti individuati la mattina del 7 da una pattuglia di partigiani e tenuti sotto sorveglianza. Quando poi, poco dopo, cominciano ad arrivare i boati dell'artiglieria che colpisce Pietralunga, si tradiscono e confessano che avrebbero dovuto guidare i commilitoni in arrivo per il rastrellamento. Vengono immediatamente fucilati e sepolti nel luogo indicato da don Ivo. Non è chiaramente possibile sapere quante notizie i due abbiano reperito prima di cadere in mano della “S. Faustino”, ma è fin troppo ovvio che la loro eliminazione ha privato i nazifascisti – per lo meno – della guida da parte di persone che un minimo di conoscenza del territorio l'hanno acquisita; possiamo quindi ritenere che abbia anche contribuito a ridurre il numero delle vittime.
Al mattino del 7 maggio sei uomini provenienti da Roma, probabilmente per rifornirsi di generi alimentari, vengono uccisi a Pietralunga perché ritenuti partigiani. Bagiacchi e Luchetti Francesco vengono fucilati in località Caigisti. Erminia Ceccarelli in località Palombaro. Giuseppe Falcini in località Molino della Casella. Gino Luchetti in località Monte delle Croci. Benedetto Urbani lungo il torrente Carpinella. Tutti uccisi dai tedeschi.
A poca distanza da Montemaggiore, presso Perrubbio, nel territorio tra Città di Castello e Pietralunga, la mattina del 10 maggio 1944 i nazifascisti sorprendono i cugini Giulio e Dario Guerrini, Candido Bellucci, Adolfo Bartolini, Ciro Renghi ed Eliseo Martinelli nascosti nel bosco. Siccome non avevano armi vengono condotti alla sede del comando, posta proprio nella fattoria di Montemaggiore. Sottoposti a stringente interrogatorio, negano ogni rapporto con i partigiani. Per cercare di salvar loro la vita intervengono familiari e conoscenti – i Guerrini avevano parenti proprio a Montemaggiore –, assicurando che i catturati si trovavano alla macchia esclusivamente per non rispondere alle chiamate dei bandi e che nulla avevano a che fare con la resistenza armata.
Il tenente altoatesino Hans Tatoni, che conduce gli interrogatori insieme a Edoardo Scotti, si mostra deciso a far fucilare tutti e sei. Poi, per placare le rimostranze e le suppliche dei familiari, promette che avrebbe disposto la loro deportazione in Germania. Perciò, quando la mattina dell'11 maggio quattro dei sei arrestati vengono visti allontanarsi con i nazifascisti, non si manifestano brutti presagi. Lo stesso Dario Guerrini, che parte con un reparto diverso, dice alla sorella che gli avevano chiesto di fare da guida nel prosieguo del rastrellamento. Il reparto più numeroso, al comando di Hans Tatoni, va in direzione di Castelguelfo. Giunto nelle vicinanze, si fraziona in più gruppi per rastrellare la zona. Uno di essi si ferma con Giulio Guerrini, Candido Bellucci e Adolfo Bartolini presso il cimitero rurale e li fucila a ridosso del muro perimetrale. Un fascista presente all'esecuzione avrebbe confessato a un commilitone che Guerrini gli aveva rivolto queste parole: “Tu hai il coraggio di ammazzarmi mentre siamo andati a scuola assieme?”
Intanto l'altro reparto raggiunge la zona di Confornano e Cai Zingari. Si ferma presso una casa colonica e si fa aprire la cantina, sparano sulle botti e si mettono a bere il vino che sgorgava. Il contadino chiede perché non ne danno un po' anche al giovane che è con loro e gli rispondono che non sarebbe servito a niente, perché lo avrebbero ammazzato di lì a poco. Poi i fascisti conducono Dario Guerrini poco lontano e lo fucilano. Gli altri due rastrellati, Renghi e Martinelli, vengono rilasciati quando le truppe impiegate nel rastrellamento abbandonano Montemaggiore, ma il secondo è costretto ad dovette arruolarsi nella GNR di Città di Castello.
Modalità di uccisione: fucilazione,uccisione con armi da fuoco
Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Nel processo istruito nel dopoguerra per i fatti di Montemaggiore, il tribunale militare di Firenze non poté procedere contro l'ufficiale della GNR Edoardo Scotti, “perché rimasto ignoto”; non fu possibile rintracciare e perseguire nemmeno Hans Tatoni. Per quanto riguarda l'identità dei militi che eseguirono la fucilazione, il giudice non raccolse prove inconfutabili a carico di nessuno degli imputati.
Annotazioni: L’operazione, a partire dal giorno successivo al suo avvio, sconfina a sud-sudest nei territori di Gubbio, Scheggia e Costacciaro. Mentre nel primo vi sono uccisioni, negli altri due non risultano esservi, ma vi sono catture e deportazioni (in numero molto limitato ma non precisabile) e diffuse violenze non mortali sulla popolazione, con massicce requisizioni e danneggiamenti, in particolare nell’area di Scheggia. In questo caso vengono colpite anche famiglie già falcidiate – anche con uccisioni – durante il precedente rastrellamento del 27 marzo.
Scheda compilata da Tommaso Rossi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-03-26 15:41:26
Vittime
Elenco vittime
Bagiacchi Luigi di Francesco, nato il 15/04/1889 a Pietralunga e ivi residente in località Pieve Capanne, mezzadro, coniugato con Maria Valentini; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” dal 7 febbraio al 7 maggio 1944, «civile – fucilato a Pietralunga».
Bartolini Adolfo di Egisto, nato il 30/07/1924 a Città di Castello (Perugia) e ivi residente, celibe; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” dal 7 febbraio al 15 maggio 1944, «civile – fucilato a Pietralunga».
Bellucci Candido di Evaristo, nato a Urbania (Pesaro-Urbino) il 03/10/1924 e residente a Città di Castello (Perugia), impiegato, celibe; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” dal 15 aprile all\'11 maggio 1944, «civile – fucilato a Pietralunga».
Ceccarelli Erminia di Salvatore, nata a Gubbio (Perugia) il 20 marzo 1892 e residente a Pietralunga, casalinga, coniugata con Adamo Fiorucci; riconosciuta partigiana della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto”, senza indicazioni temporali, «civile – fucilata a Pietralunga».
Cinque Angelo di Annino, nato a Roma il 12/10/1924 e ivi residente, impiegato; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” dal 5 al 7 maggio 1944, «civile – fucilato a Pietralunga».
Falcini Giuseppe di Antonio, nato a Pietralunga il 30/10/1913 e residente ad Umbertide (Perugia), autista, coniugato con Rosina Vescarelli.
Guerrini Dario di Pasquale, nato a Città di Castello (Perugia) il 24/02/1924 e ivi residente. Cugino di Giulio; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” dal 15 aprile all\'11 maggio 1944, «civile – fucilato a Città di Castello [sic!]».
Guerrini Giulio di Giuseppe, nato a Città di Castello (Perugia) il 17/03/1925 e ivi residente in località Montemaggiore. Cugino di Dario; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” dal 7 aprile al 7 maggio 1944, «civile – fucilato a Città di Castello [sic!]».
La Monica Domenico di Savino, nato a Barletta il 02/03/1923 e residente a Roma, usciere; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” dal 5 al 7 maggio 1944, «civile – fucilato a Pietralunga».
Luchetti Francesco di Domenico, nato il 02/05/1914 a Pietralunga e ivi residente, bracciante, coniugato con Bruna Girelli; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” senza indicazioni temporali, «civile – fucilato a il 7 maggio 1944».
Luchetti Gino di Eugenio, nato a Pietralunga il 08/06/1914 e ivi residente, coltivatore, coniugato con Adele Pandolfi; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” senza indicazioni temporali, «civile – fucilato a Pietralunga il 7 maggio 1944».
Poggi Eugenio di Gelasio, nato a Roma il 12/12/[06/01/]1916 e ivi residente; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” senza indicazioni temporali, «civile – fucilato a Pietralunga il 7 maggio 1944».
Serventi Giovanni di Giovanni, nato a Santati (Cagliari) nel 1912 [1921]e domiciliato a Roma, celibe, litografo; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” dal [illeggibile] al 7 maggio 1944, «fucilato a Pietralunga».
Taffetani Igino di Agostino, nato a Roma l’11/08/1924 e ivi residente; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” dal 5 al 7 maggio 1944, «fucilato a Pietralunga».
Urbani Benedetto fu Luigi, nato il 21/03/1860 a Pietralunga e ivi residente, bracciante, vedovo di Antonia Luchetti; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'urto” senza indicazioni temporali, «fucilato a Pietralunga il 7 maggio 1944».
Sconosciuto, originario di Roma.
Elenco vittime civili 13
Bagiacchi Luigi.
Bartolini Adolfo.
Bellucci Candido.
Ceccarelli Erminia.
Cinque Angelo.
Falcini Giuseppe.
Guerrini Dario.
Guerrini Giulio.
La Monica Domenico.
Luchetti Francesco.
Luchetti Gino.
Poggi Eugenio.
Sconosciuto.
Elenco vittime partigiani 3
Serventi Giovanni.
Taffetani Igino.
Urbani Benedetto.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Edoardo Scotti
Nome Edoardo
Cognome Scotti
Ruolo nella strage Autore
Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano
Note responsabile ufficiale della GNR.
Note procedimento Nel processo istruito nel dopoguerra per i fatti di Montemaggiore, il tribunale militare di Firenze non poté procedere contro l\'ufficiale della GNR Edoardo Scotti, “perché rimasto ignoto”
Hans Tatoni
Nome Hans
Cognome Tatoni
Ruolo nella strage Autore
Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano
Note responsabile tenente.
Note procedimento non fu possibile rintracciare e perseguire Hans Tatoni.
Tipo di reparto fascista Reparto speciale
Nome del reparto Battaglione M non identificato
Memorie
Memorie legate a questa strage
commemorazione a
Tipo di memoria: commemorazione
Descrizione: Annuali e molto partecipate come in tutta l\'alta valle del Tevere. A Pietralunga in particolare, un momento di partecipata commemorazione è anche il 7 maggio, anniversario del rastrellamento.
onorificenza alla città a
Tipo di memoria: onorificenza alla città
Descrizione: Pietralunga è città decorata di medaglia di bronzo al Valore militare per la Resistenza, con decreto del presidente della Repubblica Luigi Einaudi del 3 ottobre 1952: «Durante l\'occupazione tedesca, susseguente all\'armistizio, la popolazione di Pietralunga, con patriottica ed animosa decisione, sosteneva la resistenza dei suoi figli migliori che avevano preso le armi nella lotta partigiana. Venuto a trovarsi sulla linea del fronte preso e ripreso nel fluttuare della lotta, da alleati e tedeschi, il Comune di Pietralunga, subiva devastazioni e rappresaglie senza mai deflettere dal patriottico atteggiamento – Pietralunga, settembre 1943-28 luglio 1944».
altro a Pietralunga
Tipo di memoria: altro
Ubicazione: Pietralunga
Descrizione: Toponomastica dedicata (in particolare piazza 7 maggio, piazza centrale di Pietralunga).
lapide a Pietralunga, Morenza, chiesa parrochiale
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Pietralunga, Morenza, chiesa parrochiale
Anno di realizzazione: 1994
Descrizione: Lapide in memoria del rastrellamento del 7 maggio 1944 presso la chiesa parrocchiale di Morena (Pietralunga), scoperta dal comune di Gubbio [nella cui diocesi ricade la parrocchia di Morena] il 7 maggio 1994.
altro a Pietralunga
Tipo di memoria: altro
Ubicazione: Pietralunga
Anno di realizzazione: 1954
Descrizione: Stele ai Caduti per la Libertà, Pietralunga (1954).
luogo della memoria a Pietralunga
Tipo di memoria: luogo della memoria
Ubicazione: Pietralunga
Anno di realizzazione: 1983
Descrizione: “Monumento e parco al Partigiano umbro”, Pietralunga, realizzato per volontà della Regione Umbria nel 1983.
luogo della memoria a Città di Castello, cimitero civico.
Tipo di memoria: luogo della memoria
Ubicazione: Città di Castello, cimitero civico.
Descrizione: Adolfo Bartolini, Candido Bellucci, Dario e Giulio Guerrini sono sepolti, insieme anche ad altri partigiani morti o uccisi nel Pietralunghese, nel Sacrario ai volontari della Libertà, nel cimitero civico di Città di Castello.