Descrizione
Località Frazione Uncinano, località Colonnaccio, vocabolo Villa Mane, Spoleto, Perugia, Umbria
Data 10 novembre 1943
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Descrizione: Nel pomeriggio del 10 novembre 1943 Anderlini incontra in strada due giovani, uno dei quali in un italiano stentato dice di essere un ex prigioniero di guerra inglese, in cerca della strada per Firenze. Risponde che in una casa vicina c'è un suo commilitone nascosto ma, quando i due gli chiedono di indicargliela, alla sua reazione estraggono la pistola e lo colpiscono alla testa, poi si dileguano. Trasportato in ospedale, muore due giorni dopo.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Tipo di massacro: rastrellamento
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Annotazioni: L'11 novembre 1943, mentre Anderlini è degente in ospedale, il comandante dei Carabinieri di Spoleto riferisce l'episodio alla prefettura, fornendo però una versione parzialmente diversa delle circostanze. Anderlini si sarebbe imbattuto in due militari del presidio tedesco di Spoleto, in perlustrazione nella sua zona. Alla loro vista si sarebbe messo a fuggire, sapendo di essere inadempiente alla chiamata al lavoro, a quel punto i militari avrebbero fatto fuoco ferendolo.
Per meglio contestualizzare l'episodio, è necessario tenere presente che la zona dell'uccisione di Anderlini è molto vicina alla frazione Morgnano, dove presso le miniere di lignite (di proprietà della Società Terni) era stato installato un campo per prigionieri di guerra angloamericani. Va infine considerato che Spoleto, sin da metà settembre, è fortemente presidiata da reparti tedeschi, per la posizione strategica in cui si trova, per le numerose caserme (è sede, insieme a Perugia e Foligno, della divisione “Cacciatori delle Alpi”) e stabilimenti militari che vi hanno sede, per la presenza di un carcere di massima sicurezza (Rocca di Spoleto), utilizzato non solo come tale ma anche per la detenzione di oltre duecento internati civili dai territori occupati dal Regio esercito tra il 1940 e il 1943. Si tratta, oltre a qualche decina di greci, principalmente di jugoslavi, appartenenti ad una categoria considerata particolarmente pericolosa, ossia coloro che già in patria avevano subito procedimenti da parte di tribunali militari italiani (territoriali o di corpo d'armata). La fuga in massa di questi prigionieri la sera del 13 ottobre 1943, oltre a fornire una linfa fondamentale allo sviluppo della Resistenza in quell'area, allerta ancora di più le autorità tedesche, portando ad un rinforzo del presidio e dei controlli in città e negli immediati dintorni.
Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): La memoria della Resistenza e degli episodi connessi ai mesi all\'occupazione tedesca è molto sentita e celebrata dalla cittadinanza spoletina e dall\'Amministrazione. La giunta comunale in carica fino all\'anno scorso ha provveduto negli ultimi anni al restauro delle tre lapidi in piazza della Libertà, una delle quali con i nomi dei Caduti nella Resistenza e per mano nazifascista (corretta ed ampliata nei nomi con la consulenza dell\'Isuc).
Scheda compilata da Tommaso Rossi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2019-06-18 09:58:38
Vittime
Elenco vittime
Anderlini Dante, fu Giuseppe e di Tizzi Maria, nato a Spoleto il 13 (o 11) novembre 1922, ivi residente in frazione Uncinano, contadino, civile; riconosciuto partigiano della brigata “Melis” dal 23 settembre al 12 novembre 1943 «militare, caduto in combattimento».
Elenco vittime civili 1
Anderlini Dante.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Memorie
Memorie legate a questa strage
onorificenza alla città a
Tipo di memoria: onorificenza alla città
Anno di realizzazione: 1961
Descrizione: Sebbene l\'onorificenza non sia direttamente ed unicamente connessa a questo episodio, la città di Spoleto è stata decorata di medaglia d\'argento al Valore civile, con DPR del 16 gennaio 1961, «per il comportamento tenuto nel periodo bellico dal 1940 al 1945»: «Sopportava eroicamente numerosi bombardamenti che arrecavano gravi distruzioni agli impianti ed ai fabbricati, sacrificando la vita di numerosi suoi figli mai piegando nella sua fede per un\'Italia migliore. XXV giugno MCMLXI».