Descrizione
Località Poggio Tosoli, Massa Marittima, Grosseto, Toscana
Data 21 novembre 1943
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini anziani 1
Descrizione: A Massa Marittima, luogo simbolo della Resistenza maremmana, l’intensa partecipazione della popolazione alla guerra di Liberazione si deve alla compenetrazione tra la tradizione repubblicana ottocentesca e quella anarchica, socialista/comunista, legata al rilevante e precoce movimento sindacale e operaio. Già verso la fine del settembre 1943 si costituì il CLN composto da individui di tutto lo schieramento antifascista, che stabilì i suoi contatti con il primo gruppo partigiano della zona, guidato dal giovane Elvezio Cerboni e attivo inizialmente nei boschi della Marsiliana, che dal mese di ottobre compì vari atti di sabotaggio e attacchi alle caserme dei carabinieri (Boccheggiano, Tatti, Monterotondo ecc.). Al fine di migliorare l’assetto e l’organizzazione delle bande del massetano, dal mese di novembre il CPLN di Grosseto pose alla loro guida un militare, il capitano Mario Chirici, repubblicano.
Il 21 novembre, un reparto della stazione dei carabinieri di Massa Marittima, 35 militari tedeschi e un componente della Federazione provinciale del PFR, organizzarono un rastrellamento contro i partigiani nella zona di Monterotondo Marittimo e Pian dei Mucini. In località Poggio Casoli, al momento di uscir di casa, il contadino Giovanni Fabbri fu colpito dai nazi-fascisti con una fucilata. Difficilmente poteva esser stato scambiato per un partigiano, data l’età avanzata e il suo atteggiamento del tutto innocuo. Il cadavere fu trasportato al cimitero di Massa Marittima da uno stesso camion di militi.
Nel gennaio 1944 la formazione di Massa Marittima acquisì la denominazione di 3. Brigata Garibaldi: da essa, per divergenze di vedute col comandante Chirici e i continui rastrellamenti, si erano allontanati sia Cerboni che Velio Menchini, i quali costituirono rispettivamente il distaccamento “Mario” (poi “Otello Gattoli”) nel bosco di Berignone (Volterra) e quello “Velio” a Colle Val d’Elsa, poi confluiti nella 23. Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia”.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Ignoti militari tedeschi imputati sulla base della denuncia presentata dalla Legione Territoriale CC.RR. di Livorno. Gli atti per l’istruttoria furono trasmessi all’Ufficio del P.M. presso la Sezione speciale della Corte d’Assise di Grosseto (23/3/1946). Titolo del reato: violenza con omicidio (art. 185 CPMG); omicidio e aiuto al nemico.
Ignoti militari italiani, imputati sulla base della denuncia presentata dalla Legione Territoriale CC RR di Livorno. Gli atti per l’istruttoria furono trasmessi all’Ufficio del PM presso la Sezione speciale della Corte d’Assise di Grosseto (23/3/1946). Titolo del reato: violenza con omicidio (art. 185 CPMG); omicidio e aiuto al nemico.
Gli atti per l’istruttoria trasmessi all’Ufficio del PM presso la Sezione speciale della Corte d’Assise di Grosseto (23/3/1946) non furono mai restituiti. L’episodio dell’uccisione di Giovanni Fabbri si ritrova al numero d’ordine 1154 nell’elenco dei criminali nazifascisti in Italia, rinvenuto nel cosiddetto “armadio della vergogna”. Nelle note dell’elenco, che riportano gli estremi dell’invio dei fascicoli alle procure militari di competenza dopo il ritrovamento dell’armadio, si legge “non luogo provvedere (28/11/1994)”.
Annotazioni: Nei documenti dei carabinieri conservati all'AUSSME la località è denominata Poggio Casoli
Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): Nel dopoguerra la ricostruzione politica e morale a Massa Marittima fu molto difficile, perché la “memoria divisa” riguardò non solo antifascisti ed ex-fascisti ma anche la Resistenza, con la netta frattura fra antifascisti e partigiani di tradizione repubblicana e quelli di fede comunista. Per quanto riguarda il primo aspetto, sottolineiamo l’esplosione di violenza contro i fascisti repubblicani che si manifestò dopo la liberazione – dovuta anche ai meccanismi farraginosi della giustizia e al contraddittorio percorso dei procedimenti d’epurazione – a stento mitigata dal forte impegno del CLN e delle autorità locali per giungere alla pacifica transizione verso la democrazia. Il clima di guerra civile che rimase a lungo a Massa è ben evidente anche nella vicenda del processo per la strage dei minatori di Niccioleta, dove i parenti delle vittime e la popolazione in generale attribuirono responsabilità unicamente ai fascisti della porta accanto, perdendo di vista coloro che avevano ordinato ed eseguito la strage, ossia gli ufficiali e i militari tedeschi, così come l’imprudenza e la disorganizzazione dei partigiani e dei capi dell’organizzazione antifascista locale. Come ha scritto Paolo Pezzino: « […] In una guerra civile, gli avversari “interni”, i “fratelli” che hanno tradito, sono i veri nemici, molto più che gli stranieri». In merito alla divisione nel campo resistenziale va evidenziata la forte contrapposizione tra antifascisti repubblicani e comunisti. Durante il periodo di lotta, dalla parte repubblicana si premeva per rendere le bande il più possibile simili a un esercito tradizionale, per una maggiore indipendenza dai Cln (a prevalente orientamento comunista) e per un ritorno all’assetto pre-fascista una volta finita la guerra, tanto che si evitò di far precedere l’ingresso dei partigiani a quello degli Alleati nelle città prossime alla liberazione, come dimostra la polemica tra il comandante Mario Chirici e il Comando militare interprovinciale di Livorno-Pisa, mentre da parte comunista si auspicava una guerra di popolo che avesse risvolti sociali e producesse forti cambiamenti nell’Italia liberata dal nazifascismo. Tali frizioni emersero con evidenza durante la guerra di Liberazione – ricordiamo ad esempio le defezioni dalla III Brigata Garibaldi dopo il rastrellamento del Frassine – e lasciarono profondi strascichi anche nel dopoguerra, basti pensare alla redazione di due differenti e contrastanti relazioni sull’attività svolta dalla banda “Camicia Rossa” guidata da Mario Chirici (una firmata dal comandante e l’altra dal commissario politico comunista, Giorgio Stoppa), così come alla decisione dello stesso Chirici di inquadrare la formazione nel Raggruppamento patrioti Monte Amiata e quindi di passarlo alle dipendenze degli ufficiali del regio esercito inviati da Casa Savoia: un passaggio che fu solo sulla carta e a posteriori, come dimostrano le testimonianze degli stessi partigiani della Camicia Rossa e gli evidenti e stretti rapporti che la banda ebbe sempre coi CLN di Massa Marittima, Livorno e Piombino, oltre che con quelli degli altri paesi vicini. Fu infatti da questi organismi che ricevette l’investitura ufficiale, i rifornimenti, i collegamenti e i commissari politici.
Scheda compilata da Marco Grilli
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-04-19 15:21:36
Vittime
Elenco vittime
Fabbri Giovanni, nato il 16/10/1870 a Campiglia Marittima (Livorno), domiciliato a Massa Marittima, agricoltore.
Elenco vittime civili 1
Fabbri Giovanni.
Responsabili o presunti responsabili
Memorie
Memorie legate a questa strage
onorificenza alla città a
Tipo di memoria: onorificenza alla città
Descrizione: Al Comune di Massa Marittima è stata attribuita la medaglia d’argento al Valor Militare.
museo a Grosseto, ISGREC
Tipo di memoria: museo
Ubicazione: Grosseto, ISGREC
Descrizione: Mostra permanente sulla Resistenza e Liberazione a Massa Marittima presso la Sala consiliare “Norma Parenti” del Comune. Via Parenti, 69 Massa Marittima.
commemorazione a Massa Marittima
Tipo di memoria: commemorazione
Ubicazione: Massa Marittima
Descrizione: In occasione della festa della Liberazione del 25 aprile, a Massa Marittima ogni anno si svolge la commemorazione ufficiale in memoria delle vittime della guerra di Liberazione, col raduno delle autorità in piazza Garibaldi, la deposizione di una corona al monumento ai Caduti nel Parco di Poggio e l’orazione ufficiale del sindaco.
onorificenza alla città a
Tipo di memoria: onorificenza alla città
Descrizione: Al Comune di Massa Marittima è stata attribuita la medaglia d’argento al Valor Militare. Questa la motivazione: «Durante la lotta antifascista, la generosa popolazione sosteneva coraggiosamente le valorose forze partigiane nella sua Resistenza e dava alla causa della libertà, con la difesa degli impianti minerari della Niccioleta e la conseguente cruenta repressione, largo contributo di combattenti, di sangue e di sofferenza».
altro a
Tipo di memoria: altro
Descrizione: Mostra permanente realizzata dall’ISGREC in tre sezioni: 1) Resistenza e Liberazione a Massa Marittima; 2) Strage della Niccioleta; 3) Norma Parenti, presso la Sala consiliare “Norma Parenti” del Comune. Via Parenti 69, Massa Marittima.
altro a
Tipo di memoria: altro
Descrizione: Mostra permanente dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea (Isgrec): “Stragi nazifasciste nella provincia di Grosseto”, visitabile presso la sede dell’Isgrec in Via de’Barberi 61, Grosseto.
lapide a Massa Marittima, Municipio
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Massa Marittima, Municipio
Descrizione: All’interno del palazzo comunale di Massa Marittima si trovano una lapide relativa al conferimento della medaglia d’argento.
lapide a Massa Marittima, Municipio
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Massa Marittima, Municipio
Descrizione: All’interno del palazzo comunale di Massa Marittima si trova una lapide che riporta i nominativi di tutti i caduti nella guerra di Liberazione. Questa l’iscrizione: «Onorando i supremi valori del sacrificio/Massa Marittima/ricorda i suoi Caduti/nella lotta di Liberazione/monito perenne/a vivere in vincolo fraterno/per la difesa della libertà/e l’ascesa dello spirito/contro le fazioni e le oppressioni/d’ogni tempo».
lapide a Massa Marittima, podere Coste Botrelli
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Massa Marittima, podere Coste Botrelli
Descrizione: Al podere Coste Botrelli di Massa Marittima, dove furono uccisi Norma Parenti e Giovanni Moschini, si trova una lapide in memoria delle vittime civili della guerra di Liberazione. Oltre ai loro nomi, sono riportati quelli di Giovanni Fabbri, Bruno Felci, Astutillo Fratti, Quintilio Funaioli, Damiano, Dante e Giovanni Molendi e Oriano Tonini.