MASSA MARITTIMA 17.06.1944

(Grosseto - Toscana)

Descrizione

Località Massa Marittima, Massa Marittima, Grosseto, Toscana

Data 17 giugno 1944

Matrice strage Nazista

Numero vittime 1

Numero vittime uomini 1

Numero vittime uomini adulti 1

Descrizione: A Massa Marittima, l’intensa partecipazione della popolazione alla guerra di Liberazione si deve alla compenetrazione tra la tradizione repubblicana (mazziniano-garibaldina) ottocentesca e quella anarchica, socialista/comunista. Già verso la fine del settembre 1943 si costituì il CLN comprendente tutto lo schieramento antifascista, che stabilì i suoi contatti con il primo gruppo partigiano della zona, la “Banda del Massetano” guidata da Elvezio Cerboni. Per migliorare l’assetto e l’organizzazione delle bande, il CLN di Massa pose alla loro guida un militare, il capitano Mario Chirici, repubblicano. Da qui nacque la 3. Brigata Garibaldi (gennaio 1944), dalla quale si staccarono progressivamente per divergenze col comandante – legate alla fede politica, alle modalità di conduzione della lotta e alla visione dell’Italia del dopoguerra – vari elementi che costituirono nuclei poi confluiti nella 23. Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia”, alle Carline, al confine tra le province di Grosseto e Pisa. Altre formazioni attive in zona erano la Camicia Bianca e l’11. Banda Autonoma, d’ispirazione monarchica. Quella di Massa fu dunque una Resistenza forte e partecipata, che limitò il controllo nazifascista del territorio ma si dimostrò anche divisa e non sempre ben organizzata, come testimoniano le polemiche successive ai rastrellamenti (su tutti quello del Frassine del 16 febbraio 1944) e i conflitti fra “militari” e “politici”, sfociati perfino in divergenze di vedute sulle strategie da adottare nei giorni della Liberazione. La ritirata tedesca fu particolarmente dura per la popolazione civile: oltre alla strage dei minatori della Niccioleta (83 morti, 13-14 giugno 1944), durante il passaggio del fronte si registrarono altri 14 morti civili. Il 17 giugno, giorno di scontri fra reparti germanici e partigiani, a Massa Marittima l’operaio Bruno Felci fu ucciso dai tedeschi mentre tentava di sfuggire alla cattura. Il Comune fu liberato dalla 5. Armata americana il 24 giugno 1944.

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Tipo di massacro: legato al controllo del territorio
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Estremi e note penali: Ignoti militari tedeschi, denunciati dalla Legione Territoriale dei CC RR di Livorno. Titolo del reato: violenza con omicidio, art. 185 CPMG.
Il procedimento fu archiviato il 14 gennaio 1960. Il fascicolo su questo episodio è presente nel Registro dei crimini nazifascisti in Italia (n. d’ordine 1076), che fu occultato nel cosiddetto “armadio della vergogna” presso la sede della Procura generale militare di Roma. Dopo il suo ritrovamento il procedimento fu riaperto e gli atti furono inviati alla Procura militare di La Spezia, ma il 28 novembre 1994 fu deliberato il non luogo a procedere.

Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): Nel dopoguerra la ricostruzione politica e morale a Massa Marittima fu molto difficile, perché la “memoria divisa” riguardò non solo antifascisti ed ex-fascisti ma anche la Resistenza, con la netta frattura fra antifascisti e partigiani di tradizione repubblicana e quelli di fede comunista. Per quanto riguarda il primo aspetto, sottolineiamo l’esplosione di violenza contro i fascisti repubblicani che si manifestò dopo la liberazione – dovuta anche ai meccanismi farraginosi della giustizia e al contraddittorio percorso dei procedimenti d’epurazione – a stento mitigata dal forte impegno del CLN e delle autorità locali per giungere alla pacifica transizione verso la democrazia. Il clima di guerra civile che rimase a lungo a Massa è ben evidente anche nella vicenda del processo per la strage dei minatori di Niccioleta, dove i parenti delle vittime e la popolazione in generale attribuirono responsabilità unicamente ai fascisti della porta accanto, perdendo di vista coloro che avevano ordinato ed eseguito la strage, ossia gli ufficiali e i militari tedeschi, così come l’imprudenza e la disorganizzazione dei partigiani e dei capi dell’organizzazione antifascista locale. Come ha scritto Paolo Pezzino: « […] In una guerra civile, gli avversari “interni”, i “fratelli” che hanno tradito, sono i veri nemici, molto più che gli stranieri». In merito alla divisione nel campo resistenziale va evidenziata la forte contrapposizione tra antifascisti repubblicani e comunisti. Durante il periodo di lotta, dalla parte repubblicana si premeva per rendere le bande il più possibile simili a un esercito tradizionale, per una maggiore indipendenza dai CLN (a prevalente orientamento comunista) e per un ritorno all’assetto pre-fascista una volta finita la guerra, tanto che si evitò di far precedere l’ingresso dei partigiani a quello degli Alleati nelle città prossime alla liberazione, come dimostra la polemica tra il comandante Mario Chirici e il Comando militare interprovinciale di Livorno-Pisa, mentre da parte comunista si auspicava una guerra di popolo che avesse risvolti sociali e producesse forti cambiamenti nell’Italia liberata dal nazifascismo. Tali frizioni emersero con evidenza durante la guerra di Liberazione – ricordiamo ad esempio le defezioni dalla 3. Brigata Garibaldi dopo il rastrellamento del Frassine – e lasciarono profondi strascichi anche nel dopoguerra, basti pensare alla redazione di due differenti e contrastanti relazioni sull’attività svolta dalla banda “Camicia Rossa” guidata da Mario Chirici (una firmata dal comandante e l’altra dal commissario politico comunista, Giorgio Stoppa), così come alla decisione dello stesso Chirici di inquadrare la formazione nel Raggruppamento patrioti Monte Amiata e quindi di passarlo alle dipendenze degli ufficiali del regio esercito inviati da Casa Savoia: un passaggio che fu solo sulla carta e a posteriori, come dimostrano le testimonianze degli stessi partigiani della Camicia Rossa e gli evidenti e stretti rapporti che la banda ebbe sempre coi CLN di Massa Marittima, Livorno e Piombino, oltre che con quelli degli altri paesi vicini. Fu infatti da questi organismi che ricevette l’investitura ufficiale, i rifornimenti, i collegamenti e i commissari politici.

Scheda compilata da Marco Grilli
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2021-01-04 11:05:10

Vittime

Elenco vittime

Felci Bruno, nato il 05/03/1914 a Massa Marittima, operaio, di famiglia antifascista.

Elenco vittime civili 1

Felci Bruno.

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Memorie

Memorie legate a questa strage

  • commemorazione a

    Tipo di memoria: commemorazione

    Descrizione: In occasione della festa della Liberazione del 25 aprile, a Massa Marittima ogni anno si svolge la commemorazione ufficiale in memoria delle vittime della guerra di Liberazione, col raduno delle autorità in piazza Garibaldi, la deposizione di una corona al monumento ai Caduti nel Parco di Poggio e l’orazione ufficiale del sindaco.

  • museo a Grosseto, Via de’Barberi 61

    Tipo di memoria: museo

    Ubicazione: Grosseto, Via de’Barberi 61

    Descrizione: Mostra permanente dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea (Isgrec): “Stragi nazifasciste nella provincia di Grosseto”, visitabile nella Biblioteca Francesco Chioccon dell’Isgrec, in Via de’Barberi 61, Grosseto.

  • museo a Massa Marittima, Municipio

    Tipo di memoria: museo

    Ubicazione: Massa Marittima, Municipio

    Descrizione: Mostra permanente realizzata dall’ISGREC in tre sezioni: 1) Resistenza e Liberazione a Massa Marittima; 2) Strage della Niccioleta; 3) Norma Parenti, presso la Sala consiliare “Norma Parenti” del Comune. Via Parenti 69, Massa Marittima.

  • lapide a Massa Marittima, Municipio

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Massa Marittima, Municipio

    Descrizione: All’interno del palazzo comunale di Massa Marittima si trovano una lapide relativa al conferimento della medaglia d’argento.

  • onorificenza alla città a

    Tipo di memoria: onorificenza alla città

    Descrizione: Al Comune di Massa Marittima è stata attribuita la medaglia d’argento al Valor Militare. Questa la motivazione: «Durante la lotta antifascista, la generosa popolazione sosteneva coraggiosamente le valorose forze partigiane nella sua Resistenza e dava alla causa della libertà, con la difesa degli impianti minerari della Niccioleta e la conseguente cruenta repressione, largo contributo di combattenti, di sangue e di sofferenza».

Bibliografia


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Sitografia


www.grossetocontemporanea.it
www.isgrec.it
www.istoresistenzatoscana.org
www.radiomaremmarossa.it
www.regione.toscana.it
www.toscananovecento.it

Fonti archivistiche

Fonti

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AUSSME, N. 1-11 – Diari storici Seconda guerra mondiale, b. 2132, f. Documentazione atti di barbarie commessi dai nazifascisti in Italia centrale (Toscana, Umbria). Relazioni dei carabinieri.
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