Descrizione
Località Moschini, Massa Marittima, Grosseto, Toscana
Data 24 giugno 1944
Matrice strage Nazista
Numero vittime 2
Numero vittime uomini 2
Numero vittime uomini adulti 1
Numero vittime uomini anziani 1
Descrizione: A Massa Marittima, l’intensa partecipazione della popolazione alla guerra di Liberazione si deve alla compenetrazione tra la tradizione repubblicana ottocentesca (mazziniano-garibaldina) e quella anarchica, socialista/comunista. Già verso la fine del settembre 1943 si costituì il CLN, che prese i contatti col primo gruppo partigiano della zona, guidato da Elvezio Cerboni. Per migliorare l’organizzazione delle bande, il CLN di Massa pose alla loro guida un militare, il capitano Mario Chirici. Da qui nacque la III Brigata Garibaldi (gennaio 1944), dalla quale si staccarono progressivamente per divergenze col comandante – legate alla fede politica, alle modalità di conduzione della lotta e alla visione dell’Italia del dopoguerra – vari elementi che costituirono nuclei poi confluiti nella 23. Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia”, alle Carline, al confine tra Grosseto e Pisa. Altre formazioni attive in zona erano la “Camicia Bianca” e l’11. Banda Autonoma, d’ispirazione monarchica. Quella di Massa fu una Resistenza forte e partecipata, che limitò il controllo nazifascista del territorio ma si dimostrò anche divisa, come testimoniano le polemiche successive ai rastrellamenti (su tutti quello del Frassine del 16 febbraio 1944) e i conflitti fra “militari” e “politici”, sfociati perfino in divergenze di vedute sulle strategie da adottare nei giorni della Liberazione. La ritirata tedesca fu particolarmente dura per la popolazione civile: oltre alla strage dei minatori della Niccioleta (83 morti, 13-14 giugno 1944), durante il passaggio del fronte si registrarono altri 14 morti civili. Massa Marittima fu liberata dalla 5. Armata americana il 24 giugno 1944. Lo stesso giorno Giovanni Moschini, che aveva già assistito all’uccisione della partigiana Norma Parenti nel suo podere di Coste Botrelli riuscendo miracolosamente a salvarsi fingendosi morto, ritornò sul posto per badare al bestiame, ma fu colpito a morte dai tedeschi. Nell’occasione fu ferito anche il carabiniere Ascenzio Carlucci che era venuto con Moschini. Carlucci, in seguito alle ferite riportate, morì a Castelpizzuto (Isernia) più di un anno dopo, il 18 luglio 1945.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Tipo di massacro: ritirata
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Estremi e note penali: Ignoti militari tedeschi, denunciati dalla Legione Territoriale dei CC RR di Livorno. Titolo del reato: violenza con omicidio, art. 211 CPMG. Gli atti per l’istruttoria furono inviati al Tribunale militare territoriale di La Spezia, con elenco 2C/623 (25 febbraio 1966).
Il Giudice Istruttore del Tribunale Militare Territoriale di La Spezia, con sentenza n. 59 del 15 giugno 1967, deliberò di non dover procedere a carico di ignoti. Il procedimento era già stato archiviato il 14 gennaio 1960. Il fascicolo su questo episodio si ritrova nel Registro dei crimini nazifascisti in Italia (n. d’ordine 1080), che fu occultato nel cosiddetto “armadio della vergogna” presso la sede della Procura generale militare di Roma, fino al suo ritrovamento nel 1994. Come parte lesa nel procedimento risulta il solo Moschini Giovanni.
Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): Nel dopoguerra la ricostruzione politica e morale a Massa Marittima fu molto difficile, perché la “memoria divisa” riguardò non solo antifascisti ed ex-fascisti ma anche la Resistenza, con la netta frattura fra antifascisti e partigiani di tradizione repubblicana e quelli di fede comunista. Per quanto riguarda il primo aspetto, sottolineiamo l’esplosione di violenza contro i fascisti repubblicani che si manifestò dopo la liberazione – dovuta anche ai meccanismi farraginosi della giustizia e al contraddittorio percorso dei procedimenti d’epurazione – a stento mitigata dal forte impegno del CLN e delle autorità locali per giungere alla pacifica transizione verso la democrazia. Il clima di guerra civile che rimase a lungo a Massa è ben evidente anche nella vicenda del processo per la strage dei minatori di Niccioleta, dove i parenti delle vittime e la popolazione in generale attribuirono responsabilità unicamente ai fascisti della porta accanto, perdendo di vista coloro che avevano ordinato ed eseguito la strage, ossia gli ufficiali e i militari tedeschi, così come l’imprudenza e la disorganizzazione dei partigiani e dei capi dell’organizzazione antifascista locale. Come ha scritto Paolo Pezzino: « […] In una guerra civile, gli avversari “interni”, i “fratelli” che hanno tradito, sono i veri nemici, molto più che gli stranieri». In merito alla divisione nel campo resistenziale va evidenziata la forte contrapposizione tra antifascisti repubblicani e comunisti. Durante il periodo di lotta, dalla parte repubblicana si premeva per rendere le bande il più possibile simili a un esercito tradizionale, per una maggiore indipendenza dai CLN (a prevalente orientamento comunista) e per un ritorno all’assetto pre-fascista una volta finita la guerra, tanto che si evitò di far precedere l’ingresso dei partigiani a quello degli Alleati nelle città prossime alla liberazione, come dimostra la polemica tra il comandante Mario Chirici e il Comando militare interprovinciale di Livorno-Pisa, mentre da parte comunista si auspicava una guerra di popolo che avesse risvolti sociali e producesse forti cambiamenti nell’Italia liberata dal nazifascismo. Tali frizioni emersero con evidenza durante la guerra di Liberazione – ricordiamo ad esempio le defezioni dalla 3. Brigata Garibaldi dopo il rastrellamento del Frassine – e lasciarono profondi strascichi anche nel dopoguerra, basti pensare alla redazione di due differenti e contrastanti relazioni sull’attività svolta dalla banda “Camicia Rossa” guidata da Mario Chirici (una firmata dal comandante e l’altra dal commissario politico comunista, Giorgio Stoppa), così come alla decisione dello stesso Chirici di inquadrare la formazione nel Raggruppamento patrioti “Monte Amiata” e quindi di passarlo alle dipendenze degli ufficiali del regio esercito inviati da Casa Savoia: un passaggio che fu solo sulla carta e a posteriori, come dimostrano le testimonianze degli stessi partigiani della Camicia Rossa e gli evidenti e stretti rapporti che la banda ebbe sempre coi CLN di Massa Marittima, Livorno e Piombino, oltre che con quelli degli altri paesi vicini. Fu infatti da questi organismi che ricevette l’investitura ufficiale, i rifornimenti, i collegamenti e i commissari politici.
Scheda compilata da Marco Grilli
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-02-05 23:14:23
Vittime
Elenco vittime
Carlucci Ascenzio, nato il 15/05/1916 a Castelpizzuto (Isernia), carabiniere distaccato a Massa Marittima. Nel podere Moschini trascorreva i rischiosi giorni di passaggio del fronte, vista la sua amicizia col proprietario Giovanni Moschini.
Moschini Giovanni, nato il 23/01/1888 a Radicondoli (Siena), residente a Massa Marittima, colono.
Elenco vittime civili 1
Moschini Giovanni.
Elenco vittime carabinieri 1
Carlucci Ascenzio.
Responsabili o presunti responsabili
Memorie
Memorie legate a questa strage
commemorazione a
Tipo di memoria: commemorazione
Descrizione: In occasione della festa della Liberazione del 25 aprile, a Massa Marittima ogni anno si svolge la commemorazione ufficiale in memoria delle vittime della guerra di Liberazione, col raduno delle autorità in piazza Garibaldi, la deposizione di una corona al monumento ai Caduti nel Parco di Poggio e l’orazione ufficiale del sindaco.
onorificenza alla città a
Tipo di memoria: onorificenza alla città
Descrizione: Al Comune di Massa Marittima è stata attribuita la medaglia d’argento al Valor Militare. Questa la motivazione: «Durante la lotta antifascista, la generosa popolazione sosteneva coraggiosamente le valorose forze partigiane nella sua Resistenza e dava alla causa della libertà, con la difesa degli impianti minerari della Niccioleta e la conseguente cruenta repressione, largo contributo di combattenti, di sangue e di sofferenza».
museo a Grosseto, Via de’Barberi 61
Tipo di memoria: museo
Ubicazione: Grosseto, Via de’Barberi 61
Descrizione: Mostra permanente dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea (Isgrec): “Stragi nazifasciste nella provincia di Grosseto”, visitabile nella Biblioteca Francesco Chioccon dell’Isgrec, in Via de’Barberi 61, Grosseto.
museo a Massa Marittima, Municipio
Tipo di memoria: museo
Ubicazione: Massa Marittima, Municipio
Descrizione: Mostra permanente realizzata dall’ISGREC in tre sezioni: 1) Resistenza e Liberazione a Massa Marittima; 2) Strage della Niccioleta; 3) Norma Parenti, presso la Sala consiliare “Norma Parenti” del Comune. Via Parenti 69, Massa Marittima.
lapide a Massa Marittima, podere Coste Botrelli
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Massa Marittima, podere Coste Botrelli
Descrizione: Al podere Coste Botrelli di Massa Marittima, dove furono uccisi Norma Parenti e Giovanni Moschini, si trova una lapide in memoria delle vittime civili della guerra di Liberazione. Oltre ai loro nomi, sono riportati quelli di Giovanni Fabbri, Bruno Felci, Astutillo Fratti, Quintilio Funaioli, Damiano, Dante e Giovanni Molendi e Oriano Tonini.
lapide a Massa Marittima, Municipio
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Massa Marittima, Municipio
Descrizione: All’interno del palazzo comunale di Massa Marittima si trova una lapide che riporta i nominativi di tutti i caduti nella guerra di Liberazione. Questa l’iscrizione: «Onorando i supremi valori del sacrificio/Massa Marittima/ricorda i suoi Caduti/nella lotta di Liberazione/monito perenne/a vivere in vincolo fraterno/per la difesa della libertà/e l’ascesa dello spirito/contro le fazioni e le oppressioni/d’ogni tempo».