Descrizione
Località Casa della famiglia Zambelli, Bomporto, Bomporto, Modena, Emilia-Romagna
Data 29 marzo 1945
Matrice strage Fascista
Numero vittime 2
Numero vittime donne 2
Numero vittime donne adulte 1
Numero vittime donne anziane 1
Descrizione: Il 20 febbraio 1945 i gappisti della pianura uccidono due soldati tedeschi nei pressi di Bomporto. La risposta delle forze di occupazione è immediata, ma i presidi germanici preferiscono affidare ai fascisti la responsabilità di punire la popolazione delle terre del Panaro: fra il 20 febbraio e il 3 marzo 1945 un grande rastrellamento delle Brigate Nere sconvolge le campagne di Nonantola, Villavara e Bomporto e riceve il sostegno dei soldati tedeschi. Le azioni combinate e i blitz repentini provocano parecchi danni: alcune case vengono incendiate e molte famiglie subiscono intimidazioni di vario genere, mentre diversi partigiani vengono arrestati e condotti nelle carceri di Modena. Il 9 marzo i fascisti della Brigata Nera di Nonantola, guidata da Ascanio Boni, si recano nelle carceri di Sant’Eufemia e portano a termine l’ordine di rappresaglia che è partito dai comandi tedeschi: caricati su un automezzo dieci uomini scelti fra gli ostaggi che sono stati catturati pochi giorni prima, li conducono sull’argine del Panaro nei pressi di Navicello – in uno dei punti più trafficati e visibili della zona – e, dopo aver torturato alcuni dei più coinvolti nel movimento partigiano, li uccidono con diversi colpi di arma da fuoco. Tre delle vittime (Quinto Bozzali, Fabio Pellacani e l’anziano Angelo Zambelli) appartengono alla famiglia patriarcale degli Zambelli di Bomporto: la moglie del “vecchio” Caterina Bavieri e la figlia Iride – sposa di Quinto Bozzali – conoscono il dramma dei loro cari prima di essere rilasciate. Decidono di tornare insieme a Bomporto per affrontare il dolore, ma il 29 marzo 1945 un nuovo blitz dei fascisti le sorprende nell’aia della cascina: le due donne vengono trucidate sul posto.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Violenze connesse: sevizie-torture
Tipo di massacro: rastrellamento
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Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): La dura sorte della famiglia Zambelli uno dei perni della memoria delle violenze naziste e fasciste nella provincia di Modena: il ricordo della fucilazione del 9 marzo 1945 e del massacro di Caterina Bavieri e Iride Zambelli ha accompagnato le comunità fin dall’immediato dopoguerra e, anche se il monumento ha subito un oltraggio vandalico, continua a tenere viva la consapevolezza dell’orrore che si è aperto dinanzi ai passanti lungo la via per Nonantola e nell’aia della cascina di Bomporto.
Scheda compilata da Daniel Degli Esposti
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-12-17 20:18:31
Vittime
Elenco vittime
1. Caterina Bavieri vedova Zambelli: nata a Ravarino (MO) il 25 novembre 1885, residente a Bomporto, massaia, legata ai partigiani e riconosciuta partigiana. Sposa Angelo Zambelli: la coppia genera 5 figli, maschi e femmine, che vivono tutti nello stesso nucleo familiare. Sostiene l’impegno partigiano di Angelo e Renato con sincera discrezione e non trattiene mai le figlie dall’aiuto alla Resistenza. Viene arrestata nella seconda metà di febbraio e, dopo un periodo di detenzione all’Accademia militare, è rimandata a casa, dove conosce la sorte del figlio Renato e del marito. Viene uccisa il 29 marzo 1945 insieme alla figlia Iride nell’aia della cascina di Bomporto. La famiglia Zambelli è composta da 13 persone, sette delle quali vengono uccise nel corso della lotta di liberazione.
2. Iride Zambelli: nata a Ravarino (MO) il 12 aprile 1910, figlia di Angelo e Caterina Bavieri, residente a Modena, massaia, legata ai partigiani e riconosciuta partigiana. Quando lascia la casa paterna si trasferisce a Modena con il marito Quinto Bozzani. I coniugi rimangono molto legati alla famiglia Zambelli e collaborano con la Brigata “Walter Tabacchi”; questo impegno induce i nazi-fascisti ad arrestarli fra il 20 febbraio e il 3 marzo 1945. Iride Zambelli, che milita nella Brigata “Walter Tabacchi” dal 1 settembre 1944, conosce la tragica sorte del marito e torna a Bomporto per restare vicina alla madre, ma viene uccisa insieme a lei il 29 marzo 1945 nell’aia della cascina. La famiglia Zambelli è composta da 13 persone, sette delle quali vengono uccise nel corso della lotta di liberazione.
Elenco vittime partigiani 2
Caterina Bavieri,
Iride Zambelli
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Ascanio Boni
Nome Ascanio
Cognome Boni
Memorie
Memorie legate a questa strage
monumento a argine del Panaro
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: argine del Panaro
Descrizione: Caterina Bavieri e Iride Zambelli sono ricordate insieme alle vittime del 9 marzo 1945 in un complesso monumento, costruito sull’argine del Panaro per salvare una duplice memoria. La lapide centrale sintetizza la missione etico-culturale dell’insieme architettonico, che rispetta la suddivisione simmetrica della costruzione e ricorda due fasi distinte della Resistenza di Navicello: la parte sinistra costituisce il nucleo originario del cippo e si riferisce all’eccidio che i fascisti perpetrarono nelle campagne fra Modena, Albareto e Nonantola il 9 marzo 1945; una croce di ferro indica il luogo in cui furono trovati i corpi delle vittime. Il settore destro, che fu realizzato attraverso un ripensamento della struttura complessiva, commemora gli abitanti della frazione che morirono poiché sostennero la Resistenza. Gli elenchi sono introdotti con la retorica dell’immediato dopoguerra: i “martiri” del 9 marzo 1945 sparsero il loro “sangue purissimo” poiché la “ferocia nazi-fascista” li strappò alla vita; i “figli” defunti di Navicello furono “affratellati nel martirio a tutti i caduti per la libertà”. Il bassorilievo centrale, che ritrae un partigiano morto legato al patibolo, riassume il messaggio del monumento: la violenza delle truppe occupanti non spense la Resistenza.