Descrizione
Località Marostica, Marostica, Vicenza, Veneto
Data 10 gennaio 1944 - 14 gennaio 1944
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 5
Numero vittime uomini 5
Numero vittime uomini adulti 4
Numero vittime uomini anziani 1
Descrizione: La fucilazione ha origine dal rastrellamento di Montagnanuova del 10-11/1/44 (Altopiano dei 7 Comuni, Comuni di Conco, Asiago e Valstagna), che ha come obiettivo debellare i partigiani del “Gruppo di Fontanelle di Conco”, già indebolito dall’eliminazione dei 4 comandanti garibaldini da parte di congiurati interni. Per una delazione, il 10/1/44, a Molvena, sono catturati dalla Squadra d'Azione del PFR di Marostica un pilota inglese e alcuni partigiani del gruppo. L’11, durante il rastrellamento, ne sono catturati altri 4, due dei quali feriti, che portati a Vicenza sono processati da un tribunale tedesco e condannati a morte e il 14 gennaio fucilati a Marostica. La sera del 10 gennaio, e per tutta la notte seguente, i centri di Sasso di Asiago, Conco, Fontanelle e Rubbio sono invasi dai fascisti, i quali penetrarono a forza nelle canoniche e nelle case, le saccheggiano, catturano e percuotono le persone. A Rubbio, anche il parroco don Pietro Miazzi è arrestato con altri 20 ragazzi. I tedeschi uccidono nella sua abitazione Domenico Baù e traducono ad Asiago 9 abitanti di Sasso con il loro curato don Valentino Frigo. La Squadra Politica della Questura, la GNR/UPI di Bassano e la Squadra d’Azione Speciale della federazione rastrellano Fontanelle e tutti gli arrestati sono poi interrogati e bastonati presso l'Albergo "Al Cappello" di Conco. Una settimana dopo, fascisti e tedeschi tornano nuovamente a Fontanelle, irrompono nell’Albergo “All’Alpino” dove arrestano altre 8 persone, che portate a Vicenza, sono uno alla volta sottoposti a duri interrogatori, prima alla Caserma S. Michele (Comando Prov. GNR) e poi alla Caserma “Sasso” dalla Feld-Gendarmerie tedesca. Due di loro, Giordano Crestani e Giovanni Schirato, il 25 gennaio sono trasferiti prima nel lager di Gradaro (Modena) e successivamente deportati in Germania.
Modalità di uccisione: fucilazione
Tipo di massacro: rastrellamento
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Scheda compilata da Pierluigi Dossi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-03-29 00:14:57
Vittime
Elenco vittime
1. Domenico Baù di Antonio, cl. 1887, da Sasso di Asiago (Vi), civile;
2. Luigi Nodari \"Carabiniere\", cl. 21, da Nove di Bassano (Vi); partigiano;
3. Bruno Provolo, cl. 22, da Vicenza; partigiano;
4. Giovanni Rossi \"Volpe\", cl. 24, da Sasso di Asiago (Vi); partigiano;
5. Decimo Vaccari \"Deciso\", cl. 25, da Marostica (Vi); partigiano;
Elenco vittime civili 1
Domenico Baù di Antonio, cl. 1887, da Sasso di Asiago (Vi), civile;
Elenco vittime partigiani 4
2. Luigi Nodari \"Carabiniere\", cl. 21, da Nove di Bassano (Vi); partigiano;
3. Bruno Provolo, cl. 22, da Vicenza; partigiano;
4. Giovanni Rossi \"Volpe\", cl. 24, da Sasso di Asiago (Vi); partigiano;
5. Decimo Vaccari \"Deciso\", cl. 25, da Marostica (Vi); partigiano;
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Amerigo Lulli
Nome Amerigo
Cognome Lulli
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato nominativo generico o non identificato emerso dalla documentazione
Note responsabile Lulli Amerigo \"Arrigo\" di Costantino, cl. 03, nato a Palestrina (Roma), residente a Bassano del Grappa e impiegato presso il SSS Aeronautica; fondatore del fascio e commissario politico del PFR di Bassano dal dicembre ’43, ispettore federale per la zona di Bassano e comandante della Sq. d\'Az di Bassano nella rappresaglia di Valstagna del 26-27/12/43, nel rastrellamento di S. Vito di Leguzzano e Torrebelvicino del 24-25/04/44; quale comandante la Compagnia della B.N. di Bassano (tess. n. 84294), è tra i responsabili del rastrellamento di Maragnole e dell\'uccisione di 5 patrioti a Mason il 31/10/44; è fratello dei brigatisti Leopoldo e Mario, comandante del “Reparto Azzurro”; in un documento del Comitato Militare Provinciale del CLNP è tra i nominativi dei responsabili delle impiccagioni di Bassano del Grappa.
Antonio Comparini
Nome Antonio
Cognome Comparini
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Comparini Antonio di Giovanni e Elisabetta Lenzi, cl. 1896, nato a Firenze e residente a Marostica; reggente del fascio e comandante la Sq d’Az del PFR di Marostica, poi della 7^ Compagnia della 22^ BN di Vicenza; partecipa tra gli altri al rastrellamento del Grappa come responsabile del 5° settore ed è tra i responsabili del rastrellamento di Maragnole. Arrestato dopo la Liberazione, è incriminato dalla Procura del Regno, ma riesce a evadere il 12/10/45; da quel momento resta sempre latitante (a Livorno), anche durante il processo della CAS di Treviso che lo vedeva principale imputato; il 24/01/47 la CAS di Treviso lo condanna a 21 anni di reclusione; la Corte Suprema di Cassazione, 2^ Sezione Penale di Roma, il 28/04/48 dichiara inammissibile il ricorso, ma in seguito, con sentenza del 19/06/50, “annulla senza rinvio per non aver commesso il fatto… la sentenza della CAS di Treviso, “ed ordina la revoca dell’ordine di cattura”.
Carlo Bruno Caneva
Nome Carlo Bruno
Cognome Caneva
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Caneva Carlo Bruno Tripoli di Antonio e Silvagni Antonia, cl. 12; cugino del federale Giovanni Caneva di Pietro; già campione italiano di salto dal trampolino; già sergente nella 60^ Compagnia del 9° Regg. Alpini, Btg. “Vicenza”, Div. “Julia”, in Grecia: per ragioni di salute, dopo poco più di due mesi era stato ricoverato «in un ospedale di I^ linea nei pressi di Tepeleni (Albania) proveniente dalla zona di Trebiscine», poi nell’ospedale da campo n.118 in Dragowitza e ancora successivamente all’ospedale militare prima di Foggia e poi di Vicenza e Padova. Per «malattia contratta sul fronte greco» gli fu riconosciuta una pensione di invalidità del 7° grado che gli venne pagata fino all’agosto del 1943; l’8 settembre 1943 trova Bruno Caneva invalido ed esente da ogni obbligo militare nella sua Asiago. Aderisce alla RSI e con il grado di sergente maggiore comanda il Presidio di Asiago del Centro Reclutamento Alpini (CRA) di Bassano, successivamente, con tutto il suo reparto passa con i tedeschi e il BdS-SD con il grado di SS-oberscharführer (sergente maggiore), forse poi promosso al grado di maresciallo ordinario delle SS o della Polizia (SS- hauptscharführer o Hauptfeldweber ). L\'8 agosto ‘44 è ferito in uno scontro con i partigiani in Val d\'Assa e cede, almeno ufficialmente, il comando del Presidio al fratello Adelmo. A dimostrazione che Carlo Bruno Caneva è un sottufficiale dell’esercito tedesco, risulta trasferito dall’ospedale elioterapico di Mezzaselva all’ospedale militare della Luftwaffe di Caldogno, successivamente trasportato in quello di Merano e negli ultimi giorni di guerra, assieme ai feriti tedeschi, trasportato in Germania, prima all’ospedale militare di Munsterzwarach poi in quello di Miltenberg. Inoltre ancora nel 2000, Bruno Caneva percepiva un sussidio “nell’ambito dell’assistenza alle vittime della guerra […] dall’ufficio assistenza della Freie Hansestadt Bremen” della Germania Federale con il grado di HauptFeldwebel della Wach Kompanie 1009 (sergente maggiore o maresciallo ordinario della Gendarmeria del Comando territoriale militare 1009 di Verona). Ma, se dei fratelli Adelmo e Antonio troviamo tracce e riferimenti della loro attività nelle BdS-SD, su Bruno più niente dopo il suo ricovero all’ospedale di Caldogno nell’agosto ‘44. Si tratta di un ricovero a lungo termine assai strano: “Da un lato ci sono fotocopie di documenti che attestano la gravità della ferita, i ricoveri e le degenze, fotocopie però con la scrittura del nome non limpida, che lascia intravedere i segni di un probabile nome diverso scritto in precedenza. L’attestazione del ricovero è suffragata dalla testimonianza resa dall’infermiera Irma Schwarze, non molto chiara per la verità sulle circostanze nelle quali aveva conosciuto Caneva, che comunque nella deposizione resa alla Pretura di Capri il 14 dicembre 1946, ammise che «tale dichiarazione mi fu richiesta da un fratello di Bruno Caneva il quale mi scriveva che il fratello Bruno era stato accusato di un grave fatto politico e che il processo era già stato fatto e che avendo famiglia sporto appello occorreva una dichiarazione per dimostrare la sua innocenza». Dall’altra parte, in ogni caso ci sono i testimoni che si presentarono a difesa durante il processo in Corte d’Assise e che giurarono davanti alla giustizia italiana che Bruno Caneva li aveva salvati o aveva salvato i loro figli, intercedendo presso i tedeschi, localizzandolo in luoghi diversi dall’ospedale di Caldogno”. (da S. Residori, Niente altro che polvere, cit., pag. 136) Tutte testimonianze che presentano un Caneva non certo gravemente ferito e ricoverato, ma attivo tra Asiago e Vicenza in contrasto con le attestazioni dei ricoveri ospedalieri. Dopo la Liberazione,la sentenza emessa dalla CAS di Vicenza il 22.5.47, condanna a 30 anni di reclusione Carlo Bruno Caneva e Battista Marcialis (omicidio del partigiano Rodino Fontana e collaborazionismo). In clandestinità, il Caneva si dedica ad attività cospirativa neo-fascista, per poi fuggire clandestinamente in Argentina. Il 3.4.54 il Tribunale di Vicenza, Sez.II, dichiara, anche se contumace, ridotta la pena a 2 anni, che ovviamente non sconta. Coinvolto anche nell\' uccisione di “Freccia” e nell’Eccidio di Pedescala, emigra clandestinamente in Argentina con il fratello Adelmo e Antonio “Tonin”.
Note procedimento Il procedimento non è legato all\'uccisione di Marostica
Nome del reparto Banda Caneva
Cesare Linari
Nome Cesare
Cognome Linari
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Linari Cesare di Raffaello, cl. 04, n. Perugia; squadrista proveniente da Arezzo, dal settembre al novembre ‘43 è maggiore della GNR a Vicenza; nel dicembre ‘43, promosso ten. colonnello, viene nominato questore di Vicenza, carica che mantenne sino alla Liberazione; partecipa direttamente a vari rastrellamenti: Marostica, Crespano del Grappa e Crespadoro, nella Valle dell’Agno e a Salcedo; la sua residenza era a Vancimuglio, dove poteva contare su una nutrita scorta armata; arrestato alla Liberazione (28.4.45), tra i vari reati commessi è processato per aver ordinato l’omicidio di Passamai “Enzo” Giacomo, agente della polizia ausiliaria e patriota infiltrato, ucciso il 29/11/44 a di Vicenza. Dopo la Liberazione, con altri sei coimputati, è il primo a essere processato dalla CAS di Vicenza; il processo ebbe inizio il 16/06/45 e il 22/06/45 è riconosciuto colpevole del delitto di collaborazionismo, nonché del delitto di omicidio e viene condannato ad anni 30 di reclusione; presenta ricorso in Cassazione che il 9/7/46 gli riduce la pena a 10 anni; il 15/2/48 la Corte Suprema, annulla la sentenza per omicidio e la condanna per collaborazionismo per amnistiata.
Domenico Conte
Nome Domenico
Cognome Conte
Ruolo nella strage Collaboratore
Note responsabile Conte dr Domenico di Matteo, cl. 1890; residente a Conco; in complicità con Sante Schirato organizza i fuochi per confondere gli aerei Alleati impegnati a rifornire con aviolanci la Resistenza; ai primi di giugno del ‘44, per una precedente azione partigiana contro il dr Conte, è arrestato Francesco Roggia da Vallonara di Marostica, che sarà per lungo tempo torturato presso Palazzo Littorio a Vicenza, presente anche il dr Conte; anche la moglie Maddalena Cortese di Giuseppe è iscritta al PFR e svolge attività di spionaggio.
Flaminio Gasparini
Nome Flaminio
Cognome Gasparini
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato nominativo generico o non identificato emerso dalla documentazione
Note responsabile Gasparini Flaminio di Francesco, da Piovene Rocchette; nei primi del ‘45 passa con le SS tedesche, nella Gestapo di Schio, dove è imputato di omicidio per i fatti del 25/02/45, quando durante il rastrellamento di Arsiero viene assassinato il partigiano “Treno”.
Fortunato Saugo
Nome Fortunato
Cognome Saugo
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato nominativo generico o non identificato emerso dalla documentazione
Note responsabile Saugo Fortunato “Recion” di Gregorio, nato e residente a Thiene; della Sq d’Az del PFR di Thiene; partecipa tra gli altri anche al rastrellamento di Marola di Chiuppano del 19/03/44, di Marano Vicentino del 28/04/44 e del 24/05/44 e del Grappa nel settembre ‘44. E’ coinvolto nel tentativo di cattura e ferimento di Giovanni Zanchi, morto a Losanna (CH) il 12/11/44 dopo essere riuscito ad espatriare. Consegna alla X^ MAS i nipoti Mario e Aldo Saugo che il mattino del 7/04/45 sono fucilati a Carrè. Arrestato dopo la Liberazione, è annoverato dal CLNP tra i casi più eclatanti di \"non giustizia\".
Giovanni Caneva
Nome Giovanni
Cognome Caneva
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Caneva Giovanni Battista di Pietro e Rodighiero Caterina, cl. 04, nato Asiago e residente a Vicenza; già squadrista, sciarpa littorio, “marciasuroma”, Cav. Uff. della Corona d\'Italia; a Vicenza per molti anni fiduciario del gruppo rionale “Balbo” a S. Bortolo, membro di molte commissioni economico amministrative e per molti anni capo dell’ufficio sindacale della federazione di Vicenza; collaboratore di “Critica Fascista” e di altre riviste di punta del regime, è stato un uomo in vista nel fascismo vicentino ben prima dell\'adesione tempestivamente data alla RSI; dopo l’8 Settembre ‘43 si aggrega ai tedesche contro i reparti italiani della zona di Roma; rientrato a Vicenza nell’ottobre ‘43, incontra subito le simpatie degli squadristi; unitosi a loro inizia una violenta campagna contro l’allora federale Bruno Mazzaggio; divenuto federale forma subito le prime “Squadre d’Azione” a cui tiene moltissimo e dopo l’uccisione dello zio Alfonso (21/11/43), squadrista nella zona di Marostica, inizia una lunga serie di rastrellamenti, bastonature, arresti, omicidi, furti e razzie; appartenente all’ala “sociale” del PFR, tenta di “socializzare” qualche azienda, ma non ci riesce o ci riesce male, come nel caso della SAPA di Leonida Bordin di Bassano; valorizzò il “Ras” Passuello sino a nominarlo vice federale; come ricompensa Passuello improvvisamente lo defenestrò nel giugno ‘44; dopo qualche tempo il Caneva fu nominato prefetto di Reggio Emilia e si porta al seguito i suoi uomini più fidati della “Squadra Sociale”; rientra a Vicenza pochi giorni prima della Liberazione; arrestato, malgrado sia il mandante dell\'Eccidio di Grancona e dell\'assassinio dei fratelli Tagliaferro, è stralciato dal processo di Vicenza del 15/01/46 e rinviato per competenza alla Corte d\'Assise di Reggio Emilia; processato lo 01/07/46 come responsabile dell\'eccidio di Via Porta Brennone (03/02/45), è condannato a 30 anni per collaborazionismo e omicidio; muore in carcere a Portoferraio, sull\'Isola d\'Elba (Livorno), il 12/03/47.
Lisa “Lisetta” Girardi
Nome Lisa “Lisetta”
Cognome Girardi
Ruolo nella strage Delatore
Note responsabile Lisa “Lisetta” Girardi di Francesco, cl. 05, nata e residente a S. Luca di Crosare – Marostica; collaborazionista e spia con il fratello Mario; su sua delazione sono catturati a Molvena i partigiani e il pilota inglese;
Mario Rodolfo Boschetti
Nome Mario Rodolfo
Cognome Boschetti
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Boschetti Mario Rodolfo di n.n., cl. 11, nato e residente a Vicenza. Componente la prima Squadra d’Azione della federazione vicentina, poi riorganizzata nella “Compagnia della Morte”; dall’agosto ‘44 è nella 22^ Brigata Nera “Faggion” di Vicenza (tess. 84002). Partecipa fra l’altro all’uccisione di Livio Campagnolo il 20/04/44 a Montecchio Precalcino, dei fratelli Tagliaferro a Campiglia dei Berici il 05/05/44, e al rastrellamento del Grappa del settembre ‘44 come autista e guardia del corpo del federale Passuello. Anche quando nell’ottobre ’44 il federale è deposto, si trasferisce a Marostica e Bassano al seguito di Passuello; con Paolo Indelicati entra a far parte della BdS-SD di Perillo, e alla Liberazione guida l’auto che porta a Bolzano, Perillo e la Naldi in fuga. Dopo la Liberazione è segnalato a Bolzano, in Alto Adige. Latitante, è processato dalla CAS di Vicenza il 15/1/46; il 22/2/46 si costituisce spontaneamente e compare con il gruppo Caneva dinanzi alla Corte di Venezia nel maggio ‘46. Al processo è condannato a morte. In seguito, le condanne a morte sono tramutate in ergastoli e poi gli ergastoli in 30 anni di carcere. Grazie al D.P.R. del 19.12.1953, n° 922, Art. 2, per i reati di collaborazionismo e concorso in omicidio pluriaggravato, le pene da 30 anni vengono ridotte a 10 anni. Con il Decreto Legislativo dell\'11 Luglio 1959, n° 460, art. 1 e 12, vengono dichiarati “estinti i reati e cessata l\'esecuzione della condanna e delle pene accessorie... 29 settembre 1959” .
Sante Schirato
Nome Sante
Cognome Schirato
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato nominativo generico o non identificato emerso dalla documentazione
Note responsabile Sante Schirato di Antonio, cl. 06, maestro elementare, commissario prefettizio, reggente PFR e comandante Sq d’Az di Conco; riferimento locale per il rastrellamento; arrestato dopo la Liberazione; Giovanbattista Polga, capitano della PAR e comandante la Sq. Politica della Questura di Vicenza.
Severino Canale
Nome Severino
Cognome Canale
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Canale Severino di Mario e Dalla Via Margherita, cl. 10, nato e residente a Tonezza del Cimone (Vi); iscritto al PFR e agente del BdS-SD presso la Feld-Gendarmerie di Schio; parla perfettamente il tedesco e compie spesso viaggi in Germania; spia ad Arsiero, Posina, Laghi, negli Altopiani di Tonezza e Asiago. Arrestato, è processato il 20 marzo 1946, imputato di “...aver svolto attività di delazione a danno di patrioti e concorrendo con la Kriminalpolizei di Schio ad atti arbitrari di sequestro e distruzione merci a danno della Cooperativa di Consumo di Tonezza; egli è inoltre accusato di concorso in omicidio per aver, in Contrà Camperetti di Arsiero, il 25 febbraio \'45, provocato la morte con colpi di arma da fuoco del patriota “Treno”, Luigi Comparin di Domenico”. E’ assolto per insufficienza di prove.
Note procedimento Il procedimento non è collegato alla strage di Marostica
Memorie
Memorie legate a questa strage
lapide a
Tipo di memoria: lapide
Descrizione: Per i 4 partigiani fucilati una lapide nel piazzale interno al Castello inferiore di Marostica
commemorazione a
Tipo di memoria: commemorazione
Descrizione: Ogni anno è organizzata una importante commemorazione dal Comune, Anpi, Avl, e con la partecipazione attiva delle scuole primarie.