Descrizione
Località Mezzaselva, Roana, Vicenza, Veneto
Data 7 aprile 1944
Matrice strage Nazista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Descrizione: Ai primi di aprile 15-16 partigiani di Schio della “Garemi”, pattuglia “fondo Torre” (tra cui Tarcisio Gonzato “Furia”, il fratello Tranquillo “Teppa” e Antonio Nardello “Thomas”) sono mandati sull’Altopiano 7 Comuni per recuperare armi e viveri paracadutati dagli Alleati. Il 7 aprile è in corso in zona Cesuna un rastrellamento nazi-fascista e Malga Boscon, base partigiana, viene saccheggiata. In questi frangenti, forse “I tusi, entusiasti di avere tra le mani le armi che avrebbero permesso loro di difendersi, hanno fretta di conoscere il funzionamento e studiano i nuovi fucili. … inavvertitamente da un parabellum parte un colpo che raggiunge al ventre il partigiano Furia”; forse nella necessità di doversi difendere urgentemente dai rastrellatori, utilizzando quelle nuove armi che non conoscono (Sten), sta di fatto che resta ferito gravemente il partigiano Tarcidio Gonzato. Il giovane viene trasportato da patrioti locali nell’Istituto di Mezzaselva e operato con buon esito dal prof. Alfredo Campiglio. Ma i fascisti di Asiago lo scovano e il comandante del presidio del CRA di Bassano, Bruno Caneva, lo interroga e lo picchia pesantemente sino a ucciderlo.
Modalità di uccisione: tortura a morte
Tipo di massacro: legato al controllo del territorio
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Annotazioni: Dopo l'8 Settembre '43, gran parte degli Alpini del “Battaglione guastatori” di stanza ad Asiago, aiutati dalla popolazione locale e portando con loro armi ed esplosivo, si danno alla macchia, per poi aderire al movimento partigiano. Viceversa, un ristretto gruppo aderisce alla RSI e sotto il comando del mar.llo “aiutante di battaglia” Carlo Bruno Caneva, va a costituire il Distaccamento di Asiago del Centro Reclutamento Alpini (CRA) di Bassano del Grappa. Il reparto, da dipendente dell’esercito repubblichino, passa ben presto sotto comando tedesco, che lo utilizza nei rastrellamenti e nell’attività di spionaggio, sino a diventare un “reparto germanico”, destinato ufficialmente alla difesa degli impianti dell’aeroporto di Asiago. L’8 agosto ’44, dopo un duro scontro con i partigiani in Val d’Assa e il ferimento di Carlo Bruno Caneva, il reparto passa, ufficialmente, sotto il comando del fratello Adelmo Caneva, che risulta in sempre più stretti rapporti con i servizi segreti germanici del BdS-SD: il 15.8.44, Adelmo Caneva e Battista Marcialis sono sorpresi in un agguato partigiano a Bocchetta Conco, mentre scendono in pianura in auto, assieme a due agenti del BdS-SD; il 20.8.44, tre agenti della “Banda Caneva” permettono ai tedeschi la cattura e l’eliminazione di un partigiano della “7 Comuni” all’Albergo Vezzena (Vedi specifica scheda). Prima del rastrellamento di Granezza un gruppo di “alpini” collaborazionisti della “Banda Caneva”, diserta e passa con i partigiani, ma tra loro anche due spie: Marcialis e Forte. Durante il rastrellamento, Adelmo e “Tonin” Caneva e i loro uomini fanno da guida ai reparti nazi-fascisti. Dopo Granezza la situazione si fa pesante per i fratelli Caneva, che sono costretti ad abbandonare, almeno stabilmente, l’Altopiano e portandosi a Vicenza e Longa di Schiavon, alle dirette dipendenze dell’UdS-SD/“Banda Carità”. La loro attività anti-partigiana prosegue: in febbraio-marzo del ’45 Adelmo Caneva e Victor Piazza sono coinvolti nell’assassinio di “Freccia”, il comandante della Missione militare Alleata; il 14.3.45 troviamo Adelmo e “Tonin” Caneva guidare un rastrellamento in zona Rotzo-Val d’Assa contro la Brigata “Pino”; infine, troviamo ancora tracce di Bruno, Adelmo, Antonio “Tonin” Caneva e Victor Piazza in Val d’Astico, durante l’Eccidio di Pedescala.
Scheda compilata da Pierluigi Dossi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-12-28 10:33:17
Vittime
Elenco vittime
Tarcisio Gonzato “Furia”, cl. 21, nato a Magrè di Schio, residente a Torrebelvicino, già Artigliere Alpino della “Julia”, uno dei primi partigiani della Val Leogra.
Elenco vittime partigiani 1
Tarcisio Gonzato “Furia”, cl. 21, nato a Magrè di Schio, residente a Torrebelvicino, già Artigliere Alpino della “Julia”, uno dei primi partigiani della Val Leogra.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Carlo Bruno Caneva
Nome Carlo Bruno
Cognome Caneva
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile Caneva Carlo Bruno Tripoli di Antonio e Silvagni Antonia, cl. 12; cugino del federale Giovanni Caneva di Pietro; già campione italiano di salto dal trampolino; già sergente nella 60^ Compagnia del 9° Regg. Alpini, Btg. “Vicenza”, Div. “Julia”, in Grecia: per ragioni di salute, dopo poco più di due mesi era stato ricoverato «in un ospedale di I^ linea nei pressi di Tepeleni (Albania) proveniente dalla zona di Trebiscine», poi nell’ospedale da campo n.118 in Dragowitza e ancora successivamente all’ospedale militare prima di Foggia e poi di Vicenza e Padova. Per «malattia contratta sul fronte greco» gli fu riconosciuta una pensione di invalidità del 7° grado che gli venne pagata fino all’agosto del 1943; l’8 settembre 1943 trova Bruno Caneva invalido ed esente da ogni obbligo militare nella sua Asiago. Aderisce alla RSI e con il grado di sergente maggiore comanda il Presidio di Asiago del Centro Reclutamento Alpini (CRA) di Bassano, successivamente, con tutto il suo reparto passa con i tedeschi e il BdS-SD con il grado di SS-oberscharführer (sergente maggiore), forse poi promosso al grado di maresciallo ordinario delle SS o della Polizia (SS- hauptscharführer o Hauptfeldweber ). L\'8 agosto ‘44 è ferito in uno scontro con i partigiani in Val d\'Assa e cede, almeno ufficialmente, il comando del Presidio al fratello Adelmo. A dimostrazione che Carlo Bruno Caneva è un sottufficiale dell’esercito tedesco, risulta trasferito dall’ospedale elioterapico di Mezzaselva all’ospedale militare della Luftwaffe di Caldogno, successivamente trasportato in quello di Merano e negli ultimi giorni di guerra, assieme ai feriti tedeschi, trasportato in Germania, prima all’ospedale militare di Munsterzwarach poi in quello di Miltenberg. Inoltre ancora nel 2000, Bruno Caneva percepiva un sussidio “nell’ambito dell’assistenza alle vittime della guerra […] dall’ufficio assistenza della Freie Hansestadt Bremen” della Germania Federale con il grado di HauptFeldwebel della Wach Kompanie 1009 (sergente maggiore o maresciallo ordinario della Gendarmeria del Comando territoriale militare 1009 di Verona). Ma, se dei fratelli Adelmo e Antonio troviamo tracce e riferimenti della loro attività nelle BdS-SD, su Bruno più niente dopo il suo ricovero all’ospedale di Caldogno nell’agosto ‘44. Si tratta di un ricovero a lungo termine assai strano: “Da un lato ci sono fotocopie di documenti che attestano la gravità della ferita, i ricoveri e le degenze, fotocopie però con la scrittura del nome non limpida, che lascia intravedere i segni di un probabile nome diverso scritto in precedenza. L’attestazione del ricovero è suffragata dalla testimonianza resa dall’infermiera Irma Schwarze, non molto chiara per la verità sulle circostanze nelle quali aveva conosciuto Caneva, che comunque nella deposizione resa alla Pretura di Capri il 14 dicembre 1946, ammise che «tale dichiarazione mi fu richiesta da un fratello di Bruno Caneva il quale mi scriveva che il fratello Bruno era stato accusato di un grave fatto politico e che il processo era già stato fatto e che avendo famiglia sporto appello occorreva una dichiarazione per dimostrare la sua innocenza». Dall’altra parte, in ogni caso ci sono i testimoni che si presentarono a difesa durante il processo in Corte d’Assise e che giurarono davanti alla giustizia italiana che Bruno Caneva li aveva salvati o aveva salvato i loro figli, intercedendo presso i tedeschi, localizzandolo in luoghi diversi dall’ospedale di Caldogno”. (da S. Residori, Niente altro che polvere, cit., pag. 136) Tutte testimonianze che presentano un Caneva non certo gravemente ferito e ricoverato, ma attivo tra Asiago e Vicenza in contrasto con le attestazioni dei ricoveri ospedalieri. Dopo la Liberazione,la sentenza emessa dalla CAS di Vicenza il 22.5.47, condanna a 30 anni di reclusione Carlo Bruno Caneva e Battista Marcialis (omicidio del partigiano Rodino Fontana e collaborazionismo). In clandestinità, il Caneva si dedica ad attività cospirativa neo-fascista, per poi fuggire clandestinamente in Argentina. Il 3.4.54 il Tribunale di Vicenza, Sez.II, dichiara, anche se contumace, ridotta la pena a 2 anni, che ovviamente non sconta. Coinvolto anche nell\' uccisione di “Freccia” e nell’Eccidio di Pedescala, emigra clandestinamente in Argentina con il fratello Adelmo e Antonio “Tonin”.
Nome del reparto Banda Caneva
Memorie
Memorie legate a questa strage
lapide a
Tipo di memoria: lapide
Descrizione: Targa murale con foto sulla strada per l’Istituto di Mezzaselva di Roana.