Descrizione
Località Castel di Croce, Roventino, Rotella, Ascoli Piceno, Marche
Data 12 marzo 1944
Matrice strage Nazista
Numero vittime 2
Numero vittime uomini 2
Numero vittime uomini adulti 1
Numero vittime uomini senza informazioni 1
Descrizione: L’offensiva nazifascista del marzo 1944 cominciò dal sud della regione. Fu la banda Paolini, costituita da molti giovani originari di San Benedetto del Tronto, la prima a esserne investita, nella zona di Rovetino e Castel di Croce. Entrambe frazioni di Rotella, Rovetino si trova sul versante nord del monte dell’Ascensione, da dove si potevano condurre rapidi azioni nelle vallate vicine dell’Aso e del Tesino. Dal mese di gennaio si era stabilita nella zona la banda del sottotenente della finanza Gian Maria Paolini, mentre un suo distaccamento, affidato al sottotenente degli alpini Settimio Berton, si era posizionato nell’altra frazione di Castel di Croce.
Tre giorni dopo il duro attacco sferrato la mattina del 9 marzo del 1944 nella zona di Rovetino, nella notte tra l’11 e il 12 marzo numerose colonne tedesche e militi fascisti, indirizzati da una spia locale, tale Roscioli Settimio, si mossero alla volta di Castel di Croce e nella vicina frazione di Monsanpietro di Venarotta. Pure in questa occasione i partigiani furono in grado di frazionarsi rapidamente in piccoli gruppi, sottraendosi con azioni di attacco e ritirata all’accerchiamento e d’altro lato infliggendo anche gravi perdite al nemico.
Nel corso dell’operazione, alcuni militi si diressero presso l’abitazione di tale Pasquale Ubaldi, a Monsanpietro, dove trovarono nascosti due patrioti che erano rimasti ferito nel corso degli scontri del 9 marzo: Livio Danesin e Antonio Tauro. Entrambi furono fucilati davanti al casale. Presso l’abitazione di don Sante Nespica, a Castel di Croce, venne invece scoperto il partigiano Mario Mazzocchi che mentre si dava alla fuga fu colpito con il mitra alle gambe e finito con un colpo di pistola alla tempia. In un’altra abitazione, di tale Tondi Silvino, trovarono l’agente di Polizia di cui è rimasto noto solo il nome, Egisto, anch’egli ucciso sul posto con colpi d’arma da fuoco. Sulla sua identità non si è fatta ancora luce, è stato pure ipotizzato che fosse un prigioniero dei partigiani e che venne ucciso accidentalmente perché non riconosciuto. Pare che tutte le vittime siano state poi gettate in una fossa comune.
Pochi giorni dopo, l’offensiva tedesca toccò Montemonaco, con una manovra che prevedeva l’aggiramento di tutta la zona compresa tra Montegallo e le sorgenti del Tenna.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Nell’ottobre 1996 il procedimento a carico di ignoti ufficiali delle SS germaniche, in ordine al reato di “violenza con omicidio” relativo ai fatti dell’11 e del 12 marzo 1944, fu archiviato in quanto alla data di ricezione degli atti il reato era già estinto per prescrizione.
PGM Roma, registro generale n. 465, CPI, f. 9/146, 22/56.
Annotazioni: Cfr. episodio di Castel di Croce, Roventino, Rotella, 12.03.1944
Scheda compilata da Chiara Donati
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2018-01-25 15:27:18
Vittime
Elenco vittime
Mazzocchi Mario, n. a S. Benedetto del Tronto il 08/06/1924, figlio di Gaetano e di Marchegiani Gilda, qualifica Partigiano caduto, banda Paolini (15/10/1943 – 12/03/1944), riconosciutagli il 26/03/1946 ad Ancona. Muore a Castel di Croce.
Agente di Polizia Egidio, non meglio identificato.
Elenco vittime partigiani 1
Mazzocchi Mario
Elenco vittime legate a partigiani 1
Agente di Polizia Egidio, non meglio identificato.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Settimio Roscioli
Nome Settimio
Cognome Roscioli
Ruolo nella strage Delatore
Note responsabile Roscioli Settimio. Il 17 febbraio 1944 il sotto tenente Gian Maria Paolini si recò insieme ad alcuni suoi uomini a Monterinaldo per sequestrare tale Roscioli, accusato di essere un fascista e di collaborare con la Rsi e i tedeschi. Alla fine l’azione non si concluse con il proposito originario perché il comandante e gli altri partigiani si lasciarono commuovere dalle suppliche della moglie di Roscioli e dei suo bambini. Dietro il giuramento di non interessarsi più di politica, l’uomo ebbe salva la vita. Nessuno avrebbe immaginato che proprio quell’uomo avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella riuscita dell’operazione di rastrellamento del 12 marzo.