Descrizione
Località via San Mama, Ravenna, Ravenna, Ravenna, Emilia-Romagna
Data 20 ottobre 1944
Matrice strage Fascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Descrizione: Il 24 settembre Kesselring ordina alle proprie truppe di terminare ogni eccesso di violenza, dichiarando: «il Duce mi ha riferito di casi recenti che risultano rivoltanti per il modo in cui sono stati condotti e che stanno inducendo anche gli elementi pacifici della popolazione a passare dalla parte del nemico o dei partigiani». Tuttavia le logiche di natura militare prevalgono e la popolazione ne risente pesantemente.
Il 7 ottobre, il nuovo capo della provincia Alberto Zaccherini, informa il comando tedesco di piazza di Ravenna, trasferitosi a Lavezzola, di non poter disbrigare vari affari a causa dei rastrellamenti e delle requisizioni che non risparmiano gli impiegati, i beni e i mezzi degli uffici statali. Giornalmente suoi impiegati e agenti di polizia sono «prelevati di forza per la strada e nello stesso atrio della prefettura per essere adibiti a lavori vari. Giornalmente la stessa categoria di persone deve difendere sino a rasentare la possibilità di violenza il possesso della bicicletta di cui si serve per ragioni di lavoro e talvolta gli sforzi sono vani perché la bicicletta è parimenti portata via».
A ciò si devono aggiungere le vere e proprie razzie condotte anche contro il capo della provincia che viene completamente privato della benzina per la sua macchina, del telefono, del telegrafo e di qualsiasi altro mezzo di comunicazione. A queste razzie si accompagnano i rastrellamenti che vengono attuati per garantire le vie di comunicazione strategiche e limitare l'azione dei partigiani. In tale quadro continuano ad essere attuati i sistemi repressivi definiti a inizio estate.
Il 20 ottobre, per ordine di Andreani, comandante della brigata nera di Ravenna, Aldo Montanari, Gino Ghirardelli e Walter Savini si recano in via San Mama dove abita il muratore Mario Casadei per arrestarlo. Lo prelevano con la forza. A un centinaio di metri da casa sua nasce un’accesa discussione. Elsa Fiorentini vede Mario afferrare per la canna il mitra di Savini ingiungendogli di lasciarlo. Savini spara. Casadei abbandona il fucile, si comprime il petto e si volta indietro tentando di allontanarsi di corsa per rientrare in casa. Lo raggiungono altre due raffiche di mitraglia quando sta per entrare nella casa della vicina Giulia Castri. Mario stramazza al suolo.
All’arrivo di Andreani, i tre militi si giustificano accusando Casadei di aver tentato la fuga mentre lo stavano conducendo negli uffici della federazione.
Nel frattempo la folla si è adunata sul luogo del delitto. Andreani la fa allontanare sparando in aria raffiche di mitraglia. Il brigatista Savini impedisce alla moglie di Casadei, Dina Grandi, di avvicinarsi al marito.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Andreani Giacomo, imputato di aver collaborato col tedesco invasore [e oltretutto ] di aver ordinato l’uccisione premeditata di Casadei Mario. Con sentenza del 18 febbraio 1947 la corte lo giudica colpevole di collaborazionismo sia politico che militare nonché di delitti di omicidio aggravati dalla premeditazione e da futili motivi, oggetto del capo d’imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena oltre alle conseguenze di legge. Dispone la confisca totale dei beni. Con declaratoria di questo tribunale in data 23/01/1954 all’Andreani Giacomo veniva commutata la pena di morte in quella della reclusione per anni 10 per il resto di cui alla stessa sentenza. Con declaratoria 29/09/1959 a favore di Andreani Giacomo il tribunale di Ravenna veduto il decreto del PR 11/07/1959 n. 460 (art. 1 lett. A) dichiara estinto il reato di cui sopra.
Montanari Aldo, Ghirardelli Gino, Savini Walter, imputati di aver collaborato col tedesco invasore per avere, in correità con altri appartenenti alla GNR ucciso, per fine fascista, partecipato all’uccisione di Casadei Mario. Con sentenza del 31/07/46 la corte rileva la loro solidarietà nel delitto e giudica Montanari Aldo, Ghiardelli Gino e Savini Walter colpevoli del reato di collaborazione politica con la diminuente di cui l’art. 114 CP per il Montanari, e condanna il Ghirardelli e il Savini a vent’anni di reclusione ciscuno, il Montanari a quattordici anni della stessa pena, ciascuno a tre anni di libertà vigilata, alle spese e alle altre conseguenze di legge, compresa la confisca della metà dei beni. Dichiara condonato un terzo della pena detentiva inflitta al Ghirardelli e al Savini e cinque anni di quella inflitta al Montanari. Con declaratoria 12.7.48 la Corte d’Appello di Bologna condona altro terzo in virtù del decreto 9.2.48 n.32. Con decreto ministeriale n. 16699 del 24.12.49 è stata concessa la liberazione condizionale a Montanari Aldo di Pasquino. Con declaratoria Corte di Appello a favore di Savini Walter dichiarato ulteriormente condonato un anno di reclusione a favore del Savini. Il Tribunale di Ravenna dichiara estinta la pena di cui sopra nei confronti di Savini Walter e revoca le misure di sicurezza della libertà vigilata e le altre misure di sicurezza personali ordinate con la detta sentenza di condanna. Il Tribunale di Ravenna con declaratoria 26.7.66 dichiara estinto il suddetto delitto per effetto del DPR 4.6.66 n. 332 di amnistia. Con decreto ministeriale n. 16233 del 3 luglio 1950 è stata concessa la liberazione condizionale a Savini Walter fu Dino. 24.1.53 Il Tribunale di Ravenna dichiara estinta la pena di cui sopra per il Montanari Aldo e revoca la misura di sicurezza della libertà vigilata e le altre misure di sicurezza personali ordinate in sentenza. 26.1.53 Il giudice di sorveglianza di Ravenna revoca la misura di sicurezza della libertà vigilata di cui alla sentenza imposta al Montanari Aldo.
Scheda compilata da ENRICA CAVINA
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-06-04 09:43:49
Vittime
Elenco vittime
Casadei Mario, di 37 anni, muratore.
Elenco vittime civili 1
Casadei Mario
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Aldo Montanari
Nome Aldo
Cognome Montanari
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Montanari Aldo, imputato di procedimento.
Note procedimento Montanari Aldo, Ghirardelli Gino, Savini Walter, imputati di aver collaborato col tedesco invasore per avere, in correità con altri appartenenti alla GNR ucciso, per fine fascista, partecipato all’uccisione di Casadei Mario. Con sentenza del 31/07/46 la corte rileva la loro solidarietà nel delitto e giudica Montanari Aldo, Ghiardelli Gino e Savini Walter colpevoli del reato di collaborazione politica con la diminuente di cui l’art. 114 CP per il Montanari, e condanna il Ghirardelli e il Savini a vent’anni di reclusione ciscuno, il Montanari a quattordici anni della stessa pena, ciascuno a tre anni di libertà vigilata, alle spese e alle altre conseguenze di legge, compresa la confisca della metà dei beni. Dichiara condonato un terzo della pena detentiva inflitta al Ghirardelli e al Savini e cinque anni di quella inflitta al Montanari. Con declaratoria 12.7.48 la Corte d’Appello di Bologna condona altro terzo in virtù del decreto 9.2.48 n.32. Con decreto ministeriale n. 16699 del 24.12.49 è stata concessa la liberazione condizionale a Montanari Aldo di Pasquino. Con declaratoria Corte di Appello a favore di Savini Walter dichiarato ulteriormente condonato un anno di reclusione a favore del Savini. Il Tribunale di Ravenna dichiara estinta la pena di cui sopra nei confronti di Savini Walter e revoca le misure di sicurezza della libertà vigilata e le altre misure di sicurezza personali ordinate con la detta sentenza di condanna. Il Tribunale di Ravenna con declaratoria 26.7.66 dichiara estinto il suddetto delitto per effetto del DPR 4.6.66 n. 332 di amnistia. Con decreto ministeriale n. 16233 del 3 luglio 1950 è stata concessa la liberazione condizionale a Savini Walter fu Dino. 24.1.53 Il Tribunale di Ravenna dichiara estinta la pena di cui sopra per il Montanari Aldo e revoca la misura di sicurezza della libertà vigilata e le altre misure di sicurezza personali ordinate in sentenza. 26.1.53 Il giudice di sorveglianza di Ravenna revoca la misura di sicurezza della libertà vigilata di cui alla sentenza imposta al Montanari Aldo.
Giacomo Andreani
Nome Giacomo
Cognome Andreani
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Iscritto al PNF dal 2 giugno 1926, Andreani entrò nel libro paga della federazione per i servizi forniti in qualità di direttore di una società di vigilanza, «società sorta sotto gli auspici della federazione con lo scopo di poter anche fornire delle informazioni di carattere politico». Quando Luciano Rambelli, continuatore della corrente di Giuseppe Frignani prima guida del fascismo ravennate, fu nominato federale nel 1934, lo assunse come guardia del corpo insieme a Leonida Bedeschi per la cui uccisione nell’estate del 1944 fu decisa la strage del ponte degli Allocchi. Il gruppo di cui Rambelli faceva parte resse le sorti della città fino al 1940 quando Ettore Muti, leader della corrente avversa, promosse, in qualità di segretario del PNF, un’ispezione che mise in rilievo le frodi perpetrate per quasi un ventennio da Frignani e i suoi uomini. Mentre Rambelli veniva allontanato dal capoluogo ravennate con una promozione alla presidenza di un consorzio agrario del Lazio e Frignani veniva «invitato a disinteressarsi della situazione politica di Ravenna e a dimettersi da consigliere della locale Cassa di Risparmio», Andreani veniva esonerato dall’ufficio che rivestiva presso la federazione. Da allora fino alla costituzione delle squadre d’azione della RSI si appartò completamente dedicandosi al commercio di vini e di acque minerali. Nel periodo in cui Andreani aveva lavorato per Rambelli era divenuto pratico della composizione politica della città e di varie forme di estorsione, tant’è che ancora nel giugno 1941 in una relazione riservata sulla situazione morale e politica della provincia si ricordavano quegli anni come un «fenomeno di gangsterismo politico». Andreani, che negli anni Trenta aveva provveduto alla schedatura di tutti gli iscritti al fascio ravennate, aveva contemporaneamente prodotto schedari, il cui impianto e aggiornamento era stato reso possibile mediante la collaborazione dell’ufficio anagrafe, «dei comunisti, degli antifascisti e dei non iscritti in genere con tutte le indicazioni concernenti l’attività, le vicende, le abitudini, le punizioni, i precedenti penali, ecc… Dato l’ascendente (chiamiamolo così) che Andreani aveva sulla popolazione di Ravenna e provincia non si può negare che la sua scelta nell’organizzazione dei veglioni e delle lotterie sia stata felice. Infatti tutti si premuravano di rispondere sollecitamente agli inviti e nessun biglietto rimaneva invenduto!». Montefusco, autore dell’ispezione del 1940 aveva riscontrato che Andreani aveva gestito al di fuori della federazione l’organizzazione di veglioni mascherati a favore delle opere assistenziali di cui la federazione si faceva promotrice. Andreani emetteva ricevute personali e solitamente registrava a fine operazione un avanzo tra incassi e spese di poco più di mille lire. Non era dunque possibile stabilire la correttezza delle operazioni ma di certo la procedura non era legale. Quando Grazioli fu nominato capo della provincia, Andreani, come molti altri della “vecchia guardia”, riguadagnò potere e con l’istituzione delle BN un ruolo di comando di fatto. La scelta di Andreani, alla luce di quanto ricostruito, non era dunque solo legata alla sua esperienza del tessuto sociale del capoluogo. Andreani era un uomo sicuro per chi avesse voluto compiere azioni illegali e abusi di potere. Dopo il trasferimento a Ferrara, Andreani portò con sé gran parte del “bottino” recuperato nei giorni precedenti la fuga. Si trasferì con la brigata in un primo momento a Nogara dove stazionò per circa due mesi. Nel gennaio 1945 si spostò a Orgiano e nel marzo 1945 un’ultima volta a Intra fino alla completa disfatta dell’esercito nazista e fascista. Prima della disfatta riuscì a fuggire tant’è che fu processato in contumacia e condannato alla pena di morte il 18 febbraio 1947. Con declaratoria del 23 gennaio 1954 il tribunale di Ravenna gli commutò la pena di morte in quella della reclusione per 10 anni e con declaratoria del 29 settembre 1959 il suo reato fu dichiarato estinto. Andreani fu espressione di una gruppo di brigatisti che aveva già espresso la sua propensione all’uso della violenza e della frode durante il regime. Nato nel 1906, Andreani aveva già quasi 40 anni quando fu posto al comando di fatto della BN ravennate, mentre completamente altra fu l’esperienza dei comandanti della BN di Lugo, Massa Lombarda e Faenza.
Note procedimento Andreani Giacomo, imputato di aver collaborato col tedesco invasore [e oltretutto ] di aver ordinato l’uccisione premeditata di Casadei Mario. Con sentenza del 18 febbraio 1947 la corte lo giudica colpevole di collaborazionismo sia politico che militare nonché di delitti di omicidio aggravati dalla premeditazione e da futili motivi, oggetto del capo d’imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena oltre alle conseguenze di legge. Dispone la confisca totale dei beni. Con declaratoria di questo tribunale in data 23/01/1954 all’Andreani Giacomo veniva commutata la pena di morte in quella della reclusione per anni 10 per il resto di cui alla stessa sentenza. Con declaratoria 29/09/1959 a favore di Andreani Giacomo il tribunale di Ravenna veduto il decreto del PR 11/07/1959 n. 460 (art. 1 lett. A) dichiara estinto il reato di cui sopra.
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto 29. Brigata nera “Ettore Muti” di Ravenna
Gino Ghirardelli
Nome Gino
Cognome Ghirardelli
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Ghirardelli Gino, imputato di procedimento.
Note procedimento Montanari Aldo, Ghirardelli Gino, Savini Walter, imputati di aver collaborato col tedesco invasore per avere, in correità con altri appartenenti alla GNR ucciso, per fine fascista, partecipato all’uccisione di Casadei Mario. Con sentenza del 31/07/46 la corte rileva la loro solidarietà nel delitto e giudica Montanari Aldo, Ghiardelli Gino e Savini Walter colpevoli del reato di collaborazione politica con la diminuente di cui l’art. 114 CP per il Montanari, e condanna il Ghirardelli e il Savini a vent’anni di reclusione ciscuno, il Montanari a quattordici anni della stessa pena, ciascuno a tre anni di libertà vigilata, alle spese e alle altre conseguenze di legge, compresa la confisca della metà dei beni. Dichiara condonato un terzo della pena detentiva inflitta al Ghirardelli e al Savini e cinque anni di quella inflitta al Montanari. Con declaratoria 12.7.48 la Corte d’Appello di Bologna condona altro terzo in virtù del decreto 9.2.48 n.32. Con decreto ministeriale n. 16699 del 24.12.49 è stata concessa la liberazione condizionale a Montanari Aldo di Pasquino. Con declaratoria Corte di Appello a favore di Savini Walter dichiarato ulteriormente condonato un anno di reclusione a favore del Savini. Il Tribunale di Ravenna dichiara estinta la pena di cui sopra nei confronti di Savini Walter e revoca le misure di sicurezza della libertà vigilata e le altre misure di sicurezza personali ordinate con la detta sentenza di condanna. Il Tribunale di Ravenna con declaratoria 26.7.66 dichiara estinto il suddetto delitto per effetto del DPR 4.6.66 n. 332 di amnistia. Con decreto ministeriale n. 16233 del 3 luglio 1950 è stata concessa la liberazione condizionale a Savini Walter fu Dino. 24.1.53 Il Tribunale di Ravenna dichiara estinta la pena di cui sopra per il Montanari Aldo e revoca la misura di sicurezza della libertà vigilata e le altre misure di sicurezza personali ordinate in sentenza. 26.1.53 Il giudice di sorveglianza di Ravenna revoca la misura di sicurezza della libertà vigilata di cui alla sentenza imposta al Montanari Aldo.
Walter Savini
Nome Walter
Cognome Savini
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Savini Walter, imputato di procedimento.
Note procedimento Montanari Aldo, Ghirardelli Gino, Savini Walter, imputati di aver collaborato col tedesco invasore per avere, in correità con altri appartenenti alla GNR ucciso, per fine fascista, partecipato all’uccisione di Casadei Mario. Con sentenza del 31/07/46 la corte rileva la loro solidarietà nel delitto e giudica Montanari Aldo, Ghiardelli Gino e Savini Walter colpevoli del reato di collaborazione politica con la diminuente di cui l’art. 114 CP per il Montanari, e condanna il Ghirardelli e il Savini a vent’anni di reclusione ciscuno, il Montanari a quattordici anni della stessa pena, ciascuno a tre anni di libertà vigilata, alle spese e alle altre conseguenze di legge, compresa la confisca della metà dei beni. Dichiara condonato un terzo della pena detentiva inflitta al Ghirardelli e al Savini e cinque anni di quella inflitta al Montanari. Con declaratoria 12.7.48 la Corte d’Appello di Bologna condona altro terzo in virtù del decreto 9.2.48 n.32. Con decreto ministeriale n. 16699 del 24.12.49 è stata concessa la liberazione condizionale a Montanari Aldo di Pasquino. Con declaratoria Corte di Appello a favore di Savini Walter dichiarato ulteriormente condonato un anno di reclusione a favore del Savini. Il Tribunale di Ravenna dichiara estinta la pena di cui sopra nei confronti di Savini Walter e revoca le misure di sicurezza della libertà vigilata e le altre misure di sicurezza personali ordinate con la detta sentenza di condanna. Il Tribunale di Ravenna con declaratoria 26.7.66 dichiara estinto il suddetto delitto per effetto del DPR 4.6.66 n. 332 di amnistia. Con decreto ministeriale n. 16233 del 3 luglio 1950 è stata concessa la liberazione condizionale a Savini Walter fu Dino. 24.1.53 Il Tribunale di Ravenna dichiara estinta la pena di cui sopra per il Montanari Aldo e revoca la misura di sicurezza della libertà vigilata e le altre misure di sicurezza personali ordinate in sentenza. 26.1.53 Il giudice di sorveglianza di Ravenna revoca la misura di sicurezza della libertà vigilata di cui alla sentenza imposta al Montanari Aldo.
Memorie
Memorie legate a questa strage
lapide a via S. Mama 104, Ravenna
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: via S. Mama 104, Ravenna
Descrizione: Lapide posta a Ravenna in via S. Mama 104.