Descrizione
Località Braccano, Matelica, Macerata, Marche
Data 24 marzo 1944
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 6
Numero vittime uomini 6
Numero vittime uomini adulti 4
Numero vittime uomini senza informazioni 2
Descrizione: Nella primavera del ’44 fu programmata una massiccia operazione di rastrellamento nella zona del San Vicino, una sorta di isola montuosa che guarda verso Ancona, ma su cui incidono anche molti comuni del maceratese. Era allora un’ampia zona libera, rifugio relativamente sicuro di varie bande partigiane, in particolare del battaglione “Mario”. La manovra comprendeva l’accerchiamento delle frazioni di Frontale, Elcito, Valdiola, Roti e Braccano, quest’ultima ritenuta sede del comando partigiano. All’alba del 24 marzo le forze nazifasciste che contavano sui 2.000 uomini, tra SS tedesche e italiane, alpini della divisione tedesca “Brandenburg”, militi del battaglione M “IX Settembre” e forze della GNR provinciale, si diressero, divise in colonne e per strade diverse, verso la zona prescelta. La prima località ad essere occupata fu la frazione di Braccano. Da lì, molti reparti tedeschi si dirigeranno alla volta di Roti, dove i partigiani del gruppo “Mario”, coadiuvati dai gruppi “Porcarella” e “Cingoli”, difenderanno la zona e contrattaccheranno. Verso le 13 i tedeschi occuperanno Valdiola.
Braccano fu circondata rapidamente dalle forze terrestri e su di essa sorvolavano anche degli aerei tedeschi pronti a comunicare eventuali movimenti sospetti. Quel giorno era presente nella località un esiguo gruppo di partigiani perché tutti gli altri si erano recati nella zona di Poggio San Vicino, dove gli aerei alleati dovevano paracadutare armi e munizioni. La prima vittima tra i partigiani fu il somalo Mohamed Raghè che si trovava di guardia nella località di Vallepiana, oltre Braccano. Quando si accorse che stavano arrivando i nazifascisti, tentò di nascondersi in un bosco ma venne avvistato e crivellato dai colpi delle mitragliatrici piazzate sulle colline circostanti.
Terrorizzati dagli spari, gli abitanti di Braccano scapparono verso Vinano. Con loro c’era anche il parroco don Enrico Pocognoni, attivissimo membro della Resistenza nella zona, che probabilmente contribuì a sventare la sorpresa col suono delle campane. La memorialistica fascista asserisce, falsamente, che don Pocognoni fosse stato sorpreso a sparare dalla torre del campanile con una mitragliatrice, insieme a due montenegrini e un somalo. Nel Notiziario della Gnr lo si accusa della detenzione in chiesa di armi, munizionamento e materiale vario delle bande; ma secondo il presidente dell’Anpi di Matelica, anche questa potrebbe essere stata un’aggiunta per attenuare le responsabilità, non avendo motivo i partigiani che stavano nella vicina e più sicura Roti di lasciare lì il materiale.
In realtà tutti i testimoni concordano nel dire che, sentiti i primi spari gli abitanti del paese scapparono cercando scampo verso la montagna e con loro anche don Pocognoni. Durante il tragitto, Paolo Boarelli fu colpito da un attacco di epilessia e don Pocognoni si sarebbe fermato a soccorrerlo, coprendolo con il suo mantello. Fu allora avvistato dai fascisti che scendevano da Sant’Anna e catturato. Preso a pugni e a calci, fu riportato a Braccano. Gli fu ordinato di togliersi le scarpe e di camminare scalzo, cantando “Giovinezza, giovinezza”. Alla fine, spinto giù per un campo vicino alla scuola fu ucciso da due fascisti con alcune raffiche di mitra. I funerali solenni del sacerdote si celebrarono solo venticinque anni dopo, quando la salma fu riportata nella chiesa parrocchiale di Braccano. E fu in quella circostanza che gli venne concessa la medaglia d’oro al valor civile.
Durante il rastrellamento furono catturati anche quattro giovani partigiani: Temistocle Sabbatini, Ivano Marinucci, il somalo Thur Nur e Francesco Porcarelli. Anch’essi furono picchiati e insultati. Poi, condotti nel campo dove era stato ucciso poco prima don Pocognoni, vennero uccisi anche loro. Si salvò soltanto Porcarelli che, secondo la ricostruzione di Sonia Mearelli (basata su documenti d’archivio e testimonianze orali), si disse avesse avuto modo di scappare perché rimasto senza sorveglianza in seguito all’auto ferimento da parte del soldato fascista che lo stava scortando. In merito alla veridicità di tale ricostruzione, su cui si sarebbe sviluppata nel corso del tempo una “memoria divisa”, Mearelli riporta anche i dubbi di una parte del partigianato locale, in particolare quelli del tenente Baldini. Porcarelli avrebbe assunto in seguito la carica di comandante della ricostituita banda di Braccano e, nel dopoguerra, quella di sindaco di Matelica.
Intanto i nazifascisti che non avevano proseguito per Roti, perquisirono le case, portando via tutto quello che poteva fargli comodo, e raggrupparono tutti gli uomini, lasciandoli in una drammatica attesa. Nel pomeriggio, furono scortati nei pressi di un campo di proprietà dei fratelli Bernardini e lì, uno di loro, Demade Lucernoni, venne ucciso dopo esser stato costretto a scavare la propria fossa. Uno ad uno vennero poi interrogati perché rivelassero informazioni sui partigiani. Infine, verso sera, furono rilasciati e rimandati alle loro case.
Modalità di uccisione: fucilazione,uccisione con armi da fuoco
Violenze connesse: furto e-o saccheggio
Tipo di massacro: rastrellamento
--> Per saperne di più sulle tipologie
Annotazioni: Battaglione M – IX Settembre, divisione Brandenburg. Fonti risalenti al btg. M – IX Settembre attribuiscono la tortura e l’uccisone del parroco di Braccano al reparto comandato dal tenente Giulio Grassano, che guidò anche l’eccidio di Montalto di Cessapalombo.
La giornata del 24 marzo 1944, segnata da molteplici momenti conflittuali nella zona molto vasta del San Vicino, ha determinato feriti e morti a Chigiano, Valdiola e Braccano. Tuttavia l’obbiettivo di annientare le formazioni partigiane fallì completamente, mentre la ferocia dimostrata, particolarmente negli episodi di Braccano e di Chigiano, ebbe l’effetto di spargere il terrore, di cui è probabile riflesso la stessa amplificazione del numero effettivo delle vittime. Ad esempio in un promemoria dei servizi inglesi sulle Atrocità in Italia si riporta che a Braccano il 24 marzo c’erano stati 33 italiani e 2 prigionieri di guerra fucilati da truppe tedesche delle SS (Franzinelli, p. 360). Lo stesso prefetto di Macerata Ferazzani vantò tra i suoi meriti che “a Matelica ben 32 ribelli rimasero sul terreno”.
Scheda compilata da Chiara Donati
Scarica la scheda in formato .pdf
Le schede monografiche in formato .pdf sono coperte da diritto d'autore.
Ogni uso improprio o non consentito è punibile ai sensi di legge
Ultimo aggiornamento dei dati: 2017-06-26 11:37:24
Vittime
Elenco vittime
Lucernoni Demade, n. 31/12/1923 qualifica di Partigiano caduto, distaccamento Cingolani (25/09/1943 – 24/03/1944)
Marinucci Ivano n. 14/07/1923, qualifica di Partigiano caduto, distaccamento Porcarella (20/01/1944 – 24/03/1944).
Nur Thur, nato in Somalia, studente universitario in Italia, internato dal governo fascista italiano a Villa Spada di Treia (MC) dopo la dichiarazione di guerra, fu liberato dai partigiani di Matelica e San Severino nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 1943. Qualifica di Partigiano caduto, btg. Mario, concessagli il 15/09/1947 a Macerata.
Pocognoni Enrico, n. 6/02/1912 a Differdange (Lussemburgo), sacerdote, qualifica di Partigiano caduto, distaccamento Porcarella (03/02/1944 – 24/03/1944), Medaglia d\'oro al valor civile. Don Pocognoni, dopo aver lasciato la famiglia in Lussemburgo, rientrò in Italia e frequentò il seminario diocesano di Fabriano. Il 22 aprile 1935, a Fano, ricevette l\'Ordinazione sacerdotale. In seguito divenne viceparroco della cattedrale, insegnò nella Regia Scuola \"Filippo De Sanctis\" e si prese cura dei giovani dell\'Azione Cattolica. Il 28 febbraio 1943 fu trasferito come parroco a Braccano, una frazione di Matelica. Oltre che nell\'attività pastorale, si impegnò attivamente nel supporto spirituale dei partigiani.
Raghè Mohamed, nato in Somalia, studente universitario in Italia, internato dal governo fascista italiano a Villa Spada di Treia (MC) dopo la dichiarazione di guerra, fu liberato dai partigiani di Matelica e San Severino nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 1943. Qualifica di Partigiano combattente, gruppo Porcarella.
Sabbatini Temistocle, n. 12/06/1925, qualifica di Partigiano caduto, distaccamento Porcarella (20/01/1944 – 24/03/1944).
Elenco vittime partigiani 5
Lucernoni Demade,
Marinucci Ivano
Nur Thur,
Raghè Mohamed,
Sabbatini Temistocle
Elenco vittime religiosi 1
Pocognoni don Enrico
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Memorie
Memorie legate a questa strage
monumento a Braccano
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: Braccano
Anno di realizzazione: 1946
Descrizione: Il 24 marzo 1946 è stato inaugurato a Braccano, un monumento in ricordo dell’eccidio. È composto da un altare con su un rilievo i nomi e le foto dei Caduti (Mohamed Raghè, Temistocle Sabbatini, Ivano Marinucci, Thur Nur, Demade Lucernoni) con in mezzo un
luogo della memoria a
Tipo di memoria: luogo della memoria
Descrizione: È stato istituito anche il Centro Studi “Don Enrico Pocognoni” per la storia della Resistenza e la cultura del territorio a Braccano di Matelica.
luogo della memoria a Matelica
Tipo di memoria: luogo della memoria
Ubicazione: Matelica
Descrizione: A don Pocognoni è stata dedicata una via a Matelica
luogo della memoria a
Tipo di memoria: luogo della memoria
Descrizione: A don Pocognoni è stata dedicata la Regia Scuola \"Filippo De Sanctis\", che è diventato l\'Istituto professionale \"Don Enrico Pocognoni.
onorificenza alla persona a
Tipo di memoria: onorificenza alla persona
Anno di realizzazione: 1969
Descrizione: Il 26 febbraio 1969 il Presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat conferì a don Pocognoni la Medaglia d\'oro al valor civile, con la seguente motivazione: «Parroco in una località in territorio invaso da truppe di occupazione, si prodigava in
commemorazione a
Tipo di memoria: commemorazione
Descrizione: L’eccidio viene ogni anno commemorato dalla comunità di Braccano e dal Comune di Matelica.