Descrizione
Località Rivalta, Faenza, Faenza, Ravenna, Emilia-Romagna
Data 12 agosto 1944
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 4
Numero vittime uomini 4
Numero vittime uomini adulti 4
Descrizione: Il 10 agosto, nei pressi della parrocchia di Rivalta, nel comune di Faenza, in un’imboscata tesa dai partigiani del posto, viene ucciso Domenico Sartori, membro della brigata nera di Faenza, che il 9 febbraio aveva partecipato all’uccisione di Pietro Violani. Immediatamente Raffaeli, comandante della brigata nera di Faenza, dispone un rastrellamento nella zona compresa tra Marzeno e Rivalta per il giorno successivo.
Quando alle 8 dell’11 agosto, Italia Tedaldi vede arrivare a casa sua una quindicina di fascisti repubblicani nota che in mezzo a loro vi è anche qualche tedesco. I fascisti le chiedono se abbia visto qualche persona sospetta e in quel mentre si affaccia un tedesco alloggiato nella sua casa che li rassicura direttamente sulla situazione del luogo. Il gruppo di allontana ma dopo mezz’ora altri otto fascisti, questa volta senza tedeschi, si avvicinano alla porta chiedendo di controllare i documenti di identità a tutti gli uomini presenti. In casa vi sono suo marito Emilio Nanni, Vincenzo Bassi, fattore dell’azienda, Lugimio Nanni, suo cugino, e Ellaro Sabbatici, garzone. Tutti presentano i documenti e i fascisti dopo averli controllati si allontanano verso Marzeno dicendo loro che possono «stare tranquilli» perché sono «in regola». Passa circa un’ora ed ecco che ritornano ancora tre fascisti, uno dei quali appartiene al gruppo degli otto venuto poco prima. I tre chiedono una corda per rimorchiare un automezzo avariato. Alle 10 tornarono quattro fascisti, uno dei quali faceva parte dei tre in cerca della corda. Ordinano agli uomini di casa di radunarsi nella sottostante strada provinciale. Italia cerca di avere informazioni sulla loro sorte dal brigatista Geminiani sostenendo che suo marito non ha fatto nulla. Geminiani sorridendole le rispose: «Quello che tu dici può essere vero ma anche è vero che tuo marito sa tutto dell’uccisione del Sartoni». Italia non desiste, torna a casa per farsi accompagnare nuovamente al presidio della brigata dal tedesco che alloggia in casa sua, ma anche questa volta non viene ascoltata nonostante l’appoggio del militare nazista.
Nel frattempo sono stati arrestati anche Antonio Casalini e i suoi fratelli Pietro di 46 anni e Carlo di 49 anni. Laura, cognata di Antonio, assiste alla cattura durante la quale i brigatisti, tra cui Nello Cassani, infrangono col calcio del mitra piatti e bottiglie. Antonio esce da casa scalzo e nel percorrere la strada che li separa dal punto di raccolta resta indietro. Francesco Cattani allora lo picchia due volte con la baionetta del moschetto sulla schiena dicendogli: «Tanto sei carne da macello». Anche casa Savini è rastrellata. Bruno assiste alla cattura del fratello Giuseppe. Il figlio undicenne non vuole lasciare il padre, ma i brigatisti gli ingiungono di allontanarsi perché il padre «non [va] ad una festa».
Alle 11, Raffaeli, Cattani, Cassani, Boschi, i due Samorè, Spiga, Fagnocchi, Trerè e qualche altro brigatista si presentano anche a casa di Annunziata Verità, in località Le Balze di Marzeno. Catturano Annunziata, Trerè la schiaffeggia e la fa salire con loro all’interno del camion. Lungo la strada caricano molte altre persone, tra le quali suo fratello Nino.
L’operazione di rastrellamento si conclude con la cattura di una quarantina di persone e due case bruciate. I brigatisti conducono gli arrestati sulla strada che va da Marzeno a Modigliana. Li schierano tutti sull’argine del canale che costeggia la strada, tenendoli puntati con le armi. Dopo circa tre ore d’attesa giungono sul posto militari tedeschi, accompagnati da un ufficiale. I militari tedeschi si consultano con i brigatisti. Raffaeli intende giustiziare nel luogo stesso in cui era stato rinvenuto il cadavere del Sartoni una quindicina di persone fra cui il parroco di Rivalta, Antonio Drei. Si decide altrimenti. Il comandante tedesco si rivolge ad Antonio Casalini chiedendogli quanti della sua famiglia siano stati rastrellati. Antonio risponde e il comandante tedesco lo spedisce a casa mentre i suoi fratelli e gli altri arrestati sono condotti a Villa S. Prospero, sede della brigata nera.
Qui avviene la selezione. L’arciprete di Marzeno, Domenico Randi, anch’egli fermato nella mattina, ma poi subito rilasciato, compreso che i rastrellatori hanno intenzione di uccidere le persone rastrellate, corre alla sede del presidio ad implorare clemenza, ma ne viene cacciato in malo modo. Corre allora a riferire la situazione al vescovo Giuseppe Battaglia. Costui tenta di comunicare con le autorità provinciali ma invano. Battaglia e Drei decidono allora di recarsi insieme a Villa S. Prospero, ma qui sono minacciati di morte e si devono allontanare. A Villa S.Prospero è presente anche il federale Montanari cui Battaglia mostra apertamente il proprio disappunto prima di andarsene. Raffaeli interviene invendo contro il vescovo e l’altro sacerdote al punto che il segretario federale è costretto ad allontanarlo. Dopo questo episodio anche il confronto tra Battaglia e Montanari si fa concitato e quest’ultimo conclude «che se non saranno dodici le persone catturate da fucilare, certamente saranno quattro o cinque». Dopo l’intervento del vescovo Battaglia, dei circa quaranta rastrellati, la maggioranza è rilasciata, una parte è trasportata alle carceri di Forlì mentre 5 vengono trattenuti per essere fucilati l’indomani. Si tratta di Carlo Casalini di 50 anni, Emilio Nanni di 35 anni, Luigi Sangiorgi di 33, Giuseppe Savini di 36 e Annunziata Verità.
La notte sul 12 agosto restano insieme in un’unica cella. Sangiorgi e Casalini sono seviziati tanto che dopo le torture sono irriconoscibili, in special modo Sangiorgi. Tutti sono sottoposti a interrogatori. Annunziata si confronta con Raffaeli, Cattani, Cassani e Bretoni Tommaso. Le contestano di essere complice dei partigiani. Annunziata risponde che è vero. Raffaeli replica che se non parla dovrà morire. Annunziata annuisce ma tace. Prima di essere riportata nella camera di sicurezza le comunicano che è stata condannata a morte. Le torture e i maltrattamenti sono le forme di questo tribunale davvero straordinario messo in piedi da Raffaeli e dagli altri brigatisti per “rispettare” le disposizioni del governo. Successivamente “ascoltano” gli altri “imputati” infliggendo loro maltrattamenti che ne deformano i corpi e giungendo al medesimo verdetto di morte.
Il mattino del 12 agosto, alle 4.45, i condannati a morte sono caricati su di un autocarro su cui salgono anche Raffaeli, Cattani, Cassani, Boschi, Samorè Silvano, Samorè Giuseppe, Fagnocchi, Spiga, Steli e altri tre o quattro brigatisti più quattro tedeschi. Li trasportano in parrocchia Rivalta, facendoli discendere vicino al cimitero. Li posizionano tutti e cinque a ridosso del muro. Cassani e Boschi legano loro le mani con una corda che si erano fatti dare da un contadino, dopodiché il plotone di esecuzione composto dagli stessi e comandato da Raffaeli, li fucila. Annunziata rimane soltanto ferita ad ambedue le braccia e sviene, restando travolta dagli altri quattro cadaveri. Dopo circa un’ora rinviene, riesce a sciogliersi le mani e a fuggire in direzione di Pietramora dove rimane nascosta, mentre gli altri cadaveri restano abbandonati sul posto sino alla sera. Soltanto per intervento del vescovo ai congiunti sarà dato il permesso di recuperare le salme all’imbrunire.
Italia troverà il marito Emilio «assieme agli altri tre […] legati con la corda che [lei aveva] data in prestito il giorno innanzi».
Modalità di uccisione: fucilazione
Trattamento dei cadaveri: Esposizione dei cadaveri
Tipo di massacro: rappresaglia
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Estremi e note penali: Raffaeli Raffaele, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l' aver organizzato e diretto un rastrellamento in Marzeno e Rivalta a titolo di rappresaglia per l’uccisione di un brigatista, facendo catturare circa 40 persone e facendo condannare a morte cinque di esse da un tribunale irregolare da lui presieduto e comandato poi il plotone di esecuzione. Con sentenza del 14/01/47 la corte lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena. Ordina la confisca dei suoi beni. Con ordinanza 25.6.47 la Corte d’assise sezione speciale di Ravenna dichiara inammissibile il ricorso e ordina l’esecuzione della sentenza. Con sentenza 9.6.50 della corte di cassazione dichiarasi inammissibile il ricorso. Sostituisce alla pena di morte quella dell’ergastolo. Lo condanna a pagare £. 5000 alla cassa delle ammende. Con declaratoria di questo Tribunale in data 23.1.54 è stata commutata in anni dieci di reclusione la pena inflitta a Raffaeli Raffaele per il reato di cui alla suestesa sentenza. Con declaratoria 6.11.59 a favore di Raffaeli Raffaele il Tribunale di Ravenna, veduto il decreto del 11.7.59 n.460 art. 1 lett.A, dichiara estinto il reato per amnistia.
Zauli Paolo e Cinapro Ugo, accusati di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui la partecipazione alla fucilazione di cinque civili in Rivalta. Con sentenza del 2/10/46, la corte li condanna rispettivamente, ad anni 18 ed 8 di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Dichiara condonati sei anni di detta pena per lo Zauli e cinque anni per il Cinapro. Ordina la confisca di 1/3 dei beni dei condannati. Con ordinanza della Corte di Cassazione in data 20.12.47 dichiara inammissibile il ricorso. Con declaratoria 30.7.48 la Corte d’Appello di Bologna dichiara ulteriormente condonato un terzo sulla quantità di pena inflitta allo Zauli e determina la pena tuttora espiabile in anni sedici di reclusione.
Con decreto 14.11.51 n. 2180 del Ministro di Grazia e Giustizia è stata concesso allo Zauli Paolo la liberazione condizionale. Lo Zauli pertanto è stato scarcerato il 21.11.51. Il Tribunale di Ravenna, con ordinanza del 17.5.52 a sensi degli art. 177, 210 CP, 578 CPP e 40-2- 10.4.51 n.287, dichiara estinta la pena di cui sopra inflitta allo Zauli e revoca la misura di sicurezza della libertà vigilata. Con sentenza 8.11.54 la Corte di Appello di Bologna dichiara Cinapro Ugo riabilitato dalle conseguenze giuridiche della condanna riportata in data 2.10.46 presso la Corte d’Assise di Ravenna.
Ravaioli Ettore, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l' aver partecipato al rastrellamento nelle zone di Marzeno e Rivalta ove furono catturati e uccisi vari partigiani nonché alla conseguente fucilazione di cinque persone presso il cimitero di Rivalta. Con sentenza del 9/04/46, la corte lo condanna ad anni dodici di reclusione, alle spese processuali, alle altre conseguenze di legge. Ordina la confisca di un quarto dei suoi beni.
Casella Arnaldo, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'aver partecipato alla fucilazione di cinque civili in Rivalta. Con sentenza del 14/02/46, la corte lo condanna anni venti di reclusione, alla confisca dei beni, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge.
Tedesco Achille, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'aver partecipato alla fucilazione di cinque civili in Rivalta. Con sentenza del 5/03/46, la corte lo condanna ad anni venti di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Ordina la confisca dei suoi beni. La Corte di Cassazione con sentenza 13.9.46 ha dichiarato estinto il reato per amnistia ed ha annullato senza rinvio la suestesa sentenza.
Samoré Giuseppe, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'aver partecipato alla fucilazione di cinque civili in Rivalta. Con sentenza del 21/05/46, la corte non ha prove per imputargli la suddetta accusa, ma per altri crimini lo condanna ad anni 18 di reclusione, a tre anni di libertà vigilata, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Ordina la confisca della metà dei suoi beni.
La Corte di Cassazione con sentenza 14.5.47 dichiara estinto il reato per amnistia e annulla senza rinvio la sentenza.
Rota Valeriano, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'aver partecipato ai rastrellamenti di Marzeno e Rivalta in cui furono catturate circa 40 persone e cinque fucilate. Con sentenza del 22/01/46, la corte lo giudica colpevole dei delitti ascrittigli con la diminuente di cui all’art. 114 up Cod.pen ed in concorso di attenuanti generiche e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni dieci, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. La Corte di Cassazione con sentenza 23.10.1946 ha dichiarato estinto il reato per amnistia ed ha annullato senza rinvio la suestesa sentenza.
Valtancoli Lorenzo, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'aver partecipato ai rastrellamenti di Marzeno e Rivalta in cui furono catturate circa 40 persone e cinque fucilate. Con sentenza dell'11/02/47, la corte lo giudica colpevole di collaborazionismo politico nonché dei reati commessi a scopo di lucro e lo condanna alla reclusione per anni 20 ed alle conseguenze di legge, ivi compreso il pagamento delle spese processuali. La corte d’appello di Bologna con sentenza in camera di Consiglio in data 2.7.57, dichiara la nullità del procedimento svoltosi il dì 11.2.47 dinanzi alla Corte di assise di Ravenna sezione speciale e della sentenza pronunciata lo stesso giorno dalla stessa Corte di assise nei confronti di Valtancoli Lorenzo in ordine ai reati a costui ascritti. Dichiara non doversi procedere a carico di esso Valtancoli Lorenzo in ordine agli stessi reati essendo questi rimasti estinti per la morte del reo prima della condanna. Così deciso in camera di consiglio il 2.7.57.
Geminiani Carlo, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'aver partecipato ai rastrellamenti di Marzeno e Rivalta in cui furono catturate circa 40 persone e cinque fucilate. Con sentenza del 23/03/46, la corte lo giudica colpevole del reato a lui ascritto e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena. Ordina la confisca dei beni del Geminiani.
Cassani Nello, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'aver fatto parte del plotone di esecuzione che uccise cinque persone presso il cimitero di Rivalta. Con sentenza del 5/02/47, la corte lo giudica colpevole dei delitti ascrittigli e lo condanna alla pena dell’ergastolo ed alle conseguenze di legge ivi compreso il pagamento delle spese processuali. Con sentenza della cassazione in data 11.3.48 dichiara inammissibile il ricorso e lo condanna all’ammenda di £.5000. Con declaratoria di questo Tribunale in data 23.1.54 è stata commutata nella reclusione in anni 10 la pena inflitta a Cassani Nello per il reato di cui alla suestesa sentenza. Addì 17.1.57 interposto ricorso per cassazione del’imputato detenuto. La suprema corte di cassazione con sentenza 15.4.58 dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della tassa di sentenza. Le condanna inoltre a pagare la somma di £. 10000 alla cassa delle ammende. Con istanza 22.6.56 il difensore del Cassani chiede restituzione in termini ai sensi art. 183 bis cpp. La Corte d’appello di Bologna con ordinanza del 10.7.56 respinge il ricorso. Addì 4.7.56 interposto ricorso per cassazione del Cassani. La Corte suprema di cassazione con ordinanza in data 19.1.57 sul ricorso prodotto da Cassani Nello rigetta il ricorso. Con provvedimento 18.7.59 a favore di Cassani Nello di Domenico, il Tribunale di Ravenna veduto il decreto dell’11.7.59 n.460 dichiara estinto il reato per amnistia.
Boschi Raffaele, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'aver partecipato al rastrellamento in località Marzeno e Rivalta in cui furono catturate circa 40 persone e alla successiva fucilazione di Casalini Carlo, Sangiorgi Luigi, Savini Giuseppe, Nanni Emilio e Verità Annunziata, avvenuta nei pressi del cimitero di Rivalta. Con sentenza dell'11/03/46, la corte lo condanna alla pena di morte, mediante fucilazione alla schiena. Ordina che la sentenza sia pubblicata per una sola volta nel giornale dell’Emilia e sulla Voce di Romagna. Ordina altresì la confisca dei beni del condannato. La Corte di Cassazione di Roma con sentenza 16.5.46 annullava la suestesa sentenza e rinviava per il nuovo giudizio alla sezione speciale della corte di Assise di Bologna. Rav. 23.5.46. La Corte suprema di Cassazione il giorno 16.5.46 ha pubblicato la seguente sentenza nel ricorso prodotto da Boschi Raffaele di Emilio. La Corte suddetta annulla la sentenza impugnata per erronea e difettosa motivazione sul diniego della perizia e rinvia per nuovo giudizio alla sezione speciale della corte d’assise di Bologna.
Camerani Felice imputato [oltretutto] di avere, in correità con altri, ed agendo con premeditazione per fine fascista, causato volontariamente, mediante più azioni di un medesimo disegno criminoso, la morte di Zoli Francesco, Melandri Ildo e Corniola Leonello, allo scopo di concretizzare il delitto di collaborazione coi tedeschi. Con sentenza del 18/12/45 la corte lo giudica colpevole del delitto ascrittogli con esclusione del capo di imputazione suddetto e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni dodici, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. Declaratoria 16.7.46 per amnistia.
Pasini Vitaliano, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui la partecipazione all’eccidio della famiglia Bartolotti in Ca’ di Lugo, è giudicato colpevole di collaborazionismo politico e di concorso nell’omicidio dei fratelli Montanari con le attenuanti della minima importanza del concorso e di essere stato determinato dal superiore in grado. È condannato alla reclusione per anni 9 e mesi 4 con sentenza dell'11/03/1947. Con sentenza in data 23.2.48 la Corte di cassazione annulla senza rinvio la sentenza ed ordina la scarcerazione se non detenuto per altra causa.
Schiumarini Francesco, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'aver partecipato a un rastrellamento nella parrocchia Marzeno e Rivalta, in cui furono catturate 40 persone delle quali cinque fucilate. Con sentenza del 13/12/45 n. 177, la corte lo condanna alla pena della reclusione per anni trenta, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali.
La Corte suprema di Cassazione con sentenza 6.12.46 ha rigettato il ricorso condonando un terzo della pena inflitta allo Schiumarini riducendola conseguentemente ad anni venti di reclusione.
Con declaratoria della C. d’appello 27.2.50, dichiarato ulteriormente cond. anche un anno di reclusione.
Con declaratoria della C .d’appello di Bologna 5.6.48 a favore di Schiumarini Francesco dichiarato ulteriormente condonato un altro terzo della pena prima di anni 30 di reclusione, determinando la pena espiabile dallo stesso in anni 10 di reclusione.
Fagnocchi Leone, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l' aver partecipato alla cattura di Casalini Carlo, Sangiorgi Luigi, Savini Giuseppe, Nanni Emilio e Verità Annunziata, nonché all’uccisione dei primi quattro e al tentativo di omicidio della Verità Annunziata. Con sentenza del 25/06/46, la corte lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Ordina che la sentenza di condanna sia pubblicata per una sola volta e per estratto sul Giornale dell’Emilia di Bologna e sulla Voce di Romagna di Ravenna. Ordina la confisca dei beni del condannato, salvo per quanto riguarda l’importo dei diritti del difensore. Sentenza corte Cassazione 10.2.47 annulla e rinvia alla Corte Assise speciale Ancona.
Tribunale competente:
Tribunale di Ravenna - Corte d'Assise straordinaria fino alla sentenza del 15 gennaio 1946 e Sezione speciale della Corte d'Assise dalla sentenza del 17 gennaio 1946.
Annotazioni: Annunziata Verità sopravvive alla fucilazione
Scheda compilata da Enrica Cavina
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-08-03 20:59:59
Vittime
Elenco vittime
1. Casalini Carlo di 50 anni, nato il 18/07/1894 a Faenza, colono.
2. Nanni Emilio di 35 anni, nato l\'11/01/1909 a Brisighella, colono.
3. Sangiorgi Luigi di 33, nato il 30/03/1911 a Faenza, operaio.
4. Savini Giuseppe di 36, nato il 19/03/1908 a Faenza, colono.
Elenco vittime civili 4
Casalini Carlo,
Nanni Emilio,
Sangiorgi Luigi,
Savini Giuseppe
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Achille Tedesco
Nome Achille
Cognome Tedesco
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Tedesco Achille, imputato di procedimento.
Note procedimento Tedesco Achille, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'aver partecipato alla fucilazione di cinque civili in Rivalta. Con sentenza del 5/03/46, la corte lo condanna ad anni venti di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Ordina la confisca dei suoi beni. La Corte di Cassazione con sentenza 13.9.46 ha dichiarato estinto il reato per amnistia ed ha annullato senza rinvio la suestesa sentenza.
Arnaldo Casella
Nome Arnaldo
Cognome Casella
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Casella Arnaldo, imputato di procedimento.
Note procedimento Casella Arnaldo, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'aver partecipato alla fucilazione di cinque civili in Rivalta. Con sentenza del 14/02/46, la corte lo condanna anni venti di reclusione, alla confisca dei beni, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge.
Carlo Geminiani
Nome Carlo
Cognome Geminiani
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Geminiani Carlo, imputato di procedimento.
Note procedimento Geminiani Carlo, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'aver partecipato ai rastrellamenti di Marzeno e Rivalta in cui furono catturate circa 40 persone e cinque fucilate. Con sentenza del 23/03/46, la corte lo giudica colpevole del reato a lui ascritto e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena. Ordina la confisca dei beni del Geminiani.
Ettore Ravaioli
Nome Ettore
Cognome Ravaioli
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Ravaioli Ettore, imputato di procedimento.
Note procedimento Ravaioli Ettore, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\' aver partecipato al rastrellamento nelle zone di Marzeno e Rivalta ove furono catturati e uccisi vari partigiani nonché alla conseguente fucilazione di cinque persone presso il cimitero di Rivalta. Con sentenza del 9/04/46, la corte lo condanna ad anni dodici di reclusione, alle spese processuali, alle altre conseguenze di legge. Ordina la confisca di un quarto dei suoi beni.
Francesco Schiumarini
Nome Francesco
Cognome Schiumarini
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Schiumarini Francesco, imputato di procedimento.
Note procedimento Schiumarini Francesco, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'aver partecipato a un rastrellamento nella parrocchia Marzeno e Rivalta, in cui furono catturate 40 persone delle quali cinque fucilate. Con sentenza del 13/12/45 n. 177, la corte lo condanna alla pena della reclusione per anni trenta, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. La Corte suprema di Cassazione con sentenza 6.12.46 ha rigettato il ricorso condonando un terzo della pena inflitta allo Schiumarini riducendola conseguentemente ad anni venti di reclusione. Con declaratoria della C. d’appello 27.2.50, dichiarato ulteriormente cond. anche un anno di reclusione. Con declaratoria della C .d’appello di Bologna 5.6.48 a favore di Schiumarini Francesco dichiarato ulteriormente condonato un altro terzo della pena prima di anni 30 di reclusione, determinando la pena espiabile dallo stesso in anni 10 di reclusione.
Leone Fagnocchi
Nome Leone
Cognome Fagnocchi
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Fagnocchi Leone, imputato di procedimento.
Note procedimento Fagnocchi Leone, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\' aver partecipato alla cattura di Casalini Carlo, Sangiorgi Luigi, Savini Giuseppe, Nanni Emilio e Verità Annunziata, nonché all’uccisione dei primi quattro e al tentativo di omicidio della Verità Annunziata. Con sentenza del 25/06/46, la corte lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Ordina che la sentenza di condanna sia pubblicata per una sola volta e per estratto sul Giornale dell’Emilia di Bologna e sulla Voce di Romagna di Ravenna. Ordina la confisca dei beni del condannato, salvo per quanto riguarda l’importo dei diritti del difensore. Sentenza corte Cassazione 10.2.47 annulla e rinvia alla Corte Assise speciale Ancona.
Lorenzo Valtancoli
Nome Lorenzo
Cognome Valtancoli
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Valtancoli Lorenzo, imputato di procedimento.
Note procedimento Valtancoli Lorenzo, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'aver partecipato ai rastrellamenti di Marzeno e Rivalta in cui furono catturate circa 40 persone e cinque fucilate. Con sentenza dell\'11/02/47, la corte lo giudica colpevole di collaborazionismo politico nonché dei reati commessi a scopo di lucro e lo condanna alla reclusione per anni 20 ed alle conseguenze di legge, ivi compreso il pagamento delle spese processuali. La corte d’appello di Bologna con sentenza in camera di Consiglio in data 2.7.57, dichiara la nullità del procedimento svoltosi il dì 11.2.47 dinanzi alla Corte di assise di Ravenna sezione speciale e della sentenza pronunciata lo stesso giorno dalla stessa Corte di assise nei confronti di Valtancoli Lorenzo in ordine ai reati a costui ascritti. Dichiara non doversi procedere a carico di esso Valtancoli Lorenzo in ordine agli stessi reati essendo questi rimasti estinti per la morte del reo prima della condanna. Così deciso in camera di consiglio il 2.7.57.
Nello Cassani
Nome Nello
Cognome Cassani
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Cassani Nello, imputato di procedimento.
Note procedimento Cassani Nello, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'aver fatto parte del plotone di esecuzione che uccise cinque persone presso il cimitero di Rivalta. Con sentenza del 5/02/47, la corte lo giudica colpevole dei delitti ascrittigli e lo condanna alla pena dell’ergastolo ed alle conseguenze di legge ivi compreso il pagamento delle spese processuali. Con sentenza della cassazione in data 11.3.48 dichiara inammissibile il ricorso e lo condanna all’ammenda di £.5000. Con declaratoria di questo Tribunale in data 23.1.54 è stata commutata nella reclusione in anni 10 la pena inflitta a Cassani Nello per il reato di cui alla suestesa sentenza. Addì 17.1.57 interposto ricorso per cassazione del’imputato detenuto. La suprema corte di cassazione con sentenza 15.4.58 dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della tassa di sentenza. Le condanna inoltre a pagare la somma di £. 10000 alla cassa delle ammende. Con istanza 22.6.56 il difensore del Cassani chiede restituzione in termini ai sensi art. 183 bis cpp. La Corte d’appello di Bologna con ordinanza del 10.7.56 respinge il ricorso. Addì 4.7.56 interposto ricorso per cassazione del Cassani. La Corte suprema di cassazione con ordinanza in data 19.1.57 sul ricorso prodotto da Cassani Nello rigetta il ricorso. Con provvedimento 18.7.59 a favore di Cassani Nello di Domenico, il Tribunale di Ravenna veduto il decreto dell’11.7.59 n.460 dichiara estinto il reato per amnistia.
Raffaele Boschi
Nome Raffaele
Cognome Boschi
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Boschi Raffaele, imputato di procedimento.
Note procedimento Boschi Raffaele, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'aver partecipato al rastrellamento in località Marzeno e Rivalta in cui furono catturate circa 40 persone e alla successiva fucilazione di Casalini Carlo, Sangiorgi Luigi, Savini Giuseppe, Nanni Emilio e Verità Annunziata, avvenuta nei pressi del cimitero di Rivalta. Con sentenza dell\'11/03/46, la corte lo condanna alla pena di morte, mediante fucilazione alla schiena. Ordina che la sentenza sia pubblicata per una sola volta nel giornale dell’Emilia e sulla Voce di Romagna. Ordina altresì la confisca dei beni del condannato. La Corte di Cassazione di Roma con sentenza 16.5.46 annullava la suestesa sentenza e rinviava per il nuovo giudizio alla sezione speciale della corte di Assise di Bologna. Rav. 23.5.46. La Corte suprema di Cassazione il giorno 16.5.46 ha pubblicato la seguente sentenza nel ricorso prodotto da Boschi Raffaele di Emilio. La Corte suddetta annulla la sentenza impugnata per erronea e difettosa motivazione sul diniego della perizia e rinvia per nuovo giudizio alla sezione speciale della corte d’assise di Bologna.
Raffaele Raffaeli
Nome Raffaele
Cognome Raffaeli
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile A Faenza già prima del 25 luglio 1943 era stato nominato segretario politico del fascio il ventunenne maestro elementare Raffaele Raffaeli. Dopo l’8 settembre era stato nominato commissario federale di Faenza e dei comuni limitrofi, infine comandante della BN locale. Fu affiancato dal padre Natale di 47 anni e del fratello Riccardo di 19 anni. Non sappiamo abbastanza sulla vita precedente di questi giovani capi e sui loro rapporti con le gerarchie fasciste del regime, ma durante il periodo della RSI operarono, pur con una certa autonomia, in coordinamento con le direttive della federazione e del capo della provincia. La loro mancanza d’esperienza e l’estremismo ideologico sembra li abbiano resi facilmente manipolabili, almeno più di quanto si fossero dimostrati nei primi mesi della RSI i rappresentanti delle varie correnti interne del fascismo ravennate. Di fatto non ci risulta che le loro gesta siano mai state bollate come contrarie alla linea seguita dalla prefettura e dalla federazione. Inoltre le loro squadre raccolsero uomini di provata esperienza e spesso sulla quarantina. Il fatto che il comando fosse stato deputato a questi giovani anziché ai più esperti, ci sembra, vada a ulteriore sostegno della nostra ipotesi. Nel dopoguerra questi giovani, come gran parte degli altri brigatisti, dopo aver ricevuto severe condanne furono amnistiati in nome di una riconciliazione nazionale e si disposero a vivere un’apparente vita da «uomini comuni». Nella sentenza emessa il 14 gennaio 1947 dalla CAS di Ravenna Raffaele Raffaeli era stato descritto così: «Di pessima condotta morale, se sul campo politico dimostrò la sua esaltazione per servire il fascismo, costituzionalmente è un criminale, dall’istinto sanguinario e feroce, privo di sentimento umano, brutale, che infatua lo spirito del piacere che gli procurano le sofferenze altrui». Sfuggito alla cattura al momento della resa, da Tezze giunse a Roma in bicicletta con la moglie in cinta. Qui trovò lavoro, con il nome di Antonio Petani, presso il Collegio di Propaganda Fidei sul Gianicolo. Ottenne in breve la stima di prelati e dottori e quando alla mattina del 5 giugno 1949 suonò alla sua porta la polizia per arrestarlo per i crimini commessi nella provincia di Ravenna, fu ospitato dal Collegio stesso che era sede vaticana extraterritoriale. Vi rimase per 10 anni fino a quando il decreto del 11.7.59 n.460 dichiarò estinti i suoi reati. Senza mai riuscire a conseguire la laurea iniziò ad insegnare al liceo classico privato Cristo Re. Nel corso della sua carriera da insegnante fu largamente apprezzato dai suoi allievi in particolar modo per la sua umanità. Seppur d’animo severo e intransigente sembrava capace di entrare in empatia con loro appassionandoli alle materie. Sostenitore del concetto di «homo ludens, la cui felicità è di creare disinteressatamente per il semplice desiderio di farlo», visse «in termini estremi» la sua fede cattolica. La scoperta del suo passato sembrò non essere in grado di scalfire la stima suscitata. I più pensarono che egli non fosse stato veramente responsabile di tutti quegli atti di violenza per i quali era stato condannato a morte. Solo monsignor Antonio Nalesso convenne sulla possibilità di suo passato violento: «Lo ricordo con piacere, un professore ottimo, molto preparato e competente, amato dagli studenti, coinvolgeva i ragazzi che erano tutti per lui, uno dei migliori professori del Cristo Re; temperamento passionale, idealista, coerente, un uomo capace di impegnarsi al massimo in ciò che credeva e di credere fortemente in ciò che voleva. Come molti uomini portati all’estremismo nel bene o nel male, anche Raffaeli andava al fondo delle cose e delle idee. Conoscendo il suo carattere nessuna meraviglia della sua militanza nella RSI». In data 14/01/47 la Sezione Speciale della Corte d\'Assise di Ravenna lo aveva condannato alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena per i reati compiuti quando era a capo della BN faentina.
Note procedimento Raffaeli Raffaele, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\' aver organizzato e diretto un rastrellamento in Marzeno e Rivalta a titolo di rappresaglia per l’uccisione di un brigatista, facendo catturare circa 40 persone e facendo condannare a morte cinque di esse da un tribunale irregolare da lui presieduto e comandato poi il plotone di esecuzione. Con sentenza del 14/01/47 la corte lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena. Ordina la confisca dei suoi beni. Con ordinanza 25.6.47 la Corte d’assise sezione speciale di Ravenna dichiara inammissibile il ricorso e ordina l’esecuzione della sentenza. Con sentenza 9.6.50 della corte di cassazione dichiarasi inammissibile il ricorso. Sostituisce alla pena di morte quella dell’ergastolo. Lo condanna a pagare £. 5000 alla cassa delle ammende. Con declaratoria di questo Tribunale in data 23.1.54 è stata commutata in anni dieci di reclusione la pena inflitta a Raffaeli Raffaele per il reato di cui alla suestesa sentenza. Con declaratoria 6.11.59 a favore di Raffaeli Raffaele il Tribunale di Ravenna, veduto il decreto del 11.7.59 n.460 art. 1 lett.A, dichiara estinto il reato per amnistia.
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto 29. Brigata Nera “Ettore Muti” di Ravenna/Distaccamento di Faenza
Ugo Cinapro
Nome Ugo
Cognome Cinapro
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Cinapro Ugo, imputato di procedimento.
Note procedimento Zauli Paolo e Cinapro Ugo, accusati di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui la partecipazione alla fucilazione di cinque civili in Rivalta. Con sentenza del 2/10/46, la corte li condanna rispettivamente, ad anni 18 ed 8 di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Dichiara condonati sei anni di detta pena per lo Zauli e cinque anni per il Cinapro. Ordina la confisca di 1/3 dei beni dei condannati. Con ordinanza della Corte di Cassazione in data 20.12.47 dichiara inammissibile il ricorso. Con declaratoria 30.7.48 la Corte d’Appello di Bologna dichiara ulteriormente condonato un terzo sulla quantità di pena inflitta allo Zauli e determina la pena tuttora espiabile in anni sedici di reclusione. Con decreto 14.11.51 n. 2180 del Ministro di Grazia e Giustizia è stata concesso allo Zauli Paolo la liberazione condizionale. Lo Zauli pertanto è stato scarcerato il 21.11.51. Il Tribunale di Ravenna, con ordinanza del 17.5.52 a sensi degli art. 177, 210 CP, 578 CPP e 40-2- 10.4.51 n.287, dichiara estinta la pena di cui sopra inflitta allo Zauli e revoca la misura di sicurezza della libertà vigilata. Con sentenza 8.11.54 la Corte di Appello di Bologna dichiara Cinapro Ugo riabilitato dalle conseguenze giuridiche della condanna riportata in data 2.10.46 presso la Corte d’Assise di Ravenna.
Valeriano Rota
Nome Valeriano
Cognome Rota
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Rota Valeriano, imputato di procedimento.
Note procedimento Rota Valeriano, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'aver partecipato ai rastrellamenti di Marzeno e Rivalta in cui furono catturate circa 40 persone e cinque fucilate. Con sentenza del 22/01/46, la corte lo giudica colpevole dei delitti ascrittigli con la diminuente di cui all’art. 114 up Cod.pen ed in concorso di attenuanti generiche e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni dieci, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. La Corte di Cassazione con sentenza 23.10.1946 ha dichiarato estinto il reato per amnistia ed ha annullato senza rinvio la suestesa sentenza.
Vitaliano Pasini
Nome Vitaliano
Cognome Pasini
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Pasini Vitaliano, imputato di procedimento.
Note procedimento Pasini Vitaliano, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui la partecipazione all’eccidio della famiglia Bartolotti in Ca’ di Lugo, è giudicato colpevole di collaborazionismo politico e di concorso nell’omicidio dei fratelli Montanari con le attenuanti della minima importanza del concorso e di essere stato determinato dal superiore in grado. È condannato alla reclusione per anni 9 e mesi 4 con sentenza dell\'11/03/1947. Con sentenza in data 23.2.48 la Corte di cassazione annulla senza rinvio la sentenza ed ordina la scarcerazione se non detenuto per altra causa.
Memorie
Memorie legate a questa strage
lapide a Cimitero di Rivalta, Faenza
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Cimitero di Rivalta, Faenza
Descrizione: Lapide posta a Rivalta sulle mura esterne del cimitero.