Descrizione
Località Filetto, Ravenna, Ravenna, Emilia-Romagna
Data 26 agosto 1944
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 3
Numero vittime uomini 3
Numero vittime uomini adulti 3
Descrizione: In agosto la popolazione mostra chiarissimi segni di insofferenza per il protrarsi della guerra. L’8 del mese Buffarini mette al corrente il duce di un suo colloquio con l’ambasciatore Rahn sulla situazione agricola di Ravenna, facendogli presente che sul raccolto granario dell’annata che aveva raggiunto 1.600.000 q.li le truppe tedesche prelevano 1.000 q.li al giorno; che esiste una produzione eccezionale di barbabietole di 3.000. 000 di q.li che andrà per i due terzi perduta per mancanza di carbone; che anche la frutta andrà perduta per mancanza di mezzi di trasporto dato che la prefettura ha un solo camion a disposizione. Nella stessa circostanza Buffarini fa «poi presente all’ambasciatore Rahn quanto avv[iene] in Romagna ad opera delle truppe operanti (saccheggi, furti, violenze ecc.)». Buffarini prosegue nella sua relazione al duce in questo modo: «[Rahn] mi ha detto che farà tutto presente al maresciallo Kesselring e mi ha pregato di riferirvi che avendo voi probabilmente occasione di vedere quest’ultimo vi compiacciate di rappresentarlo anche direttamente allo stesso».
Il 1° settembre il capo della provincia Grazioli ravvisa un miglioramento nei rapporti con le truppe tedesche ma di fatto, nei confronti della popolazione, queste proseguono le razzie. Pur contraddicendosi Grazioli deve ammettere che «il comando militare germanico di Piazza praticamente non conta nulla perché i reparti fanno quello che vogliono. Mancando quindi un’autorità di indirizzo ogni comandante di presidio germanico si regola come meglio crede. Ad esempio si timbrano le carte di identità presso i comandi germanici, previo pagamento di una somma che va da 5 a 20 lire, a seconda delle disposizioni dei vari comandanti. Tale timbro non vale nulla perché poi nei rastrellamenti chi ne è in possesso viene ugualmente fermato e portato al lavoro obbligatorio».
Se in agosto è ormai inequivocabile che i tedeschi usano la popolazione italiana come strumento strategico per proseguire la guerra e non si fanno scrupoli ad attuare i terribili bandi di Kesselring, è altresì chiaro che i primi a farsi scudo di queste disposizioni sono gli stessi fascisti.
Da giugno a settembre si assiste ad un aumento dei casi di strage e omicidio mentre le azioni partigiane in luglio, agosto e settembre restano attorno alle 200 mensili, per dimezzarsi in ottobre.
In agosto, in seguito all’avvicinarsi del fronte, il CUMER ordina l’intensificazione delle azioni di sabotaggio soprattutto per quanto riguarda le vie di comunicazione stradali e ferroviarie. Per i tedeschi diviene quindi costante il problema delle retrovie sicure al fine non solo di garantire rifornimenti di ogni genere, ma anche allo scopo di assicurarsi una veloce via di fuga. Sempre all’inizio di agosto, il CUMER incita all’uccisione degli «invasori», evidenziando come esistano ancora reparti che «evitano sistematicamente il combattimento con i tedeschi» anche laddove è possibile arrecare loro molte più perdite di quelle che i partigiani potrebbero subire». In merito a quest’ultimo punto, il CUMER sostiene che è estremamente strategico generalizzare la lotta contro il tedesco, perché solo in questo modo il nemico si renderà conto che le rappresaglie producono effetti contrari e inaspriscono la popolazione più che terrorizzarla. Allo stesso tempo, colpire i tedeschi significa colpire anche i fascisti i quali compiono crimini efferati a seguito della protezione tedesca.
In questo contesto si inserisce la seconda strage del 26 agosto. Lo stesso giorno infatti viene attuata una rappresaglia a Savarna e Camerlona, ovvero dalla parte opposta del Comune di Ravenna.
L'11 agosto, il brigatista Aldo Ronchi, insieme a Capanna, Mazzotti Dino e Sutter, per ordine di Andreani si sono recati nei pressi di Ponte Nuovo dove è stata incendiata una macchina trebbiatrice. Giunto sul posto Ronchi constata che alcuni militari tedeschi hanno già proceduto al fermo di tutte le persone addette alla trebbiatura. I brigatisti indicano ai tedeschi quali sono gli «onesti cittadini» che, pertanto, sono immediatamente rilasciati. Restano solo Nello Sternini, Luigi Mordenti e Giovanni Venieri che sono caricati nella macchina dei brigatisti e condotti alle carceri ravennati su istigazione di Chiaro Sutter. Costui nutre vecchi rancori personali contro il Mordenti. Il 23 agosto vengono lasciati nelle mani dei tedeschi che il 26 agosto li fucilano a Filetto. Quattro giorni dopo verrà compiuta una nuova rappresaglia di matrice nazista nella via che fa angolo con quella scelta per la fucilazione del 26 agosto.
Dall'11 agosto le famiglie degli ostaggi sono tenute all'oscuro della loro sorte. Solo nell'aprile del 1945 ne rinverranno i corpi a Filetto.
Modalità di uccisione: fucilazione
Tipo di massacro: rappresaglia
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Estremi e note penali: Andreani Giacomo, imputato di aver collaborato col tedesco invasore [e oltretutto ] della cattura e dell’uccisione premeditata di Sternini Nello, Mordenti Luigi e Venieri Giovanni. Con sentenza del 18 febbraio 1947 la corte lo giudica colpevole di collaborazionismo sia politico che militare nonché di delitti di omicidio aggravati dalla premeditazione e da futili motivi, oggetto del capo d’imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena oltre alle conseguenze di legge. Dispone la confisca totale dei beni. Con declaratoria di questo tribunale in data 23/01/1954 all’Andreani Giacomo veniva commutata la pena di morte in quella della reclusione per anni 10 per il resto di cui alla stessa sentenza. Con declaratoria 29/09/1959 a favore di Andreani Giacomo il tribunale di Ravenna veduto il decreto del PR 11/07/1959 n. 460 (art. 1 lett. A) dichiara estinto il reato di cui sopra.
Bravetti Spero, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla cattura di Mordenti Luigi, Sternini Nello e Vinieri Giovanni successivamente uccisi. Con sentenza dell'1/10/1946 la corte lo giudica colpevole dei reati ascrittigli nei limiti sopra indicati, in concorso dell’attenuante di cui l’art. 62 bis CP e lo condanna alla pena di anni trenta di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge, dichiarando condonato un terzo di detta pena a sensi del DL 22.6.46 n.4. Ordina la confisca di tutti i beni del condannato. Sentenza Corte Cassazione 23.5.47 annulla e rinvia a Corte assise speciale Firenze.
Mazzotti Delmo imputato [oltretutto] di avere, in correità con altri ed agendo per fine fascista mediante più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, privato della libertà personale Sternini Nello, Venieri Giovanni e Mordenti Luigi, allo scopo di concretizzare il delitto di collaborazione coi tedeschi. Con sentenza del 5/03/46 la corte lo giudica colpevole dei reati ascrittigli escluso quello del presente capo di imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Ordina che la sentenza sia pubblicata per estratto e per una sola volta nel Giornale dell’Emilia di Bologna. Ordina infine la confisca dei beni del condannato. La Corte di Cassazione con sentenza 10.7.46 annulla la suestesa sentenza per difetto di motivazione in ordine alla dichiarazione di responsabilità dell’imputato per concorso nell’omicidio di Montanari Mario e sull’eccidio del Ponte degli Allocchi, nonché in ordine alle (…) esclusioni delle attenuanti generiche ed alla disposta confisca dei beni e rinvia il giudizio su tali punti alla Corte di Assise di Ancona sez. speciale; annulla senza rinvio la sentenza stessa in quanto ha ritenuto (…) per i reati di omicidio l’aggravante della premeditazione. Rigetta sul resto il ricorso del Mazzotti.
Capanna Antonio imputato [oltretutto] di avere in correità con altri e con premeditazione mediante più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso cagionato volontariamente per fine fascista la morte di Sternini Nello, Mordenti Luigi e Venieri Giovanni al fine di concretizzare il delitto di collaborazione coi tedeschi, catturando i suddetti e consegnandoli ai tedeschi che li uccisero. Con sentenza del 4/08/45 la corte lo giudica colpevole di collaborazione e lo condanna quindi alla pena di morte mediante la fucilazione alla schiena. Ordina che la presente sia, per estratto, affissa nel comune di Ravenna e pubblicata sui giornali locali ‘Democrazia’ e ‘Voce di Romagna’. Con sentenza 29.8.45 la Sezione speciale della Corte di Cassazione di Milano rigetta il ricorso interposto dall’imputato. Eseguita la sentenza alle ore 7 del giorno 23.12.45 mediante la fucilazione alla schiena del condannato, giunta comunicazione in data 26.12.45 in questa Procura.
Tribunale competente:
Tribunale di Ravenna - Corte d'Assise straordinaria fino alla sentenza del 15 gennaio 1946 e Sezione speciale della Corte d'Assise dalla sentenza del 17 gennaio 1946.
Scheda compilata da Enrica Cavina
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-06 13:21:04
Vittime
Elenco vittime
1. Mordenti Luigi
2. Stermini Nello
3. Venieri Giovanni
Elenco vittime civili 3
Mordenti Luigi,
Venieri Giovanni
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Antonio Capanna
Nome Antonio
Cognome Capanna
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Capanna Antonio, imputato di procedimento.
Note procedimento Capanna Antonio imputato [oltretutto] di avere in correità con altri e con premeditazione mediante più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso cagionato volontariamente per fine fascista la morte di Sternini Nello, Mordenti Luigi e Venieri Giovanni al fine di concretizzare il delitto di collaborazione coi tedeschi, catturando i suddetti e consegnandoli ai tedeschi che li uccisero. Con sentenza del 4/08/45 la corte lo giudica colpevole di collaborazione e lo condanna quindi alla pena di morte mediante la fucilazione alla schiena. Ordina che la presente sia, per estratto, affissa nel comune di Ravenna e pubblicata sui giornali locali ‘Democrazia’ e ‘Voce di Romagna’. Con sentenza 29.8.45 la Sezione speciale della Corte di Cassazione di Milano rigetta il ricorso interposto dall’imputato. Eseguita la sentenza alle ore 7 del giorno 23.12.45 mediante la fucilazione alla schiena del condannato, giunta comunicazione in data 26.12.45 in questa Procura.
Delmo Mazzotti
Nome Delmo
Cognome Mazzotti
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Mazzotti Delmo, imputato di procedimento.
Note procedimento Mazzotti Delmo imputato [oltretutto] di avere, in correità con altri ed agendo per fine fascista mediante più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, privato della libertà personale Sternini Nello, Venieri Giovanni e Mordenti Luigi, allo scopo di concretizzare il delitto di collaborazione coi tedeschi. Con sentenza del 5/03/46 la corte lo giudica colpevole dei reati ascrittigli escluso quello del presente capo di imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Ordina che la sentenza sia pubblicata per estratto e per una sola volta nel Giornale dell’Emilia di Bologna. Ordina infine la confisca dei beni del condannato. La Corte di Cassazione con sentenza 10.7.46 annulla la suestesa sentenza per difetto di motivazione in ordine alla dichiarazione di responsabilità dell’imputato per concorso nell’omicidio di Montanari Mario e sull’eccidio del Ponte degli Allocchi, nonché in ordine alle (…) esclusioni delle attenuanti generiche ed alla disposta confisca dei beni e rinvia il giudizio su tali punti alla Corte di Assise di Ancona sez. speciale; annulla senza rinvio la sentenza stessa in quanto ha ritenuto (…) per i reati di omicidio l’aggravante della premeditazione. Rigetta sul resto il ricorso del Mazzotti.
Giacomo Andreani
Nome Giacomo
Cognome Andreani
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Andreani Giacomo, imputato di aver collaborato col tedesco invasore [e oltretutto ] della cattura e dell’uccisione premeditata di Sternini Nello, Mordenti Luigi e Venieri Giovanni. Con sentenza del 18 febbraio 1947 la corte lo giudica colpevole di collaborazionismo sia politico che militare nonché di delitti di omicidio aggravati dalla premeditazione e da futili motivi, oggetto del capo d’imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena oltre alle conseguenze di legge. Dispone la confisca totale dei beni. Con declaratoria di questo tribunale in data 23/01/1954 all’Andreani Giacomo veniva commutata la pena di morte in quella della reclusione per anni 10 per il resto di cui alla stessa sentenza. Con declaratoria 29/09/1959 a favore di Andreani Giacomo il tribunale di Ravenna veduto il decreto del PR 11/07/1959 n. 460 (art. 1 lett. A) dichiara estinto il reato di cui sopra.
Note procedimento Iscritto al PNF dal 2 giugno 1926, Andreani entrò nel libro paga della federazione per i servizi forniti in qualità di direttore di una società di vigilanza, «società sorta sotto gli auspici della federazione con lo scopo di poter anche fornire delle informazioni di carattere politico». Quando Luciano Rambelli, continuatore della corrente di Giuseppe Frignani prima guida del fascismo ravennate, fu nominato federale nel 1934, lo assunse come guardia del corpo insieme a Leonida Bedeschi per la cui uccisione nell’estate del 1944 fu decisa la strage del ponte degli Allocchi. Il gruppo di cui Rambelli faceva parte resse le sorti della città fino al 1940 quando Ettore Muti, leader della corrente avversa, promosse, in qualità di segretario del PNF, un’ispezione che mise in rilievo le frodi perpetrate per quasi un ventennio da Frignani e i suoi uomini. Mentre Rambelli veniva allontanato dal capoluogo ravennate con una promozione alla presidenza di un consorzio agrario del Lazio e Frignani veniva «invitato a disinteressarsi della situazione politica di Ravenna e a dimettersi da consigliere della locale Cassa di Risparmio», Andreani veniva esonerato dall’ufficio che rivestiva presso la federazione. Da allora fino alla costituzione delle squadre d’azione della RSI si appartò completamente dedicandosi al commercio di vini e di acque minerali. Nel periodo in cui Andreani aveva lavorato per Rambelli era divenuto pratico della composizione politica della città e di varie forme di estorsione, tant’è che ancora nel giugno 1941 in una relazione riservata sulla situazione morale e politica della provincia si ricordavano quegli anni come un «fenomeno di gangsterismo politico». Andreani, che negli anni Trenta aveva provveduto alla schedatura di tutti gli iscritti al fascio ravennate, aveva contemporaneamente prodotto schedari, il cui impianto e aggiornamento era stato reso possibile mediante la collaborazione dell’ufficio anagrafe, «dei comunisti, degli antifascisti e dei non iscritti in genere con tutte le indicazioni concernenti l’attività, le vicende, le abitudini, le punizioni, i precedenti penali, ecc… Dato l’ascendente (chiamiamolo così) che Andreani aveva sulla popolazione di Ravenna e provincia non si può negare che la sua scelta nell’organizzazione dei veglioni e delle lotterie sia stata felice. Infatti tutti si premuravano di rispondere sollecitamente agli inviti e nessun biglietto rimaneva invenduto!». Montefusco, autore dell’ispezione del 1940 aveva riscontrato che Andreani aveva gestito al di fuori della federazione l’organizzazione di veglioni mascherati a favore delle opere assistenziali di cui la federazione si faceva promotrice. Andreani emetteva ricevute personali e solitamente registrava a fine operazione un avanzo tra incassi e spese di poco più di mille lire. Non era dunque possibile stabilire la correttezza delle operazioni ma di certo la procedura non era legale. Quando Grazioli fu nominato capo della provincia, Andreani, come molti altri della “vecchia guardia”, riguadagnò potere e con l’istituzione delle BN un ruolo di comando di fatto. La scelta di Andreani, alla luce di quanto ricostruito, non era dunque solo legata alla sua esperienza del tessuto sociale del capoluogo. Andreani era un uomo sicuro per chi avesse voluto compiere azioni illegali e abusi di potere. Dopo il trasferimento a Ferrara, Andreani portò con sé gran parte del “bottino” recuperato nei giorni precedenti la fuga. Si trasferì con la brigata in un primo momento a Nogara dove stazionò per circa due mesi. Nel gennaio 1945 si spostò a Orgiano e nel marzo 1945 un’ultima volta a Intra fino alla completa disfatta dell’esercito nazista e fascista. Prima della disfatta riuscì a fuggire tant’è che fu processato in contumacia e condannato alla pena di morte il 18 febbraio 1947. Con declaratoria del 23 gennaio 1954 il tribunale di Ravenna gli commutò la pena di morte in quella della reclusione per 10 anni e con declaratoria del 29 settembre 1959 il suo reato fu dichiarato estinto. Andreani fu espressione di una gruppo di brigatisti che aveva già espresso la sua propensione all’uso della violenza e della frode durante il regime. Nato nel 1906, Andreani aveva già quasi 40 anni quando fu posto al comando di fatto della BN ravennate, mentre completamente altra fu l’esperienza dei comandanti della BN di Lugo, Massa Lombarda e Faenza.
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto 29. Brigata nera “Ettore Muti” di Ravenna
Spero Bravetti
Nome Spero
Cognome Bravetti
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Bravetti Spero, imputato di procedimento.
Note procedimento Bravetti Spero, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato alla cattura di Mordenti Luigi, Sternini Nello e Vinieri Giovanni successivamente uccisi. Con sentenza dell\'1/10/1946 la corte lo giudica colpevole dei reati ascrittigli nei limiti sopra indicati, in concorso dell’attenuante di cui l’art. 62 bis CP e lo condanna alla pena di anni trenta di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge, dichiarando condonato un terzo di detta pena a sensi del DL 22.6.46 n.4. Ordina la confisca di tutti i beni del condannato. Sentenza Corte Cassazione 23.5.47 annulla e rinvia a Corte assise speciale Firenze.
Memorie
Memorie legate a questa strage
lapide a Filetto, Ravenna
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Filetto, Ravenna
Descrizione: Lapide posta a Filetto, lungo la strada provinciale, nei pressi dell’incrocio con via Rampina.