Descrizione
Località San Pietro in Trento, Ravenna, Ravenna, Emilia-Romagna
Data 30 agosto 1944
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 4
Numero vittime uomini 4
Numero vittime uomini adulti 4
Descrizione: In agosto la popolazione mostra chiarissimi segni di insofferenza per il protrarsi della guerra. L’8 del mese Buffarini mette al corrente il duce di un suo colloquio con l’ambasciatore Rahn sulla situazione agricola di Ravenna, facendogli presente che sul raccolto granario dell’annata che aveva raggiunto 1.600.000 q.li le truppe tedesche prelevano 1.000 q.li al giorno; che esiste una produzione eccezionale di barbabietole di 3.000. 000 di q.li che andrà per i due terzi perduta per mancanza di carbone; che anche la frutta andrà perduta per mancanza di mezzi di trasporto dato che la prefettura ha un solo camion a disposizione. Nella stessa circostanza Buffarini fa «poi presente all’ambasciatore Rahn quanto avv[iene] in Romagna ad opera delle truppe operanti (saccheggi, furti, violenze ecc.)». Buffarini prosegue nella sua relazione al duce in questo modo: «[Rahn] mi ha detto che farà tutto presente al maresciallo Kesselring e mi ha pregato di riferirvi che avendo voi probabilmente occasione di vedere quest’ultimo vi compiacciate di rappresentarlo anche direttamente allo stesso».
Il 1° settembre il capo della provincia Grazioli ravvisa un miglioramento nei rapporti con le truppe tedesche ma di fatto, nei confronti della popolazione, queste proseguono le razzie. Pur contraddicendosi Grazioli deve ammettere che «il comando militare germanico di Piazza praticamente non conta nulla perché i reparti fanno quello che vogliono. Mancando quindi un’autorità di indirizzo ogni comandante di presidio germanico si regola come meglio crede. Ad esempio si timbrano le carte di identità presso i comandi germanici, previo pagamento di una somma che va da 5 a 20 lire, a seconda delle disposizioni dei vari comandanti. Tale timbro non vale nulla perché poi nei rastrellamenti chi ne è in possesso viene ugualmente fermato e portato al lavoro obbligatorio».
Se in agosto è ormai inequivocabile che i tedeschi usano la popolazione italiana come strumento strategico per proseguire la guerra e non si fanno scrupoli ad attuare i terribili bandi di Kesselring, è altresì chiaro che i primi a farsi scudo di queste disposizioni sono gli stessi fascisti.
Da giugno a settembre si assiste ad un aumento dei casi di strage e omicidio mentre le azioni partigiane in luglio, agosto e settembre restano attorno alle 200 mensili, per dimezzarsi in ottobre.
In agosto, in seguito all’avvicinarsi del fronte, il CUMER ordina l’intensificazione delle azioni di sabotaggio soprattutto per quanto riguarda le vie di comunicazione stradali e ferroviarie. Per i tedeschi diviene quindi costante il problema delle retrovie sicure al fine non solo di garantire rifornimenti di ogni genere, ma anche allo scopo di assicurarsi una veloce via di fuga. Sempre all’inizio di agosto, il CUMER incita all’uccisione degli «invasori», evidenziando come esistano ancora reparti che «evitano sistematicamente il combattimento con i tedeschi» anche laddove è possibile arrecare loro molte più perdite di quelle che i partigiani potrebbero subire». In merito a quest’ultimo punto, il CUMER sostiene che è estremamente strategico generalizzare la lotta contro il tedesco, perché solo in questo modo il nemico si renderà conto che le rappresaglie producono effetti contrari e inaspriscono la popolazione più che terrorizzarla. Allo stesso tempo, colpire i tedeschi significa colpire anche i fascisti i quali compiono crimini efferati a seguito della protezione tedesca.
In questo contesto si inserisce la strage del 30 agosto.
Il 17 settembre 1944 Grazioli comunica alla segreteria del capo della polizia l’esecuzione di quattro ostaggi.
«Nella notte del 30 agosto 1944 in frazione Filetto a seguito di un attentato ad opera di sconosciuto contro un automobile tedesca mediante una bomba collocata sulla strada, i militari germanici per rappresaglia impiccavano 4 individui non identificati d’età tra i 25 e 30 anni».
Quella notte alcuni partigiani hanno tirato un filo di ferro a 60 centimetri da terra in contatto con una bomba legata attraverso via Minarda dove fa angolo con via Lama, sul confine tra San Pietro in Trento e Filetto. Un motociclista tedesco a notte fonda sta percorrendo quella strada e provoca lo scoppio dell’ordigno. Si ritrova gravemente ferito. La rappresaglia è immediata. Il comandante tedesco ordina il prelievo di 4 ostaggi dalle carceri di Forlì. Sul luogo dell’attentato, alla presenza di un centinaio di persone due di loro sono impiccati mentre gli altri due sono fucilati.
I corpi saranno seppelliti il giorno dopo sul posto in una fossa comune scavata da alcune persone obbligate al lavoro. Solo il 6 gennaio 1946 le salme saranno riesumate e sarà possibile il loro riconoscimento. Sono stati uccisi Ferdinando Dell’Amore, Secondo Cervetti, Ivo Gamberini e Giovanni Golfarelli tutti della provincia di Forlì. Attraverso la sentenza a carico di Aldo Gelosi sappiamo che sono stati impiccati da uomini della brigata nera.
Modalità di uccisione: fucilazione,impiccagione
Tipo di massacro: rappresaglia
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Estremi e note penali: Gelosi Aldo, imputato in correità con altre persone sconosciute, di aver cagionato la morte di Dell’Amore Ferdinando ed altre tre persone mediante impiccagione. Con sentenza del 18/09/1945 la corte lo giudica colpevole del delitto di collaborazione, restando nello stesso assorbite le imputazioni di cui alla lett. c e d, esclusa l’imputazione di cui alla lett. b per non aver partecipato al fatto e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni sedici, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. La Corte di Cassazione con sentenza 28.11.46 dichiarava estinto il reato per amnistia annullando senza rinvio la suestesa sentenza.
Tribunale competente:
Tribunale di Ravenna - Corte d'Assise straordinaria fino alla sentenza del 15 gennaio 1946 e Sezione speciale della Corte d'Assise dalla sentenza del 17 gennaio 1946.
Scheda compilata da Enrica Cavina
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-06 13:49:27
Vittime
Elenco vittime
1. Dell’Amore Ferdinando di 39 anni, nato a Forlì il 31 maggio 1906, operaio, coniugato, padre di due figli.
Riconosciuto partigiano della 29° brigata gap con ciclo operativo dall\'8 settembre 1943.
Operaio della Mangelli, aderì all\'organizzazione clandestina comunista di fabbrica. Dopo l\'8 settembre si adoperò a sostegno delle nascenti formazioni armate raccogliendo armi, fondi e indumenti. Fu tra gli organizzatori dei numerosi ed importanti scioperi operai che ebbero grande importanza politica e salvarono la vita a numerosi ostaggi e renitenti di leva. Fu arrestato il 2 agosto 1944 dall\'ufficio politico investigativo della GNR.
2. Cervetti Secondo di 37 anni, nato a Forlì il 7 dicembre 1907, ivi residente, operaio, primogenito con due sorelle, celibe. Riconosciuto partigiano della 29 brigata gap con ciclo operativo dall\'8 settembre 1943.
Arrestato il 2 agosto 1944 dall\'ufficio politico investigativo della GNR, assieme a Ferdinando dell\'Amore, Ivo Gamberoni, Giovanni Golfarelli \"per aver svolto, negli stabilimenti industriali della città, attività antinazionale e antifascista, di aver diffuso libelli sovversivi e di appartenenza a una cellula comunista\". I fascisti lo sottoposero a violenze perché rivelasse l\'organizzazione comunista nelle fabbriche forlivesi poi lo misero a disposizione dei tedeschi.
3. Gamberini Ivo di 33 anni, nato a Forlimpopoli il 17 luglio 1911, residente a Forlì, operaio.
Riconosciuto partigiano della 29° brigata gap con ciclo operativo dal 27 febbraio 1944.
Operaio della Mangelli. Antifascista, dopo l\'8 settembre partecipò all\'attività di sostegno alla nascente resistenza raccogliendo fondi, armi e viveri. Nel gennaio 1944 entrò a far parte dei gap forlivesi. Partecipò a numerose azioni di sabotaggio: interruzioni di binari ferroviari, linee elettriche, telefoniche, deragliamento di un treno carico di materiale. Il 2 agosto 1944 venne arrestato dall\'ufficio politico in-vestigativo della GNR, assieme a Ferdinando dell\'Amore, Ivo Gamberini, Secondo Cervetti, sottoposto a violenze perché rivelasse l\'organizzazione comunista nelle fabbriche forlivesi, fu poi messo a disposizione dei tedeschi.
4. Golfarelli Giovanni di 33 anni, nato a Forlì il 23 giugno 1911, ivi residente, operaio, coniugato e padre di due figli. Riconosciuto partigiano della 29° brigata gap con ciclo operativo dal 2 gennaio 1944. Arrestato il 2 agosto 1944 dall\'ufficio politico investigativo della gnr, assieme a Ferdinando dell\'Amore, Ivo Gamberini, Secondo Cervetti. Fu sottoposto a violenze perché rivelasse l\'organizzazione comunista nelle fabbriche forlivesi e poi fu messo a disposizione dei tedeschi.
Elenco vittime partigiani 4
Dell’Amore Ferdinando,
Cervetti Secondo,
Gamberini Ivo,
Golfarelli Giovanni
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Memorie
Memorie legate a questa strage
lapide a via Minarda, San Pietro in Trento, Ravenna
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: via Minarda, San Pietro in Trento, Ravenna
Descrizione: Lapide posta a San Pietro in Trento in via Minarda.