Descrizione
Località Castello Estense, Ferrara, Ferrara, Emilia-Romagna
Data 15 novembre 1943
Matrice strage Fascista
Numero vittime 11
Numero vittime uomini 11
Numero vittime uomini adulti 11
Descrizione: Claudio Pavone nel suo volume “Una guerra civile…” fa risalire all’eccidio ferrarese del 15 novembre 1943 l’inizio della guerra civile in Italia. I fascisti, che compirono la strage in totale autonomia, tenendo all’oscuro i tedeschi, presenti in città sin dal 9 settembre 1943, che all’indomani produssero un documento ufficiale nel quale condannavano ciò che era avvenuto, rammentando che altri episodi del genere non sarebbero stati tollerati. A decidere la strage fu il segretario del PFR Alessandro Pavolini, indipendentemente dall’aver appurato la matrice dell’assassinio del federale Ghisellini che, una volta avuta notizia del ritrovamento del cadavere, di fronte ad un pubblico che chiedeva vendetta, decise l’invio a Ferrara di squadre di brigatisti di Padova e di Verona per attuare la rappresaglia. In realtà, sulle rive del lago di Garda, già da alcune settimane, Pavolini e Mussolini si fronteggiavano duramente, in relazione alla necessità di una svolta violenta del fascismo repubblicano nei confronti di quegli italiani che combattevano la restaurazione fascista. Questo diella città estense ne fu l’esordio: “Ferrarizzare l’Italia”, si scrisse!
Gli uomini vennero rastrellati dai fascisti ferraresi e la rappresaglia venne compiuta solo ed esclusivamente dai repubblichini. In quel frangente la lotta partigiana non aveva ancora preso piede e da sempre è risultato difficile comprendere come Ghisellini avesse potuto essere ucciso dai partigiani antifascisti senza il coinvolgimento di qualche elemento interno al PFR.
Resta assodato che il PFR, senza certezza alcuna circa la matrice della strage, anzi con pesanti dubbi relativi ad una faida interna, decise per una strage di cittadini, civili, ebrei, antifascisti, che nulla avevano a che fare con l’accaduto.
La notte dell’eccidio, i fascisti sostennero si fosse riunito un mai accertato “tribunale straordinario” organizzato su due piedi, in realtà le decisioni vennero prese dal capo della provincia Enrico Vezzalini, inviato a Ferrara da Pavolini, per sovraintendere all’esecuzione e da un altro importante gerarca fascista bolognese, Fran Pagliani, oltre che dal console generale della milizia Giovanni Battista Riggio.
Modalità di uccisione: fucilazione
Trattamento dei cadaveri: Esposizione dei cadaveri
Tipo di massacro: rappresaglia
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Estremi e note penali: E’ stato possibile recuperare solo il dispositivo della sentenza, conservato presso il tribunale di Bologna: la sentenza relativa al processo intentato A Giovan Battista Riggio, Arrigo Cavallazzi ed altri, venne emessa dalla Corte di Assise Straordinaria di Ferrara il 26 marzo 1948, riunitasi a Ferrara dal 16 marzo 1948. Si trattava di una Corte d’Assise Speciale che si era “lungamente” protratta nel tempo a causa delle grosse difficoltà incontrate nell’istruzione del fascicolo processuale (si noti che il processo aveva avuto inizio il 29 marzo 1947, ma dopo due giorni era stato rinviato al 9 aprile e successivamente definitivamente interrotto a causa dell’inconcludenza processuale). Non è stato possibile rintracciare altri probabili gradi di giudizio.
Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): La strage del Castello è caratterizzata da una memoria fortemente condivisa. Diverso il discorso relativo all’attribuzione dell’assassinio del federale che, a seconda dei momenti storici, ha subito notevoli manipolazioni da parte della politica. Decidere chi avesse ucciso il federale avrebbe, infatti, ad avviso dei partiti contrapposti, deciso chi tra loro avesse determinato la strage.
Scheda compilata da ANTONELLA GUARNIERI
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-03-28 22:01:40
Vittime
Elenco vittime
Arlotti Emilio civile (probabilmente più che 55 enne) egli rappresenta un caso particolare tra le vittime dell’eccidio perché fu fedele al fascismo per tutto il regime, partecipando attivamente alla vita politica e diventando senatore, traendo da tali comportamenti non pochi benefici economici, soprattutto in relazione alla sua attività di industriale del settore saccarifero, dove primeggiava a livello nazionale. Molte le cariche nelle sue mani, tra queste quella di Presidente della Cassa di Risparmio che restò in suo possesso sino alla morte.
Dopo il 25 luglio 1943 decise di non iscriversi al PFR e di non partecipare alla restaurazione fascista.
Appartenente alla ricca borghesia detentrice del potere economico che, dopo il 25 luglio, scelse di abbandonare definitivamente il fascismo, conscia del carattere disperato dell’avventura repubblichina, rappresentò un evidente capro espiatorio, testimoniato anche dalla reazione della platea veronese del congresso fondativo del PFR che, alla notizia della morte di Ghisellini, reagì gridando “a morte Arlotti e Gaggioli”.
Belletti Cinzio civile, giovane operaio che non aveva mai partecipato a nessun movimento antifascista, anche se non aveva mai aderito ai sindacati fascisti. Secondo la versione più conosciuta, venne arrestato la mattina del 15 novembre per non essersi fermato all’alt di una pattuglia fascista, ma durante il processo ai presunti autori dell’eccidio del Castello, nel marzo 1948, emerse di nuovo l’ombra della vendetta personale, forse addirittura di carattere amoroso, messa in atto da un repubblichino che, uccidendo Belletti, volle disfarsi di un possibile rivale.
Colagrande Pasquale antifascista, da cinque anni rivestiva la carica di sostituto procuratore del Re, era già in carcere dal 7 ottobre 1943 insieme ad altri 30 antifascisti arrestati per ordine del console generale della Milizia Zauli, probabilmente a causa della propria consolidata militanza nel Partito d’Azione e per essere intervenuto in favore dei detenuti politici, in favore dei quali, dopo il 25 luglio, si era lungamente prodigato perché venissero rilasciati.
Finzi Alberto Vita, civile, gli è stato più volte, erroneamente, attribuita l’appartenenza all’ebraismo, smentita con risolutezza dai famigliari. Egli non partecipava attivamente all’antifascismo, anche se, dopo il 25 luglio, come molti in quel periodo, manifestò la propria felicità per la fine del regime.
Hanau Mario ebreo e civile, (Probabile più che 55 enne) prelevato dalla propria abitazione la notte tra il 14 e il 15 novembre 1943, appartenente ad una famiglia di origine ebraica, già segnata pesantemente dalle leggi razziali e dalla persecuzione attuata dai fascisti, si era tenuto lontano dalla politica attiva, unico indizio a suo sfavore un versamento effettuato qualche giorno prima della loro morte al movimento antifascista “Italia Libera”.
Hanau Vittore ebreo e civile, prelevato dalla propria abitazione la notte tra il 14 e il 15 novembre 1943, appartenente ad una famiglia di origine ebraica, già segnata pesantemente dalle leggi razziali e dalla persecuzione attuata dai fascisti, si era tenuto lontano dalla politica attiva, unico indizio a suo sfavore un versamento effettuato qualche giorno prima della loro morte al movimento antifascista “Italia Libera”.
Piazzi Giulio antifascista, avvocato socialista, oppositore del fascismo sin dalla prima ora, aveva rifiutato l’iscrizione al PNF e per questo motivo venne allontanato dalla carica di vice pretore onorario. Continuò a dimostrare in ogni modo la propria avversione al fascismo, leggendo giornali stranieri e cercando di far circolare le informazioni, sfidando, così, la reazione fascista. Arrestato prima del 25 luglio, venne rilasciato durante le manifestazioni di piazza che fecero seguito alla caduta di Mussolini e alla fine del regime. Venne nuovamente arrestato il 7 ottobre 1943.
Savonuzzi Gerolamo antifascista, (probabilmente più che 55 enne) della prima ora, durante il regime non smise mai di manifestare la propria avversione nei confronti del regime e nel periodo precedente il 25 luglio prese contatto con gruppi antifascisti, partecipando ad innumerevoli riunioni. Nel 1921, in qualità di assessore anziano, aveva retto il Comune nel momento in cui i fascisti avevano fatto arrestare il sindaco socialista Bogiankino.
Teglio Ugo antifascista, ebreo, socialista, arrestato anch’egli il 7 ottobre 1943, coraggioso antifascista, si era impegnato a favore dei perseguitati politici e aveva coltivato frequenti contatti politici con l’antifascismo bolognese, che gli costarono l’invio al confino a Cancellara, in provincia di Potenza. Nel settembre 1943, in compagnia del comunista Ermanno Farolfi, si recò a Roma per illustrare a Ivanoe Bonomi la situazione ferrarese.
Torboli Arturo civile, ragioniere capo del Comune di Ferrara, durante il periodo badogliano, egli ricevette dal prefetto della città Solimena il compito di liquidare enti e amministrazioni fasciste. Probabile che, durante lo svolgimento di tali mansioni, egli abbia infastidito qualche personaggio importante che, una volta riottenuto il potere grazie all’invasione tedesca, abbia voluto, per vendetta, inserire il suo nome tra quelli da eliminare nella rappresaglia.
Zanatta Mario antifascista, stimato penalista, faceva parte sin dai tempi della sua costituzione del Partito d’Azione, nelle cui file partecipava attivamente alla lotta di liberazione. Durante il periodo badogliano s’impegnò attivamente per il ritorno alla libertà, partecipando a manifestazioni pubbliche e fornendo aiuto alle persone in difficoltà per motivi politici. Venne prelevato dalla sua abitazione di via Carlo Mayer la notte stessa dell’eccidio.
Elenco vittime civili 4
Arlotti Emilio
Belletti Cinzio
Finzi Alberto Vita
Torboli Arturo
Elenco vittime antifasciste 4
Colagrande Pasquale
Piazzi Giulio
Savonuzzi Gerolamo
Zanatta Mario
Elenco vittime ebree 3
Hanau Mario
Hanau Vittore
Teglio Ugo
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Alberto Rivelli
Nome Alberto
Cognome Rivelli
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Uno dei giovani estremisti nella notte fu visto in federazione.
Note procedimento Assolto
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Alfredo Baiesi
Nome Alfredo
Cognome Baiesi
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Fratello di Edgardo, indiziato, secondo le dichiarazioni, poi ritrattate, di Corrado Mirandola, di aver partecipato ad uno dei plotoni di esecuzione.
Note procedimento Assolto
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Arrigo Cavallazzi
Nome Arrigo
Cognome Cavallazzi
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile è uno dei giovani estremisti che, nei giorni precedenti, maggiormente aveva reclamato una forte repressione degli antifascisti. Vezzolini lo aveva indicato tra quanti avevano partecipato alla scelta degli uomini da eliminare nella strage. Nominato federale di Ferrara, si assunse la responsabilità della strage.
Note procedimento Gli vennero comminati 24 anni complessivi di reclusione per collaborazionismo e per omicidio continuato.
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Ciro Randi
Nome Ciro
Cognome Randi
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Centurione della milizia, addetto alla federazione, persona di fiducia di Ghisellini. Fu con Benea l’uomo che portò a Pavolini la notizia della morte di Ghisellini. Pare si sia recato dal prefetto con la borsa di Ghisellini rinvenuta accanto al cadavere. Ritornato in federazione, vi restò per tutta la notte. Ebbe, nei confronti dei fermati di quella notte comportamenti molto duri e lì minacciò più volte che, se non fosse uscito il nome dell’assassino di Ghisellini, sarebbero stati uccisi uomini a scaglioni di venti, sino alla confessione.
Note procedimento Gli vennero comminati 24 anni complessivi di reclusione per collaborazionismo e per omicidio continuato.
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Dario Diamare
Nome Dario
Cognome Diamare
Stato imputato in procedimento
Note procedimento Gli vennero comminati 18 anni complessivi
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Dario Segala
Nome Dario
Cognome Segala
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Già ufficiale in servizio della Milizia, venne indicato dal console generale Dino Zauli tra coloro che dovevano riorganizzare la legione ferrarese, in seguito affidata a Guido Guidi. Successivamente gli venne assegnata la direzione dell’UPI (Ufficio Investigativo Politico) che tenne sino alla primavera successiva, quando fu dislocato in veneto con funzione organizzativa. Segala, come si evince da documenti citati nel volume di Guarnieri, non vantava buoni rapporti con Ghisellini a causa di scontri avvenuti durante la permanenza del loro battaglione in Croazia, durante l’occupazione italiana. A questo si lega, con grande probabilità, lo scontro che ebbe su luogo del ritrovamento del cadavere del federale con un milite della Milizia che sottolineò i , tutt’altro che idilliaci, rapporti con il defunto. Controversa la presenza di Segala in federazione la sera della rappresaglia, testimoniata da alcuni e smentita invece dallo stesso Segala, che sosteneva, tornato da Cento, di essere rincasato e di essere uscito alle 7 del mattino successivo.
Note procedimento Assolto
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Dumas Sogli
Nome Dumas
Cognome Sogli
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Già commissario federale di Padova, inviato da Pavolini con il quale aveva rapporti di amicizia, per organizzare la rappresaglia. Egli stesso, in sede di Polizia, ammise di aver assunto il comando delle squadre d’azione e di essersi messo a disposizione di Riggio.
Note procedimento Gli vennero comminati 16 anni di reclusione per collaborazionismo ed omicidio continuato.
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Edgardo Baiesi
Nome Edgardo
Cognome Baiesi
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Gà addetto al servizio di custodia della federazione e di scorta a Igino Ghisellini, che la sera della sua morte lo lascia solo per portare un biglietto a Marco Calura, secondo alcune dichiarazioni fu tra i più accaniti di quella tragica notte. Una dichiarazione, poi ritrattata, di Corrado Mirandola, lo indicava tra quanti parteciparono ai plotoni di esecuzione che quella notte uccisero gli undici civili ferraresi.
Note procedimento Assolto
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Gianfranco Vivarelli
Nome Gianfranco
Cognome Vivarelli
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Gli vennero comminati 18 anni complessivi
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Giovanni Battista Riggio
Nome Giovanni Battista
Cognome Riggio
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile imputato nel procedimento penato conclusosi con sentenza del 26 marzo 1948, console generale della Milizia, viene inviato a Ferrara da Pavolina al comando delle squadre d’azione di Padova e di Verona con il compito di vendicare la morte di Ghisellini.
Note procedimento Giovan Battista Riggio: gli vennero comminati 30 anni di reclusione per collaborazionismo e per omicidio continuato
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Girolamo Romolo Chiozzi
Nome Girolamo Romolo
Cognome Chiozzi
Stato imputato in procedimento
Note procedimento Assolto
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Vetusto Tumiati
Nome Vetusto
Cognome Tumiati
Stato imputato in procedimento
Note procedimento Assolto
Nome del reparto Squadra d\'azione di Padova
Memorie
Memorie legate a questa strage
commemorazione a
Tipo di memoria: commemorazione
Descrizione: Il 15 novembre (così come l’eccidio del Doro del 14 novembre 1943) viene ricordato in celebrazioni annuali specifiche, organizzate dal Comune e dalle associazioni partigiane e combattentistiche, alle quali intervengono tutte le autorità cittadine, l’ANPI, le associazioni combattentistiche e che vedono Il Museo del Risorgimento e della Resistenza impegnato attivamente nella organizzazione.
lapide a Ferrara, Castello Estense
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Ferrara, Castello Estense
Descrizione: Presso il muretto del Castello estense, dove, divisi in due gruppi, furono uccisi otto ferraresi
lapide a Ferrara
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Ferrara
Descrizione: Nelle vicinanza di san Giorgio, dove furono uccisi Savonuzzi e Torboli
lapide a Ferrara, via Boldini
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Ferrara, via Boldini
Descrizione: Posta nel luogo dove venne ucciso Cinzio Belletti.