Descrizione
Località Massa Lombarda, Massa Lombarda, Ravenna, Emilia-Romagna
Data 24 ottobre 1943
Matrice strage Fascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini anziani 1
Descrizione: Nel rapporto mensile del 16 ottobre 1943, stilato dalla miltaerkommandantur 1006 di Ferrara cui competono le province di Ferrara-Rovigo, Forlì, Ravenna e inviato al comando generale dell’Italia settentrionale con sede a Riva del Garda, si rileva, in merito al Ravennate, da un lato l’assenza di attività condotte contro l’esercito tedesco e dall’altro la “scomparsa” di molti militari italiani. Sull’interpretazione del fenomeno le posizioni del capo della provincia (nuovo titolo dei prefetti) di Ravenna e del comando militare tedesco divergono profondamente.
Secondo il primo i disertori si sono probabilmente spostati nell’area collinare faentina per formare delle bande, mentre per i secondi si tengono «solamente nascosti dai tedeschi», dato che non vi sono indizi sulla costituzione di nuclei di «ribelli».
L’ordine pubblico, dal punto di vista nazifascista, presenta un bilancio tutto sommato positivo non perché gli organismi della nascente RSI siano in grado di preservarlo, ma perché è la popolazione a mantenersi tranquilla.
Il mese di ottobre viene impiegato tanto dai fascisti quanto dai nazisti per la organizzazione delle rispettive amministrazioni, l’una civile e l’altra militare.
Il 13 ottobre, Altini, il reggente della federazione repubblichina, scrive a Mussolini, ancora alla Rocca delle Camminate di Predappio, ricordandogli l’incontro avuto giorni prima in presenza del generale Zauli. In quell’occasione Altini gli aveva proposto un piano di «epurazione di certi ambienti burocratici e borghesi che avevano sempre fatto dell’antifascismo e della reazione e che avevano ostacolato in ogni tempo il cammino della rivoluzione». Mussolini, convinto, autorizza Zauli a procedere ad «un’opera di radicale pulizia» attraverso azioni di rastrellamento coordinate con le autorità militari tedesche e attuate a Bologna e Ferrara. A Ravenna questo non può accadere previa sostituzione del questore Bodini con un ufficiale superiore della milizia, «già a conoscenza dell’ambiente e adatto, sia pure temporaneamente al piano di rastrellamento».
La linea dell’intransigenza si rafforza ulteriormente nel corso del mese.
Il 24 ottobre 1943 il generale Gastone Gambara, capo di stato maggiore dell’esercito, invia ai vari comandi regionali e provinciali una disposizione sulla riorganizzazione dell’esercito. In essa evidenzia la difficoltà dell’impresa, ma la valutava risolvibile «con fede purissima e volontà di ferro». In realtà la difficoltà dell’impresa risiede nel richiamo di masse di giovani che le strutture militari della RSI non sono in grado di gestire per la mancanza di quadri d’addestramento e le insufficienti risorse materiali.
Alle difficoltà organizzative si cerca di sopperire con l'introduzione di misure ferree.
Il 23 ottobre, infatti, su «La Santa Milizia» è stato pubblicato l’articolo Per la disciplina di guerra in cui si citano i 14 articoli del provvedimento di immediata applicazione emesso dal ministero dell’interno. La pena di morte viene prevista per chi dia ospitalità a prigionieri di guerra, per chi faciliti la fuga di nemici, per chi compia saccheggi in territori evacuati e per chi danneggi gli interessi delle forze dell’asse anche abbandonando il lavoro o istigando altri ad abbandonarlo. È punibile con l’ergastolo chi promuova una propaganda a danno del prestigio delle forze dell’asse e partecipi a manifestazioni o riunioni pubbliche o private di carattere politico. Nulla di esplicito viene indicato per la gestione di un possibile “fronte interno”. Del resto le azioni partigiane sono ancora così isolate da non far presupporre la costituzione a breve di una vasta organizzazione. Tuttavia, per chi vive nelle singole località, le conseguenze della presenza fascista, sebbene al suo sorgere, sono già considerevolmente percepibili.
È quanto accade il 24 ottobre a Massa Lombarda, dove alcuni ufficiali e militi della MVSN di Faenza sono inviati per una dimostrazione di forza e di “presenza” sul territorio. Perquisiscono alcuni abitanti presenti in piazza e nelle vie circostanti e, per suscitarne la paura, esplodono vari colpi di pistola e di fucile lungo via Vittorio Veneto. Durante la sparatoria è colpito Filippo Persina che muore immediatamente. Nella relazione sulla situazione provinciale del 30 ottobre, il comandante dei carabinieri Ferdinando Anzalone porrà l’uccisione come frutto di un incidente senza collegarla ai sentimenti politici di Persina, noto ai fascisti come «anarchico schedato». Rileverà invece che dopo i funerali, svoltisi senza incidenti il 26 ottobre, erano stati rinvenuti alcuni manifesti di carattere antifascista.
La versione dei presenti è un'altra. Filippo avrebbe cercato di convincere i fascisti a lasciar in pace la zona. Questi lo avrebbero inseguito e mentre Filippo cercava di sfuggire loro, sarebbe stato raggiunto da una serie di spari. Muore poco dopo in ospedale. L'intera popolazione assisterà al suo funerale.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Tipo di massacro: rastrellamento
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Scheda compilata da Enrica Cavina
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-10 17:22:48
Vittime
Elenco vittime
Persina Filippo, nato il 4 gennaio 1878.
Elenco vittime antifasciste 1
Persina Filippo
Responsabili o presunti responsabili
Memorie
Memorie legate a questa strage
cippo a via Vittorio Veneto 95, Massa Lombarda
Tipo di memoria: cippo
Ubicazione: via Vittorio Veneto 95, Massa Lombarda
Descrizione: Cippo posto a Massa Lombarda in via Vittorio Veneto 95.