Descrizione
Località Avio, Avio, Trento, Trentino-Alto Adige
Data 22 luglio 1944
Matrice strage Fascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Descrizione: Il 22 luglio 1944, verso le 13.30 del pomeriggio, la vittima si avvicinò a una tradotta in sosta che trasportava militari della Divisione alpina Monterosa (RSI) di ritorno in Italia dai campi d’addestramento tedeschi: giunto presso i soldati, l’uomo li incitò a gettare l’equipaggiamento e a disertare ma, fermato da un ufficiale del reparto, il capitano Carlo Pezzolini, fu giustiziato con colpi d’arma da fuoco alla testa.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Tipo di massacro: punitivo
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Estremi e note penali: Nel dopoguerra, la Corte d’assise straordinaria di Trento aprì un procedimento nei confronti del colonnello Pozzo perché «successivamente all’8 settembre collaborò con il tedesco invasore favorendone le operazioni militari, avendo il 22 luglio 1944 in Avio, quale Ufficiale Superiore di un reparto della Divisione Monterosa permesso e giustificato le sevizie e l’assassinio del partigiano Amadori Ottone». Pur non essendo stato l’autore materiale dell’assassinio, i giudici condannarono l’imputato a 12 anni di reclusione (10 per la concessione delle attenuanti) per aver abbandonato Amadori al suo destino. Pozzo ricorse in Cassazione che, nel marzo 1947, annullò la sentenza applicando l’amnistia del 22 giugno 1946. La Corte trentina aprì un’istruttoria anche a carico del capitano Pezzolini, ma quest’ultimo era morto nei giorni conclusivi il conflitto.
Scheda compilata da Lorenzo Gardumi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-03-27 23:38:43
Vittime
Elenco vittime
AMADORI, Ottone
Avio, 12 gennaio 1923-22 luglio 1944. Contadino.
Elenco vittime civili 1
AMADORI, Ottone
Avio, 12 gennaio 1923-22 luglio 1944. Contadino.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Benvenuto Pozzo
Nome Benvenuto
Cognome Pozzo
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile Occhieppo (Vercelli), 3 febbraio 1892. Tenente colonnello degli alpini in servizio permanente effettivo, al momento dell’armistizio fu catturato dai tedeschi a Tolone e internato in Germania. Dopo aver aderito alla RSI nel marzo 1944, fu trasferito in un campo addestramento per truppe alpine. Nel luglio 1944, era al comando di un reparto della Divisione Monterosa di passaggio in Trentino e in via di trasferimento verso la Liguria.
Note procedimento Nel dopoguerra, la Corte d’assise straordinaria di Trento aprì un procedimento nei confronti del colonnello Pozzo perché «successivamente all’8 settembre collaborò con il tedesco invasore favorendone le operazioni militari, avendo il 22 luglio 1944 in Avio, quale Ufficiale Superiore di un reparto della Divisione Monterosa permesso e giustificato le sevizie e l’assassinio del partigiano Amadori Ottone». Pur non essendo stato l’autore materiale dell’assassinio, i giudici condannarono l’imputato a 12 anni di reclusione (10 per la concessione delle attenuanti) per aver abbandonato Amadori al suo destino. Pozzo ricorse in Cassazione che, nel marzo 1947, annullò la sentenza applicando l’amnistia del 22 giugno 1946. La Corte trentina aprì un’istruttoria anche a carico del capitano Pezzolini, ma quest’ultimo era morto nei giorni conclusivi il conflitto.
Carlo Pezzolini
Nome Carlo
Cognome Pezzolini
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile Vobarno (BS), 1910-Torino, 5 maggio 1945. Maestro di Musica. Dopo l’8 settembre, aderì alla Repubblica sociale prestando servizio nella Divisione Monterosa come capitano degli alpini. Morì a Torino nei giorni convulsi e conclusivi dell’insurrezione.
Note procedimento Nel dopoguerra, la Corte d’assise straordinaria di Trento aprì un procedimento nei confronti del colonnello Pozzo perché «successivamente all’8 settembre collaborò con il tedesco invasore favorendone le operazioni militari, avendo il 22 luglio 1944 in Avio, quale Ufficiale Superiore di un reparto della Divisione Monterosa permesso e giustificato le sevizie e l’assassinio del partigiano Amadori Ottone». Pur non essendo stato l’autore materiale dell’assassinio, i giudici condannarono l’imputato a 12 anni di reclusione (10 per la concessione delle attenuanti) per aver abbandonato Amadori al suo destino. Pozzo ricorse in Cassazione che, nel marzo 1947, annullò la sentenza applicando l’amnistia del 22 giugno 1946. La Corte trentina aprì un’istruttoria anche a carico del capitano Pezzolini, ma quest’ultimo era morto nei giorni conclusivi il conflitto.