Montecappone, Jesi, 20.06.1944

(Ancona - Marche)

Descrizione

Località Montecappone, Jesi, Ancona, Marche

Data 20 giugno 1944

Matrice strage Nazifascista

Numero vittime 7

Numero vittime uomini 7

Numero vittime uomini adulti 7

Descrizione: Nel pomeriggio di martedì 20 giugno 1944 una squadra di soldati tedeschi e fascisti fermarono nel centro del comune di Jesi una ventina di ragazzi, intenti a discutere lungo via Roma, all’altezza dell’edicola del Crocefisso, dei fatti del giorno. Le forze nazifasciste bloccarono gli accessi della via e fecero mettere in fila i giovani, per poi obbligarli a incamminarsi verso villa Armanni, in contrada Montecappone, dove si era acquartierato da qualche giorno il loro comando. Giunti alla villa, i rastrellati furono rinchiusi nella bigattiera del colono Massacci, perquisiti, minacciati, bastonati e infine rimessi in libertà, tutti, meno sette: Armando Angeloni, Luigi Angeloni, Vincenzo Carbone, Francesco Cecchi, Calogero Craceffo, Alfredo Santinelli e Mario Severi. La selezione avvenne dopo che tutti sfilarono davanti a una porta, al di là della quale, al buio, si suppone vi fosse il comando fascista insieme ad una spia, una ragazza di Fabriano, in base alle cui indicazioni, i giovani vennero suddivisi in due gruppi: una parte fu rilasciata e rimandata a casa, l’altra, costituita da presunti partigiani, fu trattenuta e condannata senza alcun processo a morte. A nulla servirono le grida di dolore e le implorazioni, i giovani furono seviziati e torturati, tanto che quando vennero condotti in un vallone a circa 200 metri di distanza dalla villa, sarebbero apparsi irriconoscibili per le violenze subite. Furono uccisi con qualche scarica di mitraglia e finiti, secondo le testimonianze, con i pugnali e i calci dei fucili.
Quando i liberati fecero ritorno a casa, impauriti e senza notizie sulla fine dei loro compagni, alcuni familiari dei trattenuti, sempre più preoccupati per la sorte toccata ai congiunti, si recarono a Montecappone. Ma di fronte alle loro lagnanze, i fascisti risposero solamente che lì non c’era più nessuno, che erano stati tutti liberati già da tempo. Da parte loro, i contadini della zona, che avevano sentito e visto tutto, completamente terrorizzati per l’accaduto, non ebbero sul momento il coraggio di esporsi, uscendo di casa e raccontando la verità ai familiari. Il giorno dopo i reparti fascisti ripartirono con tutti i mezzi, dopo aver mostrato, secondo le testimonianze, grandi ritratti di Mussolini nel corso di una stravagante processione per le strade cittadine. Fu solo dopo la loro partenza che i familiari tornarono nuovamente in contrada Montecappone, dove stavolta scoprirono finalmente i cadaveri dei loro ragazzi, gettati dentro a un fossato. Fu data loro una degna sepoltura e nei mesi successivi i loro resti saranno solennemente trasferiti nel Famedio dei Caduti, mentre sul posto della fucilazione verrà collocata una lapide in loro ricordo.

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Tipo di massacro: ritirata
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Annotazioni: Responsabili:
Ignoti militari tedeschi e fascisti. Stando al database di Carlo Gentile in quel periodo era in territorio jesino il Generalkommando Witthöft/Küstengruppe Ancona, 3°/Landesschützen-Bataillon 676; BdS/Aussenkommando Macerata (Andorfer). (Fonti: BA-MA, RH 24-73/11, 10.6.44; BAB, R 70 Italien/20, p. 136).
Una parte della bibliografia (Giacomini, 2008) attribuisce l’eccidio al battaglione M – IX Settembre, che nella fase di ripiegamento verso nord, in giugno, passò per Jesi, dove installò un presidio. Inoltre, il fatto che i militi quando abbandonarono la città, abbiano sfilato per via Roma con grandi ritratti di Mussolini, secondo lo studioso accrediterebbe la sua tesi, dato che l’ostentazione della faccia del duce era una caratteristica di questi reparti.

Secondo Luconi (1975) invece, la responsabilità è da attribuire alle SS italiane del battaglione Debica, dall’omonima località vicino Cracovia dov’era sorto con ex prigionieri e che operò effettivamente nelle Marche.

La spia, di cui non si riporta il nome, proveniva da Fabriano, era in forze al comando del fascio repubblicano di Jesi e avrebbe intrattenuto una relazione con un tenente dell’esercito della RSI. Si sarebbe inserita nell’ambiente giovanile di Jesi qualche tempo prima dell’accaduto, ospite di una giovane di nome Elena (Verdolini, 1998).

Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): Vengono ricordati come i “Martiri del XX Giugno”.

Scheda compilata da Chiara Donati
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-07-12 17:00:15

Vittime

Elenco vittime

Angeloni Armando, n. 12/10/1919 a Apiro, paternità Giuseppe, muratore, qualifica di Partigiano caduto, gap Jesi (1/1/1944 – 20/6/1944), riconosciutagli l’11/6/1946 ad Ascoli Piceno.
Angeloni Luigi, n. 13/09/1925 a Jesi, muratore, qualifica di Partigiano caduto, gap Jesi (1/1/1944 – 20/6/1944), grado capo nucleo 6° divisione Ancona – sergente, riconosciutagli l’11/6/1946 ad Ascoli Piceno.
Carbone Vincenzo, n. 18/11/1923 S. Eufemia d\'Aspromonte (Reggio Calabria), paternità Natale, carabiniere, qualifica di Partigiano caduto, gap Jesi (20/09/1943 - 20/06/1944), riconosciutagli il 23/7/1946 a Macerata.
Cecchi Francesco, n. 29/01/1926 a Jesi, paternità Enrico, qualifica di Partigiano caduto, Gap Jesi (20/09/1943 - 20/06/1944), grado comandante squadra 4° divisione Ancona – maresciallo, riconosciutagli il 21/5/1946 ad Ancona; Francesco è lo zio dell’artista jesino Carlo Cecchi, che gli ha dedicato un libro di suoi disegni, intitolato appunto Francesco.
C(G)raceffo Calogero, n. 09/09/1923 Agrigento, paternità Pasquale, carabiniere, non è presente nel Ricompart Marche.
Santinelli Alfredo, n. 01/02/1926 a Jesi, paternità Amleto, apprendista, qualifica di Partigiano caduto, gap Jesi (01/02/1944 - 20/06/1944), grado commissario brigata 1° divisione Ancona – capitano, riconosciutagli il 21/2/1946 ad Ancona.
Saveri Mario, n. 13/05/1921 a Jesi, paternità Arduino, meccanico, qualifica di Partigiano caduto, gap Jesi (20/9/1943 – 20/6/1944), riconosciutagli il 21/5/1946 ad Ancona.

Elenco vittime partigiani 7

Angeloni Armando,
Angeloni Luigi,
Carbone Vincenzo,
Cecchi Francesco,
C(G)raceffo Calogero,
Santinelli Alfredo,
Saveri Mario

Responsabili o presunti responsabili
Memorie

Memorie legate a questa strage

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    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Jesi, via Montecappone, luogo dell\'esecuzione

    Anno di realizzazione: 1988

    Descrizione: E\' stata eretto un cippo e un monumento sul luogo dell\'esecuzione, in via Montecappone, che dice: “Agli eroici martiri di via Roma precursori della nuova Italia repubblicana democratica progressiva massacrati dai nazifascisti è dedicato questo cippo ad

Bibliografia


Lorenzo Campanelli, I luoghi della memoria. La resistenza nell’anconetano. Monumenti e lapidi 1944-2002, affinità elettive, Ancona 2005.
Carlo Cecchi, Francesco, affinità elettive, Ancona 2006.
Carlo Cecchi, Vittorio Graziosi, Martirio, [S.l. : s.n.], 2012.
Ruggeri Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.
Giuseppe Luconi, L'anno più lungo (25 luglio 1943 - 20 luglio 1944), arti grafiche jesine, Jesi 1975, p. 199.
Costantino Urieli, 1944 Verso la Liberazione, Scarponi, Osimo 1984, p. 164.
Nello Verdolini, La storia attorno casa 1930-1948, a cura di L. Verdolini, Jesi 1998.

Sitografia


www.storiamarche900.it/main?p=storia_territorio_jesi

Fonti archivistiche

Fonti

Archivio Centrale dello Stato, Fondo Ricompart - Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani, Marche, schedario e pratica n. 3633 (Angeloni Armando), 3632 (Angeloni Luigi- pratica trasmessa al Distretto militare di Ancona il 15/12/1959), 18839 (Vincenzo Carbone – foglio notizie trasmesso al Distretto militare di Reggio Calabria il 18/11/1953), 4677 (Francesco Cecchi – pratica trasmessa al Distretto militare di Ancona il 10/8/1959), 19404 (Alfredo Santinelli – pratica trasmessa al Distretto militare di Ancona il 15/1/1960), 1705 (Mario Saveri).
Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche, Archivio della Resistenza, video-intervista di Nicolina Mosconi (2003).
Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, N 1/11, b. 2132.
Procura Generale Militare
Roma, registro generale 1109, CPI, f. 9/58; f. 22/162; f. 49/15.