Descrizione
Località Bolzano, Bolzano, Bolzano, Trentino-Alto Adige
Data 6 luglio 1944
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Descrizione: Il territorio del Basso Sarca (zona di Riva del Garda e Arco) occupa una posizione chiave trovandosi a cavallo tra la Repubblica sociale italiana e la Zona d’operazione Alpenvorland che, dal settembre 1943, univa le province di Trento, Bolzano e Belluno, sotto il controllo tedesco. La salvaguardia della linea del Brennero ricopre un obiettivo fondamentale nell’orientare la politica germanica, rivolta tendenzialmente a non terrorizzare la popolazione civile trentina. Allo stesso tempo, le modalità dell’azione repressiva nazista prefigurano l'adozione di una strategia preventiva, tesa a colpire i resistenti prima ancora che questi riescano ad avviare una guerriglia vera e propria. Sorto nel settembre 1943, il CLN di Trento guidato da Manci aveva gettato le basi per costituire una brigata partigiana intitolata a Cesare Battisti e affidata all’ex ufficiale degli alpini Gastone Franchetti. Agli inizi del 1944, le autorità tedesche organizzano però un servizio d’intelligence in grado di controllare gli eventuali sviluppi del movimento d’opposizione trentino, dove l’austriaco Carlo von Stein fa da intermediario tra la polizia nazista e un nucleo d’informatori fascisti attivi nel Basso Sarca. In particolare, la Gestapo riesce a infiltrare la spia Fiore Lutterotti che fornisce ai Comandi nazisti di Trento e Bolzano tutte le informazioni su scopi e struttura del movimento d’opposizione clandestino. Tra maggio e giugno 1944, la Resistenza trentina è così stroncata da una serie di operazioni di polizia, ad esempio, in Valsugana e val di Fiemme intorno alla fine di maggio 1944. All’alba del 28 giugno 1944, in diverse località tra Riva del Garda e Rovereto, furono giustiziate 11 persone. Nelle ore successive, i tedeschi arrestarono altre persone tra cui Giannantonio Manci, Gastone Franchetti, Giuseppe Porpora, Giorgio Tosi, Remo Ballardini, Giuseppe Ferrandi e Gino Lubich: Manci si suicidò a Bolzano il 6 luglio 1944, Franchetti e Porpora furono fucilati nell’agosto successivo, mentre la maggior parte degli altri imputati (circa una sessantina) fu condannata a varie pene detentive da scontare nel campo di transito (Polizei Durchgangslager) di Bolzano o in altri lager nazisti. L’operazione di polizia fu preparata dai Comandi della Gestapo di Bolzano e Trento con la partecipazione di alcuni militi del Südtiroler Ordnungsdienst (SOD, Servizio d’ordine sudtirolese).
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Tipo di massacro: punitivo
--> Per saperne di più sulle tipologie
Estremi e note penali: La documentazione prodotta dagli organismi militari giudiziari italiani in relazione all’eccidio del 28 giugno è stata messa a disposizione della ricerca storica solo nel 2005, attraverso la collaborazione tra la Procura militare di Verona e la Fondazione Museo storico del Trentino in concomitanza con il sessantesimo anniversario della liberazione.
Nel dopoguerra, la CAS di Trento aprì una serie di procedimenti a carico degli ufficiali nazisti e degli informatori al loro servizio. Thyrolf, Bunte e Schmidt non furono sottoposti a processo in quanto cittadini tedeschi, von Stein perché cittadino austriaco. Sigfried Hölzl, essendo d’origine altoatesina e dunque avendo la cittadinanza italiana, fu condannato a 30 anni di reclusione, di cui dieci condonati in virtù del decreto d’indulto del 22 giugno 1946: la Corte di cassazione, il 20 maggio 1949, annullò la sentenza rinviandola alla Corte d’assise di Verona. Un altro ufficiale nazista, sudtirolese di nascita, Friedrich Amorth, all’epoca dei fatti capitano delle SS di stanza ad Arco, fu condannato a 10 anni: nel dicembre 1946, la Corte di cassazione estinse la pena in virtù del decreto presidenziale d’amnistia del giugno 1946. Carlo Pedrini fu condannato a 12 anni di reclusione, ridotti a dieci per la concessione delle attenuanti generiche: pochi mesi dopo, nel dicembre 1946, la Cassazione dichiarò estinti i reati ascrittigli ordinandone la scarcerazione. Anselmo Brugnoli e Arrigo Badiani furono assolti per insufficienza di prove: d’accordo con l’Alto commissario per le sanzioni contro il fascismo, il pubblico ministero della Corte trentina ricorse in Cassazione. Il 10 dicembre 1946 la Corte suprema confermò la fondatezza del ricorso ma, essendo intervenuta l’amnistia, non sussistevano più gli estremi per un ulteriore rinvio a giudizio e archiviò la pratica. Costante Bertamini fu condannato a 30 anni di reclusione, di cui dieci condonati in virtù del decreto d’indulto del giugno 1946: la Corte di cassazione, il 20 maggio 1949, annullò la sentenza rinviandola alla Corte d’assise di Verona. Giancarlo Poli fu assolto per «mancanza della capacità d’intendere e di volere». Gino Zagarella fu condannato a 10 anni di prigione, pena poi amnistiata. A carico di Lutterotti, si aprì un fascicolo processuale, subito chiuso in istruttoria per l’avvenuto decesso.
Scheda compilata da Lorenzo Gardumi
Scarica la scheda in formato .pdf
Le schede monografiche in formato .pdf sono coperte da diritto d'autore.
Ogni uso improprio o non consentito è punibile ai sensi di legge
Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-17 11:10:08
Vittime
Elenco vittime
1. Manci Giannantonio
Trento, 14 dicembre 1901-Bolzano, 6 luglio 1944. Dopo l’avventura di Fiume, s’iscrive al Partito repubblicano italiano (PRI) opponendosi al fascismo. Nel 1924, si avvicina a Randolfo Pacciardi, tra i fondatori del movimento Italia Libera. Nel 1923, forma a Trento una sezione di Italia Libera; durante gli anni trenta, organizza con successo l’espatrio di numerosi antifascisti tra cui lo stesso Pacciardi. Dopo l’armistizio del settembre 1943, comincia a raccogliere munizioni ed esplosivo in vista della costituzione della Brigata partigiana Cesare Battisti. Autore di due Manifesti del socialismo trentino (agosto 1943 e febbraio 1944) in cui esalta la libertà, la democrazia e l\'autonomia amministrativa entro la cornice di un\'Italia repubblicana e di un\'Europa federale. Nominato presidente del CLN di Trento, è arrestato dalla Gestapo il 28 giugno 1944. Sottoposto a torture, muore suicida a Bolzano il 6 luglio 1944 per non tradire i compagni di lotta.
Elenco vittime partigiani 1
Manci Giannantonio
Responsabili o presunti responsabili
Memorie
Memorie legate a questa strage
lapide a
Tipo di memoria: lapide
Descrizione: Una lapide presso il Municipio (loggia pretoria) di Riva del Garda ricorda gli antifascisti e i partigiani caduti tra il 1943 e il 1945 nel Basso Sarca.
lapide a
Tipo di memoria: lapide
Descrizione: Nel cimitero di Grez, è stata posta un’ara dedicata a caduti nella seconda guerra mondiale, tra cui Meroni, Impera e Franchetti;
lapide a
Tipo di memoria: lapide
Descrizione: accanto alle scuole medie di Riva, il Parco della libertà ospita una stele dedicata alle vittime del 28 giugno 1944.
museo a
Tipo di memoria: museo
Descrizione: Il Museo alto Garda (MAG) presso la Rocca di Riva ha riservato una parte dei suoi spazi all’allestimento di una mostra dal titolo Achtung banditen! La Resistenza nel Basso Sarca 1943-1945, interamente dedicata ai fatti del 28 giugno e alle vicende della Resistenza partigiana locale.
onorificenza alla persona a
Tipo di memoria: onorificenza alla persona
Descrizione: Medaglia d’oro al valor militare alla memoria a Giannantonio Manci, con la seguente motivazione: «Educato alla scuola dei sommi apostoli dell’irredentismo, fece suo il credo che rese bello il morire per la Patria. Animatore e trascinatore di popolo, seppe fondere energie e volontà per la redenzione dell’Italia da asservimenti e tirannidi. Nel nuovo risorgimento italiano, seguendo gli ammaestramenti degli avi, prese il posto additatogli dai martiri che lo precedettero nel sacrificio. Vile delazione lo dava nelle mani dei nemici che invano frugarono il nobile animo e piuttosto che procurare ad essi la sadica gioia di vederlo lentamente morire, dalla finestra della prigione si lanciava a capo fitto nel vuoto bagnando col sangue generoso la terra della Patria, che dal vermiglio amplesso fu fecondata per le future glorie».
commemorazione a
Tipo di memoria: commemorazione
Descrizione: Ogni 28 giugno, alle otto del mattino, i rintocchi della Renga, la campana della torre municipale, svegliano i rivani a ricordo dei drammatici fatti del 1944; la cerimonia è sempre seguita da iniziative commemorative e culturali dedicate alla Resistenza e all’eccidio del 28 giugno.