Descrizione
Località Bagnile, Cesena, Forlì-Cesena, Emilia-Romagna
Data 29 aprile 1944
Matrice strage Fascista
Numero vittime 3
Numero vittime uomini 3
Numero vittime uomini adulti 3
Descrizione: Nell’aprile 1944 i partigiani di Cesena misero a punto una serie di azioni contro i fascisti e di atti di sabotaggio; in due di queste azioni, il 26 e il 28 aprile 1944, i partigiani uccisero due militi del battaglione Venezia Giulia. Il capo della provincia di Forlì inasprì le norme sul coprifuoco e ordinò che fosse operato un rastrellamento a Cesena con particolare attenzione alle frazioni note per la presenza di antifascisti. Nell’operazione eseguita dalla Guardia nazionale repubblicana sotto la direzione del comando provinciale di Forlì, i fascisti avevano l’ordine di setacciare la zona rastrellata casa per casa alla ricerca di elementi antifascisti e renitenti, fucilare sul posto chi era in possesso di armi, arrestare e portare a Cesena chi era privo di documenti e tutti i renitenti alla leva. Nel caso i ricercati non fossero presenti in casa i fascisti dovevano arrestare i familiari maschi “idonei” dei ricercati in modo da indurre questi ultimi a presentarsi al comando fascista della Guardia nazionale repubblicana di Cesena. Al rastrellamento presero parte i militi del battaglione Venezia Giulia e fascisti di Cesena iscritti al PFR (circa 300 uomini, secondo altre fonti 500).
Il rastrellamento iniziò all’alba del 29 aprile 1944 e investì le località di Martorano, Ronta, San Martino, San Giorgio, Calabrina e Bagnile. I rastrellati a Bagnile (antifascisti noti, renitenti alla leva e parenti dei ricercati che i fascisti non riuscirono a trovare) furono concentrati davanti alla Casa del fascio. A Bagnile furono uccisi Secondo Fusignani, renitente che si era nascosto in un campo con altri giovani nei pressi di Bagnile e che i fascisti avevano individuato, ferendolo ad una gamba e facendolo poi trasportare a Bagnile su un carro; Valentino Morigi, renitente alla leva, catturato nei pressi della sua abitazione a San Giorgio con un altro renitente; e Giorgio Bartolini, catturato nella sua abitazione dove era rimasto pensando di non doversi nascondere perché ritenuto rivedibile per la leva dato il suo fisico minuto. Nella stessa operazione di rastrellamento a Martorano i fascisti uccisero Guglielmo Urbini, Gino Fusconi e due slavi, a suo tempo fuggiti da un campo di prigionia (v. Episodio di Martorano (FC), 29 aprile 1944) e Giovanni Barbanti.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Violenze connesse: deportazione della popolazione,furto e-o saccheggio,incendio di abitazione,sevizie-torture
Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì contro gli ufficiali del battaglione Venezia Giulia Giovanni Ledo (nato a Trieste il 15/02/1907, processato in contumacia perché latitante), Vittorio Braida (nato a Trieste il 15/03/1901, processato in contumacia perché latitante), Aimone Finestra (nato a Todi (Perugia) il 04/02/1921, residente a Littoria (oggi Latina), detenuto a Forlì), Romeo Spazzoli (nato a Trieste il 24/09/1909, residente a Milano, processato in contumacia perché latitante) e contro i fascisti di Cesena Guido Garaffoni, Augusto Battistini e Aldo Sibirani conclusosi con sentenza del 20/01/1947. A tutti furono contestati il reato di collaborazionismo con i tedeschi, le uccisioni effettuate a Martorano e Bagnile e i saccheggi e gli incendi delle abitazioni, ma per i primi quattro imputati (ufficiali del battaglione Venezia Giulia) la corte non ritenne di poter stabilire responsabilità in merito agli omicidi e pertanto li assolse per insufficienza di prove per il reato di omicidio e applicò l’amnistia al reato di collaborazionismo di cui li riteneva colpevoli. La Corte ritenne invece i tre fascisti di Cesena colpevoli di collaborazionismo, omicidio, devastazione e saccheggio e li condannò alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. I difensori di Battistini, Sibirani e Garaffoni ricorsero in Cassazione. La Cassazione nel 1948 annullò la sentenza per mancanza di motivazione; inoltre annullò l’altra sentenza del 10/01/1947 a carico di Sibirani e altri per nullità del dibattimento per irregolare costituzione del contraddittorio e, ordinando di unire i due procedimenti, rinviò gli atti alla Corte d’Assise di Perugia per un nuovo esame.
Procedimento davanti alla Corte d’Assise di Perugia conclusosi nel 1948 contro 19 fascisti quasi tutti di Cesena accusati di collaborazionismo e altri reati tra cui il rastrellamento di Ronta e Martorano, la strage di Ponte Ruffio (Forlì Cesena) del 12/08/1944, le uccisioni di San Giorgio (Forlì Cesena) del 22/08/1944, la strage della Rocca di Cesena del 03/09/1944 (v. Episodi di Ponte Ruffio (FC), 18 agosto 1944; San Giorgio (FC), 22 agosto 1944 e Cesena, 3 settembre 1944). I principali imputati per il rastrellamento di Martorano e le uccisioni di Martorano e Bagnile del 29 aprile risultano Sibirani, Garaffoni e Battistini. Battistini, il solo dei tre ancora in vita, fu condannato a 24 anni di reclusione (per Martorano e Bagnile e per altri reati e omicidi), 16 dei quali furono condonati. Fu scarcerato nel 1952.
La Corte d’Assise straordinaria di Forlì processò numerosi iscritti al PFR di Cesena che avevano partecipato al rastrellamento con funzioni di sorveglianza e di cordone di sicurezza lungo il fiume Savio per impedire ai ricercati di sfuggire al rastrellamento allontanandosi dalla zona dell’operazione. Nei dibattimenti i fascisti si difesero dicendo di essere stati precettati per l’operazione come membri del Partito dopo essere stati convocati alla sede del fascio e di non aver saputo in cosa consistesse l’operazione. Inoltre dissero di avere avuto solo compiti di sorveglianza e in molti di non aver ottemperato agli ordini recandosi nelle case dei contadini anziché restare di guardia lungo il fiume. La Corte condannò buona parte di loro per collaborazionismo a pene detentive di diversa lunghezza, perché il rastrellamento di Martorano fu un fatto particolarmente grave, ma applicò in molti casi le attenuanti. La Cassazione nel corso del 1946 e del 1947 dichiarò estinto il reato per amnistia.
Annotazioni: Secondo la relazione del Capo della provincia al ministero dell’Interno solo due partigiani furono fucilati sul posto dopo la cattura con le armi in mano, mentre gli altri cinque furono uccisi in combattimento.
Secondo Mambelli Fusignani fu ucciso il 19 ottobre 1944, ma si tratta di un errore.
I tre uccisi sono stati riconosciuti partigiani, ma stando alle varie testimonianze si trattava probabilmente di renitenti alla leva.
Episodi collegati:
Episodio di Martorano (FC), 29 aprile 1944.
Scheda compilata da Roberta Mira
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-03-29 21:38:28
Vittime
Elenco vittime
Bartolini Giorgio, nato a Cesena il 15/11/1925, residente a Bagnile di Cesena. Riconosciuto partigiano della 29. brigata Gap dal 01/02/1944 al 29/04/1944.
Fusignani Secondo, nato a Cervia (Ravenna) il 15/11/1923, residente a Pisignano (Ravenna), calzolaio. Riconosciuto partigiano dall’11/11/1943 al 19/10/1944 nella 29. brigata Gap.
Morigi Urbano, nato a Cesena il 01/08/1923, residente a San Giorgio (Forlì Cesena), operaio. Riconosciuto partigiano della 29. brigata Gap dal 17/02/1944 al 29/04/1944.
Elenco vittime partigiani 3
Bartolini Giorgio.
Fusignani Secondo.
Morigi Urbano.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Aldo Sibirani
Nome Aldo
Cognome Sibirani
Ruolo nella strage Autore
Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano
Note responsabile nato a Cesena il 23/03/1897. Vicesegretario del PFR di Cesena.
Note procedimento Processato in contumacia dalla Corte d’Assise straordinaria di Forlì perché latitante. Sibirani era stato ucciso a Arsiero (Vicenza) il 19/05/1945 da partigiani forlivesi che lo avevano prelevato con altri fascisti dalle carceri di Thiene (Vicenza).
Augusto Battistini
Nome Augusto
Cognome Battistini
Ruolo nella strage Autore
Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano
Note responsabile nato a Cesena il 14/08/1900. Fascista repubblicano.
Note procedimento Detenuto a Forlì e processato dalla Corte d’Assise straordinaria di Forlì per il rastrellamento di Martorano e Bagnile e per la strage di Ponte Ruffio (v. Episodio di Ponte Ruffio (FC), 18/08/1944), oltre che per altre uccisioni. Condannato alla pena di morte, poi convertita in pena detentiva; scarcerato nel 1952.
Guido Garaffoni
Nome Guido
Cognome Garaffoni
Ruolo nella strage Autore
Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano
Note responsabile nato a Cesena il 12/09/1904. Segretario del PFR di Cesena.
Note procedimento Processato in contumacia dalla Corte d’Assise straordinaria di Forlì perché latitante. Garaffoni era stato ucciso a Arsiero (Vicenza) il 19/05/1945 da partigiani forlivesi che lo avevano prelevato con altri fascisti dalle carceri di Thiene (Vicenza).
Memorie
Memorie legate a questa strage
luogo della memoria a Cesena
Tipo di memoria: luogo della memoria
Ubicazione: Cesena
Descrizione: Cesena: una strada è intitolata a Urbano Morigi.
lapide a Forlì, piazza Saffi, portico San Mecuriale
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Forlì, piazza Saffi, portico San Mecuriale
Descrizione: Forlì, piazza Saffi, portico di San Mercuriale: sacrario dei caduti partigiani; vi compaiono Morigi e Bartolini oltre a Urbini, Fusconi e Barbanti uccisi a Martorano (Forlì Cesena) nella stessa operazione.
lapide a San Giorgio di Cesena, Casa del Popolo
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: San Giorgio di Cesena, Casa del Popolo
Descrizione: San Giorgio di Cesena (Forlì Cesena), Casa del popolo: lapide sulla facciata in cui sono ricordati quattro partigiani di San Giorgio, tra cui Valentino Morigi (dovrebbe trattarsi di Urbano Valentino Morigi).
lapide a Cesena, piazza del popolo, loggia del palazzo comunale
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Cesena, piazza del popolo, loggia del palazzo comunale
Descrizione: Cesena, piazza del Popolo, loggia del palazzo comunale: lapidario dedicato ai partigiani; vi compaiono i nominativi di Bartolini e Morigi (che compare come Urbano Valentino), oltre a quelli di Barbanti, Fusconi e Urbini uccisi a Martorano (Forlì Cesena) nel corso della stessa operazione.