Descrizione
Località Piazza Matteotti, Casalecchio di Reno, Bologna, Emilia-Romagna
Data 10 ottobre 1944
Matrice strage Nazista
Numero vittime 13
Numero vittime uomini 13
Numero vittime uomini ragazzi 1
Numero vittime uomini adulti 4
Numero vittime uomini anziani 1
Numero vittime uomini senza informazioni 7
Descrizione: A partire dai primi giorni di ottobre del 1944 una serie di rastrellamenti tedeschi, prevalentemente volti alla raccolta di manodopera e alla repressione della Resistenza, e condotti da reparti della 16ª divisione Waffen-SS Reichsführer-SS, responsabile della strage di Monte Sole (BO), interessò la zona di Sasso Marconi, Monte San Pietro, Casalecchio di Reno, Zola Predosa, Anzola dell’Emilia (BO). Durante il rastrellamento dell’8 ottobre 1944 a Casalecchio, nei pressi del cavalcavia, due carristi della 16ª fermarono un autocarro a bordo del quale si trovavano dei partigiani che aprirono il fuoco e uccisero i due tedeschi. Come immediata misura di ritorsione il farmacista di Casalecchio Clemente Cocchi fu fermato da un SS, portato nei pressi del cavalcavia e ucciso (v. Episodio di Casalecchio di Reno (BO), 8 ottobre 1944). Alcuni uomini rastrellati, fra cui il religioso Ugo Romiti, furono condotti al cavalcavia, fatti inginocchiare davanti ai corpi dei due militari tedeschi e minacciati di fucilazione. Dopo più di un’ora furono fatti proseguire per Bologna, dove, con altri rastrellati il giorno 8 e nei giorni successivi, vennero rinchiusi alle Caserme Rosse, da cui alcuni furono deportati nel Reich come forza lavoro.
L’8 ottobre e nei giorni seguenti altre persone caddero vittime dei tedeschi durante le operazioni di rastrellamento nella zona: Celso Nascè fu ucciso a Ceretolo (v. Episodio di Ceretolo (BO), 8 ottobre 1944), Giuseppe Rossi a Riale (v. Episodio di Riale (BO), 8 ottobre 1944), il frate carmelitano Mario Ruggeri fu ucciso sulla strada di Tignano (v. Episodio di Monte Cervo (BO), 8 ottobre 1944), un giovane militare italiano malato di pleurite fu abbandonato febbricitante e morente alla Croce di Casalecchio quando cadde a terra sfinito durante il trasferimento a piedi verso Bologna (v. Episodio di Croce di Casalecchio (BO), 10 ottobre 1944), Ignazio Augi fu ucciso a Lavino di Zola Predosa (v. Episodio di Lavino di Zola Predosa (BO), 10 ottobre 1944), Giuseppe Monari a Tombe di Zola Predosa (v. Episodio di Tombe di Zola Predosa (BO), 13 ottobre 1944), Alma Battistini a Rigosa di Zola Predosa (v. Episodio di Rigosa di Zola Predosa (BO), 14 ottobre 1944), Natale Mongiorgi a Gessi di Zola Predosa (v. Episodio di Gessi di Zola Predosa (BO), 17 ottobre 1944).
L’episodio più efferato di quei giorni fu la strage del cavalcavia di Casalecchio. L’8 ottobre a Rasiglio, in territorio di Sasso Marconi, i tedeschi in rastrellamento circondarono alcune case che fungevano da basi per i partigiani della 63ª brigata Garibaldi Bolero e ne nacque uno scontro a fuoco al termine del quale 12 partigiani furono uccisi, alcuni feriti e altri presi prigionieri. Questi ultimi erano Gino Zacchini, Ubaldo Musolesi, Giacomo Dall’Oca, Carlos Collado Martinez, sei partigiani sovietici e un italiano rimasto sconosciuto. A loro furono aggregati i contadini della zona Mauro Emeri e Alberto Raimondi (forse rastrellato il 9 ottobre quando i tedeschi tornarono a ripulire la zona; v. più sotto) che, essendo stati catturati nei pressi delle basi partigiane, vennero accusati di essere favorevoli ai resistenti insediati a Rasiglio. I partigiani catturati furono portati a Ronca di Monte San Pietro e rinchiusi in un porcile per la notte. Il giorno dopo, 9 ottobre 1944, furono trasferiti a Calderino di Monte San Pietro presso il comando tedesco, probabilmente per essere interrogati. Intanto, sempre il 9 ottobre i tedeschi tornarono nella zona di Rasiglio per rastrellarla ancora, perquisirono le abitazioni e ne incendiarono alcune. Inoltre uccisero Virgilio Ceretti e le sue figlie Maria e Isabella (v. Episodio di Rasiglio (BO), 9 ottobre 1944), commisero violenze contro i civili e ne rastrellarono alcuni (tra cui forse Alberto Raimondi; v. più sopra).
Il 10 ottobre i tredici uomini catturati furono portati a Casalecchio nella piazzetta adiacente al cavalcavia dove erano stati uccisi i due soldati tedeschi. I nazisti legarono con del filo di ferro i prigionieri ai pali, agli alberi e ai cancelli attorno alla piazza per le mani, per i piedi e per il collo e poi aprirono il fuoco contro di loro. Sul palo a cui era legato Alberto Raimondi i tedeschi affissero un cartello con la scritta: «Questa è la fine di ogni partigiano oppure spia antitedesca». I corpi furono lasciati esposti nella piazza per alcuni giorni allo scopo di terrorizzare la popolazione e gli altri partigiani. Grazie all’intervento del parroco di Casalecchio fu poi possibile seppellirli nel giardino di un’abitazione nelle vicinanze e solo dopo la fine della guerra i corpi furono traslati al cimitero della Certosa di Bologna. Dall’Oca, Zacchini e Collado Martinez furono in seguito sepolti rispettivamente a Casalecchio, a Zola Predosa e in Costa Rica, mentre le altre vittime furono inumate nel monumento-ossario dei partigiani bolognesi nel cimitero della Certosa.
Modalità di uccisione: fucilazione
Violenze connesse: deportazione della popolazione,incendio di abitazione,sevizie-torture
Trattamento dei cadaveri: Esposizione dei cadaveri
Tipo di massacro: rappresaglia
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Estremi e note penali: Salustri in base alla documentazione raccolta per il processo per i fatti di Casalecchio celebrato nel 2008-2009 e per l’appello del 2010 sostiene che Schmidt si consegnò agli americani fornendo loro le mappe con la dislocazione della 16ª divisione SS. Inoltre avanza l’ipotesi che Schmidt, di cui dopo il 1947 non si ha più alcuna traccia in Germania, abbia lavorato per i servizi segreti occidentali in Germania Est dove fu rilasciato (per ammissione della stessa autrice si tratta solo di un’ipotesi che è difficile verificare).
- Le indagini alleate coinvolsero anche Helmut Looss (nato a Eisenach, Germania, il 31/05/1910, membro delle SS dal 1933, funzionario del Sicherheitsdienst e del Reichssicherheitshauptamt, membro dei Sonderkommandos in Bielorussia e Ucraina, in Italia con la 16ª divisione SS dall’estate del 1944) maggiore delle SS responsabile del reparto Ic della 16ª divisione SS Reichsführer-SS, il reparto maggiormente implicato nella repressione della Resistenza e coinvolto in numerose stragi di civili in Italia. Le indagini avviate negli anni 2000 dalla procura presso il tribunale militare di La Spezia videro iscritti nel registro degli indagati, oltre a Schmidt anche Looss e Max Simon (nato a Breslavia, nell’attuale Polonia, il 06/01/1899, aderente al nazismo dal 1931, membro delle SS, dell’Ispettorato dei campi di concentramento e dei reparti Totenkopf, prima reparti di guardia nei Lager e poi reparti combattenti sul fronte occidentale e su quello orientale; in Italia con la 16ª divisione SS), il generale delle Waffen-SS che comandava la 16ª divisione mentre questa era impiegata in Italia. Le indagini su Looss e Simon furono archiviate dal tribunale militare di La Spezia perché fu accertata la morte dei due militari. Looss non fu mai chiamato a rispondere dei crimini commessi in Italia dalla 16ª perché alla fine della guerra era riuscito a far perdere ogni traccia di sé e fu creduto morto. Indagini sulla sua attività furono svolte in Germania, ma Looss, anche falsificando il suo nome e il suo curriculum, riuscì a sfuggire alla giustizia e visse a Brema fino alla sua morte avvenuta nel 1988. Simon fu processato a Padova da un tribunale militare britannico che nel 1947 lo condannò a morte. La pena fu commutata in ergastolo nel 1951 e nel 1954 Simon fu scarcerato. Morì a Dortmund nel 1961.
- 1944-1945: inchiesta condotta dagli Alleati sui fatti di Casalecchio (uccisione di Cocchi, Nascè e Rossi e strage del cavalcavia) collegata alle indagini sulla strage di Monte Sole.
- 1946: inchiesta dei carabinieri.
- 1960: archiviazione provvisoria delle indagini alleate (il fascicolo su Casalecchio entrò a far parte del cosiddetto “Armadio della vergogna”).
- 1967: il giudice istruttore presso la procura del tribunale militare di La Spezia emise due sentenze di non doversi procedere nel procedimento a carico di ignoto militare tedesco per l’uccisione di Cocchi e nel procedimento contro ignoti militari tedeschi per l’uccisione dei 13 del cavalcavia di cui erano stati identificati nelle indagini solo Musolesi, Emeri e Raimondi; secondo entrambe le sentenze non si doveva procedere perché non era stato possibile identificare i responsabili dei reati, né era possibile esperire nuove indagini dato il molto tempo trascorso.
- 1995: dopo la scoperta dei fascicoli provvisoriamente archiviati nell’“Armadio della vergogna”, il fascicolo sui fatti di Casalecchio fu trasmesso alla procura militare di La Spezia.
- 2004: avvio di nuove indagini in merito a Casalecchio.
- 2008-2009: processo contro Karl Manfred Schmidt per i fatti di Casalecchio davanti al tribunale militare di La Spezia e poi Verona. Il processo si è concluso con una sentenza di non doversi procedere per reato estinto per morte del reo (poiché non è stato possibile accertare l’esistenza in vita di Schmidt al momento del processo, nonostante nessun ufficio anagrafico tedesco abbia mai registrato una dichiarazione di morte né di morte presunta di Schmidt), ma la corte ha accettato l’impianto della accusa nei confronti dell’imputato e quindi non lo ha assolto nel merito.
- 2010: appello presso la Corte militare d’Appello di Roma conclusosi con la conferma della sentenza di primo grado.
Annotazioni: Episodi collegati:
- Episodio di Casalecchio di Reno (BO), 8 ottobre 1944.
- Episodio di Ceretolo (BO), 8 ottobre 1944.
- Episodio di Riale (BO), 8 ottobre 1944.
- Episodio di Monte Cervo (BO), 8 ottobre 1944.
- Episodio di Rasiglio (BO), 9 ottobre 1944.
- Episodio di Croce di Casalecchio (BO), 10 ottobre 1944
- Episodio di Lavino di Zola Predosa (BO), 10 ottobre 1944.
- Episodio di Tombe di Zola Predosa (BO), 13 ottobre 1944.
- Episodio di Rigosa di Zola Predosa (BO), 14 ottobre 1944.
- Episodio di Gessi di Zola Predosa (BO), 17 ottobre 1944.
Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): - Il monumento nella piazza del cavalcavia fu eretto immediatamente dopo la fine della guerra e inaugurato nel 1947 per volontà comune degli ex partigiani, dei membri del Comitato di liberazione nazionale di Casalecchio, della Chiesa locale, dell’amministrazione comunale e della popolazione. Ogni anno, dalla fine del conflitto, la piazza è stata, ed è tutt’ora, sede di commemorazioni che nel corso del tempo hanno più volte visto la partecipazione di esponenti delle istituzioni locali e provinciali, delle scuole, dell’Anpi, di delegazioni dell’Unione Sovietica e del Costa Rica. - Per Collado Martinez furono celebrati funerali pubblici al rientro della salma in Costa Rica. - Comune di Casalecchio, Provincia di Bologna e Regione Emilia-Romagna si sono costituiti parti civili nel processo per i fatti di Casalecchio. - Sul processo di Verona, seguito con costanza dai familiari delle vittime, da rappresentanti dell’Anpi di Casalecchio e da comuni cittadini, sono state allestite due mostre fotografiche dall’Anpi di Casalecchio di Reno in collaborazione con l’amministrazione e con associazioni del territorio ed è stato girato il documentario di Gisella Gaspari, La memoria giudicata. Il processo per l’eccidio del cavalcavia di Casalecchio di Reno 1944-2012, Anpi Casalecchio, Istituto Parri Emilia-Romagna, Comune di Casalecchio, 2012. - Il Comune di Casalecchio e l’Anpi hanno sostenuto la ricerca storica e la pubblicazione del libro di Simona Salustri sulla strage. - La figura di Collado Martinez ha ispirato il libro per l’infanzia di Giulia Casarini, 9.813 chilometri di memoria, Pendragon, Bologna, 2015.
Scheda compilata da ROBERTA MIRA
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-29 21:37:33
Vittime
Elenco vittime
Andréevic Marussa Filip, cittadino sovietico, aggregatosi alla 63ª brigata Garibaldi Bolero. Partigiano.
Collado Martinez Carlos Luis, nato a San José (Costa Rica) il 19/09/1919, residente a Bologna (BO), medico laureato a Bologna. Vicino al Partito d’Azione, come il suo maestro Armando Businco, fino all’agosto del 1944, Collado Martinez fece parte del gruppo di medici e infermieri dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna che si prodigava nella raccolta di farmaci e strumentazione medica per i partigiani e che era attivo in una rete di assistenza sanitaria ai partigiani feriti. Fermato temporaneamente dai tedeschi dopo l’arresto di Businco, Collado lasciò Bologna per aggregarsi alla 63ª brigata Bolero nella zona di Casalecchio di Reno (BO). Riconosciuto partigiano.
Dall’Oca Giacomo, detto Giacomino, “Chemino”, nato a Zola Predosa (BO) il 21/07/1925, operaio metalmeccanico. Aderì alla Resistenza come il fratello Guido. Riconosciuto partigiano con il grado di sottotenente nella 63ª brigata Garibaldi Bolero dal 06/06/1944 al 10/10/1944.
Emeri Mauro, nato a Crevalcore (BO) il 27/07/1894, residente a Rasiglio di Sasso Marconi (BO), colono. Secondo i suoi figli simpatizzava per la Resistenza, ma non ne faceva parte. Fu però riconosciuto partigiano della 63ª brigata Garibaldi Bolero dal 01/03/1944 al 10/10/1944. Alcune fonti lo indicano come civile.
Miska, cittadino sovietico, aggregatosi alla 63ª brigata Garibaldi Bolero. Partigiano.
Musolesi Ubaldo “Moretto”, nato a San Benedetto Val di Sambro (BO) il 14/09/1914, residente a Bologna, operaio, guardiano alla polveriera di Villa Contri della direzione di Artiglieria a Casalecchio di Reno (BO). Membro di una famiglia numerosa residente a Monzuno che aveva simpatie antifasciste: alcuni fratelli e sorelle di Ubaldo Musolesi si erano uniti alle formazioni partigiane o collaboravano con esse. Il fratello Giovanni Musolesi apparteneva alla brigata partigiana Stella Rossa e fu ucciso l’11/08/1944 con i fratelli Pietro e Gino e con il barbiere di Monghidoro Domenico Enrico Calzolari (v. Episodio di Monghidoro (BO), 11 agosto 1944). Due sorelle e un altro fratello di Musolesi furono avviati alla deportazione come manodopera. L’abitazione di Monzuno fu bruciata. Secondo il fratello di Ubaldo Musolesi, Fernando, e secondo il loro cugino Angelo Gamberini, Ubaldo si avvicinò alla Resistenza dopo questi episodi di violenza a danno della sua famiglia, ma non vi prese parte in modo diretto, mentre secondo la moglie di Musolesi, egli collaborò con i partigiani nella preparazione dell’attacco del settembre 1944 alla polveriera dove lavorava e poi entrò nella 63ª brigata Bolero. Secondo il Dizionario degli antifascisti e partigiani bolognesi fu caponucleo della 4ª compagnia e commissario politico nella 63ª. Riconosciuto partigiano dal 01/01/1944 al 10/10/1944.
Raimondi Alberto, nato a Sasso Marconi (BO) il 02/09/1886, residente a Rasiglio (BO), contadino. Secondo i familiari non faceva parte della Resistenza, ma fu riconosciuto partigiano della 63ª brigata Garibaldi Bolero. Alcune fonti lo indicano come civile.
Vassili, cittadino sovietico, aggregatosi alla 63ª brigata Garibaldi Bolero. Partigiano.
Zacchini Gino, nato a Zola Predosa (BO) il 30/08/1927. Riconosciuto partigiano della 63ª brigata Garibaldi Bolero dal 02/02/1944 al 12/10/1944.
3 cittadini sovietici ignoti, aggregatisi alla 63ª brigata Garibaldi Bolero. Partigiani.
1 italiano ignoto. Indefinito, ma dovrebbe trattarsi di un partigiano.
Elenco vittime partigiani 10
Andréevic Marussa Filip
Collado Martinez Carlos Luis
Dall’Oca Giacomo,
Miska
Musolesi Ubaldo
Musolesi, Fernando
Vassili
Zacchini Gino,
3 cittadini sovietici ignoti
Elenco vittime indefinite 3
Emeri Mauro
Raimondi Alberto
1 italiano ignoto
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Karl Manfred Schmidt
Nome Karl Manfred
Cognome Schmidt
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Schmidt Karl Manfred, nato a Glauchau (Germania) il 22/10/1912. Capitano delle SS. Dal 1932 prestò servizio nell’Arbeitsdienst e poi nelle SA (Sturmabteilungen) e dal 1934 nelle SS. Iscritto al partito nazionalsocialista dal 1937. Fece parte dei reparti SS-Totenkopf, del corpo di guardia del campo di concentramento di Sachsenhausen e del reparto carristi della divisione SS-Leibstandarte Adolf Hitler; infine passò ai carristi della 16ª divisione SS Reichsführer-SS. Schmidt fu impiegato sul fronte italiano a partire dal giugno-luglio 1944 in Toscana, nella zona di Cecina; il suo reparto risalì la Penisola verso Bologna con il resto della divisione fino a dislocarsi nell’area attorno a Casalecchio di Reno (BO). Schmidt comandò il 16° reparto carristi della divisione dal 09/09/1944 al 12/10/1944. Da questa data risulta disperso. Fu catturato dagli statunitensi nella zona di Vado (BO) quando con un’auto stava andando verso il fronte e l’autista sbagliò strada attraversando le linee e trovandosi nel campo avversario. Schmidt fu arrestato e interrogato dagli alleati; fu recluso per un periodo nel campo di prigionia di Afragola (NA); nel 1947 fu rilasciato dagli angloamericani in Germania in una zona controllata dai sovietici che sarebbe diventata parte della DDR.
Note procedimento Salustri in base alla documentazione raccolta per il processo per i fatti di Casalecchio celebrato nel 2008-2009 e per l’appello del 2010 sostiene che Schmidt si consegnò agli americani fornendo loro le mappe con la dislocazione della 16ª divisione SS. Inoltre avanza l’ipotesi che Schmidt, di cui dopo il 1947 non si ha più alcuna traccia in Germania, abbia lavorato per i servizi segreti occidentali in Germania Est dove fu rilasciato (per ammissione della stessa autrice si tratta solo di un’ipotesi che è difficile verificare). - Le indagini alleate coinvolsero anche Helmut Looss (nato a Eisenach, Germania, il 31/05/1910, membro delle SS dal 1933, funzionario del Sicherheitsdienst e del Reichssicherheitshauptamt, membro dei Sonderkommandos in Bielorussia e Ucraina, in Italia con la 16ª divisione SS dall’estate del 1944) maggiore delle SS responsabile del reparto Ic della 16ª divisione SS Reichsführer-SS, il reparto maggiormente implicato nella repressione della Resistenza e coinvolto in numerose stragi di civili in Italia. Le indagini avviate negli anni 2000 dalla procura presso il tribunale militare di La Spezia videro iscritti nel registro degli indagati, oltre a Schmidt anche Looss e Max Simon (nato a Breslavia, nell’attuale Polonia, il 06/01/1899, aderente al nazismo dal 1931, membro delle SS, dell’Ispettorato dei campi di concentramento e dei reparti Totenkopf, prima reparti di guardia nei Lager e poi reparti combattenti sul fronte occidentale e su quello orientale; in Italia con la 16ª divisione SS), il generale delle Waffen-SS che comandava la 16ª divisione mentre questa era impiegata in Italia. Le indagini su Looss e Simon furono archiviate dal tribunale militare di La Spezia perché fu accertata la morte dei due militari. Looss non fu mai chiamato a rispondere dei crimini commessi in Italia dalla 16ª perché alla fine della guerra era riuscito a far perdere ogni traccia di sé e fu creduto morto. Indagini sulla sua attività furono svolte in Germania, ma Looss, anche falsificando il suo nome e il suo curriculum, riuscì a sfuggire alla giustizia e visse a Brema fino alla sua morte avvenuta nel 1988. Simon fu processato a Padova da un tribunale militare britannico che nel 1947 lo condannò a morte. La pena fu commutata in ergastolo nel 1951 e nel 1954 Simon fu scarcerato. Morì a Dortmund nel 1961. - 1944-1945: inchiesta condotta dagli Alleati sui fatti di Casalecchio (uccisione di Cocchi, Nascè e Rossi e strage del cavalcavia) collegata alle indagini sulla strage di Monte Sole. - 1946: inchiesta dei carabinieri. - 1960: archiviazione provvisoria delle indagini alleate (il fascicolo su Casalecchio entrò a far parte del cosiddetto “Armadio della vergogna”). - 1967: il giudice istruttore presso la procura del tribunale militare di La Spezia emise due sentenze di non doversi procedere nel procedimento a carico di ignoto militare tedesco per l’uccisione di Cocchi e nel procedimento contro ignoti militari tedeschi per l’uccisione dei 13 del cavalcavia di cui erano stati identificati nelle indagini solo Musolesi, Emeri e Raimondi; secondo entrambe le sentenze non si doveva procedere perché non era stato possibile identificare i responsabili dei reati, né era possibile esperire nuove indagini dato il molto tempo trascorso. - 1995: dopo la scoperta dei fascicoli provvisoriamente archiviati nell’“Armadio della vergogna”, il fascicolo sui fatti di Casalecchio fu trasmesso alla procura militare di La Spezia. - 2004: avvio di nuove indagini in merito a Casalecchio. - 2008-2009: processo contro Karl Manfred Schmidt per i fatti di Casalecchio davanti al tribunale militare di La Spezia e poi Verona. Il processo si è concluso con una sentenza di non doversi procedere per reato estinto per morte del reo (poiché non è stato possibile accertare l’esistenza in vita di Schmidt al momento del processo, nonostante nessun ufficio anagrafico tedesco abbia mai registrato una dichiarazione di morte né di morte presunta di Schmidt), ma la corte ha accettato l’impianto della accusa nei confronti dell’imputato e quindi non lo ha assolto nel merito. - 2010: appello presso la Corte militare d’Appello di Roma conclusosi con la conferma della sentenza di primo grado.
Nome del reparto nazista Waffen-SS
Nome del reparto 16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer-SS“
Memorie
Memorie legate a questa strage
onorificenza alla persona a
Tipo di memoria: onorificenza alla persona
Descrizione: Medaglia al merito conferita a Collado Martinez dall’Università di Bologna.
luogo della memoria a Casalecchio di Reno
Tipo di memoria: luogo della memoria
Ubicazione: Casalecchio di Reno
Descrizione: Casalecchio di Reno (BO): una via è intitolata a Collado Martinez.
lapide a Bologna, ospedale Sant’Orsola, Istituto di Anatomia patologica
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Bologna, ospedale Sant’Orsola, Istituto di Anatomia patologica
Descrizione: una lapide ricorda i medici del Sant’Orsola attivi nella Resistenza; tra loro figura Collado Martinez a cui inoltre sono stati dedicati una targa e un ritratto posti nello stesso luogo.
lapide a Bologna, via Benedetto XIV
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Bologna, via Benedetto XIV
Descrizione: Targa posta sulla facciata della casa dove visse Collado Martinez inaugurata nel 2014.
monumento a Bologna, cimitero della Certosa
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: Bologna, cimitero della Certosa
Descrizione: Monumento ossario dei caduti partigiani; vi sono sepolti Musolesi, Emeri, Raimondi, i partigiani sovietici e l’ignoto; inoltre vi è sepolto il partigiano ucciso nella battaglia di Rasiglio Baleotti.
monumento a Bologna, piazza Nettuno
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: Bologna, piazza Nettuno
Descrizione: Sacrario dei caduti partigiani; vi sono ricordati Collado Martinez, Dall’Oca, Emeri, Musolesi, Raimondi e Zacchini; inoltre vi sono ricordati i caduti nella battaglia di Rasiglio Baleotti, Candini, Capuzzi, Giovannini, Girotti, Marcheselli, Parisini, Santi, Tosi e Turrini.
monumento a Casalecchio di Reno (BO), giardini Repubblica di Costa Rica
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: Casalecchio di Reno (BO), giardini Repubblica di Costa Rica
Descrizione: Busto di Collado Martinez donato dalla famiglia nel 2015 (copia del busto presente a San José di Costa Rica).
lapide a Casalecchio di Reno (BO), piazza Matteotti
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Casalecchio di Reno (BO), piazza Matteotti
Descrizione: Targa su una cancellata (originariamente su un pilastrino) a ricordo di Ubaldo Musolesi voluta dalla moglie.
cippo a Casalecchio di Reno (BO), piazza Matteotti
Tipo di memoria: cippo
Ubicazione: Casalecchio di Reno (BO), piazza Matteotti
Descrizione: Cippo in ricordo della strage; su tre dei quattro lati sono poste lapidi con scritti i nomi degli uomini uccisi sulla piazza il 10 ottobre 1944; i nomi dei partigiani di Casalecchio caduti; delle vittime civili di rappresaglia uccise nel territorio comunale.