STAZIONE SAN RUFFILLO BOLOGNA 04.04.1945
(Bologna - Emilia-Romagna)
Episodio di riferimento: San Ruffillo
Descrizione
Località San Ruffillo, Bologna, Bologna, Emilia-Romagna
Data 4 aprile 1945
Matrice strage Nazista
Numero vittime 19
Numero vittime uomini 19
Numero vittime uomini adulti 19
Descrizione: Dopo le uccisioni effettuate nel dicembre 1944 a Sabbiuno di Paderno sui colli vicino a Bologna, e quelle effettuate a febbraio e marzo 1945 presso la stazione ferroviaria di San Ruffillo alla periferia della città, di cui erano stati vittime antifascisti e partigiani detenuti nel carcere bolognese di San Giovanni in Monte a disposizione delle SS, i prelievi dal carcere e le eliminazioni di detenuti continuarono nel mese di aprile 1945. Le SS del comando della Sicherheitspolizei e del Sicherheitsdienst (Sipo-SD) di via Santa Chiara a Bologna nei giorni 4, 9 e 17 aprile prelevarono complessivamente 39 detenuti dalle carceri di San Giovanni in Monte che non risultano tra i deportati, né tra gli avviati a lavori di fortificazioni, né tra i sopravvissuti alla guerra. Con ogni probabilità essi furono uccisi con modalità analoghe a quelle utilizzate a Sabbiuno di Paderno e a San Ruffillo, in un luogo isolato e dove fosse possibile occultare i loro corpi. Non è del tutto chiarito se la stazione fu ancora teatro delle fucilazioni di aprile 1945 o se fu scelto un altro luogo, comunque posto lungo il tracciato della ferrovia. Secondo le ricerche di Andrea Ferrari e Paolo Nannetti le uccisioni di aprile potrebbero avere avuto luogo a Rastignano (BO), non lontano da San Ruffillo, dove nel 1974 furono trovati resti umani risalenti al periodo della guerra. L’ipotesi che possa trattarsi dei prelevati dal carcere nell’aprile 1945 che risultano dispersi o di parte di essi non è da scartare, sebbene non appaia del tutto logica la scelta di un luogo così prossimo alle linee americane nell’aprile del 1945, alla vigilia dell’ingresso in città delle truppe alleate. Per questo lavoro abbiamo considerato i fucilati dell’aprile 1945 come fucilati a San Ruffillo, poiché la stessa logica sottende alle varie eliminazioni e poiché la memoria delle stragi di aprile è parte di quella della strage di San Ruffillo, intesa come un unico episodio (v. Note sulla memoria e Annotazioni).
Le fucilazioni di aprile 1945, come quelle di San Ruffillo, rispondono ad una logica eliminazionista e si collocano in un momento in cui i tedeschi si preparano a lasciare la città ed eliminano il maggior numero possibile di prigionieri, ebrei e avversari politici ancora nelle loro mani. La stessa logica si ritrova nel Bolognese nelle stragi di Sabbiuno di Paderno, compiute dalle SS di Bologna, nonché in quelle precedenti dell’aeroporto di Forlì, compiute almeno in parte dagli stessi uomini del SD (v. Episodi di Ronco di Forlì, aeroporto (FC), 5-6, 17 e 25 settembre 1944). Tutte queste uccisioni furono occultate.
Modalità di uccisione: fucilazione,uccisione con armi da fuoco
Trattamento dei cadaveri: Occultamento dei cadaveri
Tipo di massacro: punitivo (massacro eliminazionista fino al 2016-11-30)
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Eliminazionista: sì
Estremi e note penali: - Procedimento contro Berti Martino (nato a Bologna il 12/11/1906, caporalmaggiore della Gnr) davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna. Martino fu accusato di collaborazionismo e di aver partecipato all’arresto di diversi partigiani tra cui Remo Nicoli tra i prelevati dal carcere il 04/04/1945 e poi dispersi, Sandro Rossi (ucciso a San Ruffillo il 10/02/1945: v. Episodio di San Ruffillo stazione (BO), 10 febbraio 1945) e Giorgio Grotti prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte il 17/04/1945 e poi disperso (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 17 aprile 1945). La sentenza della Cas di Bologna rivela che Berti per le sue doti di investigazione fu in forza all’Ufficio politico investigativo della Gnr e dal febbraio 1945 fu al servizio del Sicherheitsdienst per la raccolta di informazioni sulla situazione sociale e politica e come informatore. Pare che facesse arrestare dalla Questura, dalla Gnr o dai tedeschi i partigiani che riteneva responsabili dell’uccisione di due suoi fratelli per vendicarli e che partecipasse agli interrogatori e alle torture inflitte ai prigionieri nella sede della Gnr nella Facoltà di Ingegneria, anche a danno dei partigiani della 1ª brigata Irma Bandiera catturati nel febbraio 1945 e poi uccisi a San Ruffillo il 01/03/1945 (v. Episodio di San Ruffillo stazione (BO), 1° marzo 1945). Nella sentenza non vengono nominati direttamente, ma si parla di una ventina di persone arrestate insieme ad Augusto Diolaiti e alla sorella di Sandro Rossi, Evelina, recluse a ingegneria, interrogate e torturate e poi passate alle SS, dieci delle quali furono ritrovate uccise a San Ruffillo. La Corte d’Assise straordinaria di Bologna con sentenza del 17/08/1945 condannò Berti alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Berti presentò ricorso e la Cassazione il 21/09/1945 annullò la sentenza rinviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Assise straordinaria di Modena.
- Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Modena contro Berti Martino conclusosi con sentenza 16/04/1946. La Corte modenese ritenne Berti colpevole, ma gli concesse le attenuanti per il fatto che le sue azioni contro i partigiani, pur gravi, erano state dettate dal desiderio di vendicare i suoi fratelli uccisi. Lo condannò alla pena di reclusione di tredici anni e quattro mesi, cinque dei quali condonati nel luglio 1946; altri quattro anni, cinque mesi e 10 giorni furono condonati nel 1948. Una sentenza della Corte d’Appello di Bologna del 14/01/1955 dichiarò Berti riabilitato.
- Procedimento contro Turolla Libero (nato a Bologna il 17/06/1925) sappista nella brigata Irma Bandiera nella zona del Pontevecchio. Accusato di collaborazionismo per aver denunciato alcuni suoi compagni (facendone i nomi e gli indirizzi e partecipando all’arresto di alcuni di loro) dopo essere stato arrestato dai fascisti della Gnr ed esser stato portato alla sede della Guardia nella Facoltà di Ingegneria. Turolla fu ritenuto responsabile dell’arresto di Mario Faccioli, Corrado Pavignani e Antonio Grandi poi uccisi a San Ruffillo. Nella fase istruttoria e nel dibattimento Turolla si difese dicendo che era stato costretto dalle minacce dei fascisti a fare il nome dei compagni; emerse inoltre che secondo alcuni dei partigiani arrestati Turolla fece pressioni sugli altri affinché rivelassero altri nomi di partigiani per evitare la fucilazione e pare che Faccioli, dopo torture e minacce, cedette. Negli interrogatori alla Facoltà di Ingegneria, in particolare, veniva chiesto ai partigiani di rivelare dove si trovassero Walter Tommasini e Francesco Brusa che avevano ruoli di comando all’interno dell’organizzazione sappista della zona del Pontevecchio. Entrambi furono in seguito arrestati: Tommasini fu ucciso a San Ruffillo il 01/03/1945 con i suoi compagni; Brusa risulta prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte il 04/04/1945 e poi disperso; fu ucciso a San Ruffillo o in un luogo vicino (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 4 aprile 1945). Gli arrestati in seguito alle delazioni di Turolla furono tutti portati alla Facoltà di Ingegneria per gli interrogatori, furono picchiati e torturati, poi vennero reclusi a San Giovanni in Monte; alcuni di loro (Nino Dalla Valle, Vincenzo Grandini, Renato Marchesini, Giancarlo Cuppini, Giovanni Castellina e lo stesso Turolla) furono deportati al Lager di Bolzano, mentre altri furono uccisi a San Ruffillo; Augusto Diolaiti e Dino Sasdelli vennero liberati. Il procedimento si concluse con sentenza di colpevolezza emessa il 14/09/1945 e con la condanna a 25 anni di reclusione per Turolla, il quale presentò ricorso in Cassazione. La Corte di Cassazione annullò la sentenza il 01/03/1947 e dichiarò il reato estinto per amnistia.
Dal 1° agosto 1944 il comando delle forze della polizia di sicurezza e del servizio di sicurezza SS di Bologna era affidato all’SS-Hauptsturmführer (capitano) Hugo Gold (nato a Mammendorf, Germania, il 07/10/1894) già in servizio presso l’Aussenkommando Sipo-SD di Genova e presso quello di Firenze. Facevano parte degli uomini del comando Sipo-SD di Bologna, tra gli altri, l’SS-Obersturmführer (tenente) Karl Weissmann di origine austriaca, che era stato membro del SD di Firenze, l’SS-Obersturmführer Werner Haftmann, l’SS-Unterscharführer (sergente) Hermann Prader, altoatesino che sono ricordati come elementi che ricoprivano responsabilità negli interrogatori e nella gestione dei prigionieri; inoltre erano in servizio a Bologna due uomini provenienti dal comando Sipo-SD di Forlì che avevano partecipato alle uccisioni dell’aeroporto di Forlì nell’estate-autunno del 1944: Hans Gassner (nato a Hüfingen, Germania, il 16/05/1901, agente di pubblica sicurezza dal 1919 al 1925 e in seguito agente della polizia di Stoccarda, in Italia presso i comandi del SD di Roma, Perugia, Forlì, Bologna, SS-Sturmscharführer (maresciallo maggiore), morto a Waiblingen, Germania, il 13/03/1978) e Gustav Pustowka (nato a Teschen, Polonia (Teschen è il nome tedesco di Cieszyn), membro del partito nazista, delle SS e della Gestapo, agente della polizia criminale, in Italia nei comandi Sipo-SD di Roma, Forlì, Bologna e Ferrara, SS-Scharführer (sergente maggiore), morto a Ludwigsburg, Germania, il 15/01/1991); Pustowka secondo alcune fonti fu coinvolto nelle fucilazioni di San Ruffillo e Sabbiuno di Paderno a Bologna, oltre che nella strage de La Storta a Roma e in quella del Caffè del Doro a Ferrara (v. Episodi di Roma, La Storta, 4 giugno 1944; Ferrara, 17 novembre 1944; Ronco di Forlì, aeroporto (FC), 29 giugno, 5-6, 17 e 25 settembre 1944; Sabbiuno di Paderno (BO), 14 e 23 dicembre 1944).
Tra gli altri membri vi erano da fine luglio 1944 l’SS-Hauptsturmführer (capitano) Wetjen nel settore amministrativo, proveniente dall’Aussenkommando di Roma, e dal febbraio 1945 l’SS-Hauptsturmführer Günther Buchelt capo della sezione IV Gestapo, gli SS-Sturmscharführer (marescialli maggiori) Karl Beck, Hermann Krüger e Georg Buchner, gli SS-Hauptscharführer (marescialli capi) Gerhard Beese e Hubert Wilsch, e il comandante delle Waffen-SS Willi Karscher. Dopo lo scioglimento del comando di Forlì giunse a Bologna anche l’SS-Oberscharführer (maresciallo) Ludwig Jüngling (nato a Hanau/Main, Germania, il 16/07/1906, membro della polizia criminale, in Italia in servizio a Roma, Forlì e Bologna nel settore amministrativo).
Annotazioni: - Per redigere le schede sulle fucilazioni di San Ruffillo ci siamo basati sui lavori di Andrea Ferrari e Paolo Nannetti che studiando il registro del carcere di San Giovanni in Monte sono riusciti a ricostruire un quadro preciso degli ingressi e dei prelevamenti dal carcere dei detenuti. Nelle altre fonti citate (per esempio il Dizionario dei partigiani o il sito Storia e memoria di Bologna) sono talvolta indicate date diverse da quelle ricavate da Ferrari e Nannetti qui riportate.
- Andrea Ferrari e Paolo Nannetti hanno ipotizzato che sia stato scelto come luogo per le ultime stragi dell’aprile 1945 Rastignano (BO) alle porte della città, non lontano dalla stazione di San Ruffillo. A Rastignano nel 1974 furono effettivamente ritrovati nei pressi dei binari dei resti umani appartenenti a persone la cui morte risaliva all’epoca della seconda guerra mondiale perciò l’ipotesi che possa trattarsi dei prelevati dal carcere nell’aprile 1945 che risultano dispersi o di parte di essi non è da scartare, sebbene non appaia del tutto logica la scelta di un luogo così prossimo alle linee americane nell’aprile del 1945, alla vigilia dell’ingresso in città delle truppe alleate. Per questo lavoro abbiamo considerato i fucilati dell’aprile 1945 come fucilati a San Ruffillo, poiché la stessa logica sottende alle varie eliminazioni e poiché la memoria delle stragi di aprile è parte di quella della strage di San Ruffillo, intesa come un unico episodio (v. Note sulla memoria).
- Nella loro prima pubblicazione su San Ruffillo Ferrari e Nannetti hanno incluso tra gli uccisi a San Ruffillo il 10/02/1945 Alberti Egidio; dalle successive ricerche è emerso invece che Alberti fu ucciso nell’aprile 1945.
- Il corpo di Renato Betti fu riconosciuto alla Certosa di Bologna tra quelli provenienti dalle fosse di San Ruffillo. È l’unico caso di prelevato dal carcere nell’aprile 1945 e disperso il cui corpo è stato riconosciuto tra i fucilati a San Ruffillo nei presi della stazione.
Episodi collegati:
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 10 febbraio 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 20 febbraio 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 1° marzo 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 2 marzo 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 16 marzo 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 21 marzo 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 9 aprile 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 17 aprile 1945.
Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): - Le uccisioni di San Ruffillo sono ricordate come un unico evento. - Per quanto gli studi non abbiano ancora chiarito se la stazione di San Ruffillo sia stata teatro anche delle uccisioni di detenuti prelevati dal carcere di San Giovanni in Monte ad aprile del 1945, la memoria pubblica e privata degli eventi ha accomunato i detenuti prelevati da San Giovanni in Monte in aprile che risultano dispersi alle vittime di San Ruffillo; così i dispersi di Bondeno (FE), per esempio, sono ricordati ogni anno nelle commemorazioni ufficiali della strage di San Ruffillo.
Scheda compilata da ROBERTA MIRA
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-11-30 16:12:47
Vittime
Elenco vittime
Alberti Egidio, nato a Malalbergo (BO) il 23/02/1923, operaio meccanico. Partigiano del battaglione Gotti della 4ª brigata Garibaldi Venturoli. Arrestato e portato a Bologna dove fu ucciso. Riconosciuto partigiano dal 04/06/1944 al 05/03/1945.
Benini Amedeo, nato a Zug (Svizzera) il 22/11/1913, residente a Bondeno (FE), compartecipante agricolo. Partigiano della 35ª brigata Rizzieri. Arrestato con altri dalle Brigate nere di Finale Emilia (MO) il 17/02/1945 in un’operazione seguita all’eliminazione avvenuta a Burana (FE) di una spia che però era riuscita a passare le informazioni in suo possesso sugli antifascisti e i partigiani della zona. Benini e gli altri furono reclusi per un mese nel carcere di Finale Emilia per poi essere associati alle carceri di San Giovanni in Monte a Bologna. Il 04/04/1945 Benini fu prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte dal comando delle SS e da allora risulta disperso. Riconosciuto partigiano dal 15/05/1944 al 17/02/1945.
Bertini Ostillio, nato a Zocca (MO) il 22/02/1923, operaio. Catturato dopo uno scontro e portato nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna. Nessuna notizia dal 04/04/1945. Si presume sia stato fucilato. Riconosciuto partigiano dall’08/03/1944 al 04/04/1945.
Betti Renato, nato a Castel d’Aiano (BO) nel 1919. Indefinito.
Brusa Francesco “Zorro”, nato a Bologna il 21/07/1921, impiegato. Partigiano nel battaglione Busi della 1ª brigata Irma Bandiera. Arrestato a fine febbraio 1945 fu detenuto a Castel Maggiore e a Bologna a San Giovanni in Monte da dove uscì il 04/04/1945. Da allora è disperso. Riconosciuto partigiano.
De Biagi Ainis, nato a Burana di Bondeno (FE) il 27/11/1919, compartecipante agricolo. Sergente maggiore dell’aeronautica e partigiano della 35ª brigata Rizzieri. Arrestato con altri dalle Brigate nere di Finale Emilia (MO) il 17/02/1945 in un’operazione seguita all’eliminazione avvenuta a Burana (FE) di una spia che però era riuscita a passare le informazioni in suo possesso sugli antifascisti e i partigiani della zona. De Biagi e gli altri furono reclusi per un mese nel carcere di Finale Emilia per poi essere associati alle carceri di San Giovanni in Monte a Bologna. Il 04/04/1945 De Biagi fu prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte dal comando delle SS e da allora risulta disperso. Riconosciuto partigiano dal 15/05/1944 al 18/02/1945.
Dondi Idalgo, nato a Burana di Bondeno (FE) il 07/01/1917, compartecipante agricolo. Partigiano della 35ª brigata Rizzieri. Arrestato con altri dalle Brigate nere di Finale Emilia (MO) il 17/02/1945 in un’operazione seguita all’eliminazione avvenuta a Burana (FE) di una spia che però era riuscita a passare le informazioni in suo possesso sugli antifascisti e i partigiani della zona. Dondi e gli altri furono reclusi per un mese nel carcere di Finale Emilia per poi essere associati alle carceri di San Giovanni in Monte a Bologna. Il 04/04/1945 Dondi fu prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte dal comando delle SS e da allora risulta disperso. Riconosciuto partigiano dal 01/08/1944 al 17/02/1945.
Freddi Pietro, nato a Bondeno (FE) il 07/06/1918, residente a Burana (FE), bracciante. Partigiano della 35ª brigata Rizzieri. Arrestato con altri dalle Brigate nere di Finale Emilia (MO) il 17/02/1945 in un’operazione seguita all’eliminazione avvenuta a Burana (FE) di una spia che però era riuscita a passare le informazioni in suo possesso sugli antifascisti e i partigiani della zona. Freddi e gli altri furono reclusi per un mese nel carcere di Finale Emilia per poi essere associati alle carceri di San Giovanni in Monte a Bologna. Il 04/04/1945 Freddi fu prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte dal comando delle SS e da allora risulta disperso. Riconosciuto partigiano dal 01/08/1944 al 17/02/1945.
Gardosi Faustino “Rino”, nato a San Giovanni in Persiceto (BO) il 17/07/1910, residente a Sala Bolognese (BO), colono. Partigiano nel battaglione Armaroli della 63ª brigata Garibaldi Bolero. Arrestato dai fascisti a febbraio del 1945 nell’ambito di una serie di arresti favorita, molto probabilmente, da una delazione e incarcerato a San Giovanni in Monte a Bologna fino al 09/04/1945, quando verso le 18 fu prelevato con altri. Disperso da allora. Riconosciuto partigiano dal 01/01/1944 alla Liberazione.
Gazzetta Eusebio “Gazzella”, nato a Tribano (PD) il 30/04/1921, residente a Minerbio (BO), operaio. Attivo nella 4ª brigata Garibaldi Venturoli nella zona di Minerbio. Fu arrestato il 13/03/1945 a San Giovanni in Triario presso Minerbio (BO). Disperso dal 04/04/1945. Riconosciuto partigiano dal 22/03/1944 al 13/03/1945.
Gigli Ilo “Capitano”, nato a Burana di Bondeno (FE) il 23/04/1915, residente a Copparo (FE), compartecipante agricolo. Partigiano della 35ª brigata Rizzieri. Arrestato con altri dalle Brigate nere di Finale Emilia (MO) il 17/02/1945 in un’operazione seguita all’eliminazione avvenuta a Burana (FE) di una spia che però era riuscita a passare le informazioni in suo possesso sugli antifascisti e i partigiani della zona. Gigli e gli altri furono reclusi per un mese nel carcere di Finale Emilia per poi essere associati alle carceri di San Giovanni in Monte a Bologna. Il 04/04/1945 Gigli fu prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte dal comando delle SS e da allora risulta disperso. Riconosciuto partigiano dal 01/08/1944 al 17/02/1945.
Gilioli (o Giglioli) Umberto, nato a Rovereto di Novi (MO) il 18/11/1921, residente a Malalbergo (BO), bracciante. Partigiano del battaglione Gotti della 4ª brigata Garibaldi Venturoli. Arrestato il 03/03/1945 e incarcerato a Bologna dal 05/03/1945 al 04 o al 05/04/1945. Disperso. Il tribunale di Bologna nel dicembre 1945 ha dichiarato la sua morte presunta. Riconosciuto partigiano dal 01/05/1944 al 05/04/1945.
Minghetti Guido, nato a Molinella (BO) il 06/04/1925, residente ad Altedo di Malalbergo (BO), industriale. Di famiglia antifascista aderì alla Resistenza con il padre e fu partigiano del battaglione Gotti della 4ª brigata Garibaldi Venturoli. Arrestato all’inizio di marzo del 1945 e incarcerato a Bologna dal 04/03/1945 al 04 o al 05/04/1945. Il padre Erminio fu arrestato e rinchiuso con lui a San Giovanni in Monte e fu rilasciato pochi giorni dopo la sparizione del figlio. Guido Minghetti risulta disperso. Il tribunale di Bologna ne dichiarò la morte presunta nel 1961. Il padre, in una sua testimonianza, ha scritto che Minghetti fu prelevato da San Giovanni in Monte e ucciso a San Ruffillo. Riconosciuto partigiano dal 01/01/1944 al 05/04/1945.
Natali Dante, nato a Bologna nel 1914, impiegato. Arrestato dalle SS il 19/03/1945 e recluso nel carcere di San Giovanni in Monte. Non note attività nella Resistenza. Indefinito.
Nicoli Remo “Enzo”, nato a Bologna il 06/08/1923, meccanico, carrozzaio. Fu organizzatore della Resistenza nella zona di Osteria Grande (BO) dove era sfollato con la famiglia. Nell’estate del 1944 fu attivo a Castel Maggiore e Granarolo nella 2ª brigata Paolo di cui da novembre 1944 fu commissario politico. Spostatosi a Bologna città a dicembre 1944, fu comandante della 1ª brigata Irma Bandiera dal dicembre 1944. Fu arrestato nella base partigiana di via Bertiera il 13/03/1945 e fu portato a San Giovanni in Monte dove restò fino al 04/04/1945. Disperso da allora. Una commissione interministeriale nel 1979 lo ha dichiarato ucciso all’interno del carcere di San Giovanni in Monte. Riconosciuto partigiano dal 09/09/1943 al 04/04/1945 con il grado di maggiore.
Pareschi Bruno, nato a Bondeno (FE) il 29/08/1920, residente a Burana (FE), compartecipante agricolo. Partigiano nella 35ª brigata Rizzieri. Arrestato con altri dalle Brigate nere di Finale Emilia (MO) il 17/02/1945 in un’operazione seguita all’eliminazione avvenuta a Burana (FE) di una spia che però era riuscita a passare le informazioni in suo possesso sugli antifascisti e i partigiani della zona. Pareschi e gli altri furono reclusi per un mese nel carcere di Finale Emilia per poi essere associati alle carceri di San Giovanni in Monte a Bologna. Il 04/04/1945 Pareschi fu prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte dal comando delle SS e da allora risulta disperso. Riconosciuto partigiano dal 01/08/1944 al 18/02/1945.
- Rossi Ivano “Gigi”, nato a Bentivoglio (BO) l’08/07/1906, residente a Forlì, ma attivo a Bologna nella Resistenza, come commissario politico del battaglione Pinardi della 1ª brigata Irma Bandiera e a Baricella (BO) come ispettore di battaglione del battaglione Gotti della 4ª brigata Venturoli. Risulta incarcerato a San Giovanni in Monte (sotto falso nome come Gigino Righi ) dal 21/03/1945 al 04/04/1945, data dalla quale è disperso (come da dichiarazione del ministero della Difesa del 1949). Riconosciuto partigiano dal 09/09/1943 al 05/04/1945.
Simoni Oliviero “Lillo”, nato a Crespellano (BO) il 22/07/1926. Partigiano nel battaglione Tarzan della 7ª Gap Gianni attivo a Anzola. Fu arrestato una prima volta nell’estate del 1944, ma riuscì a fuggire e si spostò nella zona di Montefiorino (MO). Nell’autunno tornò a Calcara (BO) in pianura e quando il battaglione Tarzan si spostò a Bologna in previsione dell’insurrezione, partecipò alla battaglia di Porta Lame del 07/11/1944, dopo la quale rientrò a Crespellano. Fu arrestato nel febbraio 1945 da SS che lo portarono a Bologna al comando di via Santa Chiara, dove fu torturato. Ritenuto disperso dal 01/03/1945. Riconosciuto partigiano dal 07/04/1944 al 01/03/1945.
Tassinari Florindo, nato a Finale Emilia (MO) il 15/01/1920, residente a Bondeno (FE), bracciante. Partigiano nella 35ª brigata Rizzieri. Arrestato con altri dalle Brigate nere di Finale Emilia (MO) il 17/02/1945 in un’operazione seguita all’eliminazione avvenuta a Burana (FE) di una spia che però era riuscita a passare le informazioni in suo possesso sugli antifascisti e i partigiani della zona. Tassinari e gli altri furono reclusi per un mese nel carcere di Finale Emilia per poi essere associati alle carceri di San Giovanni in Monte a Bologna. Il 04/04/1945 Tassinari fu prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte dal comando delle SS e da allora risulta disperso. Riconosciuto partigiano dal 15/08/1944 al 04/04/1945.
Elenco vittime partigiani 17
Alberti Egidio,
Benini Amedeo,
Bertini Ostillio,
Brusa Francesco
De Biagi Ainis,
Dondi Idalgo,
Freddi Pietro,
Gardosi Faustino
Gazzetta Eusebio
Gigli Ilo “Capitano”,
Gilioli (o Giglioli) Umberto,
Minghetti Guido
Nicoli Remo “Enzo”,
Pareschi Bruno,
Rossi Ivano
Simoni Oliviero
Tassinari Florindo
Elenco vittime indefinite 2
Betti Renato,
Natali Dante,
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Gustav Pustowka
Nome Gustav
Cognome Pustowka
Stato nominativo generico o non identificato emerso dalla documentazione
Note responsabile nato a Teschen, Polonia (Teschen è il nome tedesco di Cieszyn), membro del partito nazista, delle SS e della Gestapo, agente della polizia criminale, in Italia nei comandi Sipo-SD di Roma, Forlì, Bologna e Ferrara, SS-Scharführer (sergente maggiore), morto a Ludwigsburg, Germania, il 15/01/1991
Note procedimento Pustowka secondo alcune fonti fu coinvolto nelle fucilazioni di San Ruffillo e Sabbiuno di Paderno a Bologna, oltre che nella strage de La Storta a Roma e in quella del Caffè del Doro a Ferrara (v. Episodi di Roma, La Storta, 4 giugno 1944; Ferrara, 17 novembre 1944; Ronco di Forlì, aeroporto (FC), 29 giugno, 5-6, 17 e 25 settembre 1944; Sabbiuno di Paderno (BO), 14 e 23 dicembre 1944).
Nome del reparto nazista Polizei
Nome del reparto Aussenkommando Sipo-SD Bologna
Libero Turolla
Nome Libero
Cognome Turolla
Ruolo nella strage Delatore
Stato imputato in procedimento
Note procedimento Procedimento contro Turolla Libero (nato a Bologna il 17/06/1925) sappista nella brigata Irma Bandiera nella zona del Pontevecchio. Accusato di collaborazionismo per aver denunciato alcuni suoi compagni (facendone i nomi e gli indirizzi e partecipando all’arresto di alcuni di loro) dopo essere stato arrestato dai fascisti della Gnr ed esser stato portato alla sede della Guardia nella Facoltà di Ingegneria. Turolla fu ritenuto responsabile dell’arresto di Mario Faccioli, Corrado Pavignani e Antonio Grandi poi uccisi a San Ruffillo. Nella fase istruttoria e nel dibattimento Turolla si difese dicendo che era stato costretto dalle minacce dei fascisti a fare il nome dei compagni; emerse inoltre che secondo alcuni dei partigiani arrestati Turolla fece pressioni sugli altri affinché rivelassero altri nomi di partigiani per evitare la fucilazione e pare che Faccioli, dopo torture e minacce, cedette. Negli interrogatori alla Facoltà di Ingegneria, in particolare, veniva chiesto ai partigiani di rivelare dove si trovassero Walter Tommasini e Francesco Brusa che avevano ruoli di comando all’interno dell’organizzazione sappista della zona del Pontevecchio. Entrambi furono in seguito arrestati: Tommasini fu ucciso a San Ruffillo il 01/03/1945 con i suoi compagni; Brusa risulta prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte il 04/04/1945 e poi disperso; fu ucciso a San Ruffillo o in un luogo vicino (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 4 aprile 1945). Gli arrestati in seguito alle delazioni di Turolla furono tutti portati alla Facoltà di Ingegneria per gli interrogatori, furono picchiati e torturati, poi vennero reclusi a San Giovanni in Monte; alcuni di loro (Nino Dalla Valle, Vincenzo Grandini, Renato Marchesini, Giancarlo Cuppini, Giovanni Castellina e lo stesso Turolla) furono deportati al Lager di Bolzano, mentre altri furono uccisi a San Ruffillo; Augusto Diolaiti e Dino Sasdelli vennero liberati. Il procedimento si concluse con sentenza di colpevolezza emessa il 14/09/1945 e con la condanna a 25 anni di reclusione per Turolla, il quale presentò ricorso in Cassazione. La Corte di Cassazione annullò la sentenza il 01/03/1947 e dichiarò il reato estinto per amnistia.
Martino Berti
Nome Martino
Cognome Berti
Ruolo nella strage Collaboratore
Stato imputato in procedimento
Note procedimento Procedimento contro Berti Martino (nato a Bologna il 12/11/1906, caporalmaggiore della Gnr) davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna. Martino fu accusato di collaborazionismo e di aver partecipato all’arresto di diversi partigiani tra cui Remo Nicoli tra i prelevati dal carcere il 04/04/1945 e poi dispersi, Sandro Rossi (ucciso a San Ruffillo il 10/02/1945: v. Episodio di San Ruffillo stazione (BO), 10 febbraio 1945) e Giorgio Grotti prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte il 17/04/1945 e poi disperso (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 17 aprile 1945). La sentenza della Cas di Bologna rivela che Berti per le sue doti di investigazione fu in forza all’Ufficio politico investigativo della Gnr e dal febbraio 1945 fu al servizio del Sicherheitsdienst per la raccolta di informazioni sulla situazione sociale e politica e come informatore. Pare che facesse arrestare dalla Questura, dalla Gnr o dai tedeschi i partigiani che riteneva responsabili dell’uccisione di due suoi fratelli per vendicarli e che partecipasse agli interrogatori e alle torture inflitte ai prigionieri nella sede della Gnr nella Facoltà di Ingegneria, anche a danno dei partigiani della 1ª brigata Irma Bandiera catturati nel febbraio 1945 e poi uccisi a San Ruffillo il 01/03/1945 (v. Episodio di San Ruffillo stazione (BO), 1° marzo 1945). Nella sentenza non vengono nominati direttamente, ma si parla di una ventina di persone arrestate insieme ad Augusto Diolaiti e alla sorella di Sandro Rossi, Evelina, recluse a ingegneria, interrogate e torturate e poi passate alle SS, dieci delle quali furono ritrovate uccise a San Ruffillo. La Corte d’Assise straordinaria di Bologna con sentenza del 17/08/1945 condannò Berti alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Berti presentò ricorso e la Cassazione il 21/09/1945 annullò la sentenza rinviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Assise straordinaria di Modena. - Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Modena contro Berti Martino conclusosi con sentenza 16/04/1946. La Corte modenese ritenne Berti colpevole, ma gli concesse le attenuanti per il fatto che le sue azioni contro i partigiani, pur gravi, erano state dettate dal desiderio di vendicare i suoi fratelli uccisi. Lo condannò alla pena di reclusione di tredici anni e quattro mesi, cinque dei quali condonati nel luglio 1946; altri quattro anni, cinque mesi e 10 giorni furono condonati nel 1948. Una sentenza della Corte d’Appello di Bologna del 14/01/1955 dichiarò Berti riabilitato.
Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana
Nome del reparto Reparto GNR non precisato
Memorie
Memorie legate a questa strage
commemorazione a
Tipo di memoria: commemorazione
Descrizione: Sì, annuali. Le commemorazioni sono organizzate dalla sezione Anpi del Quartiere Savena di Bologna in collaborazione con il Quartiere Savena e vi partecipano delegazioni dei Comuni di residenza o di nascita delle vittime, del Comune e della Città metropolitana di Bologna, delle province di Modena e Ferrara, della regione Emilia-Romagna, dei comitati provinciali Anpi di Bologna e Modena e delle sezioni Anpi dei Comuni di nascita o di residenza delle vittime.
monumento a Bologna, piazza Caduti di San Ruffillo
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: Bologna, piazza Caduti di San Ruffillo
Anno di realizzazione: 1967
Descrizione: Monumento che ricorda le vittime delle fucilazioni di San Ruffillo collocato nel 1967 in sostituzione di quello che, dal 1946, sorgeva sul terrapieno della ferrovia nei pressi della stazione e che è stato dismesso. Sulla faccia principale del monumento attuale si legge l’iscrizione: «Da queste fosse rosse di sangue risuona la voce dei partigiani trucidati dai nazifascisti ad ammonire i vivi che non c’è civile grandezza senza libertà ed amore»; sulle altre facce del monumento sono riportati i nominativi delle vittime di Castelfranco Emilia (Enea Baraldi, Guido Baraldi, Enrico Bazzani, Otello Bergonzini, Ernesto Bottazzi, Gaetano Campagnoli, Amedeo Cavazza, Orfeo Cavazza, Aldo Dondi, Dante Ferrarini, Renato Guizzardi, Guerrino Maccaferri, Danio Manfredi, Ilario [ma Florino] Manfredini, Andrea Moscardini, Luigi Nanni, Renato Nanni, Marino Ragazzi, Rolando Ravaldi, Romano Ravaldi, Giuseppe Rinaldi, Annibale Roveri, Renzo Soli, Gilberto Tacconi, Ennio Turrini, Giovanni Turrini, Francesco Venturi, Aimone Veronesi, Renato Veronesi, Mauro Zanerini, Augusto Zanotti, Renzo Zuffi, Riniero Zuffi, Arteodoro Albertini, Angiolino Carini), Bologna (Dino Bedonni, Adriano Biondi, Sergio Casalini, Mario Faccioli, Antonio Grandi, Guglielmo Grossi, Carlo Mazzacurati, Corrado Pavignani, Emilio Rimondi [probabilmente ucciso a Sabbiuno di Paderno: v. Episodi di Sabbiuno di Paderno (BO), 14, 23 dicembre 1944], Sandro Rossi, Libero Spadoni [non figura tra gli uccisi a San Ruffillo, né tra i dispersi dopo il prelievo dal carcere; non compare nel Dizionario; forse si tratta di un errore di iscrizione sul monumento], Walter Tommasini), Malalbergo (Egidio Alberti, Ernesto Amaini, Primo Bacilieri, Azzo Carlini, Ilario Cenacchi, Antonio Corticelli, Tonino Costa, Adamo Fiorini, Orfeo Galletti, Umberto Gilioli, Romano Gualandi, Guido Minghetti, Vivaldo Orlandi, Oreste Pedrini, Giuseppe Pettazzoni, Dino Zucchini), Anzola Emilia (Pio Galli), Imola (Ugo Coralli, Otello Cardelli, Armando Gardi, Vladimiro Gollini, Walter Grandi, Enea Loreti, Rocco Marabini, Angelo Volta, Vittorio Zotti), Bondeno (Amedeo Benini, Ainis De Biagi, Idalgo Dondi, Atos [ma Pietro] Freddi, Giovanni Gavioli, Ilo Gigli, Bruno Pareschi, Florindo Tassinari). Sulla faccia recante i nomi degli imolesi e dei caduti di Bondeno si legge anche l’iscrizione: «Ai 107 sconosciuti il volto e il nome d’ogni spirito libero».
luogo della memoria a Bologna, stazione San Ruffillo
Tipo di memoria: luogo della memoria
Ubicazione: Bologna, stazione San Ruffillo
Descrizione: Pannelli storico-espositivi sulle fucilazioni di San Ruffillo del 1945 realizzati nel 2008 per conto dell’Anpi del Quartiere Savena in collaborazione con l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Bologna “Luciano Bergonzini” – Isrebo; cura del progetto di Roberta Mira e Paola Zagatti; testi di Andrea Ferrari e Paolo Nannetti. Uno dei pannelli è stato collocato alla stazione di San Ruffillo per “segnare” il luogo della strage
monumento a Bologna, piazza Nettuno
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: Bologna, piazza Nettuno
Descrizione: sacrario dei caduti partigiani; compaiono Francesco Brusa, Faustino Gardosi, Guido Minghetti, Remo Nicoli, Ivano Rossi, Oliviero Simoni tra i dispersi che risultano prelevati dal carcere il 04/04/1945.
lapide a Bologna, via Oretti (originale) e via Faenza 4 (riproduzione)
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Bologna, via Oretti (originale) e via Faenza 4 (riproduzione)
Descrizione: lapide per i partigiani caduti e dispersi del Pontevecchio; compaiono Francesco Brusa e Remo Nicoli tra i dispersi che risultano prelevati dal carcere il 04/04/1945.
monumento a Bologna, cimitero della Certosa
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: Bologna, cimitero della Certosa
Descrizione: Francesco Brusa e Remo Nicoli sono sepolti nel monumento-ossario dei caduti partigiani