CERPIANO MONZUNO 29-30.09.1944
(Bologna - Emilia-Romagna)
Episodio di riferimento: MONTE SOLE, 29.09.1944-05.10.1944
Descrizione
Località Cerpiano, Monzuno, Bologna, Emilia-Romagna
Data 29 settembre 1944 - 30 settembre 1944
Matrice strage Nazista
Numero vittime 46
Numero vittime uomini 13
Numero vittime bambini 9
Numero vittime uomini adulti 1
Numero vittime uomini anziani 3
Numero vittime donne 33
Numero vittime donne bambine 6
Numero vittime donne ragazze 3
Numero vittime donne adulte 19
Numero vittime donne anziane 4
Numero vittime donne senza informazioni 1
Descrizione: La squadra di tedeschi che, partendo poco più a nord di Le Murazze, imboccò il ripido sentiero che porta da fondo valle a Cerpiano, incontrò lungo la strada due donne con i loro figli, quattro a testa, il più grande di 9 anni, il più piccolo di 40 giorni, che discendevano da Ca’ Le Scope: furono tutti uccisi, e Ca’ Le Scope bruciata. Verso le 8,30-9, resisi già responsabili di questo efferato omicidio, giunsero a Cerpiano, dove dall’ottobre 1943 era stato spostato dal fondo valle anche l’asilo, che aveva sede a Gardelletta, e si erano rifugiati molti sfollati, da Gardelletta, Murazze, Quercia, Rioveggio, Vado. Si trattava di un grosso palazzo a quattro piani, con undici grandi vani, con l’oratorio, la scuola, la casa colonica. Annesso era l’oratorio dedicato agli Angeli Custodi, lungo la strada comunale Casaglia-Murazze.
Quando i tedeschi arrivarono a Cerpiano, molti cercarono scampo nel rifugio antiaereo che era nel bosco: si salveranno tutti, perché il rifugio non fu trovato dalla squadra tedesca. Gli altri si rifugiarono nella cantina del palazzo: vi si ritrovano 49 persone, 27 donne, 20 bambini, dall’1 ai 13 anni, e due uomini, uno di mezza età, paralitico, ed un anziano contadino di 74 anni. Fra le 8,30 e le 9 arrivarono alla casa una decina di soldati tedeschi, entrarono nella cantina, e costrinsero i rifugiati ad uscirne, rinchiudendoli nell’oratorio vicino. Uno dei tedeschi rubò l’orologio all’uomo paralitico e in uno stentato italiano disse: «Qui siete tutti partigiani». Nessuno dei prigionieri fu interrogato per sapere dove fossero i partigiani, quelli veri.
Antonietta Benni, la maestra orsolina che aveva trasferito a Cerpiano l’asilo di Gardelletta, unica adulta sopravvissuta alla strage, in un memoriale descrisse quanto successe dentro l’oratorio, diventato uno dei simboli della comunità martire di Monte Sole. Dopo pochi minuti che erano rinchiusi nell’oratorio, le porte si aprirono, e sulle soglie comparvero soldati con bombe a mano:
“Allora gridai: gente, dite l’atto di dolore perché ci ammazzano tutti! Non avevo ancora finito di pronunciare queste parole che cominciarono a buttar dentro bombe da ambo le porte e dalla finestra […] Lo schianto delle bombe, le ferite riportate, gli urli disperati delle vittime mi avevano fatto perdere i sensi; quando rinvenni mi resi conto della catastrofe. I superstiti si chiamavano a vicenda, ognuno chiamava i suoi cari molti dei quali non rispondevano più perché morti”.
Circa 20 persone sopravvissero a quel primo lancio di bombe, ma i tedeschi non avevano fretta di chiudere la partita con quel gruppo di donne e bambini, ormai terrorizzati dalla consapevolezza della morte imminente, e disperati per lo scempio dei loro cari. Il caporale Mayer, responsabile degli uomini che agirono a Cerpiano, ancora nel 2002, incriminato dalla Procura militare di La Spezia nell’ambito dell’ultima mandata di indagini per la strage di Monte Sole, rilasciò sul letto di morte un’intervista alla tv tedesca nella quale ribadì che a Monte Sole si era limitato ad eliminare dei “sinistri [nel senso “di sinistra”, ndr] bacilli”, che attaccavano a tradimento i soldati tedeschi. Nel 1944 a Cerpiano fece inflisse a quei “bacilli” un di più di sofferenza: piazzò delle sentinelle alle porte, dove furono praticati dei fori perché potessero sorvegliare e deridere i superstiti che si raccomandavano loro, e con gli altri suoi uomini andò a fare baldoria nel palazzo accanto.
Solo nel pomeriggio del giorno successivo, sabato 30 settembre, i tedeschi rientrarono nell’oratorio e annunziarono che dopo venti minuti sarebbe tutti morti. Quindi si sentirono i fucili che venivano ricaricati e cominciò una breve sparatoria, dopo la quale i soldati passarono a depredare i morti degli oggetti di un qualche valore; dopo avere depredato le loro vittime, se ne andarono.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Tipo di massacro: massacro eliminazionista
--> Per saperne di più sulle tipologie
Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): La strage di marzabotto è ben presto assurta a simbolo della violenza nazista e del sacrificio del popolo italiano per la Resistenza. Numerose nel tempo le autorità italiane e straniere che hanno partecipato alle commemorazioni dell’eccidio o a celebrazioni: ricordiamo in particolare che il 17 aprile 2002 il Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, e il Presidente della Repubblica Federale di Germania, Johannes Rau, visitarono il sacrario di Marzabotto. Più recentemente è emersa una memoria antipartigiana, che si è manifestata in alcune pubblicazioni: Margherita Ianelli, Gli zappaterra. Una vita, Baldini e Castoldi, Milano 2002; Lucia Sabbioni, Marzabotto, diario del perdono e della rabbia, Lupo edizioni, Bologna s.d.; don Dario Zanini, Marzabotto e dintorni 1944, Ponte Nuovo, Bologna 1996.
Scheda compilata da PAOLO PEZZINO Scarica la scheda in formato .pdf
Le schede monografiche in formato .pdf sono coperte da diritto d'autore.
Ogni uso improprio o non consentito è punibile ai sensi di legge
Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-07-19 14:09:42
Vittime
Elenco vittime
Barbieri Ines
Bartolini Ruffina
Bortolucci Teresina
Ceri Cesarina (Cerre)
Comellini Alfonsina
Comellini Livia
Esperidi Giovanna
Fabris Afredo
Fabris Federico
Fabris Giovanna
Fanti Amelia
Fantini Imelde
Frabboni Anna
Galantini Paolina
Gherardi Anna
Laffi Natale
Mascagni Adalgisa
Nanni Giulia
Oleandri Domenico
Oleandri Franco
Oleandri Giuseppe
Oleandri Pietro
Oleandri Sirio
Piretti Emma
Piretti Maria
Piretti Teresa
Piretti Virginia
Pirini Alda
Pirini Annunziata
Pirini Damiano
Pirini Giuseppina
Pirini Margherita
Pirini Marta
Pirini Martino
Pirini Olimpia
Pirini Rosanna
Rossi Giuseppe
Rossi Ulderina o Olderina
Serra Anita
Serra Ines
Tossani Amelia
Tossani Domenico
Valdiserra Antonietta
Valdiserra Mario
Ventura Maria
Zannini Rosa
Elenco vittime civili 46
Barbieri Ines
Bartolini Ruffina
Bortolucci Teresina
Ceri Cesarina (Cerre)
Comellini Alfonsina
Comellini Livia
Esperidi Giovanna
Fabris Afredo
Fabris Federico
Fabris Giovanna
Fanti Amelia
Fantini Imelde
Frabboni Anna
Galantini Paolina
Gherardi Anna
Laffi Natale
Mascagni Adalgisa
Nanni Giulia
Oleandri Domenico
Oleandri Franco
Oleandri Giuseppe
Oleandri Pietro
Oleandri Sirio
Piretti Emma
Piretti Maria
Piretti Teresa
Piretti Virginia
Pirini Alda
Pirini Annunziata
Pirini Damiano
Pirini Giuseppina
Pirini Margherita
Pirini Marta
Pirini Martino
Pirini Olimpia
Pirini Rosanna
Rossi Giuseppe
Rossi Ulderina o Olderina
Serra Anita
Serra Ines
Tossani Amelia
Tossani Domenico
Valdiserra Antonietta
Valdiserra Mario
Ventura Maria
Zannini Rosa
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Aufklärungs-Abteilung 2/16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer SS“
Tipo di reparto: Waffen-SS
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Albert Ekkehard
Albert Mayer
Albert Piepenschneider
Ernst Gude
Franz Stockinger
Fritz Alwin Schildbach
Georg Wache
Giovanni Quadri
Günther Paul Willi Finster
Helmut Loos
Kurt Günther Spieler
Lorenzo Mingardi
Max Paustian
Max Simon
Paul Albers
Walter Reder
Werner Szillat
Sentenze dei tribunali militari riferite a episodi comprendenti o attinenti a questo
Memorie
Memorie legate a questa strage
luogo della memoria a Monte Sole
cippo a Monte Sole
monumento a Monte Sole
lapide a Cerpiano
monumento a Cerpiano