Descrizione
Località Borgosesia, Borgosesia, Vercelli, Piemonte
Data 21 dicembre 1943
Matrice strage Fascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Descrizione: Nel dicembre 1943 sono costituiti e già entrati in azione sette distaccamenti partigiani tra Biellese e Valsesia. I partigiani sostengono e in qualche caso promuovono agitazioni operaie nelle fabbriche, soprattutto nel mese di dicembre e in Valle Sessera; a Varallo il 2 dicembre una squadra di 23 partigiani ha attaccato un reparto della MVSN che si era insediata in municipio. Questi fattori provocano, su richiesta del Capo della Provincia Michele Morsero, l’arrivo a Borgosesia del 63° btg M “Tagliamento”, comandato da Merico Zuccari, che inizia una serie di azioni volte a reprimere l’azione partigiana. Il 21 dicembre 1943 avvengono alcuni scontri in seguito ai quali muore il partigiano Angelo Bertone; poche ore dopo viene ucciso perché non ha risposto ad un “altolà!” Renato Guzzon. Muoiono per mano partigiana anche due militi fascisti. In seguito a questi eventi si verificano numerosi arresti, tra cui quello di Virginio Toniol, che, ferito all’addome, viene a lungo trattenuto in municipio, prima di essere trasportato in ospedale, dove spira. Tra il 21 e il 22 dicembre molte persone sospette sono condotte al municipio di Borgosesia, dove si insedia il comando del battaglione fascista; sono interrogati molti dipendenti comunali ed è presente Pietro Ciceri, il locale commissario del partito fascista repubblicano, che risulta decisivo nell’individuazione dei responsabili di attività antifascista. Al mattino del 22 dicembre le dieci vittime sono portate dal municipio all’adiacente piazza Frascotti, contro il muro della chiesa di Sant'Antonio e lì fucilate. La fucilazione avvenne per rappresaglia. I corpi furono lasciati esposti.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Tipo di massacro: punitivo
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Estremi e note penali: Il primo procedimento a carico di vari esponenti della “Tagliamento” era stato aperto nella provincia di Pesaro e Urbino, liberata nell’inverno del 1944; dopo la fine della guerra era stata iniziata un’azione penale contro Zuccari e altri sessantacinque al Tribunale militare territoriale di Bologna; altri procedimenti erano stati aperti nelle sezioni speciali delle corti di assise di Vercelli, Bergamo, Vicenza e Brescia. Nel 1946 tutti i procedimenti (ad eccezione di quello relativo ai fatti commessi in provincia di Pesaro e Urbino, per i quali procedeva a istruttoria formale il giudice istrut tore del Tribunale militare di Bologna) erano stati unificati dinanzi al pubblico ministero della Sezione speciale della Corte di assise di Brescia, poiché gli ultimi atti di cui erano accusati Zuccari e i suoi erano stati compiuti nel territorio di questa provincia.
Il Tribunale di Brescia, essendo emerse nel corso dell’istruttoria “questioni di carattere militare influenti nel giudizio”, l’8 novembre 1947 aveva dichiarato la propria incompetenza per materia e ordinato la trasmissione degli atti alla Procura del Tribunale militare territoriale di Milano. Il 9 dicembre il giudice istruttore del Tribunale militare di Bologna aveva fatto altrettanto, dichiarando la propria incompetenza per territorio. Il procedimento nei confronti di Zuccari e degli altri imputati era pertanto stato radicato in questo Tribunale. Il collegio giudicante era composto dal generale di brigata Gino Ferrari, presidente, dal dottor Beniamino Olivi, giudice relatore, dal colonnello Savino Nuzzi, dai tenenti colonnello Vincenzo Cannata e G. Battista Bruna, giudici.
Il giudice istruttore aveva proseguito e completato la complessa istruttoria, pronunciando numerose sentenze di proscioglimento per amnistia e rinviando a giudizio, mediante stralcio degli atti, alcuni imputati, giudicati nel 1949. Con sentenza del 30 maggio 1952 aveva dichiarato quindi chiusa la formale istruttoria e rinviato a giudizio diciassette imputati, revocando inoltre il beneficio della libertà provvisoria nei confronti di alcuni di essi.
I reati ascritti a Ravaglia, Muzzi, Boidi, Cavallazzi, Leo furono dichiarati estinti per intervenuta amnistia e fu ordinata la revoca dei mandati di cattura emessi nei loro confronti (28 agosto 1952).
Il 26 aprile 1954 il Tribunale supremo militare sentenziò sui ricorsi prodotti: dichiarò inammissibili quelli di Ragonese, Silvestri e Cavallazzi; accolse quelli di Alimonda, Sardo e Menegozzo, dichiarando il reato estinto per amnistia; rigettò quelli di Zuccari, Rastelli, De Mattei, Cavaterra, De Filippis, Boidi e Agostini; ridusse la pena a Zuccari, Rastelli e Cavallazzi (dieci anni di reclusione), a Cavaterra, De Filippis, Boidi e Agostini (due anni) e condonò totalmente la pena inflitta a De Mattei; ordinò inoltre la scarcerazione di Alimonda e Menegozzo, se non detenuti per altra causa, e la revoca dei mandati di cattura nei confronti di De Mattei e Sardo.
Il Tribunale dichiarò inoltre di non doversi procedere a carico di Ragonese per il reato di aiuto al nemico per intervenuta amnistia e che, per quanto riguardava gli altri reati, doveva essere assolto rispettivamente per non aver commesso i fatti, per averli compiuti in adempimento di un dovere, perché non costituenti reato.
Con successive ordinanze, nel 1959 e nel 1962, il Tribunale militare di Milano dichiarò estinti per amnistia i reati di aiuto al nemico nei confronti di De Filippis, Agostini e Boidi, Zuccari e Cavallazzi, revocando gli ordini di carcerazione e disponendo per tutti la cessazione dell’esecuzione della condanna.
Scheda compilata da Enrico Pagano e Maurizio Regis
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-08-17 16:53:41
Vittime
Elenco vittime
Renato Guzzon, di Fioravante, nato a Molvena il 29.05.1921 colpito per non essersi fermato ad un posto di blocco
Elenco vittime civili 1
Renato Guzzon