Il progetto
Lo sviluppo del progetto di ricerca ‘Per un Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia’ (www.straginazifasciste.it) ha posto in evidenza l’importanza dei processi per la punizione dei delitti fascisti dibattuti tra il 1945 e il 1947 quale fonte per studiare il collaborazionismo e le violenze di guerra riconducibili alla RSI. In particolare le sentenze e la documentazione giudiziaria delle Corti d’Assise Straordinarie (CAS) e delle Sezioni speciali di Corte d’Assise si sono rivelate determinanti per la ricostruzione fattuale dei crimini del fascismo repubblicano e l’analisi della loro rappresentazione pubblica nell’immediato dopoguerra.
Al fine di valorizzare tale fonte l’Anpi, in collaborazione con l’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (oggi Istituto nazionale Ferruccio Parri), ha dato vita nella primavera 2016 ad un progetto di ricerca, finanziato con fondi della Presidenza del Consiglio per il Settantesimo anniversario della Resistenza, finalizzato ad operare un primo censimento territoriale ad ampio spettro delle sentenze emesse da tali organismi giudiziari.
Ai ricercatori coinvolti – Leonardo D’Alessandro per le regioni nord-occidentali, Irene Bolzon e Fabio Verardo per quelle nord-orientali, Andrea Martini per l’Italia centrale – è stato affidato, sotto il coordinamento generale di Toni Rovatti, il compito di sviluppare indagini originali sull’attività giudiziaria di Corti sia straordinarie che ordinarie competenti per i reati di collaborazionismo in una determinata macro-area e non ancora oggetto di specifici studi, a partire dalla definizione di un censimento quantitativo-statistico dei procedimenti dibattuti definito attraverso una scheda di rilevamento unitaria.
Strumento d’analisi omogeneo attraverso cui delineare, da un lato, un quadro complessivo dell’azione giudiziaria intrapresa contro l’ex nemico fascista a livello nazionale; dall’altro, individuare specificità territoriali della ‘punizione legale’ e procedimenti di particolare rilievo.
Attualmente sono stati inserite nella banca i dati relativi a oltre 3.200 (3.230) tra sentenze emesse dalle Corti d’Assise Straordinarie e Sezioni speciali di Corte d’Assise operanti nelle province di Milano, Monza, Lodi, Pavia (sezioni di Pavia, Vigevano, Voghera), Genova, Treviso, Udine, Belluno, Verona, Perugia, Viterbo, Rieti, Roma, Latina e Frosinone; e sentenze per reati di collaborazionismo emanate invece dalle Corti d’Assise ordinarie di Perugia, Viterbo, Rieti, Roma, Cassino, Latina e Frosinone tra il 1944 e il 1951.
L’opera originale di indagine svolta in particolare sull’operato delle Corti della Lombardia, del Veneto e del Lazio si affianca all’analitico percorso di studio perseguito in alcune regini del Nord su impulso dagli Istituti della Resistenza già a partire dalla metà degli anni Ottanta: prima sulle Corti Piemontesi sotto la guida di Guido Neppi Modona, quindi su quelle Liguri, sotto la supervisione di Elisabetta Tonizzi, e in anni più recenti sulla Corte d’Assise Straordinaria di Trieste (sotto la supervisione di Anna Maria Vinci). La scheda di rilevamento utilizzata si compone di tre distinte sezioni:
- la prima relativa alla sentenza, raccoglie i dati identificativi e le informazioni ricavabili sull’autorità giudicante, la composizione del collegio (magistrati di merito e giudici popolari), il pm e le parti lese (nominativi, numero, genere e status);
- la seconda relativa ai principali fatti contestati, identificati attraverso data, luogo, tipologia e descrizione sintetica;
- la terza relativa ad ogni imputato, comprendente l’indicazione dei dati personali (generalità, età al momento dei fatti), iscrizioni o incarichi nel PNF e nel PFR, status occupazionale[1], status militare e politico con segnalazione di eventuali ruoli/incarichi ricoperti in istituzioni e apparati della RS1 o presso comandi tedeschi (con specifica segnalazione in caso di Ministri/sottosegretarii RSI, Capi provincia, Segretari federali PFR, membri Tribunali speciali RSI, ma anche traduttori e interpreti alle dipendenze delle autorità occupanti).
A queste prime tre sezione ne è, infine, associata una quarta che raccoglie le notizie di carattere prettamente giudiziario ed è finalizzata a fungere da collegamento fra la sezione relativa alla sentenza e quella relativa all’imputato: in essa sono comprese le informazioni inerenti la notizia di reato (tipo di denuncia e natura del soggetto denunciante), le imputazioni, la posizione processuale, l’esito del procedimento di primo grado (con segnalazione dell’eventuale applicazione del provvedimento di amnistia), le successive impugnazioni e sentenze di secondo grado con l’indicazione di eventuali annullamenti e rinvìi a giudizio e l’esecuzione pena relative ad ogni imputato chiamato a comparire in aula. L’articolata struttura della scheda di rilevamento, frutto del confronto e del prezioso contributo anche di studiosi e professionisti esterni al gruppo di ricerca (fra cui l’avv. Maria Di Massa e il prof. Giovanni Focardi), risponde alla necessità di registrare parallelamente gli elementi d’interesse storico ricavabili dal procedimento sui reati contestati, la loro ricostruzione e rappresentazione in aula, e gli elementi di natura giudiziaria relativi alla composizione dello specifico organo giudicante, i criteri, le modalità e l’orientamento dell’attività di giudizio di ogni specifica corte nel corso del tempo.
Dal momento che le risorse finanziarie a disposizione, ormai esaurite, non consentivano di pianificare un censimento complessivo dei processi per collaborazionismo, la banca dati è stata concepita come un sistema aperto, un work in progress implementabile per gradi successivi, ma comunque accessibile già da marzo 2018 e in grado fin da subito di consentire ricerche su specifici procedimenti e Corti, lasciando comunque aperta la possibilità di ripercorrere la vicenda processuale di un ogni imputato o fatto contestato attraverso territori e gradi di giudizio diversi. Uno strumento quindi di libera interrogazione dei dati relativi alle sentenze censite.
Il direttore scientifico del progetto
Prof. Paolo Pezzino
Pisa, 1 marzo 2018
Note:
[1] Con specifica segnalazione nel caso di giornalisti, magistrati (in base alla peculiarità delle presunzioni di colpevolezza formulate dalla normativa di legge) e prostitute, ritenute dall’opinione pubblica una categoria professionale specificamente coinvolta in pratiche di delazione.